Anche un altro giorno era passato; stessa storia di sempre: mattinata trascorsa a dormire sul tetto della scuola, pranzo abbondante e poi di nuovo a farsi
coccolare da quella brezza fresca che solo chi stava a giornate intere sul tetto poteva comprendere. Ovvero solo lui. Non che dormire non gli piacesse, ma di certo se
avesse potuto avrebbe fatto di meglio ogni tanto; magari avrebbe giocato a basket. Ma come poteva tornare a giocare a basket se ormai non si divertiva più?
Nessuno poteva capire quello che provava, non capita tutti i giorni di trovare una persona talmente fuori dal >comune da annientare tutti gli avversari senza nemmeno
allenarsi. Ormai non ci dava nemmeno tanto peso, con il tempo ci si abitua a tutte le situazioni. E' solo che a volte ripensava che alle medie era bellissimo ricevere
i passaggi di Tetsu, poter contare sulla propria squadra ed essere felice per ogni vittoria perchè consapevoli di avere dato il massimo. Il massimo... chissà da quanto tempo
non provava la sensazione di dare tutto se stesso, gli unici momenti in cui sentiva che la sua vita avesse un senso. Era da un po' che non si immergeva in certi
pensieri, evidentemente oggi non era proprio la sua giornata. O almeno questo era quello che credeva lui... in realtà la sua vita di lì a poco sarebbe cambiata
proprio a causa di quel giorno. A volte il destino è davvero bizzarro; se fosse rimasto lì sopra come al solito non avrebbe fatto in tempo ad incontrarla, invece
quel giorno aveva deciso di andare a dormire a casa ed uscire da scuola insieme a tutti gli altri.
Sgattaiolò in classe per prendere la sua roba senza farsi vedere dai professori, che si sarebbero arrabbiati se avessero scoperto che aveva nuovamente marinato le
lezioni, ma uscendo si scontrò contro qualcosa di invisibile. Anzi, qualcuno... Beffardamente la persona che avrebbe cambiato la sua esistenza aveva la stessa
presenza, o meglio non presenza, di Tetsu. La squadrò un attimo mentre era per terra dolorante; era una matricola, una ragazza dai lineamenti dolci con un viso
da angelo, lunghi capelli turchini, una pelle diafana che era in netto contrasto con quella abbronzata del ragazzo, una corporatura esile come poche avevano la
fortuna di avere e, come se non bastasse, aveva anche una voce tenera come un gattino.
"Scusami tanto, mi ero distratta!"
"Eh?! Scusami tu piuttosto non ti avevo notata, è tutto a posto?"
"Non mi sono fatta niente, scusa ancora. Ci vediamo domani Aomine-kun."
"Cert... Ehi aspetta!" Ma, proprio come faceva Kuroko, anche lei era già sparita.
Come faceva a conoscere il suo nome? Lui nemmeno l'aveva notata fino ad ora! Ciò che non sapeva era che lei era ben informata sul suo conto, perché era dall'inizio
della scuola che lo osservava. Per qualche strano motivo guardandolo negli occhi la prima volta che lo vide capì tutto: la noia che lo tormentava e la completa
rassegnazione ad una vita priva di stimoli. Perché lo capiva? Semplice, erano uguali.
Note dell'autore: salve a tutti! Era da un po' che avevo in mente di scrivere una storia su Aomine perché capisco molto bene quello che prova, quindi eccola qui. Questo capitolo è brevissimo perché serve da prologo. La aggiornerò spesso perché odio quando si deve aspettare troppo per qualunque cosa. Spero che vi piaccia e sono ben accette le critiche. Ringrazio chi mi ha piegato come usare l'HTML perchè sono impedito con i computer ed era bruttissimo il testo. Ciao:)