Film > Dracula di Bram Stoker
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Autore: lapoetastra    28/02/2015    2 recensioni
Stanotte la città urlerà, ed io sarò il megafono che amplierà le sue grida di terrore e dolore.
Il sangue scorrerà, imbratterà la neve candida, disseterà la mia gola arida.
E la tua morte sarà vendicata, Milena.
Genere: Horror, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dracula, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti vendicherò, Milena.
Sei l’unica donna che io abbia mai amato, la madre di mio figlio, la mia bellissima sposa.
Ma ora ti hanno portata via, ti hanno strappata dalle mie braccia e ti hanno mandata nell’unico luogo in cui non ti potrò mai raggiungere.
Il Paradiso.
Le sue porte celesti rimarranno sempre chiuse per me, che sono una creatura della notte, il figlio del Diavolo, come mi chiamano gli uomini che hanno punito la mia condizione uccidendo te, mia amata Milena.
All’inizio non credevo di poter andare avanti senza la tua costante presenza al mio fianco, tant’è che mi sembrava di poter percepire ancora con i miei sensi sviluppatissimi il tuo calore ed il tuo inebriante profumo.
Che buon odore avevi, Milena.
Quando ti ero vicino, con il tuo capo premuto sul mio petto ed i tuoi capelli d’oro che mi solleticavano il naso, era incredibilmente difficile per me trattenermi dall’affondare i canini nel tuo morbido e bianco collo.
Ma ce la facevo, ogni singola volta.
E riuscivo anche a non uccidere altre persone per placare la mia sete di sangue umano.
Te l’avevo promesso, Milena.
Ed ho sempre rispettato quel giuramento che mi costava enorme fatica e forza d’animo.
Ma oggi lo infrangerò.
Oggi ammazzerò senza pietà quell’umanità stolta e subdola che ti ha portato via da me per sempre solo perché non poteva accettare che una donna umana fosse la sposa di un mostro.
Stanotte la città urlerà, ed io sarò il megafono che amplierà le sue grida di terrore e dolore.
Il sangue scorrerà, imbratterà la neve candida, disseterà la mia gola arida.
E la tua morte sarà vendicata, Milena.
 
 
< Allora ci vediamo domani alla stessa ora? >, domandò Donald, uscendo dalla bottega nella quale aveva appena trovato lavoro.
Calzolaio.
Non era male, soprattutto per uno della sua età, considerato da molti prossimo alla cecità senile.
Ma lui ci vedeva benissimo, ed era contento che finalmente qualcuno lo avesse capito e lo avesse accettato come lavorante tenendo conto unicamente della sua intelligenza e bravura, e non della sua età avanzata.
Ora Donald camminava fischiettando verso casa, dove lo aspettava una deliziosa cenetta calda ed un’ottima notte di sonno ristoratore tra le morbide coperte del suo letto.
Le ombre della sera ammantavano la strada, rendendola buia e potenzialmente molto pericolosa, ma Donald non se ne preoccupava, tirando dritto con passo sicuro e la testa alta.
Di colpo si fermò, sobbalzando.
Era andato a sbattere contro qualcosa materializzatosi improvvisamente davanti al suo cammino.
Non era una cosa, quella in cui era incappato.
Era una persona.
Un uomo.
Alto, vestito completamente di nero.
Un’ombra tra le ombre.
Donald lo guardò incredulo.
Poi si riscosse, e ricominciò a camminare, ma questa volta il suo passo aveva perso qualsiasi traccia di baldanzosità.
C’era qualcosa che non andava, riusciva a percepirlo nella fredda aria notturna che gli scompigliava i capelli brizzolati.
Lo sconosciuto non si muoveva, ed era ancora dietro di lui, esattamente dove lo aveva lasciato dopo l’impatto.
Di colpo Donald si girò.
Non sapeva perché lo aveva fatto, ma era come se non si fosse potuto opporre ad una volontà che non era la sua.
Vide qualcosa brillare nell’oscurità.
Due tizzoni ardenti.
Due braci infuocate.
No.
Gli occhi dell’uomo vestito di nero.
< Ma che diavolo.. >, soffiò Donald, fermandosi nel bel mezzo della strada isolata.
Non riuscì a portare a terminare la frase.
Lo sconosciuto, che niente aveva di umano, lo scavalcò con un balzo elegante, atterrando con passo felpato alle sue spalle.
Non diede neanche il tempo a Donald di voltarsi che lo afferrò per il collo tremante, le cui vene pulsavano impazzite rilucendo come esili fiumi azzurri sul candore della pelle pallida.
< Chi… chi sei? >, riuscì a domandare Donald, flebilmente.
Era terrorizzato.
< Puoi chiamarmi Dracula >, rispose la creatura, sfoderando i canini appuntiti.
Poi morse la gola dell’uomo, succhiandone il sangue e dissetandosi con il suo caldo flusso scarlatto.
Quando Donald non fu altro che un esanime pupazzo tra le sue possenti mani, il vampiro lo scaraventò a terra senza delicatezza, asciugandosi  dalle labbra bianche le ultime gocce rosse, residuo del suo lauto pasto.
Dracula guardò per un attimo la figura che giaceva scomposta ai suoi piedi.
< Ti vendicherò, Milena >, sussurrò nella notte, lasciando che le sue parole fossero portate via dal vento.
Poi se ne andò, scomparve nel buio.
Ombra tra le ombre.
Alla ricerca di qualche altra innocente vittima che avrebbe placato la sua sete di vendetta.
E di sangue umano.
   
 
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