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Autore: Altair4    25/02/2015    5 recensioni
Astrid è la prescelta numero 3, è giunta sulla Terra per una missione di vitale importanza, ha calcolato tutto meno che avrebbe incontrato dei terrestri molto particolari e dotati di guscio...
…mettetevi nei panni di un essere che non conosce a pieno le emozioni dei terrestri, non sa cosa sia una famiglia, l’amicizia e l’amore…
Anche le tartarughe si troveranno ad affrontare situazioni e sentimenti mai conosciuti prima...
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimasi qualche giorno sul fondo marino per apprendere le ultimissime nozioni e anche perché non
 
mi stancavo mai di osservare le forme di vita acquatiche: i pesci vivi e liberi…
 
Appena scesa la notte del terzo giorno uscii dalla capsula (sarebbe rimasta al sicuro e mimetizzata sul fondo del
 
Mare) e misi finalmente  piede a terra sul suolo di Manhattan…era una forte emozione. I miei vestiti si
 
asciugarono in un lampo grazie alla mia cintura. Il cristallo di Enerzon che portavo al collo trasformò la mia
 
tuta nei primi indumenti che riuscii a vedere da dietro gli scogli: un paio di jeans, una maglietta e due scarpe da
 
tennis. Il mio fisico era stato deciso dagli scienziati  in modo che mi confondessi con la fauna locale, avevo
 
 l’aspetto  tipico di una ventenne di altezza media secondo i canoni americani, o almeno così pensavo.
 
 
Il primo incontro fu con un piccolo terrestre che era sfuggito alle cure della mamma.
 
-Peter torna qua, dobbiamo andare  a casa, è tardissimo, devi andare a letto!-
Il bambino - forse di sei anni - si avvicinò, mi guardò e disse:
-Signorina, come mai è così pallida? Sta male? Vuole che chiami la mia mamma? Sa… è una dottoressa!-
-No grazie, piccolo essere…posso darti la mano? Io mi chiamo Astrid, e tu?
 
Peter allungò la mano e strinse la mia con decisione e disse il suo nome. In un attimo fui nei suoi pensieri… che
 
creatura adorabile, così semplice ma complessa, aveva un forte attaccamento alla sua mamma, e nonostante la
 
morte del padre era felice e molto generoso. A mio avviso un bell’essere vivente immaturo, anzi, loro dicono
 
“bambino”, suona anche meglio.
 
 
Peter lasciò la presa frastornato, in un attimo sua mamma ci raggiunse.
 
-Cosa sta facendo a mio figlio?-
-Nulla… facevamo solo conoscenza e…-
-Senta, io non la conosco, ma dal suo aspetto sembrerebbe una drogata…stia lontano da me e mio figlio
e si vergogni!- Tirò via per un braccio Peter e se ne andò contrariata.
 
 
Una drogata? Ma che aspetto avevo? Cercai qualcosa dove specchiarmi. Trovai una vetrina, rifletteva
 
abbastanza bene e vidi la mia faccia…non mi sembrava di essere poi così pallida…pensando al bimbo e la
 
mamma in effetti forse un po’.  Ero probabilmente stanca…ma no…avevo riposato per anni, quei geni del
 
Consiglio Scientifico mi avevano “fatto” troppo sbiadita…che tristezza! Stavo parlando di me stessa come di
 
un prodotto che avrei potuto vedere oltre la mia immagine dentro la vetrina: “compra Astrid, la saponetta
 
geneticamente modificata, pulisce e sbianca tutto, anche la melanina della pelle”. Probabilmente non producevo
 
abbastanza quel pigmento prezioso, pazienza… avrei provato a truccarmi come fanno le terrestri.
 
 
Controllai ancora la cintura, non rilevava il segnale dell’altro prescelto, forse non era ancora arrivato. Ad ogni
 
modo sembrava che la mia capsula e la mia cintura funzionassero bene, quindi doveva essere tutto ok.
 
Continuai il giro di perlustrazione, volevo “conoscere” altri umani. Mentre mi aggiravo da sola per New York
 
 vidi un uomo sdraiato a terra avvolto nei cartoni, mi avvicinai e gli chiesi:
 
-Signore, sta male? Perché dorme per terra?-
 
Alzò gli occhi, gli tesi la mano, all’inizio non capì, poi si mise a sedere e mi disse:
-Cosa vuoi figliuola?-
-Sono Astrid, piacere, e tu chi sei?
-Sono nessuno, sono solo un comune barbone, ma se vuoi ti stringo la mano lo stesso-
 
 
Appena fui nella sua testa rimasi scioccata, era ormai vecchio e innocuo, ma in passato aveva rapinato negozi
 
ed ucciso un uomo per sbaglio, non aveva più nessuno da quando era uscito di prigione. Mi allontanai
 
disgustata. Aveva ucciso un essere vivente per soldi, che orrore!
 
Poco dopo trovai una coda di persone con vestiti malconci e maleodoranti come quelli del barbone. Imitai i
 
terrestri e mi posizionai dietro l’ultima della fila, una signora con i capelli arruffati.
 
-Cosa succede qui?- Le chiesi.
-Tesoro, è la coda del dormitorio per i senza tetto, anche se sei ultima forse ce la puoi fare a trovare un posto per stanotte-
 
Sul momento non capivo e rimasi a fare la coda. Una volta dentro cercai di sfiorare mani e braccia per sentire e
 
capire gli umani. Erano tutte persone sole come me e dal passato triste, non tutti avevano fatto del male, molti
 
avevano avuto una vita sfortunata e senza persone che provassero attaccamento vero per loro. “Attaccamento”
 
era la parola che davo a quelle sensazioni che legano gli umani, ma sapevo che la stavo definendo in modo
 
grossolano, per il momento non potevo fare di meglio. Quella notte rimasi lì su una brandina in una stanza
 
 affollata, ma non sarei più tornata, avevo capito troppo tardi di aver rubato il posto a qualche disperato, mentre
 
io grazie alla cintura Enerzonica potevo vivere senza cibo al Polo Nord e per almeno un mese.
 
 
La mattina dopo uscii per strada, avevo capito che di notte avrei incontrato principalmente persone disperate.
 
Così andai in Wall Street per “toccare” uomini e donne ricche e felici. Per mimetizzarmi meglio il mio vestito si
 
modificò come quello di una donna che mi era passata vicino, una gonna con giacca in gessato e tacchi a spillo.
 
All’inizio quasi persi l’equilibrio, come diamine facevano a camminarci dentro? Per fortuna il mio sistema
 
antigravitazionale nella cintura mi venne incontro, altrimenti sarei rovinata a terra.
 
 
Vidi un uomo ben vestito che era appena uscito da una macchina rossa scintillante con un piccolo cavallino
 
sopra il cofano. Mi avvicinai, feci finta di cadere e mi aggrappai a lui per avere un contatto. Sarebbe stato
 
meglio non averlo fatto, mi ritrovai nei pensieri di un cinico imprenditore, pensava solo ai soldi, aveva fatto
 
 uccidere il padre per ereditare la compagnia e aveva rubato la bella moglie al fratello che era in coma
 
all’ospedale. Ero veramente nauseata, mi allontanai in fretta, tutto d’un tratto il barbone mi faceva meno schifo,
 
ma ero disperata, solo i bambini erano veramente “puri” su questo pianeta.
 
 
Dopo essermi scontrata con turisti di ogni genere, realizzai che ormai era notte, ma decisi di non fermarmi e di
 
continuare a vagare, magari ero stata solo sfortunata il giorno prima. Mentre camminavo in una strada ben
 
illuminata sentii un suono molto acuto provenire da un vicolo, era il grido di una donna, corsi a vedere cosa
 
stava succedendo.
-Siamo i Dragoni Purpurei, non ti preoccupare, essere derubati da noi è un vero onore- disse un uomo grasso e pelato.
-Me lo dai un bacino bellezza!- strillò un altro alto e secco con voce gracchiante.
-Ma figurati! Ad uno sgorbio come te. Lo darai a me vero?-
 
Chi aveva parlato era giovane e prestante, ma con un ghigno poco raccomandabile.
 
-Fermatevi mascalzoni, lasciatela stare- dissi mentre mettevo mano alla cintura ed entravo di corsa nel vicolo.
 
Quei tre per un attimo mi scrutarono ridendo, poi guardarono in alto e subito scapparono via spaventati,
 
la stessa cosa fece la donna e senza ringraziarmi. Possibile che la mia sola presenza li avesse fatti desistere dal
 
combattere? Non avevo nemmeno avuto il tempo di mostrare le mie abilità…quando potrò provare finalmente
 
 le mie conoscenze di arti marziali imparate per imprinting? Fu in quel momento che con la coda dell’occhio
 
 vidi un’ombra verde che fuggiva sui tetti. Ho una visione ottima anche di notte grazie ai miei geni quasi
 
perfetti e alla mia cintura Enerzonica. Forse quell’individuo li aveva spaventati, dovevo assolutamente
 
raggiungerlo.  In fondo ero venuta anche per studiare gli umani, era tutta la vita che mi costringevano a farlo.
 
 Dal vivo era molto meglio che subire immagini e ascoltare nozioni. Grazie al mio dispositivo
 
 antigravitazionale feci un balzo sui tetti e con l’agilità di una gazzella fui subito alle calcagna del mio
 
 “salvatore”.  Ma che strano individuo, portava sicuramente un costume, che buffi questi umani… riescono
 
 sempre a sorprendermi. Con un ulteriore balzo gli fui davanti e fu costretto a fermarsi o saremmo precipitati
 
entrambi dall’edificio. Fu allora che scrutandolo da vicino esclamai:
 
-Per la cintura di Orione! Ma allora tutto quello che ho studiato sull’evoluzione umana era sbagliata, anche voi vi siete evoluti dai rettili, oppure tu discendi da una linea filogenetica parallela…-
- Calma calma ma di cosa stai blaterando? Sembri Donnie, non sono umano, non sono nemmeno un lontano parente!
- Oh meno male, stavo per lanciare improperi allo Stato Supremo e tutti quei vecchi rincoglioniti del Consiglio Scientifico…chi è Donnie?
-Stato Supremo, Consiglio Scientifico? Improperi?...... Ma di cosa stai parlando? E poi non sei nemmeno un po’ spaventata? Sono verde, più grosso di te e armato fino ai denti!-
 
L’essere che avevo di fronte era di sicuro una tartaruga, ma aveva un aspetto umanoide e dei lineamenti per
 
niente sgradevoli.  Lo osservai dettagliatamente: era alto quasi un metro e ottanta, indossava una bandana rossa
 
 da cui spiccavano due occhi verdi smeraldo, vestito solo dal suo guscio, portava delle protezioni alle ginocchia,
 
ai piedi ed ai gomiti ed indossava una sorta di tridenti, senza dubbio“sai” (armi orientali), legati alla vita.
 
-Dunque…scusa, come dovrei reagire se fossi un’uma… una persona normale?
-No scusa tu! In che senso persona normale e poi che diavolo vorrebbe dire anche voi evoluti da rettili? Ma sei scappata dal manicomio?
-Piacere, io mi chiamo Astrid, qua la mano…oh ma hai tre dita! Affascinante!
-Affascinante?...mah…mi chiamo Raphael, vabbè visto che mi trovi affascinante allora piacere di conoscerti- Non mi strinse la mano, allora desistei del tutto.
 
-Raph! Raph! Dove sei finito! Leo e Donnie ti stanno cercando…Raph! Chi è questa graziosa fanciulla e come mai non urla e strepita dopo aver visto il tuo brutto muso?
-Ce n’è un altro! Ciao tartarugona io sono Astrid, piacere di conoscerti.
-P-p…piacere Michelangelo, ma puoi chiamarmi Mikey, anzi devi chiamarmi Mikey!-
 
Era un po’ più basso della tartaruga in rosso, leggermente meno muscoloso e aveva una bandana arancio da cui
 
spuntavano due occhi azzurri da ragazzino.
 
 
Subito dopo arrivarono anche gli altri due nominati, anche loro tartarughe e molto simili fisicamente a Mikey.
 
Il più alto portava una bandana viola al volto e l’altro una bandana di colore blu. Chissà se erano parenti.
 
- Ma chi e questa ragazza?- chiese la tartaruga in viola con due vispi occhi castani- e come è pallida…ma sei malata?... Ed i capelli sono chiarissimi, quasi azzurrini...che colore strano …sei albina?
-Ehm…s-sì certo- non ero poi così perfetta geneticamente- ... piacere sono Astrid, tu sei?
-Donatello, Donnie per gli amici e le persone amichevoli-.
-Io sono Leonardo, piacere Astrid, ma cosa ci fai sui tetti con Raph?…complimenti Raph quante volte vi ho ripetuto di non farvi vedere dagli umani, che diavolo! Sei un ninja!-
 
Questa tartaruga indossava una bandana blu come i suoi occhi e aveva due spade legate dietro sul guscio.
 
-Non farmi arrabbiare, è presto per questo! Non so né come mi abbia visto né come mi abbia raggiunto così velocemente…caspita a pensarci o ha fatto un salto di diversi metri o è piovuta dal cielo…come diamine hai fatto?- Replicò furioso Raph.
 
Donnie, il più sveglio di tutti, intervenne commentando:
            - Dì un po’, non sei di queste parti vero?-
 
Prima di rispondere afferrai la mano di Raph per una rapida connessione ai suoi pensieri. Sarebbe stato utile o
 
pericoloso dire la verità? In un lampo fui nella sua testa, nelle sue paure, nel suo passato. Percepì la mia
 
presenza, ma gli trasmisi solo la sensazione che non volevo fargli del male. Che strana creatura…quanta rabbia
 
 in fondo al suo cuore, ma anche quanto sentimento fraterno, considerazione e una sorta di attaccamento alla
 
 vita. Non avevo mai letto una mente così ricca di sentimenti traboccanti e per me quasi sconosciuti…chissà gli
 
 altri…ora sapevo che erano quattro fratelli molto uniti e che erano stati creati, non erano frutto di una
 
 evoluzione naturale…ma ispiravano fiducia.
 
-Non sono di queste parti…-
-Ma che cosa mi hai fatto? Mi gira la testa…ma tu chi sei?- disse la tartaruga in rosso liberandosi rabbiosamente dalla presa. Non ero riuscita a tranquillizzarlo assolutamente, anzi.
 
Tutti e quattro arretrarono da me con ben quattro differenti armi ninja in pugno.
 
-Non voglio farvi del male, Raphael scusami dell’intrusione, ma non ti ho arrecato danni, ho solo letto i tuoi pensieri, vorrei conoscervi prima di darvi la mia fiducia. Non sono un essere umano-
 
Allora mostrai la mia vera natura: spuntò una coda retrattile argentea e la mia pelle si ricoprì di piccole scaglie
 
 metalliche chiare, i miei capelli divennero lunghi aculei. Anche se color argento avevo l’aspetto di un rettile
 
come loro. Poi aggiunsi:
 
- Se qualcuno di voi se la sente vorrei leggere una delle vostre menti. Stavolta però sarà una “fusione” e chi toccherò vedrà anche i miei pensieri e saprà praticamente tutto su di me…non è pericoloso-
 
Nessuno si mosse o commentò, erano tutti e quattro a bocca aperta.
 
-Se tolgo questa cintura sono completamente disarmata e non potrò usare più il mio dispositivo antigravitazionale che mi fa saltare così agilmente…vengo in pace…vi prego di credermi, avrei potuto polverizzarvi in un istante se avessi voluto-
 
Non ero molto brava ad esprimere le emozioni, non certo in confronto ad un umano, ma qualcosa avevo
 
 comunicato con il mio sguardo. Dopo un attimo di esitazione e la profonda meraviglia di tutti, la tartaruga in
 
viola si fece avanti.
 
- Voglio provare io, trovo che tu sia un essere molto interessante e poi ho sempre sognato di fare una fusione mentale alla Spock!-
- No, non farlo!- Gli altri tre in coro.
 
Anche se non mi era chiaro chi fosse questo Spock, non mi lasciai certo sfuggire l’occasione, in un  attimo gli
 
fui vicino, toccai la sua mano sinistra, tutto successe molto velocemente, le sinapsi tra neuroni sono
 
rapidissime, pochi millisecondi. Vidi quanto fosse intelligente, le sue invenzioni, i sentimenti per i suoi fratelli,
 
per il padre adottivo e sensei, la sua estrema sensibilità, la sua solitudine di essere intelligente che non veniva
 
spesso compreso. Lui vide le mie emozioni infantili in superficie poi una freddezza glaciale ed infine la mia
 
profonda solitudine angosciante e straziante. Capì che non volevo fare male a nessuno, che ormai non potevo
 
 più fargliene; la fusione mentale era un legame importante, come conoscere una persona da sempre. Si staccò
 
perché il peso dei miei pensieri profondamente tristi e le miriadi di informazioni erano troppo per lui, cadde in
 
ginocchio piangendo.
 
-Donnie… non pensavo reagissi così perdonami…ma ora sai tutto, ora sai chi sono…mi perdonerai?-
- Ti perdono…-
-Cosa le hai fatto strega! Allontanati da lui o giuro che ti sgozzo!- Raph era arrivato in pochi secondi
 alla mia gola con il sai, ma trovò i miei occhi color acciaio nei suoi senza paura. Sapevo che non mi avrebbe ucciso.
 
-Lasciala stare Raph, non mi ha fatto del male, è stata una reazione emotiva…ho assorbito…ho mille informazioni in testa…non puoi capire…lasciala-
 
Raph ritirò il sai e arretrò. Le altre due tartarughe erano allibite e guardavano me e Donnie con tante domande,
 
ma poco coraggio per parlare, poi Mikey, quello in arancio, disse:
 
- E se adesso gli avesse fatto il lavaggio del cervello e fosse il suo schiavo? Una volta ho letto un fumetto dove un alieno ipnotizzava gli umani e loro lo seguivano facendo tutto quello che voleva lui…ci vuole un test…Donnie quel è la tua colazione preferita?
 
-Cereali, latte e succo d’arancia…e il mio piatto preferito la pizza, è giusto ? Questa era la prossima domanda, non è  vero?- Rispose Donnie con rassegnazione.
-Sì sei tu! Allora stai bene! Fatti abbracciare- Mikey in un picosecondo aveva afferrato Donnie e lo stava strizzando a dovere.
-Ok, ok Mikey, tutto ok! Puoi lasciarmi ora?
 
-Bene Donnie, se tu dici che possiamo fidarci allora lo faremo, sempre con circospezione però. Adesso andiamo, sta per sorgere il sole, gli umani non devono vederci. Astrid hai una casa, un posto dove andare? - Disse Leonardo con tono sollevato.
 
-No, sto vagando per la città da una settimana, la mia cintura mi fornisce i bisogni primari, ma ho veramente bisogno di un posto sicuro dove riposare la mente. Non è facile trovare una casa senza soldi e senza documenti. Sono stata una notte nel dormitorio dei senza tetto, ma preferirei non utilizzare il posto di un essere umano bisognoso. Potreste ospitarmi finché non mi organizzo? Mi basta anche pochissimo spazio-
 
- Ragazzi vi prego non avete nulla da temere, mi prenderò la responsabilità di tutto- disse Donnie con tono calmo ma fermo.
 
- E sia, però benderemo la nostra ospite prima di portarla al rifugio, per il momento non voglio che abbia troppe informazioni, sono stato chiaro Donnie?- Disse Leonardo con sguardo severo e aggiunse subito- Raph prendi la cintura. Mikey bendala con la tua fascia…ma coprile gli occhi per favore…non deve vedere!-
-Ma certo non sono mica stupido-
 
-Leo tutto questo è inutile, non so che memoria spaziale-tridimensionale lei abbia, ma ha sicuramente visto dove si trova il rifugio attraverso di me e Raph...ora sa tutto su di noi...ma non ci farà del male- specificò Donnie e mi guardò dispiaciuto.
 
-Ha ragione, anche se non ho certo dato priorità a quella informazione, forse concentrandomi bene riuscirei a trovare il vostro nascondiglio nelle fogne, ma se bendarmi vi fa sentire più tranquilli…- Aggiunsi rassegnata.
 
-No, direi che non ha molto senso -disse Leo sospirando e scuotendo la testa –Ma cosa ti è saltato in mente Donnie! Vabbè... Astrid semplicemente seguici. Raph hai la responsabilità della cintura-
-Peccato bella, l’arancione ti avrebbe donato di sicuro- Mikey mi strizzò l’occhio.
 
Siccome tutti avevano paura di sfiorarmi mi stavano un po’ a distanza, solo Donnie mi camminava a fianco, mi
 
aiutò a calarmi nel tombino e mi tenne la mano lungo quasi tutto il tragitto. Voleva dimostrarmi che non aveva
 
alcuna paura a toccarmi. Eravamo amici ormai.
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! Credo che sia doveroso (o almeno lo spero!) dare un po’ di spegazioni.
Questa è in assoluto la mia prima storia, non so come sia successo visto che scrivere non è certo il mio forte, ma è successo, spero sfoci in qualcosa di buono.
Mi sono ispirata principalmente all’universo del cartone del 2003, uno dei miei cartoni preferiti. Nel mio racconto le tartarughe non sono più teenager e Shredder…bè chi vivrà vedrà.
Adoro la fantascienza e non potevo non parlare di alieni. Spero che vi piaccia e spero che commenterete, sono ben accette le critiche costruttive...
Visto che ci sono ringrazio HellenBach che mi ha recensito per prima, chiunque lo farà in futuro ed anche i lettori silenziosi (sperando che continuerete a leggere!).
   
 
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