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Autore: Sincro    26/02/2015    0 recensioni
Una storia ambientata in Francia in un imprecisato periodo temporale.
Personaggi custodi di un destino scritto per loro da un'entità celata da una maschera.
Questo destino sarà loro gabbia o salvezza? Chi mai si spingerebbe in qualcosa del genere e perché?
Genere: Horror, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - I fratelli 
Passato
 
 
Due uomini si muovevano furtivamente nei pressi di un granaio. Era quasi l’alba e il peso della rugiada piegava i fili d’erba, gli uccelli erano ancora rintanati nei tronchi e nidi a ridosso di qualche alta frasca. Un solo e nero corvo era vigile, appollaiato sul più basso ramo di un abete ad osservare i due uomini trascinare alcuni sacchi. Un vecchio furgoncino era parcheggiato nell’erba alta, quasi a nascondersi. Si udivano i due uomini mormorare qualcosa, forse indicazioni, per poi ritornare in silenzio. Uomini non molto alti ma robusti diretti all’ingresso di un grande e rosso granaio. I loro visi erano simili per aspetto ma non per espressione: il primo aveva le sopracciglia inarcate e gli occhi fissi verso il granaio mentre l’altro aveva degli occhi che quasi imploravano pietà. Il corvo saltava da un ramo all’altro per seguire la scena fin quando volò verso una piccola finestra che dava nel deposito. Riuscì a veder chiaramente i due uomini entrare per poi sbarrare la porta alle loro spalle. Dentro era molto pulito e si respirava un’aria di candeggina mista ad un essenza delicata di limone. Il pavimento in legno quasi risplendeva e le alte pareti erano piene di sacchi pieni pronti per l’importazione. I due uomini adagiarono il nuovo carico per poi sparire dietro una parete divisoria in legno. Si sentiva uno dei due dare direttive all’altro in maniera rapida, quasi rasentando il sadico. Nelle sue parole traboccava un qualcosa di strano, aveva un tono bramoso e aggressivo.
«Dovremmo smetterla Carl.»
«Fai silenzio Tom, ho tutto sotto controllo.»
«Certo, come l’altra volta in cui gli sbirri stavano per scoprirci» attaccò Tom «Io voglio tirarmene fuori, ho paura.»
«Ormai ne sei tanto dentro quanto me, non puoi più uscirne.» spiegò Carl avvicinandosi e avvolgendo una mano alla gola di Tom «Spero di esser stato chiaro perché non mi ripeterò con questa calma la prossima volta.»
«Sì, è tutto chiaro.»
«Ottimo! Prendi quelle corde e vieni ad aiutarmi, questi sono gli ultimi due del mese per il Signor Flamel.»
«Per quanto altro tempo dovremo far questo?»
«Per tutto il tempo necessario, ora basta parole ed aiutami che al Signor Flamel non piacciono le perdite di tempo.»
«Carl ma lui non è qui, non può vederci. Tranquillizzati!»
«Quanto sei sciocco fratello, lui vede e sente ogni cosa.»
I due uomini gettarono delle corde oltre le travi portanti del tetto e dopo averle fermate con alcuni particolari nodi si avvicinarono ai sacchi che prima stavano trascinando. Stavano per sciogliere il laccio quando un rumore d’auto attirò la loro attenzione. Strascicarono velocemente i sacchi colmi e si diressero verso l’uscita. Era la volante del poliziotto James Milo. Carl sbloccò la porta e, dopo aver dato delle direttive a Tom, uscì chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò frettolosamente alla volante del poliziotto con esagerato fare amichevole e disponibile, quasi volesse nascondere qualcosa. I due iniziarono una calma conversazione in cui il poliziotto spiegava di aver visto il furgoncino e di voler far visita ai cari fratelli Craft. Raccontò di uno sparo la notte prima presso il lago e che, quindi, stava controllando un po’ tutta la zona. Semplice routine, diceva il poliziotto ma Carl sapeva bene che i sospetti di qualunque cosa accadesse ricadevano sempre su di lui. Appunto dopo aver gironzolato tutto intorno al granaio con il poliziotto quest’ultimo chiese di dare un’occhiata all’interno. Sempre per routine, diceva. Carl nascose il nervosismo e prima di entrare picchiò il piede per tre volte contro la porta in legno. Nessuna risposta dall’interno, doveva prendere altro tempo. Carl spiegò che il timido Tom era in bagno e che si era serrato a chiave. Il poliziotto sembrò capire la frottola ma decise di stare al gioco parlando del più e del meno fin quando non si sentì lo scorrere delle catene. L’odore di candeggina era sempre presente ma il profumo di limone era aumentato fastidiosamente. I due sacchi erano poggiati al muro insieme agli altri e le corde erano state riposte in una cesta vicino a seghe e altri utensili per il legno. Il poliziotto con le mani unite dietro la schiena perlustrò un po’ tutta la zona calciando, di tanto in tanto, qualche sacco. Nel vedere il poliziotto scalciare contro i sacchi Tom sembrò sobbalzare ma Carl con un’occhiata lo faceva ricomporre e con deliziose parole lo invitò a prender qualcosa per il poliziotto Milo. L’agente rifiutò e chiese di poter aprire i sacchi. Tom annuì preoccupato e sussurrò dei comandi al fratello. Il poliziotto riuscì ad aprire un paio di sacchi per poi udire il rumore gracchiante dell’autoradio della volante. Subito corse fuori e dopo aver salutato, seccato, i fratelli andò via.
«Carl chiudi la catena e getta via quel bastone, non serve più.»
«Tom ci è mancato poco.»
«Quel piedipiatti maledetto, un giorno sarà cibo per il tuo ammalato cagnaccio!» sbraitò Tom «E la prossima volta nascondi meglio i sacchi che portiamo»
«Nosferatu non è malato e poi sai che con una sola mano funzionante alzare quei sacchi è difficile per me.»
 
Nei pressi del granaio si aggirava un ragazzo troppo curioso, attirato dalle luci della volante del poliziotto e dal forte profumo di agrumi. Notò il furgoncino e dopo aver ispezionato l’interno, non trovando nulla, si incamminò furtivamente verso il granaio. Si avvicinò quanto bastava per ascoltare i due fratelli parlar tra loro. Sempre l’uno che dava direttive all’altro come fosse uno schiavo. Dava comandi alquanto strani se uditi al di fuori del contesto, così il ragazzo nel cercare una crepa nelle pareti destò l’attenzione dei due che si silenziarono. Il ragazzo sentì il rumore delle catene e scappò nell’erba alta sperando di non essere visto. Da quella posizione riusciva a scorgere gli stivali dell’uomo girare tutto intorno al granaio per poi rientrare in esso richiudendo tutto. Tranquillamente, il ragazzo ritornò alla sua postazione curioso più che mai. Avvicinò l’occhio ad una crepa, attraverso la quale riuscì a vedere chiaramente l’interno. In quella parte di granaio non vedeva altro che la figura di un uomo che teneva una corda tra le mani. La tirava come per issare qualcosa. Il gracchiare di un corvo distrasse e spaventò il ragazzo che nel girarsi notò uno degli uomini nei pressi del furgoncino. Seguì l’uomo con lo sguardo che con il furgoncino si diresse all’ingresso del granaio per poi chiuderlo. Il ragazzo attese un po’ per poi arrampicarsi su una catasta di legna in modo da raggiungere il tetto. Arrivò alla finestrella e scrutandone l’interno non riuscì a veder nulla d’importante, in compenso un’acre odore di limone misto ad una fragranza più dolciastra e metallica invase le sue narici.
Il ragazzo fremente di curiosità spinse la testa nella finestra ma tutto fu inutile. Prima di abbandonar ogni tentativo però distinse un corvo appollaiato sulle travi in legno che spiccò il volo. La luce del sole venne coperta da nuvoloni improvvisi e il ragazzo decise di tornare a casa prima dello scoppiare di un temporale. Discese dal tetto e intravide, in lontananza, il furgoncino far ritorno molto velocemente. Si nascose sotto la catasta di legno e attese. Il furgoncino frenò bruscamente davanti al granaio e si sentì Carl imprecare contro il sempre tranquillo Tom.
«Dov’è? Dove diamine è? Tom tu vai nel retro io controllo qui davanti.»
«Carl ma si sarà sbagliato. Non era qui con noi.»
«Se ha detto che c’era qualcuno, c’era qualcuno. Lui non sbaglia mai e guai a contestare.»
«Sì ho capito Carl ma detto tra noi ti sembra normale questa faccenda?»
«Zitto! Zitto! Zitto ho sentito qualcosa. Dividiamoci, svelto.»
Il ragazzo sotto la catasta di legno capì che i fratelli stavano cercando proprio lui. Cominciò ad aver paura e quando sentì uno dei due uomini venir nella sua direzione cadde nel panico, il cuore pulsò all’impazzata e le mani iniziarono a tremare. Il fratello, ora, era proprio davanti a lui e il ragazzo non riuscì a nascondere un isterico pianto mischiato a soffocati singhiozzi. L’uomo si girò, aveva un bastone chiodato tra le mani.
«C’è nessuno?» chiese sussurrando Tom.
 
Il ragazzo stava per abbandonarsi ad urla incontrollate quando riconobbe la voce di Tom. L’uomo, ormai, era ad un palmo dalla catasta. Impossibile non intravedere il nascosto ragazzo.
«La prego non mi faccia del male.» disse con gli occhi traboccanti di lacrime.
«Io non voglio farti del male, tranquillo. Cosa ci fai qui?»
«Nulla, ero solo curioso. La prego non mi faccia del male.»
«Ti ho già detto di star tranquillo. Cos’hai visto?»
«Niente! Non ho visto niente di niente.»
Tom si alzò e dopo essersi guardato le spalle tornò davanti al granaio in cerca del fratello. Urlò un paio di volte il suo nome. Carl chiese, in modo abbastanza scocciato, se avesse trovato qualcosa. Tom negò e dopo aver visto i nuvoloni farsi sempre più fitti e scuri propose al fratello di ritornar a casa.
Le prime gocce d’acqua cominciarono a cader nel terreno. Il ragazzo, gradualmente, uscì dalla catasta per andar via. Corse con lo sguardo verso il granaio. Lo vide rimpicciolirsi sempre più man mano che si allontanava. Si sentiva osservato, seguito.
Un fulmine luminosissimo seguito da un assordante tuono precedette un impetuoso temporale. Ogni rumore era mascherato dalla pioggia e dal vento. Si preannunciava come un lungo temporale.
   
 
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