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Autore: Anmami    26/02/2015    7 recensioni
Beth/Daryl ambientata alla prigione, quando ancora il gruppo si trovava al sicuro nel penitenziario ed il Governatore non era una minaccia.
"Più o meno centosettantatremila secondi prima, erano lì, in quell'angolo appartato del cortile a parlare, anzi a litigare piuttosto animatamente. Dopo giorni passati a punzecchiarsi, finalmente le loro discussioni avevano raggiunto il culmine. Lui si preoccupava sempre troppo per lei, la proteggeva, la difendeva, si dimostrava geloso e la trattava come se la sentisse in qualche modo sua, ma non aveva mai voluto spiegarle perché lo facesse, fino appunto a quel momento, centosettantatremila secondi prima."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Hershel Greene
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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GIORNI, ORE, MINUTI, SECONDI.
 
Due giorni erano passati da quel momento per lei magico. Quarantotto ore a farsi domande ed a lanciargli occhiate di sfuggita, sperando di ottenere una sua reazione. Purtroppo però, Daryl sembrava aver deciso di ignorare lei e quello che, seppur poco, di bello avevano condiviso

Era piaciuto anche a lui, ne era assolutamente certa, ma quei circa tremila minuti che erano trascorsi da quell'istante assolutamente perfetto, stavano facendo vacillare le sue convinzioni.

Più o meno centosettantatremila secondi prima, erano lì, in quell'angolo appartato del cortile a parlare, anzi a litigare piuttosto animatamente. Dopo giorni passati a punzecchiarsi, finalmente le loro discussioni avevano raggiunto il culmine. Lui si preoccupava sempre troppo per lei, la proteggeva, la difendeva, si dimostrava geloso e la trattava come se la sentisse in qualche modo sua, ma non aveva mai voluto spiegarle perché lo facesse, fino appunto a quel momento, centosettantatremila secondi prima.

La lite, peggiore delle altre, si era protratta per diversi minuti, rischiando seriamente di diventare di dominio pubblico. L'ultima cosa che volevano era che tutti gli abitanti della prigione li scoprissero a litigare, soprattutto dato il motivo del litigio. Lei lo aggrediva come al solito per farlo reagire e lui la insultava, lei gli rispondeva a tono e lui tentava di intimorirla, lei non si faceva scomporre e lui si irrigidiva. Le loro discussioni sembravano sempre una partita a tennis. Quella volta però il botta e risposta non si era concluso come al solito con un "vai al diavolo" urlato a squarciagola, ma con qualcosa di ben diverso.

Beth si era avvicinata, sicura di sé e determinata ad ottenere le risposte che stava cercando. Si era fermata vicinissima a lui piantandogli gli occhi addosso senza il minimo timore. Lui, orgoglioso com'era, per paura di mostrarsi debole, non si era mosso di un centimetro. Erano rimasti così, in quella situazione di stallo, fino a quando, presi da non è dato sapere cosa, si erano ritrovati coinvolti in un bacio da film, uno di quelli che mozzano il fiato. Non era per niente una situazione romantica, fino ad un attimo prima stavano litigando ed infatti quel bacio era pieno di rabbia e di frustrazione, ma anche, soprattutto da parte di lui, di desiderio represso. Quando si erano staccati, principalmente perché in debito di ossigeno data la passione che ci avevano messo entrambi, si erano guardati, si erano fatti un mezzo sorriso e poi... più nulla.
Due giorni. Beth era stanca di quell'attesa, voleva sapere. Doveva capire cosa avesse significato quel bacio per lui. Il modo in cui evitava il suo sguardo la diceva lunga. Non la considerava, cercava in ogni modo di starle alla larga, come se tentasse di scappare. La ragazza, determinata più che mai, decise che tremila minuti di silenzio fossero più che sufficienti, doveva affrontarlo.

Quando quella sera tutti si furono ritirati nelle loro celle, lei sgattaiolò nella postazione di guardia dove dormiva lui, senza fare rumore. Non voleva farsi sentire, non voleva dargli modo di scappare e di sfuggire da un chiarimento per lei diventato di vitale importanza. I sensi felini di lui, tuttavia, vanificarono tutti i suoi sforzi. Daryl non solo l'aveva sentita, ma l'aveva anche afferrata ed ora le teneva la lama del suo coltello pericolosamente vicina alla gola.

-Se fossi stato un altro, saresti già morta. Hai i riflessi lenti ragazzina.- le disse allontanandola bruscamente e facendola scontrare contro la parete.

Lei gli lanciò un'occhiata di sfida, per niente divertita da quello scherzo e restò lì a fissarlo, ben ferma sulla sua posizione, aspettando una reazione.

-Che vuoi comunque?- chiese dopo pochi secondi di silenzio.

Beth ghignò appena, lui stava facendo esattamente ciò che lei si aspettava facesse. Era diventato veramente facile da prevedere il Signor Dixon.

-Non lo immagini?- domandò lei a sua volta, riuscendo ancora una volta a tenergli testa.

Lui decise di stare al gioco. Se era un altro round che la signorina Greene voleva, era pronto a soddisfare la sua richiesta. Le avrebbe tolto quel ghigno dalla faccia, il ruolo della dura non le si addiceva affatto e lui glielo avrebbe dimostrato.

-Non capisco proprio cosa potresti volere da me?- disse Daryl caricando di sottintesi la sua frase.

La ragazza lo studiò per diversi secondi prima di ribattere, con quella sua visita aveva evidentemente colpito un nervo scoperto e se si fosse giocata bene le sue carte, studiando con cura tutte le mosse, avrebbe vinto la partita.

-Beh, capisco, alla tua età è più che comprensibile dimenticarsi le cose. Sono qui per parlare di quello che è successo due giorni fa, quando mi hai baciata.- affermò lei ostentando una sicurezza che non passò inosservata agli occhi di Daryl.

-Cosa dovremmo dire a riguardo?- chiese lui sedendosi sgraziatamente sul pavimento, facendo intendere che quel bacio per lui non fosse stato importante quanto per lei.

-Non fare lo stronzo con me, sai che non attacca. Ti è piaciuto baciarmi.- lo incalzò lei, spiazzandolo.

Lui si fermò a riflettere sulle parole giuste da usare. Gli era piaciuto molto, senza ombra di dubbio, baciarla, ma non sapeva dove potesse portarli quel bacio. Lei era una ragazzina, anche se il suo aspetto differiva molto dalla sua personalità.

Un diavolo tentatore travestito da angelo.

-Non ho detto il contrario.- disse lui accompagnando quelle parole con una scrollata di spalle.

Ascoltando l'ultima frase, la ragazza si caricò di una nuova energia, gli era piaciuto baciarla, ciò probabilmente voleva dire che lui fosse attratto da lei, è quello stava a significare che c'era la possibilità che un evento del genere si ripetesse ancora.

-Quindi?- domandò lei, cercando di tenere a freno l'entusiasmo.

Daryl non si aspettava quella domanda, quel quindi era l'ultima cosa che avrebbe pensato di sentire. Quindi cosa? Cosa voleva da lui?

-Cosa pretendi? Ho detto che mi è piaciuto baciarti, sarebbe stupido ed infantile negarlo. Ora cosa ti aspetti da me? Passeggiate mano nella mano nel cortile raccogliendo margherite? Se vuoi questo dovrai rivolgerti altrove, mi dispiace.- disse lui, con tono neutro.

Voleva essere distaccato e ci stava riuscendo, tuttavia era consapevole di chi avesse di fronte, sapeva che lei non si sarebbe fatta abbattere da quella maschera di freddezza, portò avanti ugualmente la sua recita, sperando di riuscire a colpirla.

-Perciò mi pare di capire che tu voglia fare come se nulla fosse successo?- domandò lei senza la minima incrinatura nella voce.

-Non ci ho pensato.- rispose lui, enfatizzando le sue parole con un gesto della mano.

Aveva deciso di giocarsi la carta dell'indifferenza, il fatto di non averci pensato, l'avrebbe fatta impazzire e poco importava se quella sua affermazione fosse totalmente l'opposto della verità. Perché lui ci aveva pensato, non aveva fatto altro per circa centosettantatremila secondi.

-Hai risposto alle mie domande, grazie.- disse Beth uscendo, cercando di mascherare la sua delusione.

Il fatto che non ci avesse pensato come invece aveva fatto lei era una risposta più che esauriente. Quel bacio era solo un modo come un altro per finire una discussione. Aveva lo stesso significato del "vai al diavolo" che si scambiavano solitamente alla fine dei loro litigi.

Daryl l'aveva ferita, se ne era reso conto immediatamente dopo aver pronunciato quella frase. Pensava che ferirla sarebbe stato l'unico modo. Il problema non era la differenza di età o suo padre, anche se l'idea di essere ucciso da Hershel era tutto fuorché allettante, il problema era lui. Non era degno di lei. Non si sentiva abbastanza. Certo l'idea di vederla tra le braccia di un altro, com'era successo con Zach, lo faceva incazzare, ma tuttavia anche immaginarsela stretta nel suo abbraccio lo infastidiva. Una creatura come lei meritava il meglio e nessuno in quella prigione lo era.

La mattina seguente, quando incrociò i suoi occhi, così arrossati e cerchiati di nero, si diede mentalmente del coglione. Da ciò che poteva vedere, era evidente che avesse passato la nottata a piangere e quelle lacrime avevano un solo responsabile, lui.

Il suo istinto di protezione avrebbe potuto sopportare di vederla in quelle condizioni un'altra volta? La risposta era decisamente no.

Era disposto a raggiungere un compromesso tra i loro due punti di vista pur di renderla felice? 

Avrebbe sopportato di vederla con un altro?


Si porse mille domande quel giorno, sperando di venire a capo di quella faccenda, ma nulla aveva un senso. L'istinto lo portava da una parte e la ragione da quella opposta.

L'istinto dei Dixon negli anni non lo aveva mai tradito, rivelandosi piuttosto affidabile, ma non era certo di poterlo seguire anche il quell'occasione.

Camminò per ore, percorrendo il cortile più e più volte, fino a quando si arrese all'evidenza, la piccola Greene gli aveva fottuto il cervello. Non nel senso letterale del termine naturalmente, ma metaforicamente parlando era il modo migliore per descrivere ciò che era successo.

Notò da lontano gli sguardi confusi di Rick e degli altri, ma non ci fece caso. Per le spiegazioni ci sarebbe stato tempo, sempre che avesse mai deciso di darle.

Una sola persona lo osservava divertita, l'unica, oltre alla ragazzina, ad averlo capito a pieno. Carol. Seguiva con lo sguardo ogni passo che stava compiendo. Continuava a fissarlo mentre girava in tondo, percorrendo il perimetro del cortile, come se stesse cercando una via di fuga. Si aspettava che da un momento a l'altro lei lo raggiungesse per elargire i suoi, soliti e quasi mai richiesti, consigli. Tuttavia un'altra persona si unì alla sua passeggiata.

Al decimo giro, Hershel, con il suo passo zoppicante ed un po' incerto, lo affiancò iniziando a camminare con lui.Ciò rese le cose ancora più difficili. Se gli avesse chiesto spiegazioni in merito al suo comportamento, cosa avrebbe risposto lui? "Sai sono in crisi perché ho baciato tua figlia, hai presente il tuo angelo biondo e avrei una maledetta voglia di baciarla ancora?" Quella situazione era decisamente sbagliata. Il solo essere lì a pensarci era un errore. Doveva bloccare quella storia sul nascere e sicuramente non avrebbe mai, in nessun caso e per nessuna ragione, dovuto lasciarsi andare in quella maniera. Se non avesse assaggiato le sue labbra, se non gli fosse piaciuto così tanto baciarla, non sarebbe stato certamente a quel punto.

-Non smetterò mai di preoccuparmi per le mie figlie. Per me sono ancora due bambine, ma devo ahimè arrendermi all'evidenza, sono diventate due donne ed il potere che ho il diritto di esercitare su di loro è piuttosto limitato ormai. Pensavo di avere ancora un po' di tempo con Beth, ma a quanto pare anche lei, com'è che si dice in questi casi? Ha lasciato il nido.- affermò Hershel camminando accanto a Daryl.

L'arciere fu stupito da quella frase, capendo finalmente da dove la ragazzina avesse preso la capacità di spiazzarlo di continuo, evidentemente era una caratteristica dei Greene. Non riusciva però a capacitarsi di come l'uomo fosse venuto a conoscenza dei fatti. Beth non avrebbe mai avuto il coraggio di confessare una cosa del genere al suo vecchio, quindi il colpevole era da ricercare altrove.

Daryl non riuscì rispondere nulla, si limitò ad annuire, sperando che ciò bastasse a toglierlo da quell'impiccio nel quale si era cacciato.

-Già, il silenzio è la migliore delle risposte. Chi tace acconsente giusto?- disse il vecchio distanziandosi da Dixon e dirigendosi verso l'orto.

Quando si fu allontanato di un paio di metri, Hershel si rivolse di nuovo a lui e ci tenne particolarmente a precisare un piccolo punto che sembrava stargli piuttosto a cuore.

-Oh Daryl? Ho un fucile.- aggiunse prima di voltargli le spalle.
Quello era un modo per dare il suo consenso. Sarebbe stato difficile probabilmente per lui vedere la sua bambina nelle mani di un uomo che avrebbe tranquillamente potuto essere suo padre, ma in cuor suo sapeva che Beth sarebbe stata più al sicuro in quelle mani che in qualsiasi altro posto al mondo.

Daryl ci mise qualche secondo a realizzare cosa fosse appena successo. Il vecchio gli aveva, in un modo contorto e difficilmente comprensibile, dato il consenso. Un degli ostacoli più grossi era stato superato senza particolare fatica, si immaginava molta più opposizione da parte di Hershel. Se perfino suo padre era d'accordo perché non avrebbe dovuto esserlo lui? Come al solito la sua maggiore complicazione era data da sé stesso.

Passeggiò ancora per un paio di minuti, fino a quando dall'altra parte del cortile notò Beth, intenta, almeno all'apparenza, a passeggiare, esattamente come lui.

Guardando in basso, si accorse di essere in mezzo a tante piccole margherite bianche. Si sentì un cazzone completo, ma si abbassò, ne raccolse una e affrettò il passo per raggiungere la ragazza.

Quando riuscì ad affiancarsi a lei, si guardò intorno con fare circospetto e, assicurandosi che nessuno lo stesse guardando, le porse il fiore che aveva appena raccolto. 

-Non aspettarti che ora ti prenda per mano.- le disse provando a darsi un tono.

Lei capì perfettamente lo sforzo che doveva aver fatto per compiere quel gesto e colse il vero significato di quelle parole, all'apparenza fredde e distaccate, la totale accettazione di ciò che c'era tra loro. Beth gli sorrise, si sistemò la margherita tra i capelli ed iniziarono a passeggiare insieme.

-Ci arriveremo signor Dixon, puoi starne certo.- affermò lei facendosi più vicina e continuando a camminare.
  
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