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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    28/02/2015    0 recensioni
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’ancora nella tempesta

Chocola
La Fontana della Primavera
 
Houx fece un cenno all’orchestra ed i musicisti smisero di suonare. In un secondo tutti gli sguardi dei presenti, prima intenti a danzare o a conversare tra loro, furono posti su di noi. Mio marito mi prese la mano e cominciò il suo discorso :

- So che alcuni già immaginano per cosa sia stata data questo ricevimento. Ma altri si staranno chiedendo che ragione ci sia di festeggiare, quando ogni giorno muoiono migliaia di uomini. Ebbene, per la prima volta possiamo riunirci non per soffrire per un caro deceduto, ma per gioire per una nuova nascita.-
Mi rivolse un sorriso felice e terminò il discorso, annunciando la mia gravidanza.
-Questo bambino sarà una gioia a cui l’Intero regno potrà prendere parte e sarà solo la prima di una lunga serie. Il primo passo verso un futuro più felice e luminoso. A questo brindo … -

Alzò al cielo un bicchiere di champagne e gli altri fecero lo stesso. Mi fermai ad osservare la felicità, dipinta sul suo volto e quella strana frenesia che lo aveva preso da quando aveva scoperto la paternità del bimbo in arrivo. Pensai che forse saremmo potuti essere davvero felici, nonostante tutto.
Ad un tratto i muscoli del suo viso si contrassero e sussurrò digrignando delle parole tra sè e sè.
Cercai tra la folla di fronte a me la ragione del suo disappunto, ma non riuscii a notare nulla di rilevante. I nobili di Extramondo erano tornati alle loro chiacchiere con maggiore brio di prima, non mutando in nulla iI loro atteggiamento.
Saule ci raggiunse e farfugliò velocemente delle scuse.
-Per quale ragione mai le guardie lo hanno lasciato passare?- gridò Houx furioso. -Dice che deve annunciarvi qualcosa di molto importante. E poi lo sai come sa essere persuasivo!-
Il modo in cui aveva pronunciato l'ultima parola mi fece capire a chi si riferisse. Con le mani tremanti mi guardai intorno.
-Sono state ferite?- chiese il mio consorte. 
-Stranamente no.-
Anche gli invitati, accortisi che doveva esserci qualcosa che non andava, cominciarono a guardarsi intorno. All’unisono vedemmo apparire al centro della sala due sagome. Un uomo vestito con un elegante smoking blu scuro. Una donna dai capelli biondi raccolti in una treccia, che indossava un abito lungo blu, la cui gonna lunga scura era punteggiata da mille puntini brillanti, che ricordavano le stelle.
Vanilla e Pierre erano arrivati.
Abbassai lo sguardo, prima che potessi incontrare il suo.
-Non allarmatevi. Vengo in pace.- disse l’ospite inatteso ai nobili che, giustamente, si erano allontanati da lui. 
-Dici quello che devi dire e sparisci!- ringhiò Houx.
-Sono giunto fin qui per riferirvi delle importanti notizie riguardo la guerra…e proprio per la loro rilevanza devono essere riferite solo alla vera sovrana.-
Si avvicinò a me lentamente e mi chiese -Chocola, mi concedete un ballo?-
Di fronte alla mia espressione perplessa aggiunse che mi avrebbe parlato durante le danze. Decisi di accettare, manifestando un’aria scocciata, così da poter trascorrere la maggior parte del tempo insultandolo, riservandogli solo pochi istanti per espormi ciò che doveva.
Avevo già allungato la mano verso di lui, quando udii la voce di mio marito.
-Non ballerà con te, mia moglie!- affermò deciso, sottolineando l’attenzione sulle ultime due parole.
Avrei voluto fulminare Houx con lo sguardo e sgridarlo per aver risposto al mio posto ed avermi fatto apparire come una stupida, ma pensai che se lo avessi fatto avrei dato a Pierre un motivo di insistere. Così abbassai il capo e mi ripromisi di rimandare al termine della cerimonia la lite con il mio consorte.
Intanto lui imperterrito, ignorando il mio disappunto, aveva aggiunto che qualsiasi cosa dovesse dire avrebbe potuto comunicarla davanti a tutti.
Osservai che Pierre aveva incassato l’umiliazione abbastanza bene, quando cominciò a parlare con il suo solito fare teatrale.
-Sono qui per chiedervi una breve tregua alla guerra che combattiamo ormai da troppo tempo. Badate bene : non sto sventolando alcuna bandiera bianca! Sto soltando chiedendo una brevissima pausa in cui entrambi gli eserciti potranno rifornirsi, per poter tornare alla carica più forti di prima!-
Quando il suo discorso terminò, un chiacchiericcio si diffuse nell’intera sala.
Le teste degli invitati si voltavano senza sosta, cercando sui volti degli altri lo stesso smarrimento che li scuoteva. Spostavano poi gli occhi sulla faccia di Pierre, desiderando una conferma della veridicità di quelle parole. Io e Houx ci guardammo esterrefatti, senza sapere cosa rispondere.
-Dici sul serio?-mi arrischiai a chiedere.
-Certamente vostra maestà! Lo giuro sul mio onore!- sostenne e si inchinò di fronte a me.
Seppur leggermente imbarazzata, ripresi il controllo della situazione con la dovuta autorevolezza che si addice ad una regina. Gli assicurai che il nostro regno si sarebbe impegnato a mantenere l’accordo se lui avesse fatto lo stesso. Lui, comportandosi da vero gentiluomo, prese un bicchiere dalla mano di una donna accanto a lui e bevve alla salute della faccenda conclusasi con successo.
Quando la musica ripartì fu persino più gioviale ed allegra, dato che tutti ora sentivano di dover festeggiare due meravigliose notizie, che avevano portato rinnovata speranza al Regno.
Houx si avvicinò a me e sussurrò nervoso :  - Possibile che quello stupido riesca sempre a rubarmi la scena?-
-E' questa l'unica cosa che ti importa?- gridai stizzita.
-E cosa dovrebbe?-
-Non avresti dovuto rispondere al mio posto.- ribattei furiosa.
-L’ho fatto per difenderti…-rispose con nonchalance.
-Sappiamo entrambi perché lo hai fatto e non ne avevi alcun diritto.-
Mi congedai da lui, sostenendo di voler restare da sola per pensare. Tentò di seguirmi, ma io glielo impedii, affermando che almeno uno di noi due doveva restare nella sala. Gli giurai che non ero arrabiata con lui, ma fui poco convincente.
Sgusciai attraverso numerosi gruppi di nobili e file di camerieri che portavano vassoi argentati, fino ad arrivare ad un corridoio scuro, in cui i suoni della sala Reale giungevano ovattati. Sospirai sollevata e cercai a tentoni contro il muro la chiave che aprisse la porta alla mia destra.
Quando la trovai, esultai allegra e la usai per far scattare la serratura. In un secondo mi ritrovai affacciata su un balconcino che dava sull’enorme roseto del castello. Riuscivo a vedere le lampade sospese in aria presenti in tutta l’area per illuminare il sentiero che costeggiava le alte piante verdi, tempestate di macchie rosse, gialle e bianche.
Guardai in basso per giudicare quanta fosse l’altezza. Avendo notato che non era più di dieci spanne, mi tolsi le scarpe e le lanciai di sotto. Infine mi sedetti sulla ringhiera e feci un balzo verso il basso. Il mio atterraggio fu reso più soffice dall’erba, su cui ero atterrata. Fui felice di constatare che il mio vestito di seta non aveva subito danni dalle mie maniere non proprio principesche. Rinfilai le scarpe e cominciai a passeggiare per il giardino.
Era una serata non molto scura ed il cielo era sgombro da nuvole, ma -come mi accorsi dopo nemmeno dieci minuti dall’inizio della mia camminata- anche piuttosto fredda. Cominciai a tremare e stavo per meditare di rientrare, quando comparve Pierre.
Avrei potuto dire che fosse apparso realmente dal nulla, senza paura di sbagliarmi. Mi porse la sua giacca ed io la accettai, senza nemmeno pensare di rifiutare. Avrei voluto chiedergli perché gli piacesse tanto presentarsi all’improvviso e che ci facesse lì, ma lui fu più veloce di me a cominciare la conversazione.
-Mi hai molto deluso, questa sera!-
-Io? Davvero? In che modo?- gli risposi furiosa. L'idea che, dopo tutto quello che lui aveva fatto, volesse anche recitare la parte del deluso mi faceva saltare i nervi. 
-Credevo che non permettessi a nessuno di dirti cosa fare…- osservò. 
-Ed infatti è così!-replicai incrociando le braccia. 
-E perché tuo marito ti comanda a bacchetta, arrivando persino ad ordinarti cosa puoi fare e cosa non?- 
-Non ci arrivi da solo? La colpa è tua che gli hai raccontato del nostro incontro! Ed hai persino esagerato facendogli credere chissà cosa. Ho dovuto impegnarmi tanto per far in modo che mi perdonasse.- lo rimproverai.
-Ma le sue insicurezze non gli danno il diritto di smettere di trattarti con il rispetto che meriti! Se io fossi al suo posto, non mi comporterei mai così.-
-No, cercheresti di strappare il cuore al tuo avversario.-lo provocai.
Mi stupii decisamente della sua reazione : non strinse i punti furioso, né mi attaccò. Si limitò a scoppiare in una fragorosa risata. 
Mentre lo fissavo allibita, lui mi disse ridacchiando che avevo ragione e che era felice di non aver ricevuto quel trattamento. Mi chiese poi cortesemente di passeggiare con lui.
Il suo comportamento mi aveva sconvolto a tal punto che nemmeno mi accorsi del fatto che mi aveva già preso il mio braccio sotto il suo e aveva cominciato a camminare.
-C’è qualcosa che ti turba, tesoro?- mi domandò.
-Oltre il tuo cambio di comportamento, dici?-
-Esatto! Ti vedo pensierosa … strana …- osservò, guardandomi fisso.
Gli assicurai con un’invidiabile capacità di sintesi che stavo benissimo, puntualizzando del resto che, qualunque cosa avessi avuto, non sarebbe stato affar suo. Lui si fermò e si voltò verso di me, puntando i suoi ammalianti occhi nei miei.
-Non trattarmi così male, dai! Ti ho seguito in questo giardino solo per parlarti. Per chiederti scusa.-
-Il grande Re degli Orchi si abbassa a chiedere scusa ad una come me? Non prendermi in giro!- lo beffeggiai.
Lasciai andare il suo braccio e feci per andarmene, ma mi fermò.
-Diciamo che ho avuto un’epifania morale- si giustificò con un sorriso divertito. Il tono scherzoso del suo discorso mi faceva andare su tutte le furie e mi impediva di prenderlo sul serio. Mi limitai dunque a lanciargli un’occhiataccia e continuare a camminare.
-Hai sofferto così tanto a causa mia … me ne sono reso conto, davvero!- esclamò.
Corse più veloce di me e mi si parò davanti. –Mi dispiace per tutto…- concluse.
Lo fissai sospettosa, cercando di capire se fosse giusto fidarsi di lui. La mente sembrava incapace di ragionare, così come le gambe, che non volevano saperne di muoversi. Soltanto il cuore era iperattivo e batteva all’impazzata nel petto. Lui intanto, senza attendere una risposta, aveva strappato una rosa da un cespuglio e me l’aveva offerta.
-Non ti chiedo di essere la mia amante, no. Solo ti propongo una tregua, come quella che si è instaurata tra i nostri regni. Ci stai?-
Presi il fiore dalle sue mani e ne scrutai i vellutati petali vermigli. Ne staccai uno e lo portai alle narici, beandomi della dolce fragranza.
Fidarmi di Pierre era proprio come afferrare quel meraviglioso fiore : all’inizio sarebbe stato piacevole, ma ben presto la mia mano sarebbe stata ferita da una maligna spina. 
-Cos’ è quella?- mi chiese lui. Alzai lo sguardo e mi accorsi che il mio litigio con lui aveva deviato i miei passi e ci aveva fatto arrivare in un punto del giardino in cui non ero mai stata.
Pensai che probabilmente avevo girato nella direzione sbagliata, spinta dall’unico desiderio di sfuggirgli.
Di fronte a noi c’era una grande fontana di marmo dal bordo decorato da tanti piccoli fiori. Al centro vi era un’enorme statua di una donna. La sua veste formava mille pieghettature, che il capace scultore aveva saputo riprodurre. I suoi capelli erano arricchiti da una corona di fiori veri, che qualcuno le aveva adagiato sulla testa. In mano la donna aveva un’anfora da cui zampillavano diversi getti d’acqua. Ci misi qualche attimo per capire che ogni zampillo era colorato artificialmente così da formare un vero e proprio arcobaleno.
-E’ la Fontana della Primavera- spiegai. -E’ stata costruita su commissione della Regina Candy tanti anni fa. Ne avevo sentito spesso parlare, ma non l’avevo mai vista. E’ bellissima! C’è una leggenda su questa fontana : si dice che se vi si getta all’interno un petalo di rosa e si esprime un desiderio questo si realizza.-
-Un po’ irreale -sostiene - Ma tanto vale provare!-
Strappò un petalo dalla rosa che mi aveva donato e lo lasciò cadere nell' acqua. Si avvicinò lentamente a me, che mi ero appoggiata al bordo della fontana. Adagiò la sua mano sulla mia e mi chiese dolcemente se desiderassi conoscere il suo desiderio.
-No. Ma temo che me lo dirai ugualmente-risposi, tentando di nascondere quanto la sua vicinanza mi mettesse a disagio.
-Un ballo. Vorrei semplicemente danzare con te. E’ così irrealizzabile il mio desiderio?-
Le sue dita si intrecciarono con le mie e si sollevarono a mezz’aria. Con un dito disegnò il profilo del mio fianco e mi adagiò la mano sulla schiena, invitandomi ad avvicinarmi a lui attraverso una leggera spinta.
In pochi attimi mi ritrovai avvolta dalle sue braccia a girare in tondo al suono di una romantica musica, di cui non riuscivo a comprendere l’origine. Una strana sensazione mi prese, un senso di sicurezza che non avevo mai provato.
Avevo l’impressione che quelle braccia, che mi cingevano, sarebbero state capaci di proteggermi da qualsiasi pericolo. Interruppi i volteggi ed appoggiai la testa nell’incavo del suo collo.
“Pierre, sono così spaventata!”sussurrai, senza alcuna vergogna.
-Cosa ti turba, mon cher?-rispose con un tono serio.
Credetti che lui avrebbe capito tutti i miei timori. Ero cosciente che paradossalmente era proprio Pierre, colui che mi aveva portato via Vanilla, ad essere la cosa più vicina ad un amico per me. 
-Diventare madre mi spaventa : finora ho sempre dovuto badare solo a me stessa, ma tra qualche mese dovrò proteggere anche un’altro esserino fragile ed indifeso.- 
-Temi che possa accadergli qualcosa di terribile?-
La sua mano, che mi stava accarezzando i capelli, cominciò a tremare.
-Non necessariamente. Potrei essere io stessa a rovinargli la vita con un minuscolo errore. Del resto come posso sapere io come si cresce un figlio, non essendo altro che un'orfana?-
-Sono sicuro che tu sarai una mamma straordinaria, ma per far sparire i tuoi dubbi perché non chiedi qualche consiglio a qualcuno? Ci sarà stata una persona che hai ritienuto durante la tua infanzia simile ad una figura materna!-
Pensai attentamente ed un viso dolce eternamente sorridente e sereno appari nella mia memoria insieme a due occhi del colore della lavanda. La Regina Candy.
Se c’era una donna che avevo sempre ammirato come esempio perfetto di madre, quella era lei. Con i suoi modi gentili, le dolci attenzione che riservava a sua figlia ed a me. Decisi che il giorno successivo mi sarei recata da lei e le avrei manifestato le mie paure, così che potesse dissiparle.
Un sorriso comparve sulla mia faccia ad indicare la rinnovata serenità, che mi aveva pervaso. Lui se ne accorse e allontanò il mio viso dal suo collo con un gesto delicato. Lo tenne sospeso a mezz’aria a pochi centimetri dal suo, stretto tra le sue mani fredde.
Appoggiai le mie dita più calde sulle sue : sembrava che fossi io in quel momento a doverlo consolare. Da un qualche dolore che non osava pronunciare, ma che riuscivo a vedere rannicchiato in un angolo nelle sue pupille, simile ad un piccolo bimbo tremante.
Riflettei su come fosse riuscito in pochi secondi a passare da una fragorosa risata ad una profonda tristezza. E capii che la prima era simulata.   
Mi resi conto che per la prima volta riuscivo a vederlo vulnerabile, sul serio. Solo in quel'istante si era messo a nudo di fronte a me, senza alcuna spavalderia nè difese.
E le nostre anime avevano scoperto di somigliarsi nella sofferenza. Le sue mani cessarono di cingermi il mento, mentre il suo sguardo vagava chissà dove. Scosse da un improvviso brivido, le mani (poco prima inanimate) tornarono a vivere e si aggrapparono alla mia testa come ad un’ancora. In pochi secondi le sue labbra furono sulle mie, baciandomi con una tale passione come se volesse rubarmi il respiro. Mi strappai alla sua morsa prima che potei, allontanandomi di qualche passo.
-Sei sleale ad approfittare delle mie debolezze per soffocare i tuoi folli istinti. O forse più pazza io a credere che non lo avresti fatto? Ma adesso sono tornata in me, ho di nuovo la forza necessaria e anche se avessi bisogno di un conforto…sarà Houx a darmelo. Sarà mio marito a difendermi.- 
-Spero che ne sarà capace-
Il suo tono non era stato provocatorio nè aggressivo, sembrava più preoccupato e pensieroso*. Non potei fare a meno di chiedermi se ciò che lo affliggeva non mi riguardasse in qualche modo, ma non feci in tempo a porgergli quel quesito che era già sparito in quel labirinto di rovi. Notai a terra la rosa che Pierre mi aveva donato poco prima, calpestata dalle nostre scarpe e mi abbassai pronta a raccoglierla con cura. Alla fine trovai nel palmo della mano poco più che qualche petalo sgualcito. Presi quello che sembrava meno rovinato e lo lasciai cadere sul fondo della fontana.
“Come vorrei che questa fontana potesse cancellare ogni traccia di amore in me, come quelle che, si raccontava, esistevano secoli fa sulla Terra.”
Quanti ardenti sentimenti avevano tramutato in odio! Quante volte avevano mischiato le carte, quante volte la sofferenza ed il tormento erano trasmigrati da un amante all’altro. Quanto desideravo odiarlo o almeno tornare a credere di poterlo fare! Adesso che avevo visto la sofferenza nei suoi occhi e avevo creduto alle sue parole, non mi restava scampo. Ogni risentimento insito nel mio cuore era evaporato via e cosa era rimasto? Un’ardente passione e un immenso amore, che dovevo a tutti i costi soffocare. Osservai il petalo cadere insieme agli altri e osservai gli occhi di pietra della statua di fronte a me.
-Esaudirai il mio desiderio? Sì?-
Sospirai e mi allontanai rimproverandomi di aver creduto ad una superstizione. Già la buona fede era uno dei miei peggiori difetti.
So don’t come back for me
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