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Autore: Mythologia    28/02/2015    0 recensioni
[Questa FanFic non dovrebbe appartenere a questa categoria, eppure non sapevo dove mettere una FanFic che riguarda la SCP Foundation]
Tre. Confusi e innocenti, normali umani che però non appartengono a questa dimensione.
La colomba, troppo pura e candida per incontrare un mondo così violento, troppo dolce e gentile per guardare impassibile gli orrori della Fondazione. Eppure lei è così e impassibile guarda i vari membri del personale di Classe D morire uno dopo l'altro divorati da esseri paranormali. La ragazza che piange lacrime scarlatte pregnanti di dolore e d'amore.
Il corvo, freddo e impavido, fiero e senza paura, e il suo unico obiettivo è tornare dall'amata sorella che ha lasciato a Numia, la dimensione da cui sono stati rapiti. Sadico e senza pietà, l'uomo perfetto per le squadre armate, l'uomo perfetto per lavorare alla Fondazione.
Il gufo, colui che ragiona razionalmente e giudica oggettivamente, caratterizzato da un cuore di ghiaccio capace di voler bene ai propri compagni, il medico albino che con cura guarisce le ferite altrui. Il perfetto ricercatore, fonte di cultura e sapere illimitata, il genio che troverà sempre una spiegazione a ciò che vede.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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“Dichiaro ufficialmente SCP – 2799 e il progetto Navigator terminati e ritirati. Tutti i componenti di SCP – 2799 non saranno più utilizzati dalla Fondazione.”

I quattro oggetti furono posizionati dal personale in contenitori separati per poi esser trasportati in diverse strutture della Fondazione: Site-77, Site-59, Site-██, e Site-██. L'accesso alla documentazione completa della posizione di SCP – 2799 era limitato al personale di quinto livello.
William Tavana Pritzke, un ricercatore di grado elevato dai numerosi decenni di esperienza, sospirò guardando i suoi assistenti portare via i contenitori e fra le mani stringeva diversi fogli. Rilesse un ulteriore volta il messaggio giuntogli il giorno precedente, scritto personalmente da O5-██.

“In seguito all'incidente avvenuto il ██/██/████, e la possibilità di utilizzare tecnologia più avanzata, è deciso dal Consiglio Overwatch che Project Navigator sia annullato immediatamente. Necessaria è l’implementazione di procedure speciali di contenimento per tutte le apparecchiature associati al progetto, come indicato nel documento allegato, è prevista entro la fine di questa settimana di calendario.
In una decisione correlata, il dottor Jack Bright manterrà il suo status di dipendente della Fondazione e tutti i privilegi ad esso associati. Nessuna procedura di contenimento speciale sarà emanata per la sua persona. SCP – 963 iè l'oggetto che contiene la sua coscienza e non la coscienza stessa”

20 anni dopo

“Dottore!”

“B – 0153, sono già a conoscenza degli avvenimenti.”

William correva per i grigi corridoi del Site-██ diretto vero la terrazza dove un aereo lo stava aspettando, poco dietro una giovane donna dagli occhi a mandorla e i lunghi capelli neri. Come perle, le gocce di sudore brillavano sotto la bianca luce dei neon e il settantenne dottor Pritzke imprecò contro le sue articolazioni ormai non adeguate per sopportare un simile sforzo. Finalmente il vento lo rinfrescò e lo costrinse ad alzare un braccio per difendersi dalla furia delle correnti, il dolore del cielo cadde sulla sua pelle sottoforma di acqua insapore, salì le piccole scale e poté concedersi un breve attimo di riposo dopo essersi seduto sui sedili di pelle e l’aver urlato al pilota la destinazione.

“Al Site-01. Subito!”

La terra lontana scorreva sotto di loro e presto si trasformò in acqua, la struttura principale dove i membri del Consiglio O5 si riunivano era nel bel mezzo dell’oceano Atlantico e lui aveva fretta di raggiungere quel luogo.

“Ci spieghi cos’è avvenuto”

La voce maschile di un membro del Consiglio riecheggiò nella grande sala, William si schiarì la voce e prese in mano i numerosi fogli che si era portato appresso leggendo il resoconto degli eventi.

“I quattro pezzi che compongono SCP – 2799, vent’anni fa trasportati nei siti prestabiliti, sono inspiegabilmente comparsi sul tavolo della sala 5 al Site-██. Nessuna traccia è stata trovata nei contenitori anomali in cui erano stati sigillati. In seguito, dopo un attenta analisi dei vari componenti di SCP – 2799 e le informazioni raccolte dalle allucinazioni avute da D – 0987, abbiamo determinato le coordinate dell’anomalia individuata. Si tratta di tre umanoidi: una ragazza dai capelli neri, un albino e un uomo dagli occhi apparentemente dorati, altro non sappiamo e non ci è ancora chiaro quale sia l’anomalia ”

Dopo aver elencato una serie di numeri e dati, William fu spedito in sala d’attesa con la raccomandazione di tenersi pronto per eventuali ordini. Mariah, la donna che l’aveva seguito fino al Site-01, gli aveva portato una tazza di caffè fumante e il dottore la ringraziò con un debole cenno del capo. L’attesa sembrava infinita e solo dopo tre ore William fu richiamato nella sala dove si teneva la riunione.

“Dopo una lunga riflessione abbiamo preso una decisione. Seguiremo le procedure prestabilite per l’utilizzo di SCP – 2779. Un team composto da non meno di due agenti operativi della Fondazione verranno spediti alla zona designata a indagare "possibile attività anomala." Ulteriori informazioni possono essere rivelate a discrezione del supervisore HMCL di SCP – 2799. Le procedure di recupero standard per anomala indagine e recupero oggetto rimangono in vigore per qualsiasi nuovo oggetto anomalo scoperto attraverso l'uso di SCP – 2799.”

William annuì, conosceva bene quelle procedure dal momento che lui stesso aveva verificato la loro efficienza.

“Ma, dal momento che è innaturale il fenomeno avvenuto e ancora non abbiamo trovato spiegazione al perché i quattro componenti di SCP – 2779 si siano riuniti, manderemo anche la Mobile Task Force Sigma-9”

I “Valkyries”. L’ AMTF Sigma-9 era una task force con sede in Germania e composta da personale combattente della Fondazione e della Global Occult Coalition. Lo scopo principale di questa task force è quello di fornire capacità di reazione rapida armata in tutta Europa, oltre a fornire opportunità di cross-training in contenimenti anomali e tattiche di combattimento esoterici.

“Ma le coordinate ci dicono chiaramente che i tre umanoidi non si trovano su suolo europeo. Perché non mandare la Mobile Task Force Alpha-1?”

“La Red Right Hand al momento è impegnata, la Nu-7 e la Zeta-9 non sono adeguate.”

Fu fredda la risposta.

La CTS Sigma-9 e tre agenti furono subito mobilitati, le coordinate portavano al deserto della Patagonia.

L'umanità, nel suo stato attuale, è esistita per un quarto di milione di anni.. ma solo gli ultimi 4.000 anni sono stati significativi.

Allora che cosa abbiamo fatto per quasi 250.000 anni? Ci nascondevamo in caverne ed intorno a piccoli falò, avevamo paura delle cose che non capivamo. Era “più” che spiegare perché il sole sorgeva, era il mistero di enormi uccelli con teste di uomini e rocce che prendevano vita. Così li abbiamo chiamati "dei" e "demoni", li supplicavamo di risparmiarci e pregavamo per la salvezza.
Con il tempo il loro numero diminuì e il nostro aumentò. Il mondo ha cominciato ad avere più senso quando c'erano meno cose da temere, ma l'inspiegabile non può mai veramente sparire, è come se l'universo richiedesse l’esistenza dell’assurdo e impossibile.

L'umanità non deve tornare a quello stato in cui si nascondeva impaurita. Nessun altro oltre noi ci proteggerà, e dobbiamo lottare per noi stessi.
Mentre il resto del genere umano abita nella luce, noi dobbiamo stare al buio per combatterlo, contenerlo e sottrarlo agli occhi del pubblico in modo che gli altri possano vivere in un mondo sano e normale.

Secure. Contain. Protect.

 
Deserto della Patagonia
-42.199652, -68.417654
Ora 16:20


Un acuto dolore alla fronte straziava la ragazza che, stesa per terra, si era portata una mano alla tempia sinistra fonte della sua agonia. Quando scostò la mano, per avere l’illusione di conoscere l’entità del danno in base alla quantità di sangue presente, vide che era sporca di vermiglio liquido.

Gemette, attirando l’attenzione di un uomo li vicino.

Qualche secondo dopo due familiari occhi scarlatti la guardavano preoccuparti, una mano gentile le inclinò la testa verso destra e il rosso sguardo si addolcì. Era interessante guardare con quale maestria Galahad Crescent si stava prendendo cura di lei, non esitò a recidere un pezzo del proprio mantello per procurarsi delle bende e con disumana delicatezza le fasciò la ferita.

“Fortunatamente non hai una commozione cerebrale .. però stai perdendo molto sangue”

Osservò il suo piccolo capolavoro, i capelli neri della ragazza si confondevano con la stoffa scura che lentamente assorbiva il sangue e diveniva rossastra, gli occhi color smeraldo di Ares non lo guardavano bensì preferivano osservare un punto più distante.

“Dove siamo..e Aldebaran?” Sussurrò debolmente la ragazza  quella domanda che entrambi si stavano chiedendo.

Il medico ventiseienne si rialzò da terra ed allungò la mano verso la compagnia per aiutarla, si guardò attorno dopo aver indicato il corpo supino dell’uomo che condivideva il loro destino e sospirò. La bussola e l’orologio che portava con se sembravano impazziti, l’una segnava l’ovest dove chiaramente c’era il sud mentre le lancette dell’altro continuavano a girare frenetiche.

“Non posso affermare niente di certo, la percentuale di acqua nell’aria è molto bassa. Deduco che il clima in questo posto sia prevalentemente freddo”

“Grazie mille per le previsioni del meteo Gal” Commentò un uomo alle loro spalle dagli occhi d’ambra, freddi e spavaldi che cercavano di mettere a fuoco le due figure. “Deduco nessuno di noi sappia cos’è successo” Sbuffò Aldebaran mentre si incamminava verso la pietra perfetta per fargli da trono.

“Uhm..Io mi sono svegliata con una ferita alla tempia” Ares era sempre silenziosa quando parlava, timida e premurosa ventenne dalla pelle bianca quanto la luna sotto la quale era nata. Bisognava avvicinarsi a lei per ascoltare i suoi sussurri e così fecero entrambi gli uomini curiosi, più o meno, del suo racconto. “Mi ricordo i corridoio e il vapore che fuoriusciva dai tubi. Quando ho riaperto gli occhi avevo nella mano destra questo..”

Stringeva una pietra nera levigata, due linee bianche si incrociavano al centro di un cerchio, non erano precise e sembravano essere incise per poi esser state dipinte con della vernice bianca. Galahad prese l’oggetto fra le mani e lo studiò con attenzione, non conosceva quel simbolo eppure giurava di averlo già visto altrove.

“Mi sembra di non ricordare niente riguardante le precedenti ventiquattro ore” Si lamentò Aldebaran portandosi una mano ai lunghi e corvini capelli, ma l’espressione annoiata tipica di quell’uomo mutò in una più seria e preoccupata. Voci sconosciute.

L’albino prese per mano la ragazza per poi avvicinarsi al compagno che nel frattempo si era alzato, il vento portò odore di ferro. Una massa nera di corpi confusi si stava avvicinando, sembravano formiche a cui avevano appena distrutto il formicaio, si contorcevano come se arrabbiate. Ma presto quell’onda nera si trasformò in un esercito che dopo pochi minuti circondò il trio considerato anomalo.

“Se solo non fossi disarmato..” Sussurrò con tono adirato Aldebaran mentre si posizionava schiena contro schiena con Galahad tenendo Ares vicina e accanto ai due.
Furono bloccati a terra l’uno dopo l’altro, la ragazza fu la prima a perdere i sensi a causa dell’anestetico iniettatole all’altezza della spalla, gli altri due la seguirono presto nel buio più totale.
 
(Humanoid Containment Site-06-3)
Lorraine – Francia
48.808540, 6.944850
Ora 10:00


Sono solo oggetti..

Si ripeté nella mente, cercando di estraniarsi dagli urli di dolore che provenivano dai laboratori dove il Dr. German e i suoi assistenti stavano procedendo con i test per scoprire una qualunque anomalia nei soggetti appena ritirati, la giovane Mariah Godsman, meglio conosciuta come B – 0153 alla Fondazione.

Veniva osservata da uno dei soggetti attraverso la parete trasparente della sua momentanea cella, vedeva qualcosa simile all’ira e al fastidio nei suoi occhi ma era ben celata dietro una maschera di calma L’umanoide di sesso femminile invece se ne stava seduta accanto a lui, a momenti sarebbe crollata esausta con la testa appoggiata alla sua spalla.
Una porta si aprì, ma non era quella della cella, bensì quella del laboratorio da dove uscì l’umanoide vincolato da una camicia di forza speciale idealizzata per i soggetti più “difficili da trattare”, sembrava in uno stato vegetativo ma camminava. Gli occhi che ricordava brillare di luce propria ora erano vuoti, gli assistenti del Dr. German lo fecero sedere in una cella differente da quella dei compagni e lo slegarono convinti che non avrebbe reagito.

Toccava all’altro umanoide ora. L’albino non emise un urlo, niente si sentì.

Quando uscì stringeva il proprio braccio sinistro e il suo volto era contorto da una smorfia di dolore, almeno si reggeva in piedi e il suo sguardo era più acceso che mai.
 
(Humanoid Containment Site-06-3)
Lorraine – Francia
48.808540, 6.944850
Ora 12:30


“Prego, si accomodi pure. Io sono il dottore German”

La ragazza fece solo un impercettibile cenno del capo prima di sedersi alla sedia di plastica rossa, i suoi movimenti erano gentili e aggraziati, non fece un rumore.

“Il vostro nome?”

“Monochromia” Rispose lei con voce atona.

“Avete un cognome?”

“Quello è il mio cognome” Inclinò leggermente la testa quasi lo vedesse come uno stupido, la cosa non irritò il dottore e anzi, lo trovò un gesto tremendamente adorabile che le donava un alone di ingenuità apprezzabile.

“Potete dirmi il vostro nome allora?”

“Voi non lo avete fatto..” Si riferiva forse al fatto che si era presentato solo come Dr. German?

“Hibiscus German è il mio nome completo” Rispose lui scostandosi una ciocca vermiglia dal volto così che i suoi occhi d’argento fossero visibili. I suoi capelli erano di un rosso innaturale troppo vivido e brillante, German era un uomo alto quasi due metri che passava molto del proprio tempo davanti uno specchio a perfezionare il proprio aspetto, era un genio della scienza ed eccelleva in biologia principalmente.

“Ares Monochromia Gearcraft” Gli sorrise lei a questo punto.

“Avete un nome sicuramente originale. Signorina Ares, potete spiegarmi il perché della vostra presenza nel bel mezzo del deserto della Patagonia?”

“Ci siamo risvegliati lì” Spiegò lei. “Avevo una ferita alla tempia sinistra che è stata adeguatamente curata da Galahad.. Poco ricordo di cosa è successo prima, eravamo sicuramente in tutt’altro posto. Fra le mani stringevo una pietra nera levigata, sopra c’era inciso un simbolo bianco”

“Sapresti disegnare quel simbolo?” Gli passò un foglio bianco e un pennarello, Ares lo prese e dopo qualche secondo ricreò il simbolo delle due linee che si incrociavano dentro una circonferenza. Quando il dottore lo vide rimase privo di parole, non fece più domande.
 
(Humanoid Containment Site-06-3)
Lorraine – Francia
48.808540, 6.944850
Ora 16:38


“Come sta Aldebaran?” Disse Ares ancora con gli occhi rossi e gonfi dovuti dal lungo pianto di qualche minuto prima, tirò su col naso e si asciugò una delle tante lacrime.

“Ti fa ancora male?” La ragazza annuì alla domanda di Galahad che la guardava col suo solito sguardo preoccupato, Aldebaran invece ancora era immobile dove l’avevano lasciato. “Sembra non sia vivo ma ho controllato e il suo cuore batte ancora, il respiro è presente e quindi possiamo solo sperare in questo momento..”
Ares si avvicinò all’uomo gattonando, cercando di non pensare al dolore che nasceva dall’avambraccio e si ramificava per tutto l’arto, si sedette accanto a lui e poco dopo anche Galahad la seguì.

“Cosa pensi che ci faranno?” Il tono di Ares era preoccupato, agli occhi dell’albino era una bambina spaventata che aveva un buon motivo per essere tale, non era da lui mostrare affetto in alcun modo eppure c’era una traccia di desiderio di abbracciarla e creare per un attimo un posto dove lei potesse sentirsi al sicuro.

Non si mosse, rimase immobile seduto accanto alla ragazza che sussurrava parole di conforto ad un Aldebaran privo di sensi.

 
   
 
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