Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: LoveStoriesInMyHead    26/02/2015    6 recensioni
In quella fresca sera, Lis era nella sua forma da umana, seduta sull'erba, con la schiena appoggiata ad una vecchia quercia. I suoi occhi verde smeraldo scrutavano la luna con malinconia. Suonava con il suo flauto una melodia triste, ma allo steso tempo travolgente. Nessuno avrebbe osato interromperla. Tutti eccetto lui, il più spietato tra i cacciatori.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era un’altra notte alla Radura Stellata. Una leggera brezza accarezzava le chiome degli alberi. Foglie viola, blu, gialle, danzavano nell'aria. Tutto era calmo, lo stagno al centro della foresta rifletteva, sulla sua superficie, la luna. Non c’erano nuvole ed era possibile ammirare le stelle dalla terra. La Radura era un posto incantevole, popolato da migliaia di creature fantastiche, estremamente belle e tinteggiate di colori vivaci ed allegri. Una melodia echeggiava tra le colline irte di fiori. Il suono dolce e delicato di un flauto traverso accompagnava l’andare del vento.
Lì, sulla riva dello stagno, sedeva una delle più belle creature mai viste nella foresta: una ragazza dai capelli rossi come il fuoco. Una creatura in grado di trasformarsi in animale ed agire da tale. Lis era una di queste, poteva diventare una splendida volpe, dal manto lucido e liscio, di un colore arancio acceso e vivace. Era l’unica esemplare rimasta in vita.
In quella fresca sera, Lis era nella sua forma da umana, seduta sull'erba, con la schiena appoggiata ad una vecchia quercia. I suoi occhi verde smeraldo scrutavano la luna con malinconia. Suonava con il suo flauto una melodia triste, ma allo steso tempo travolgente. Nessuno avrebbe osato interromperla. Tutti eccetto lui, il più spietato tra i cacciatori. Ogni folletto, fata, gnomo lo temeva. Aveva una reputazione da spietato assassino. Si diceva tra le tribù della Radura Stellata che fosse sempre in cerca di creature da aggiungere alla sua collezione. Ma le sue prede migliori erano i muta-forma, creature come Lis. Aveva cercato parecchie volte di catturarla, ma mai era riuscito a farcela. Gli era sempre sfuggita, troppo agile e veloce per farsi acciuffare da un uomo grande e grosso come lui. Era intenzionato a farcela, non poteva sbagliare un’altra volta. Alzò l’arco e lo puntò al collo di Lis, proprio sulla nuca, dove poteva notarsi una voglia a forma di volpe, segno dell’appartenenza alla sua specie. Era troppo distante per poterla colpire, così si avvicinò. Un passo dopo l'altro giunse ad un punto perfetto per lanciare la freccia. Mosse il piede destro nel tentativo di stabilizzarsi. Questa sua mossa gli fu fatale. Lo scricchiolare di rami rotti giunse fino alle orecchie di Lis. Smise di suonare e rizzò il capo, scrutando nell'oscurità con i suoi occhi profondi e penetranti. Ben presto si accorse della presenza di quell'uomo e si mise in piedi. I loro sguardi si incontrarono per un attimo e valanghe di emozioni affluirono tramite quel legame. Odio, disprezzo, repulsione.
 I suoi occhi brillarono e dalla sua bocca uscì un ringhio. Presto si inginocchiò e assunse la sua forma naturale: un’incantevole volpe. Cominciò a correre, addentrandosi nella foresta. Il cacciatore non voleva assolutamente che scappasse, così iniziò a correrle dietro, entrando anche lui nei meandri del bosco.
La volpe correva più veloce che poteva, con il cuore che le martellava in petto. Quel mostro aveva ucciso tutte le creature della sua stessa specie e non voleva di certo essere l’ultima volpe che calpestava le terre della Radura. Violente imprecazioni giunsero a Lis, dandole un senso di paura e preoccupazione. Quella volta non era sicura di riuscire a sfuggirgli. Di colpo si ritrovò davanti altri due cacciatori, spaventosi come il numero uno di loro. Fece per superarli, ma qualcosa la colpì alle spalle. La sua vista si fece offuscata e il suo udito ovattato, come se una bolla oscura l’avesse completamente assorbita. Tutto quello che riuscì a vedere fu il ghigno malvagio dell’uomo che più odiava al mondo. Poi chiuse gli occhi e il buio incombé su di lei.
Si risvegliò di colpo, si mise seduta e si guardò intorno. Non riusciva a capire dove si trovasse.
“Bene, bene. Finalmente la nostra cucciola di volpe si è svegliata” disse sprezzante l’uomo che sedeva di fronte a lei.
Lei si irritò e saltò in avanti, sfoderando gli artigli e agitando la mano vicino il viso del cacciatore. Solo in quel momento si accorse delle catene che la tenevano bloccata al pavimento. Le aveva ai polsi e alle caviglie, non poteva nemmeno mettersi in posizione eretta. Era tornata alla sua forma umana ed una chiama ribelle le cadeva sulle spalle. Lo guadava con disprezzo mentre si avvicinava sempre di più a lei.
“Ti conviene calmarti. Non ti ucciderò subito, quindi sta’ tranquilla” disse passeggiando di fronte i suoi occhi. La ragazza continuava ad agitarsi, nel tentativo di liberarsi.
L’uomo si inginocchiò e si pose proprio a pochi centimetri dal volto di Lis. La ragazza aprì la sua bocca, liberando un ringhio da far accapponare la pelle.
L’uomo agitò l’indice da sinistra verso destra, con un sorriso maligno in volto.
Scoppiò in una risata e camminò verso la porta blindata. La aprì e la fissò per un attimo, prima di scomparire dietro essa.
La volpe smise di agitarsi e si infilò nell'angolo più buio della stanza, con le gambe al petto e la testa china. Avrebbe voluto scappare, tornare alla Radura, dalle creature della foresta, dalla Luna e dalla sua dolce melodia. Non voleva morire in quel modo. Una lacrima attraversò la sua guancia piena di lentiggini. Non le piaceva piangere, ma quella volta non poteva farne a meno. Sentiva il bisogno di farlo, così si lasciò andare al suo sconforto, facendosi cullare dal calore delle sue lacrime. Un rumore metallico le fece alzare il capo. Con ancora gli occhi lucidi e rossi per il pianto, osservò una figura fare capolino da dietro la porta. Pensò ad una seconda entrata da parte di quel mostro, ma, con grande sorpresa, si ritrovò davanti il viso di un ragazzo, molto più giovane e bello di quello che l’aveva selvaggiamente catturata.
Camminò insicuro lungo la parete, osservandola da capo a piedi. In una mano teneva una borraccia con dell’acqua di fiume e nell'altra un involucro. La volpe riuscì a capire che era della carne dall'odore che emanava.
“Stai bene?” le chiese porgendole l’acqua.
La ragazza annuì con il capo ed afferrò la borraccia. Cominciò a bere avidamente e non si fermò fino a quando l’acqua non finì tutta nel suo stomaco.
Gettò il contenitore, ormai vuoto, dal lato opposto della stanza e si asciugò una goccia che le colava sul mento.
“G-grazie” disse lei, parlando per la prima volta.
Un leggero sorriso nacque sul volto del ragazzo che si avvicinò a lei sedendole vicino.
“Tu chi sei?” gli chiese voltandosi verso di lui.
“Non ha importanza chi io sia. Per adesso dobbiamo pensare alla tua fuga” spiegò fissandola negli occhi.
Quei suoi occhi azzurri bloccarono la volpe, che rimase sconvolta da quell'ultima sua frase.
Lei sgranò gli occhi e schiuse la bocca per ribattere, ma il ragazzo la fermò, cominciando a parlare:
“Sono stanco di vedere Jack uccidere creature innocenti” disse scrollando le spalle e appoggiando la testa alla parete.
“Jack?” chiese confusa.
“Il cacciatore che ti ha catturata” spiegò tornando a guardarla, “fra un paio di  ore tornerò per liberarti. Tu aspettami” continuò sollevandosi da terra e lasciando la carne accanto a lei.
La ragazza seguì con gli occhi i suoi movimenti e gli rivolse un leggero sorriso carico di speranza.
Il ragazzo uscì ed il silenzio ritornò a fare da padrone in quella stanza. Lis tornò ai suoi pensieri. Per la prima volta capì che non tutti gli esseri umani erano come Jack.
***
Lis era rimasta in quell'angolo per tutto il tempo, da sola con i suoi pensieri. Ogni tanto canticchiava, anche solo per rompere quel silenzio che tanto detestava. Intonava sempre le stesse note di quella melodia triste e cupa. Un forte rumore bloccò il suo canto.  Un brivido le attraversò la colonna vertebrale. Vide la porta muoversi ed il cuore cominciò a batterle all'impazzata: era ora di andare.
Vide il ragazzo entrare di soppiatto nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Si diresse a grandi falcate verso Lis e si chinò al suo stesso livello. Tuffò una mano nella tasca dei suoi pantaloni e tirò fuori un grosso mazzo di chiavi arrugginite. Cominciò a cercare quella che potesse aprire le catene che la tenevano inchiodata al pavimento. Quando la trovò, infilò la chiave nella fessura e le liberò i piedi, poi le mani, e finalmente Lis poté rimettersi in piedi. Barcollò un po’, ma la mano del ragazzo le afferrò il polso, facendola stabilizzare. Lei lo guardò con occhi riconoscenti e gli rivolse un sorriso sincero. In quel momento la ragazza-volpe sentiva che non tutto era perduto, c’era ancora speranza di ritornare alla Radura Stellata.
Lis si massaggiò i segni rossi sui polsi e cominciò a seguire quel misterioso salvatore, che intanto, si era diretto verso l’uscita. Tirarono le teste fuori la porta e si guardarono intorno. Nessuno. Tutto era tranquillo, nessuna guardia era nei paraggi, così uscirono fuori e cominciarono a percorrere  quello stretto e buio corridoio. Lis zoppicava leggermente e faceva fatica a stare al passo con lui. Quest’ultimo se ne accorse e rallentò i suoi passi, prendendola per mano.
“Dobbiamo sbrigarci” disse con il fiatone, “Jack potrebbe tornare da un momento all'altro” spiegò continuando a correre. La ragazza annuì, poi chiese:
“Quanto manca all'uscita?” Il cuore sembrava volerle uscire dal petto.
“Non molto, ma prima ci arriviamo, meglio è” rispose.
Il lungo corridoio era ormai finito, per sfociare in altri due ancora più lunghi e spaventosi. Quel posto sembrava quasi un labirinto.
Presero il corridoio di destra, continuando la loro fuga. Ma una figura sbucò fuori da dietro l’angolo. Una sagoma enorme e spaventosa si avvicinava sempre di più ai due fuggitivi. Teneva qualcosa in mano: un’arma per colpirli. Le sue grosse mani reggevano saldamente un fucile enorme, che puntò verso di loro.
“Va’ via!” le urlò il ragazzo, “Scappa finché sei in tempo” continuò spaventato.
“Non vado senza di te” ribatté rimanendo accanto a lui.
“Ho detto va’!” disse spingendola verso il corridoio opposto.
Lis si guardò un attimo indietro, osservò la figura di quel ragazzo tanto gentile quanto coraggioso. Si voltò, con le lacrime agli occhi e corse, corse più veloce che poteva. Era ormai vicino l’uscita, quando il potente e frastornante suono di uno sparo la bloccò. Piantò i piedi sul terreno all'improvviso e l’arresto forzato le fece perdere l’equilibrio. Non sapeva cosa fare: uscire e trovare la libertà? O tornare indietro ad aiutare quel povero ragazzo?
Indugiò un attimo, ma poi la risposta le apparve come un lampo in una tempesta.
Si voltò, e con il cuore in gola, tornò indietro. In quel momento non voleva più la libertà, bensì aiutare quel ragazzo.
Corse ancora più veloce e finalmente giunse all'origine del rumore. Vide il ragazzo accasciato a terra, con una chiazza di sangue sotto la sua schiena. Lei corse da lui e poggiò la sua testa sulle sue ginocchia. Delle lacrime cominciarono  a bagnare il viso di Lis e quello del ragazzo. Perché piangeva? In fondo non lo conosceva neanche, allora perché era triste per lui?
In quel momento la risata malvagia di quell'uomo invase la mente di Lis, riportandola alla realtà. Lei lo guardò con disprezzo e gli ringhiò contro. Sfoderò le zanne e cominciò a minacciarlo di morderlo. L’uomo sembrò non curarsene molto, visto che continuava a ridere. Lis, ormai accecata dalla rabbia, assunse la sua forma animale e si avventò su di lui. L’uomo la colpì con il suo fucile alla testa, scaraventandola contro il muro. Lei si rimise a quattro zampe, pronta ad attaccare di nuovo.
“No, Lis. Non farlo” farfugliò il ragazzo mentre cercava di mettersi in piedi. L’uomo non si curò di lui e colpì Lis, approfittando del suo momento di distrazione.
Lis era distesa da un lato sul freddo pavimento, era stanca. Stanca di combattere, stanca di piangere, stanca di perdere le persone a cui teneva.
Stava per chiudere gli occhi, quando una luce abbagliante la invase completamente. Cercò di tenerli aperti per vedere cosa stesse succedendo.
Il ragazzo era avvolto da quella brillante aura ed il suo corpo cominciò a tramutarsi in quello di un animale. Lo vide. Vide quella leggendaria creatura: il lupo bianco. Una creatura della stessa natura di Lis, ma più potente e bella. Il lupo attaccò l’uomo, mordendolo e strattonandolo con furia e rabbia. Lis guardava rapita quella scena. Era la prima volta che ne vedeva uno da così vicino. L’uomo era fuggito sanguinante e lui aveva smesso di brillare. Lis tornò alla sua forma umana, seguita poco dopo dal ragazzo.
La volpe lo fissò incredula. Lui si diresse a passi incerti verso di lei.
“E’ ora che mi presenti” disse lui spezzando il silenzio. “Io sono Wilk. Nato nella Radura Stellata diciannove anni fa” iniziò a presentarsi.
Quel ragazzo aveva appena due anni in più rispetto a Lis.
“Per via di un sortilegio, sono stato costretto a vivere una vita da umano. L’unico modo per spezzare l’incantesimo era trovare il vero amore.” La guardava negli occhi intensamente mentre spiegava.
“T-tu sei Wilk? Mia madre mi raccontava sempre la tua storia prima di andare a dormire” disse lei sorpresa, “pensavo fosse solo una favola per bambini.”
Wilk sorrise, si avvicinò a Lis e le accarezzò una guancia. Si avvicinò e le sfiorò le labbra in un bacio leggero e delicato.
“Come vedi sono reale” disse divertito notando l’espressione stupita della volpe.
“Volpi e lupi non vanno d’accordo” ribatté Lis arrossendo.
“Questa è solo una leggenda” sorrise il ragazzo baciandola per la seconda volta.
“Adesso è meglio se andiamo” disse lei, cercando un attimo di respiro da quei baci così coinvolgenti.
“Hai ragione.”
Le prese la mano e la trascinò fuori. Una folata di vento giocò con i suoi capelli rosso fuoco. Con grande sorpresa di entrambi, notarono che l’accampamento dei cacciatori era non molto distante dalla Radura.
Cominciarono a farsi spazio tra  rami degli alberi. Ridevano, erano felici. Finalmente stavano riabbracciando la loro amata libertà.
Giunsero allo stagno, dove ormai si riflettevano le prime luci dell’alba. Lei gli prese la mano e lo trascinò vicino la riva. Lo guardò negli occhi e gli mise una mano dietro la nuca.
“Non ho mai creduto alle leggende” sussurrò baciandolo.
Wilk ricambiò il bacio e la strinse a sé, per non lasciala andare via.
Finalmente la melodia triste che accompagnava le giornate di Lis si era tramutata in qualcosa di allegro e coinvolgente. Aveva la certezza che la sua vita non sarebbe stata più la stessa dopo quella notte.
 
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: LoveStoriesInMyHead