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Autore: Geilie    28/02/2015    1 recensioni
«Andiamo via» gli dice un giorno.
(...)
Scat nella sua testa ha provato e riprovato tutto il discorso: non ho niente da offrirti, Minou, non posso permetterti di buttare al cesso il tuo futuro per uno come me, non ne valgo la pena, Minou.
Ma alla fine la carne è debole. Scat è debole, ed è stanco di dire di no.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minou, Scat-Cat
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Geilie
Titolo: Rien de rien
Fandom: Gli Aristogatti
Personaggi: human!Scat-Cat/human!Minou
Rating: giallo; Pg15
Avvertimenti: Angst, Major Character Death
Parole: 1045 (Word)
Note: partecipa alla Battaglia navale organizzata da Pseudopolis Yard. Per quanto tra i due personaggi ci sia comunque una notevole differenza di età, si dà per scontato che Minou qui abbia almeno una ventina d’anni e sia dunque abbondantemente maggiorenne. Titolo ispirato alla celeberrima Non, je ne regrette rien scritta da Dumont/Vaucaire e interpretata dalla Piaf.
Prompt: Scat-Cat/Minou, incidente (by Trick)

 


Rien de rien

 

«Andiamo via» gli dice un giorno.
Il tono è quello perentorio di chi è cresciuto abituato a non dover ricevere mai un no come risposta, ma Scat la conosce bene ‒ troppo bene, che Dio lo aiuti ‒ e riesce a vedere attraverso la facciata di compostezza con cui Minou naviga attraverso le tempeste della vita.
Sta in piedi di fronte a lui, lo sguardo dritto davanti a sé, e l’unica cosa che pare tenerla insieme e impedirle di esplodere è il tailleurino azzurro pastello in cui è strizzata ‒ talmente stretto, pensa Scat, che perfino prendere abbastanza fiato per mettersi a urlare deve risultarle difficile. Si chiede se abbia scelto di indossarlo apposta per impedirsi di fare scenate, ma alla fine per lui cambia poco.
Per sfogare l’evidente frustrazione repressa a Minou non resta che il suo cappellino, che da quando è entrata nel monolocale di Scat non ha smesso di stritolare compulsivamente nemmeno per un istante.
«Andiamo via insieme» gli ripete; la cuffietta ormai è un cartoccio irriconoscibile tra le sue manine guantate.
Scat si alza dal divano, la raggiunge in due passi e le ferma le mani con le proprie.
«Non possiamo, lo sai anche tu» risponde, anche se ormai è stanco, sempre più stanco di dover combattere contro se stesso per imporsi di fare la cosa giusta. Contro se stesso e contro di lei, che di energia per questa battaglia infinita pare averne per entrambi.
«Potremmo, se tu lo volessi!»
«Minou…»
«Cosa ce lo impedisce? I soldi? Lo sai che non sono un problema, ne ho più di quanti ne vorrei!»
«E dove potremmo andare, mh?» chiede lui, e poi si maledice perché le sta dando corda e sa che se le cede anche solo un centimetro potrebbe finire col cederle il campo intero. Specialmente perché lo vorrebbe, vorrebbe darle qualsiasi cosa, ed è così dannatamente stanco di dover fingere altrimenti…
«Dove vogliamo! Inghilterra, Italia, America… perfino in Australia! Possiamo andare ovunque, possiamo partire oggi stesso, devi solo dire di sì!»
È testarda, la ragazzina, sempre stata, ma Scat ha imparato una cosa o due lungo la strada e non è da meno.
«Non credo che fuggire con la figlia del proprio migliore amico sia considerato “socialmente accettabile”.»
«Neanche portarsela a letto,» ribatte lei senza perdere un colpo, una nuova furia a bruciarle gli occhi, «ma non mi pare che questo ti abbia dissuaso.»
Scat sbuffa una mezza risata. «La carne è debole…» le dice, ma sotto sotto è grato di non averle ancora lasciato le mani, altrimenti questa uscita gli avrebbe quasi certamente procurato uno schiaffo.
«Sei un bastardo.»
«Sì» risponde Scat, «sono un bastardo» e per provarlo a se stesso manda al diavolo tutti i suoi propositi e la bacia prima che lei possa replicare. È troppo bella con le sue guance arrossate e la fronte corrucciata in quella minuscola ruga di espressione che fa sempre capolino quando è arrabbiata. È troppo bella con gli occhi lucidi e lo sguardo pieno di disperazione e di determinazione e di speranza. È troppo bella con le spalle esili e il collo troppo bianco perché il filo di perle che indossa possa risaltare davvero. È troppo bella e troppo giovane e troppo preziosa per un vecchio rudere come lui, eppure Scat le lascia andare le mani per prenderle il viso e baciarla ancora, di più, più a fondo, e lei lo respinge solo per un attimo, solo per non dargli subito la soddisfazione, ma poi si lascia vincere e gli si getta contro con una forza tale da farlo barcollare.
Scat nella sua testa ha provato e riprovato tutto il discorso: non ho niente da offrirti, Minou, non posso permetterti di buttare al cesso il tuo futuro per uno come me, non ne valgo la pena, Minou.
Ma alla fine la carne è debole. Scat è debole, ed è stanco di dire di no.
 
Decidono di darsi una settimana per prepararsi alla partenza. Non hanno ancora deciso dove andranno, ma Minou dice che non importa, che sceglieranno strada facendo, di incrocio in incrocio. Scat ride e la lascia fare, e se in parte spera che una settimana possa bastargli per ritrovare il senno e convincere Minou ad abbandonare questa follia, lo dà a vedere il meno possibile e in fondo ci crede poco anche lui. I giorni passano veloci e lui vorrebbe non aver mai perso la testa per lei, vorrebbe essere stato forte abbastanza da non cogliere la malizia in quegli occhi grandi e blu, forte abbastanza da riuscire a staccarsela di dosso la prima volta che lei gli si è presentata in casa fradicia di pioggia e gli è saltata al collo, forte abbastanza da buttarla fuori il giorno dopo e non desiderarla mai più, almeno, e forte abbastanza da saperle dire no ancora una volta e non lasciarsi convincere a scappare via insieme nella notte. Non lo è stato e adesso è troppo tardi e Scat non sa davvero come farà a fronteggiare Romeo e Duchessa, se mai dovesse rivederli.
Forse sta pensando a loro, mentre corre verso la stazione per raggiungere Minou, e forse sono i sensi di colpa che gli appesantiscono il passo e gli annebbiano la mente; forse è solo destino, la crudeltà della vita, il modo che ha l’universo per rimettere le cose a posto, ma quando un passante altrettanto frettoloso lo urta e gli fa cadere la custodia della tromba, Scat si china a raccoglierla senza neanche badare a dove si trova e quando si rialza e vede i fari della macchina che gli vengono incontro è troppo tardi per spostarsi.
È un attimo, un rumore secco che alle sue orecchie suona del tutto estraneo, eppure deve essere venuto dal suo corpo spezzato. C’è luce, tanta, troppa, e non sa più bene di che colore sia il mondo. O che suono abbia. Gli sembrava che fosse più grigio, non così bianco. E più rumoroso. E non stava piovendo? Oh, ma in fondo che importa?
Con una risata che gli rimane chiusa nella testa e nei polmoni e non riesce a raggiungere la bocca pensa che alla fine ha fatto la cosa giusta e si è levato di torno. Minou ha sempre meritato di più, in ogni caso, forse adesso se ne accorgerà anche lei…



 

  
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