Storie originali > Comico
Ricorda la storia  |      
Autore: KeyLimner    25/02/2015    2 recensioni
"Marina è indecisa.
Il vestito rosso le sta da Dio, ma è troppo scollato. Il tubino le parrebbe la scelta più azzeccata. Il problema è che la segna troppo in vita, e con quei due chiletti che ha messo su ultimamente…
Infastidita, si guarda allo specchio e cerca di tirare in dentro la pancia. Niente da fare. Alla fine opta per il vestito rosso.
Massì. Tanto alla festa c’è pure quel coglione di Marco, che l’ha lasciata due settimane fa per una troietta del II C. Così vedrà cosa si è perso.
In realtà, quello su cui vorrebbe far colpo non è lui. È Stefano. Il bellissimo Stefano. Ma sa benissimo che si tratta di un obiettivo troppo ambizioso. Eppure… Machiavelli non diceva che l’arciere prudente deve sempre puntare in alto, anche se sa che non raggiungerà mai il bersaglio, perché se tira verso l’alto la freccia arriverà comunque più lontano?..."
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Marina è indecisa.
Il vestito rosso le sta da Dio, ma è troppo scollato. Il tubino le parrebbe la scelta più azzeccata. Il problema è che la segna troppo in vita, e con quei due chiletti che ha messo su ultimamente…
Infastidita, si guarda allo specchio e cerca di tirare in dentro la pancia. Niente da fare. Alla fine opta per il vestito rosso.
Massì. Tanto alla festa c’è pure quel coglione di Marco, che l’ha lasciata due settimane fa per una troietta del II C. Così vedrà cosa si è perso.
In realtà, quello su cui vorrebbe far colpo non è lui. È Stefano. Il bellissimo Stefano. Ma sa benissimo che si tratta di un obiettivo troppo ambizioso. Eppure… Machiavelli non diceva che l’arciere prudente deve sempre puntare in alto, anche se sa che non raggiungerà mai il bersaglio, perché se tira verso l’alto la freccia arriverà comunque più lontano?
Era qualcosa del genere, in ogni caso. Non ricorda bene. Domani ha l’interrogazione di italiano, ha “Il Principe” che le esce dalle orecchie.
Effettivamente, ora che ci pensa, non ha studiato bene il settimo capitolo, quello in cui si parla del principato di Cesare Borgia. Era così palloso… E poi aveva sgobbato tutto il pomeriggio sui libri. Non ne poteva davvero più. Figurarsi se il professore le avrebbe chiesto proprio l’unica cosa che aveva trascurato.
Ripensandoci, però, non può esserne del tutto sicura. E se invece le chiedesse proprio quello…?
Fa una smorfia infastidita. Perché le è venuto in mente proprio adesso? È in ritardo per la festa.
Si gira verso la scrivania. Il libro di letteratura è ancora lì, aperto a pagina quattrocentonovantacinque. Aspetta solo che lei lo apra.
Inizia a tormentarsi le mani, nervosa. Deve ancora truccarsi e sistemarsi i capelli.
Sua madre le dice sempre che deve studiare se vuole avere un futuro, che nella vita bisogna impegnarsi e la scuola è l’anticamera della vita, quindi chi non combina un tubo a scuola non combinerà un tubo neanche nella vita. “Se fossimo una famiglia di ricconi altolocati”, diceva, “potresti permetterti di ciondolare tutto il tempo. Ma visto che non è così, tocca che ti rimbocchi le maniche”.
Ma tanto Marina lo sa che non serve a niente. Tutti si lamentano che, con la crisi che c’è, per i giovani è impossibile trovare lavoro qui in Italia, che anche se hai tre lauree non gliene frega niente a nessuno. Il lavoro c’è solo per i figli di papà. Altrimenti tocca andare a cercare all’estero. Elena dice che le università all’estero funzionano molto meglio, e che poi se esci da un’università prestigiosa è molto più facile trovare un lavoro qualificato. Sono già due anni che si sta informando su alcune delle migliori università inglesi.
Ma Marina sa di non potersi permettere un’università in Inghilterra: i suoi non potrebbero pagare la retta, e soprattutto non potrebbero pagare un affitto in più. Lei andrà alla Sapienza, uscirà da lì con un pezzo di carta più buono a pulirsi il culo che ad altro, e probabilmente non se ne andrà mai da Montesacro. Quindi è inutile farsi tanti film mentali.
All’improvviso squilla il cellulare. Marina fa un salto per la sorpresa. Controlla il numero: Enzo.
Si porta il ricevitore all’orecchio.
«Pronto?».
«Scendi. Sto qua sotto».
«Sì, un minuto e arrivo».
Riaggancia.
Troppo tardi.
Lancia un’ultima occhiata al libro di italiano. Nella sua mente passa l’immagine di Enzo in piedi davanti al cancello, l’aria scocciata perché deve sempre aspettarla un sacco di tempo. Lui sicuramente non ha sprecato più di una mezz’oretta su Machiavelli. Ma tanto andrà bene lo stesso. È sempre così: lei si spacca il culo per prendere il suo sei e mezzo striminzito, lui invece prende otto senza aver aperto libro. Quando non riesce a farsi suggerire, imbastisce comunque qualcosa e alla fine se la cava. E poi la guarda con quella faccia da cazzo che le fa salire il sangue al cervello.
«Muoviti!», urla il ragazzo da sotto il palazzo, spazientito.
«Aò, t’ho detto che arrivo!».
Si spazzola velocemente i capelli ed esce di corsa, agguantando il rossetto e la matita e ficcandoli nella borsetta.
Pazienza. Non c'è tempo.
 
La mattina dopo, è seduta davanti alla cattedra. Non riesce a smettere di tormentarsi le mani. Accanto a lei c’è Enzo. Spaparanzato sulla sedia, guarda davanti a sé con aria strafottente.
Il professore sfoglia pigramente il registro, cercando i loro nomi. Scrive qualcosa. Poi alza la testa e guarda dritto negli occhi Marina. Il suo sguardo è implacabile.
Un rivolo di sudore freddo le scorre lungo il collo
.
«Allora, Rinaldi, mi parli un po’ della figura di Cesare Borgia, come la descrive Machiavelli nel settimo capitolo del “De Principatibus”».
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: KeyLimner