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Autore: dishorder    25/02/2015    0 recensioni
A colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a colui che spera capita ciò che non sperava.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A colui che attende giunge ciò che attendeva,
ma a colui che spera capita ciò che non sperava.





Hai detto che avresti chiamato e io sto aspettando, anche se di mesi ormai ne sono passati io sono sempre qui. Con la speranza che si spegne giorno dopo giorno ma ci sono comunque e molto probabilmente ci sarò sempre. Purtroppo.
So che - forse - non chiamerai, ma svegliarsi la mattina con la speranza che tu possa farlo è più facile. Meno doloroso.
Te ne sei andato senza dare spiegazioni, dicendo semplicemente che avevi bisogno di pensare e di stare lontano da me.
“Vado via”, “Poi torno”, “Ti chiamo prima di farlo”.
Poche frasi sconnesse sono le uniche cose che mi hai detto prima di andartene, di lasciarmi.
E quelle stesse frasi sono impresse nella mia mente, mi danno sollievo. Speranza.
Ogni tanto mi siedo sulla panchina davanti casa e guardo in alto, osservo il cielo e mi domando se lo fai anche tu. Prima quando eri ancora qui, con me, lo facevamo sempre. Ci sedevamo e stavamo ore a guardarlo senza dire nulla. Poi sempre in silenzio ci alzavamo, ci guardavamo e tu mi sorridevi e io abbassavo lo sguardo imbarazzata. Tornavamo dentro casa e mi dicevi che ti sarebbe tanto piaciuto poter toccare il cielo, le nuvole, le stelle. Saresti voluto andare sulla luna, viaggiavi con la testa in posti impossibili e dicevi che volevi visitarli tutti prima di morire. Io ridevo dicendoti che eri folle e tu sorridevi rispondendo di saperlo. Amavo quel tuo lato un po’ irrazionale, faceva viaggiare con la fantasia anche me rendendomi libera di ogni pensiero e facendomi sentire bene. Sapevi di farlo, sapevi cosa provocavi alla mia mente e al mio corpo. Anche con un semplice complimento riuscivi a mandarmi in confusione.
Ricordo che mi riempivi di complimenti, a volte stavi ore a fissarmi e poi scrivevi qualcosa nel tuo quaderno, quello che portavi sempre dietro e che non mi hai mai fatto vedere. Ti sedevi alla scrivania e cominciavi a scrivere, mi piaceva osservarti mentre lo facevi. Avevi sempre il sorriso sulle labbra e quando sbagliavi ti si formava una ruga sulla fronte. La stessa che baciavo quando facevamo l'amore. Ne ero ossessionata, amavo quel tuo particolare, come tanti altri. Come la cicatrice sulla palpebra destra, o quella sul fianco sinistro.
Amavo ogni parte di te. E lo faccio ancora.
A volte ripenso a tutte quelle giornate fatte di silenzi e di sguardi e ci sto male, perché mi mancano. Mi manchi tu.
E non capisco in cosa ho sbagliato, andava tutto bene, io amavo te e tu amavi me, eravamo felici, ma tu te ne sei andato, ti sei stancato di me e hai deciso di lasciarmi. Hai detto che saresti tornato e che prima di farlo avresti chiamato e io sto ancora aspettando. Ma tu non torni e la chiamata non arriva mai.
Forse hai trovato qualcuno migliore di me, qualcuno che anziché abbassare lo sguardo, quando le fai complimenti, ti sorride. Qualcuno più semplice da capire e da descrivere. Qualcuno che ti ama più di me - anche se non ci credo -.
Ti sto dando i tuoi spazi dimenticandomi dei miei. Sto facendo l'impossibile per non chiamarti io e chiederti di tornare, perché la tua mancanza mi sta uccidendo, letteralmente. E se non fossi così orgogliosa giuro lo farei, ma mancherei di rispetto a te e tu ne rimarresti deluso e magari non torneresti più - sempre se torni -.
Ed ormai durante l'attesa ho visto centinaia di tramonti e altrettante albe, ed ogni volta che vedo il sole scomparire dietro l'orizzonte penso al fatto che un'altra giornata vuota - senza te - è finita e mi domando quante altre saranno così.
Io aspetto, sempre. Ma tu torna. Per favore.




  
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