3. Who is
Jamie Dornan?
Mi ero sempre chiesta per quale assurdo
motivo nei telefilm dovevano far vedere che alla mattina questi protagonisti
erano tutti allegri, ben truccati, con i capelli acconciati alla perfezione e
una voglia assurda di affrontare la giornata scolastica o lavorativa, al
massimo delle loro forze, quando io ero l'esatto opposto.
Ero sempre assonnata, rispondevo male anche per un misero buongiorno, non avevo
la minima voglia di truccarmi, se non con un filo di matita e i capelli venivano raccolti sempre in una coda alta o magari lasciati
sciolti, ma di sicuro non come potevano essere appena uscita da un
parrucchiere.
Ero seduta da sola su una delle panche situate più in alto in quell'aula
enorme, simile ad una stanza per congressi che nella
mia università veniva usata solo quando arrivavano importanti professori per
corsi extra, e guardavo fissa la porta, aspettando che il professore o John
facesse capolino e si iniziasse la lezione. Intanto tamburellavo con una penna
bic sopra il banco e sbadigliavo, stanchissima. Non ero andata a dormire tardi
il giorno prima, alle undici io e Mad eravamo già
sotto le coperte, ma io la mattina prima delle dieci, come minimo, non riuscivo
proprio a svegliarmi completamente, a carburare. Ero in coma, e profondo anche!
«Tieni», e vidi comparire di fronte a me un
bicchierone di cappuccino fumante, che proveniva proprio dallo Starbucks
vicino.
Mi si illuminarono gli occhi e presi il cartoncino con
tutte e due le mani, portandomelo alle labbra.
Poi mi resi conto che non avevo nemmeno guardato chi era che mi aveva offerto
quel sidro afrodisiaco, così mi voltai per vedere il volto divertito di John.
«Ma.. che ci fai qui?»
«L'assistente?!» rispose con fare ovvio.
Gli diedi una spinta, «ho capitan ovvio seduto
di fianco. Volevo dire.. come hai fatto ad arrivare
fino a quassù? Non ti ho visto entrare.»
«Ho notato; stavo cercando di catturare la tua
attenzione da ore, ma tu dormi proprio ad occhi aperti», mi sfottè lui.
Arricciai il naso, non era vero, magari ero un po' insonnolita, ma fissavo la
porta da un quarto d'ora ormai!
«Ora scendo ad affiancare il professore, mi
raccomando, ti voglio attenta», e mi diede un buffetto sulla guancia, con fare
affettuoso, mentre io bevevo il mio amato cappuccino che caldo mi scorse in
gola.
Appena se ne fu andato e sentii il professore iniziare la lezione, presi un
taccuino dalla borsa, pronta a prendere appunti.
Ero eccitata e sentivo la caffeina fare effetto sulle cellule del mio cervello.
«Buongiorno a tutti, studenti, io sono il professor
Arnold Richardson e sarò il vostro insegnante di regia per l'intero anno di
corso. So che il prossimo anno dovrete scegliere una specializzazione, perciò
ho deciso di farvi intraprendere un'esperienza unica che vi permetterà anche di
avere delle idee più precise, un quadro più completo, su ciò che vorreste
realmente dedicarvi in futuro..»
Continuò a parlare per un'altra ora delle tecniche base di regia, cose che già
avevo studiato, dato che avevo dato l'esame di "regia 1" l'anno precedente,
così stetti ad ascoltare la lezione senza nessuna particolare attenzione, fino
a che le luci non si spensero e sul video proiettore non comparve una foto di
una persona che mi sembrava proprio familiare.
Mi alzai diritta con la schiena, mettendomi composta sulla panca. Sì, Arnold
aveva decisamente catturato la mia attenzione adesso.
Era Florence and the machine, quella donna stupenda che io amavo più di me
stessa. Quante volte Mad aveva
dovuto tapparmi la bocca, perchè andavo in giro per casa a canticchiare le sue
canzoni malinconiche fino alla nausea? Perfino durante qualche video chiamata
su skype, io iniziavo ad
intonare qualche sua canzone, smettendo solo dopo aver sentito l'ennesimo grido
di protesta della mia amica.
Poi la diapositiva cambiò, mostrando Keira Knightley. No, non potevo crederci! Volevano la mia morte?
Vidi il volto di John alzarsi nella mia direzione e cercare il mio sguardo,
mentre soddisfatto incrociava le braccia al petto.
La mia mascella cadde a terra quando sullo schermo comparvero Daniel Radcliffe e poi i Radiohead.
«Che diavolo significa tutto questo?» mimai con le
labbra, in direzione di John che però alzò le spalle, non capendomi.
Fecero vedere altri artisti, tra cui vari attori e boy band inglesi, che non
conoscevo, infine la luce si riaccese, mostrando dei visi sconvolti quanto me.
Una ragazza addirittura stava per strapparsi i capelli, mentre un'altra stava
urlando: «Ma era Jamie Dornan quello?»
C'era il delirio puro in aula e sinceramente era alquanto esilarante.
«Ora ragazzi – ci ammutolì tutti il professore
– verrete uno per uno qui vicino a me e metterete una mano dentro questa
ampolla. Sul foglietto che pescherete ci sarà scritto il
nome di uno degli artisti che avete appena visto proiettato. Queste grandi
personalità dello spettacolo inglese hanno deciso di collaborare con la nostra
importante università per poter darvi l'occasione di
migliorare voi stessi, imparare dal mondo della recitazione e della regia e
diventare un giorno degli ottimi registi, produttori o critici in questo
ambiente. Il voto sarà dato su un piccolo cortometraggio che dovrà durare
massimo un'ora dove riprenderete una giornata tipo di questi personaggi, con tanto
di dietro le quinte e interviste allegate. Non so se
avete presente i documentari di MTV, bhè, vorrei che
somigliassero a quelli. E mi raccomando; massima professionalità. Bene, spero
sia tutto chiaro, ora potete scendere.. educatamente»,
aggiunse, sghignazzando appena le prime ragazze si furono alzate, correndo e
accalcandosi l'una sull'altra.
Io fui tra gli ultimi a mettere la mano dentro il vaso, poichè avevo preso
l'intera storia con serietà, anche se speravo vivamente di leggere il nome di Keira Knightley sopra il
foglietto che avrei pescato, dato che non era ancora stata estratta. Lavorare
per lei sarebbe stato fantastico.
Vidi John farmi l'occhiolino di incoraggiamento e io
gli feci una linguaccia di rimando prima di infilare la mano nel contenitore.
Non presi il primo fogliettino, ma cercai più in fondo, chiudendo gli occhi e
strizzandoli, sperando sempre di più nella mia attrice preferita.
Quando fui pronta estrassi la mano e aprii il
bigliettino. La mia espressione, da emozionata, cambiò radicalmente.
JAMIE DORNAN.
Ecco cosa lessi scritto sopra il mio bigliettino.
John mi si affiancò e, curioso, lesse anche lui.
«Sul serio? Proprio uno di quelli che non so neanche
chi sia?»
Lui scoppiò a ridere divertito dalla mia espressione e da ciò che avevo appena
detto.
«Guarda che dopo il film 50 sfumature di grigio è uno
degli attori più richiesti», mi informò.
Spalancai gli occhi, «l'ho visto quel film e mi ha
fatto schifo», dissi con tono acido, allontanandomi da lui per dirigermi alla
lavagna e scrivere il nome dell'uomo di fianco al mio.
Non feci in tempo a voltarmi che la stessa ragazza che aveva urlato poco prima
il nome di Jamie Dornan, mi prese per le spalle e
iniziò a scuotermi.
«Ti prego, ti scongiuro, ti supplico; fa a cambio con
me!»
Aveva almeno respirato? Mio dio, certi elementi mi mettevano paura.
«Ehm – e le tolsi le mani dalle mie spalle
– chi hai tu?» e mi ritrovai di nuovo a sperare in Keira.
«I The Wanted», disse
speranzosa.
Storsi la bocca, prima di scoppiare a ridere. Mi ricordo che una delle loro
canzoni era stata la colonna sonora del mio viaggio di maturità ad Ibiza, su quelle note io e le mie amiche ne avevamo
combinate di tutti i colori, ma poi non li avevo più sentiti, perciò preferii
tenermi lo sconosciuto.
«No, grazie.»
La vidi guardarmi malissimo e girare i tacchi, diretta di nuovo al suo posto.
Per tutta la lezione continuò a fissarmi in malo modo. Avevo seriamente paura
di cosa avrebbe architettato per farmela pagare.
«..E quindi alla fine mi tocca lavorare per quel
deficiente, perchè solo un deficiente può accettare una parte del genere, che
ha recitato in quel film di merda sul sesso, che anche chi non se ne intende di
regia direbbe quanto sia girato male, mentre a scuola c'è questa ragazza
spagnola, penso dall'accento, che mi guarda sempre come se mi volesse uccidere
da un momento all'altro.»
Stavo seduta sulla sedia della cucina, mentre spiegavo a Madeleine come mi era
andata la giornata e mi mettevo intanto lo smalto rosso sulle unghie delle
mani. La mia amica ascoltava interessata, cucinando nel frattempo qualche
piatto italiano.
A pranzo avevamo mangiato entrambe in un fast food e io li odiavo seriamente da morire. Al solo pensiero
dell'olio fritto o dell'unto mi si accapponava la pelle.
«Come hai detto che si chiama questo?» mi chiese lei,
sghignazzando divertita.
«James Nordan, mi sembra.»
Aspettai di finire a mettermi lo smalto sull'unghia del mignolo, per sbottare
con un tono di voce altissimo.
«Ma poi lo sai che anche John deve fare
quest'esperienza? E sai chi si è preso? ED SHEERAN!»
urlai.
Mad scoppiò a ridere.
«Tu stai delirando, è solo un lavoro per un voto
all'università, devi stare calma.»
Sbuffai; certo, lo sapevo che l'importante era fare un buon lavoro, ma proprio
io dovevo ritrovarmi a lavorare con uno di cui non avevo mai sentito parlare?
Era ingiustizia.
«La tua giornata invece com'è andata?» le chiesi,
soffiando sulle unghie della mia mano, sperando che lo smalto si asciugasse
velocemente.
«Sai l'amico di John? Quello carino, moro? Abbiamo il
corso di letteratura orientale insieme.»
Spalancai la bocca.
«Con David? Quello figo!» esclamai eccitata.
Lei si voltò, lasciando per un attimo i fornelli, e mi fece l'occhiolino. «Dai, che non va poi tutto così male.»
Risi divertita. Aveva ragione, dovevo smetterla di essere cos“ negativa;
l'indomani lo avrei incontrato insieme al suo manager e magari avrei scoperto
che era un uomo simpatico e non montato. Insomma, qualcuno con cui era bello
lavorare, alla fine quello era l'importante.
Prima di andare a letto decisi di
prendere il mio laptop e condurre delle ricerche basi; non potevo presentarmi
senza conoscere un minimo la sua carriera. Scoprii che
era irlandese, di Belfast precisamente, aveva girato una serie tv che stava riscuotendo molto successo e che era notevolmente apprezzato,
anche se non era ancora sicuro di interpretare di nuovo il ruolo di Christian
Grey nel sequel.
Quella sera mi addormentai con il pc acceso, mentre guardavo
quel suo telefilm, e mi parve di ricordare che sognai un uomo affascinante,
dagli attraenti occhi azzurri, così particolari da risultare quasi grigi. Quegli
occhi gravarono su di me per tutta la giornata successiva.
**
Mi scuso vivamente per il capitolo corto e schifoso, nella mia testa era molto meglio hahah ma vi giuro che nel prossimo mi impegnerò molto di più e che si inizierà ad
entrare nel centro della storia!
Grazie a tutti coloro che leggono la mia storia, pur
non essendo un granchè, mi riempite il cuore di gioia.