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Autore: Pervinca95    01/03/2015    19 recensioni
Avete presente "La guerra dei mondi" di Steven Spielberg? Ecco, immaginate qualcosa di vagamente simile in cui i protagonisti, però, sono due ragazzi del liceo e il cui unico sentimento capace di accomunarli è l'odio reciproco: David Trent e Sarah Anderson.
Il primo è il tipico bello e dannato, arrogante fino al punto giusto e indisponente oltre i limiti dell'immaginazione.
La seconda è una ragazza come tante, determinata e testarda, che non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno; al contempo, però, è anche sensibile e dolce, un'inguaribile romantica.
*REVISIONE E CORREZIONE IN CORSO- POSSIBILI AGGIUNTE*
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Dal capitolo tredici:
Con la mano libera mi afferra il polso e lo stringe.- Sarei comunque in grado di fermarti in tempo, quindi la tua minaccia non mi sfiora nemmeno di striscio-
Sollevo un sopracciglio scettica.- Non è vero, non ce la faresti- replico convinta.
- Vuoi scommettere?-
- Ci sto-
- Ok, allora, se io vinco...- Fa una pausa e guarda il soffitto in fase meditativa, dopo poco riporta lo sguardo su di me, ma una strana luce illumina i suoi occhi.- Se io vinco tu dovrai spogliarti-
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Verso la base militare





L'alba di un nuovo giorno. Anche se non riesco a vederla dal momento che le tende di questa casa sono state tutte sapientemente tirate sulle finestre da David. 
Riesco a capire che si tratta di un nuovo giorno solo grazie alla sveglia sul comodino che in questo momento sta annunciando le dieci del mattino. 
Sbadiglio e mi volto a guardare David accanto a me. Mi sembra di rivivere la stessa scena di qualche giorno prima, quando gli avevo preparato la colazione e l'aveva rifiutata per via della storia sull'immaginario Timothy. Mi pare impossibile credere che siano trascorsi sì e no quattro giorni. Nel frattempo sono accadute così tante cose che hanno fatto estendere l'arco temporale di quei giorni, che se nella realtà sono quattro, nella mia mente si sono allargati a dieci.
L'incontro con gli altri ragazzi, con Clarice, con l'odiosa gallina chiamata Jessica, la mia uscita fuori dalla tana, il mio ritorno poco felice, la decisione di dividerci dagli altri... insomma una marea di eventi tutti concentrati in un lasso di tempo troppo breve perché il mio cervello riesca ad assimilarli. 
Osservo David ed un sorriso affiora sulle mie labbra senza che nemmeno me ne renda conto. Anche il fatto che lui sia diventato il mio ragazzo e che abbia confessato di amarmi mi sembra surreale. Ma non perché è successo in fretta, bensì perché credevo che non sarebbe mai successo. Non avrei mai immaginato che potesse ricambiare i miei sentimenti e che addirittura me lo dichiarasse. Ogni volta che ci penso sento i condor librarsi in volo nel mio stomaco. Tipo adesso. 
Alzo un braccio e con le dita gli tiro indietro alcuni ciuffi di capelli ricaduti sulla fronte. Scendo con la mano ed accarezzo la sua guancia col pollice, non notando che nel frattempo ha aperto gli occhi e che mi sta osservando. Sobbalzo non appena me ne rendo conto e ritraggo il braccio di scatto. 

- Oddio mi hai fatto paura- esclamo portandomi una mano sul cuore. 

Scoppia a ridere e si distende a pancia in su.- Pensavo che tu fossi rimasta folgorata dalla mia bellezza, non che ti fossi spaventata.- 

- Se apri gli occhi di scatto, come nei film horror, è ovvio che mi fai prendere un colpo- ribatto ancora scossa. 

Volta la testa verso di me e mi osserva con un sorriso divertito pennellato sulle labbra.- Hai paura dei film horror?- 

- Certo che ne ho paura- dichiaro come se fosse una cosa ovvia.

- Oh povera cucciola- mi prende in giro sghignazzando.- Ha paura del buio e dei film horror.- 

- Cattivo- lo rimbrotto facendo l'offesa.- Il giorno in cui troverò le tue debolezze te le schiafferò in faccia prendendomi gioco di te- concludo con tanto di linguaccia. 

Si gira su un fianco e si puntella sul gomito.- Ho solo una debolezza- confessa mordendosi un labbro ed assumendo un'espressione pericolosamente sexy. 

Deglutisco con la gola secca in un disperato tentativo di mantenere l'autocontrollo.- E qual è?- 

Mi afferra un braccio e mi fa scivolare vicina a lui, dopodiché abbassa la testa sul mio collo e ci deposita un piccolo bacio.- Sei tu- bisbiglia salendo con lo sguardo per puntarlo nei miei occhi. 

Il mio cuore si è fermato fin da quando mi ha preso il braccio, adesso non lo sento nemmeno più. 
Non vuole ricominciare a battere. È andato in vacanza insieme al cervello.

Circondo il collo di David con le mani e sposto lo sguardo sulla sua bocca.- Spero di non farti lo stesso effetto che i film horror ed il buio hanno su di me- dico scherzosamente. 

Ridacchia e si abbassa per lambire la mia bocca con le sua. Chiudo gli occhi e mi godo la sensazione di averlo vicino e poterne gustare il sapore. 
Si stende su di me, senza pesarmi, ed approfondisce il bacio portando la lingua nella mia bocca. Muovo le labbra con avidità e lascio navigare una mano sino ai suoi addominali. 
Non appena comincio a massaggiargli lentamente la pelle, rilascia un gemito strozzato sulla mia bocca e si allontana di qualche centimetro. 

- Decisamente no- afferma col fiato corto.- Non mi fai lo stesso effetto che i film horror ed il buio hanno su di te.- Scende sul mio collo e schiude la labbra per toccare la mia pelle con la punta della lingua.- Tu mi destabilizzi- mormora arrivando alla spalla e mordendola piano. 
Mugolo di piacere e riporto le braccia attorno al suo collo, per stringerlo a me. Gli sfioro la clavicola con la bocca e successivamente la ricopro di piccoli baci.
A quel punto David riporta le labbra sulle mie e mi bacia dolcemente, mentre con una mano mi accarezza il viso. Ci allontaniamo di poco per guardarci negli occhi e mi scappa un sorriso. 
Un sorriso di felicità. Perché ho la consapevolezza che stiamo insieme, che nessuno ci può dividere e che lui mi ama. 
Ed è proprio quest'ultima a rendermi più felice.  

Gli scompiglio i capelli e ridacchio della sua smorfia. Si solleva da sopra di me e scende dal letto, mentre io insistito a fissarlo incuriosita. 
Punta i suoi occhi nei miei ed un sorriso sghembo si fa largo sul suo volto.- Lo sai cosa succede a chi mi tocca i capelli?- domanda scrocchiando le dita delle mani. 

Sollevo un sopracciglio e mi puntello sui gomiti.- Sinceramente...- lascio la frase in sospeso e schiocco la lingua al palato.- Me ne frego- concludo provocatoria. 

Il suo sorriso si allarga, come se non avesse desiderato altro che quel tipo di affermazione. Abbassa la testa e comincia a camminare attorno al letto come uno squalo attorno alla sua preda.- Hai dato la risposta sbagliata- afferma scuotendo il capo.

Si fa più vicino e mi afferra una caviglia. Lancio un urlo divertito e, mentre mi strozzo dalle risate, mi fa scivolare fino a sé. Malgrado i miei goffi tentativi di ribellarmi riesce a caricarmi su una spalla e anche a tastarmi il sedere da sopra i pantaloncini. 

- Il solito maniaco- replico tirandogli uno scappellotto sulla schiena nuda. 

- È roba mia questa, posso farci quel che voglio- dichiara sghignazzando e facendomi battere forte il cuore. Gli sento sollevarmi la maglietta sul fianco e depositarci un bacio.- Tutta mia- ribadisce prima di muovere dei passi per dirigersi fuori dalla camera.

Sorrido scuotendo la testa e sospiro divertita. Nel frattempo giungiamo in cucina e David mi adagia delicatamente sul pianale. Posa le mani sulle mie gambe nude ed incatena i suoi occhi color ambra coi miei.- Tu, adesso, mi cucinerai la colazione- ordina con un'espressione spavalda.- Chiaro il concetto?- 

- Non credo proprio- ribatto incrociando le braccia sul petto e facendomi scappare un sorriso. 

Abbassa la testa aggrottando le sopracciglia in una posa quasi teatrale.- L'ho sempre saputo che eri dura di comprendonio, oltre che ottusa, logorroica e petulante, ma così...- Solleva lo sguardo e mi osserva meravigliato.- Così mi stupisci- 

- Ma dai- mi lamento ridendo e tirandogli un leggero schiaffetto sul capo.- Se prima avrei potuto cedere ed accettare di farti la colazione, adesso quell'unica possibilità è scomparsa- affermo voltando il viso di lato e cercando di mostrarmi stizzita.- Puff- aggiungo con un gesto della mano. 

- Hai ragione, scusa- gli sento dire in un tono sconsolato. Ritorno a guardarlo e sospira pesantemente. Ha chiesto scusa? Davvero? No, non è possibile. Non che non avesse mai chiesto scusa prima, ma tutte le volte che lo ha fatto si trattava di discussioni molto più pesanti e su argomenti molto più importanti.- Ho dimenticato di aggiungere che, oltre ad essere dura di comprendonio, ottusa, logorroica e petulante, sei anche crudele. In una sola parola: una strega- conclude con un ghigno divertito stampato in faccia e lasciandomi per un attimo disorientata. 

Appena mi riprendo ed assimilo tutte le sue parole, riduco gli occhi a due fessure e lo fulmino.- Come osi?- 

Si fa più vicino e fa scivolare le mani sino ai miei fianchi. Dopodiché mi osserva con le sue brillanti gocce d'ambra ed un mezzo sorriso da bambino cattivo.- Ti ho già detto che hai gli occhi più belli del mondo?- domanda di punto in bianco, facendomi perdere più di un battito. 

Deglutisco emozionata.- Hai detto che ho gli occhi più belli che tu abbia mai visto, e che in confronto quelli di Jessica Wright fanno schifo- aggiungo con una leggera smorfia. Solo il nome Jessica ormai m'ispira odio, proprio per il fatto che lo ricollego sempre a quella gallina dalle mani lunghe.

David mi spinge contro il suo corpo e mi afferra i polsi per portare le mie mani sopra le sue spalle. Gli circondo il collo e continuiamo a fissarci intensamente.

- Quella che ho visto era una smorfia?- mi canzona divertito. 

- No- ribatto guardandolo male. 

- Bene, perché...- Fa spallucce.- Dopotutto Jessica è stata importante per me, forse la più importante tra tutte le altre ragazze che ho avuto- conclude con un'espressione seria, come se la sua mente stesse rievocando ricordi piacevoli e lui li guardasse con nostalgia.
La mia, invece, si sta tingendo di rosso e tra poco, ne sono sicura, vedrò tutto di quel colore. 

Allontano le mani da lui ed abbasso la testa alla ricerca di un modo per scendere da questo maledetto pianale, oltretutto freddo, che mi sta diventando troppo stretto. 
Che diavolo vuol dire questo discorso adesso? Più cerco di capirlo e più sento il sangue ribollirmi nelle vene. 

- Cosa cerchi di fare?- mi chiede passandomi le braccia dietro la schiena e bloccandomi. Cerca il mio sguardo mentre io lo rifuggo come la peste bubbonica, e poco dopo lo sento ridere.

- Non c'è nulla da ridere, mio caro- lo riprendo furente, tentando di spingerlo via con la mia debole forza. 
Mi prende il mento tra due dita e m'immobilizza la testa, riuscendo a far incontrare i nostri sguardi: il suo divertito, il mio irato. 

- Ma, secondo te, dicevo sul serio?- domanda abbassando il tono di voce e rendendolo più dolce.- Credi davvero che qualcuna delle ragazze che ho avuto, Jessica compresa, possa minimamente competere con te?- 

Sbuffo dal naso e provo a muovere la testa. Inutilmente.

- Hai avuto tante belle ragazze- mi tocca ammettere, seppur mi dia non poco fastidio. Scrollo le spalle in un vano tentativo di non mostrarmi indispettita dalla cosa.

- Non mi riferisco alla bellezza, anche se su quel fronte puoi dormire tra due cuscini- dichiara con un ghigno.- Mi riferisco a ciò che provo per te. Non è minimamente paragonabile a quello che sentivo per tutte le altre. Da una parte il tutto, da una parte il nulla- conclude facendo scivolare via la mano dal mio viso ed approssimando le distanze.- Perciò oltre a dura di comprendonio, logorroica, petulante e crudele, sei anche credulona- soffia sulla mia bocca.- Di bene in meglio- dice sorridendo. 

Socchiudo gli occhi ed avvicino il viso al suo.- E tu sei uno stupido, ti diverti a farmi saltare il nervoso- 

- Quello è il mio hobby preferito, anche se mi diverto di più a vederti gelosa- afferma, appoggiando le labbra sulle mie e non dandomi più modo di controbattere. In compenso gli prendo una ciocca di capelli e la tiro, seppur delicatamente. 
Inclina la testa di lato e mi passa una mano dietro al collo. Con le gambe gli vado a circondare i fianchi e lo attiro a me, gustandomi la sensazione della sua calda pelle contro i polpacci. 

Si allontana di poco dalle mie labbra e respira affannosamente.- La colazione può aspettare- dichiara prima di rifiondarsi sulla mia bocca. Mi solleva dal pianale e comincia a camminare a tentoni per la stanza. Sbatto il sedere contro lo spigolo del tavolo e mugolo di dolore. David, invece, sorride sulle mie labbra e mi passa una mano sulla zona colpita, massaggiandola con dolcezza.
Dopo poco mi ritrovo distesa sul divano con lui sopra di me. Ci guardiamo negli occhi per vari secondi, mentre io corro ad avvolgergli il collo con le mani. 
I suoi lucidi frammenti d'ambra mi osservano intensamente, non mascherando le sue emozioni. Riesco a leggerci tanta eccitazione, ma soprattutto un qualcosa che mi fa battere forte il cuore. Amore.

Mi perdo in quello sguardo e dopo poco mi ritrovo a sorridere.- Credo che siano i tuoi gli occhi più belli del mondo- affermo convinta. 

Si piega lentamente su di me e mi sfiora il naso col suo, fiatando sulla mia bocca.- Dopotutto cosa non è bello in me?- risponde aprendosi in un sorriso. 

Ridacchio e gli mollo una leggera spinta sulla spalla.- Dai, hai ucciso l'atmosfera romantica che avevo creato.-

- E ne vado fiero. Ho intenzione di farne una strage- ribatte con decisione, abbassando il capo sul mio collo e sghignazzando.- Il romanticismo deve essere sterminato brutalmente.- 

Lo stringo nel mio abbraccio ed inspiro profondamente, con un sorriso felice sulle labbra.- Sei un mostro- lo appunto divertita.- Ma sono sicura che ti ricrederai e che finirai con l'essere stucchevolmente romantico. Il giorno in cui stenderai un tappeto di fiori sotto i miei piedi...-

- Non avverrà mai- m'interrompe tornando a guardarmi. Si apre in un sorriso impietosito e scuote la testa.- È quasi commovente il tuo modo d'illuderti. Molto struggente- asserisce baciandomi a stampo.

Gli lancio uno sguardo di sfida e sorrido beffarda.- Vedrai.- 

Alza gli occhi al soffitto e ride sulla mia bocca.- Aspetta e spera, illusa broccoletta- sussurra depositando un bacio sulla mia guancia. Dopodiché mi passa una mano sulla fronte per spostarmi alcuni ciuffi e lo vedo seguire quel suo movimento con gli occhi, come se fosse incantato. Torna a puntare lo sguardo nel mio e pochi istanti dopo si abbassa lentamente sulle mie labbra per impegnarle con le sue.
Mi bacia con morbidezza, quasi velatamente, lambendo la mia bocca con calma e tenerezza. E nel frattempo mi accarezza il viso con la punta delle dita, facendomi sciogliere ad ogni tocco. 
Sollevo il mento ed incremento la velocità del bacio, desiderosa di un contatto più profondo. David risponde nell'immediato, adagiando il suo petto sul mio ed insinuando la lingua nella mia bocca, mentre con una mano scende a sfiorarmi la pelle su un fianco. 
Rimaniamo avvinghiati in questo modo per svariati minuti, fin quando non avverto una familiare vibrazione propagarsi nell'aria. 
Interrompo il nostro bacio e sgrano gli occhi di colpo. David assottiglia i suoi ed apre la bocca per domandarmi qualcosa, ma prima che riesca a far uscire un soffio d'alito intuisce il perché del mio repentino cambiamento.
Si alza con una velocità impressionante e mi trascina in piedi con sé con la medesima rapidità. Mi afferra una mano, stringendola nella sua, e corriamo in un'altra area dell'appartamento, più precisamente nella seconda camera da me una volta utilizzata.
Chiude la porta dietro di sé e ci si appoggia sia con la schiena che con la testa, liberando uno stanco sospiro di sollievo. 

Mi soffermo ad osservarlo mentre il suo sguardo si perde sul soffitto e la paura dilaga nel mio corpo. 
In questi due giorni trascorsi in assoluta tranquillità mi ero quasi allontanata dal pensiero di quei mostri. Stavo ricominciando a vivere e smettendo di sopravvivere. Stavo accantonando il terrore per riprendermi in mano la serenità che solo accanto a David riesco a ritrovare. 
Ma, ovviamente, non tutto è destinato a durare. 
Ed adesso ricomincio a provare quella spiacevole sensazione capace di mandarmi in tilt il cervello ed immobilizzarmi sul posto: il panico. 

Mi sento tirare il braccio ed alzo lo sguardo su David, che mi sta fissando con gli occhi semichiusi. Mi fa avvicinare a sé e poco dopo mi ritrovo avvolta nel suo abbraccio protettivo. Deposito la testa sul suo petto e faccio calare le palpebre, beandomi di quel piccolo momento di pace attorno al mare di orrori che ci circonda fuori da questa casa. 
Se solo il suo piano funzionasse... sarebbe la fine di tutto e l'inizio di una nuova vita. Potrei rivedere la mia famiglia e smettere di pregare che non sia successo loro nulla.

Sento David stringermi più forte ed appoggiare le labbra sui miei capelli.- A che pensi?- mi domanda in un flebile sussurro. 

Affondo ancor di più nel suo petto ed espiro profondamente.- A tante cose- affermo portando una mano sul suo fianco.- Alla mia famiglia, al tuo piano, a questa situazione... alla paura. Ho tanta paura- confesso infine in un sospiro.

Uno strano silenzio cala pesantemente su di noi. Apro gli occhi, ma rimango immobile nella mia posizione, mentre con un orecchio riesco a percepire il battito accelerato del suo cuore. Sorrido d'istinto, felice che la mia vicinanza gli faccia provare qualcosa. 

- When I see your smile, tears roll down my face I can't replay- intona ad un certo punto, facendomi sgranare gli occhi e battere il cuore all'impazzata.- And now that I'm strong I have figured out how this world turns cold and it breaks through my soul- continua a canticchiare con la bocca tra i miei capelli.- And I know, I'll find deep inside me, I can be the one.-

Sposta le labbra sul mio collo e ci deposita un piccolo bacio.- I will never let you fall- sussurra dolcemente, seguendo la melodia.- I'll stand up with you forever- prosegue, prendendo a cullarmi.- I'll be there for you through it all. Even if saving you sends me to heaven- conclude alzandomi il mento e facendo incastrare i nostri sguardi. Si apre in un sorriso divertito e m'indica con un cenno del capo.- Hai gli occhi lucidi- constata sghignazzando. 

- È colpa tua- replico con la voce rotta e tirando su col naso.- Stupido.- 

Ride e si piega su di me per nascondere il viso sulla mia spalla. Inspira profondamente e subito dopo mi sfiora il collo con la punta del naso, provocandomi un brivido lungo la schiena.- Farò in modo che non ti succeda nulla- sussurra con serietà.- A qualunque costo.- 

Si ritrae lentamente e pone una mano sulla mia guancia destra, permettendo ai nostri occhi d'incatenarsi. Appoggio la mano sulla sua e piego di poco la testa per abbandonarmi al calore del suo palmo. 

- Voglio che non succeda nulla nemmeno a te- affermo angosciata.- Dobbiamo uscirne vivi entrambi da questa situazione. Senza di te non vado da nessuna parte- mormoro con un filo di voce. 

Il solo pensiero che gli possa succedere qualcosa di brutto o, peggio, d'irreparabile... mi distrugge. Sono sicura che non sarei capace di andare avanti. E preferirei di gran lunga morire annientata dal dolore piuttosto che vivere una vita senza la sua presenza costante.

David mi osserva intensamente per qualche altro istante, dopodiché si abbassa su di me e mi bacia delicatamente, facendo scorrere un braccio dietro la mia schiena per stringermi a sé. Rispondo al bacio con disperazione, reggendomi ad una sua spalla per alzarmi sulle punte e passando l'altra mano tra i suoi capelli. 
Dopo poco porta la bocca sulla mia fronte e ci deposita un lungo e casto bacio.- Ne usciremo vivi entrambi. È una promessa- bisbiglia alzandomi il mento per guardarmi negli occhi.- Ti fidi di me?- 

Annuisco con vigore.- Ciecamente.- 

Sorride e mi sposta dei capelli dal viso.- Bravo Fuffi- conviene sghignazzando. 

- Ma dai- mi lamento ridendo e tirandogli un leggero schiaffetto sulla mano.- Hai rovinato di nuovo l'atmosfera romantica che si era creata.-

- Te l'ho detto- asserisce con un sorriso sghembo stampato in faccia.- Sono intenzionato ad annientare il romanticismo. Deve sparire dalla faccia della Terra- conclude divertito. 

Sollevo un sopracciglio e mi rialzo sulle punte per farmi più vicina al suo viso.- Eppure prima, mentre mi cantavi la canzone, sei stato molto romantico- gli faccio presente, con l'intento d'incastrarlo e fargli abbandonare la sua folle idea.

Mostra una smorfia infastidita e mi attira a contatto col suo corpo.- È colpa tua- risponde facendo calare lo sguardo sulla mia bocca.- Mi porti a fare cose per me innaturali- sussurra facendosi sempre più vicino. 

- Allora...- Mi mordo un labbro per farlo cadere nella mia trappola e trattengo un sorriso malvagio appena mi rendo conto che ha seguito quel movimento con gli occhi accesi dal desiderio.- Potresti ripetermi che mi ami... Magari adesso- butto là con nonchalance.

- Non se ne parla- ribatte di colpo, mandando in frantumi il mio piano. Riporta i suoi frammenti d'ambra nei miei occhi e sorride beffardo.- Quello non succederà mai più. Una volta è stata più che sufficiente.- 

Sbuffo dal naso e lo fulmino con lo sguardo.- Cattivo- lo rimbrotto accigliata. Anche se nel mio profondo so bene che prima o poi riuscirò a farlo cedere. È tutta una questione di tempo. 

Di colpo sposto la testa verso la finestra e tendo l'orecchio, percependo che la vibrazione di prima si sta pian piano attenuando. 
David mi allontana da sé e si avvicina alle tende, ne scosta una e guarda al di fuori. I suoi occhi si muovono velocemente da una parte all'altra ed i muscoli sul suo viso si tendono sempre di più, conferendogli un'aria dura e severa. 
Appena la vibrazione svanisce mi porto una mano sul petto e libero un sospiro.- Se n'è andato- affermo sollevata. 
Un attimo più tardi un rimbombante frastuono si propaga nell'aria, facendo vibrare i vetri ed il pavimento sotto i nostri piedi. Appoggio una mano al muro accanto a me e lancio delle occhiate spaventate a David.- Che sta succedendo?!- grido per farmi sentire sopra il fragore. 
Lui contrae improvvisamente la mascella e torna da me con rapidità e quasi urgenza. 
Colloca le mani sopra le mie orecchie e mi spinge contro la parete, venendomi subito addosso e deponendo le labbra sui miei capelli. 
Corrugo la fronte, chiedendomi cosa stia succedendo, quando, tutt'ad un tratto, tante grida ovattate dai palmi di David giungono al mio udito. Sgrano gli occhi e me li sento subito inumidire. 

Le orride immagini di ciò che vidi fuori dal rifugio si ripresentano prepotentemente nella mia mente. 
Agguanto la cintura dei pantaloni di David e la stringo con forza, mentre il mio respiro si fa gradualmente più concitato. 
Quelle persone... la loro pelle... Un grido colmo di dolore si libra nell'aria, facendomi stringere lo stomaco e salire la nausea. 
E non posso fare nulla per loro, assolutamente nulla. Mentre nel frattempo vengono dilaniati come un pezzo di carta, sbucciati come un frutto e mangiati voracemente. 
Il cuore mi batte all'impazzata e le mani iniziano a tremarmi per la frustrazione e la paura. 
Perché tutto questo? Perché queste macchine non possono essere come TJ? Perché le persone devono morire tra queste atroci sofferenze?

Altre urla grottesche raggiungono le mie orecchie. Ed immediatamente il pensiero mi corre a Bim. Anche lui... lui è stato... Una lacrima scivola sulla mia guancia e si deposita sul petto di David. 
Le sue grida disperate mentre veniva squarciato mi sono rimaste nella testa, incastrate in ogni angolo con forza, e sono sicura che non riuscirò mai più a togliermele. 
A rapidi intervalli, davanti ai miei occhi, si susseguono le immagini di quel giorno fuori dal rifugio. Sangue ovunque: sui muri, sulle strade, sulle macchine, sul cielo. E quella pelle... quell'unico tenue colore in un mare di rosso. 

Un ultimo urlo si solleva al cielo insieme ad un assordante boato. Scuoto la testa e dei violenti singhiozzi prendono ad uscirmi dalla bocca.- No...- bisbiglio in un lamento, pensando a come quelle persone adesso saranno ridotte. 

- Shh- sussurra David, stringendomi forte a sé.- Finirà presto. Molto presto.- Mi solleva il viso e punta i suoi convinti occhi nei miei.- Te l'ho promesso, e così sarà- conclude senza allontanare lo sguardo dal mio. 
Annuisco piano e gli passo le braccia attorno ai fianchi. Si avvicina lentamente e deposita le labbra sulla mia fronte per baciarmi con delicatezza. 
Chiudo gli occhi e rimaniamo immobili mentre mille pensieri ci affollano la testa e tante speranze ci danno la forza di continuare a lottare. Ma oltre tutta questa coltre di dubbi, nella mia mente si fa largo una certezza. La certezza che niente e nessuno potrà mai dividerci. 




                                                                        *  *  *




- Sei pronta?- mi domanda David, prendendomi una mano. 

Ancora una volta, con la benda sugli occhi e con il cuore che batte furiosamente nel petto, mi ritrovo ad annuire seppur non sia affatto convinta. 
Dopotutto non ho scelta. Dobbiamo andare alla base militare e raccogliere sia la dinamite che il detonatore, nella viva speranza che ce ne sia uno. 
Sebbene David si sia più volte impuntato sul fatto di volerci andare da solo, non ho mai ceduto. Il signorino se lo può assolutamente scordare se pensa di poter fare tutto in solitudine. Siamo una squadra e dobbiamo sempre rimanere uniti. 
Rischierei l'infarto se gli succedesse qualcosa e non lo vedessi tornare a casa. 
E dunque, dopo una serie di trattative poco pacifiche, siamo giunti di comune accordo a questa decisione: andarci insieme. 

- Ok, allora si parte- asserisce aprendo la porta e trascinandomi fuori con sé.- Sta' attenta, qui cominciano le scale... Anzi...- Mi passa le braccia sotto le ginocchia, facendomi spaventare e scappare un flebile gridolino, e mi solleva da terra. Sghignazza divertito e mi stringe al suo petto, mentre io vado ad avvolgergli il collo per sorreggermi.- Così facciamo prima- afferma cominciando a scendere di corsa i gradini. 

- Mi stai portando come una principessa- gli faccio notare con un sorriso da orecchio a orecchio. 

- Assolutamente no- ribatte con una risatina beffarda.- Ti sto portando come un'impedita.-

Sollevo un sopracciglio e la mia espressione gioiosa cambia in una stizzita.- Sei un cafone. Anzi, un troglodita scimmione senza tatto- dichiaro sbuffando dal naso.- Non meriti di portare la mia regale persona in braccio, ma per stavolta te lo concedo- concludo con un gesto della mano. 

- Che onore- mi canzona fin troppo divertito. Perché ovviamente il tipetto non ha ancora compreso che non sto affatto scherzando. 

- Dici bene, mio caro- affermo annuendo.- Sei il primo a cui permetto tanto.- 

- E l'ultimo- mormora al mio orecchio, baciandomi subito dopo il lobo. Il cuore mi perde una quantità infinita di battiti, rischiando di farmi morire, e le guance mi si surriscaldano. 
Mio Dio, mio Dio. Che cos'ha detto? Il mio cervello è andato in latitanza dopo le sue parole, e chissà quando tornerà a farsi vedere. 
Sbaglio o ha detto qualcosa del tipo che vuole essere il primo e l'ultimo, in una parola: il solo? No, non me lo sono immaginato. Non posso essere impazzita da un momento all'altro. Il punto della questione era quello. 
I condor riprendono a svolazzare felici nel mio stomaco con la stessa velocità di una centrifuga ed un sorriso spontaneo si fa largo sulle mie labbra. 

Appoggio la testa sulla sua spalla ed annuisco piano, sfregando la punta del naso contro il suo collo.- E l'ultimo- ripeto in un sussurro. 

Sento che giungiamo al pian terreno ed i miei piedi tornano a toccare il suolo. Adesso manca solo un'altra porta, dopodiché saremo fuori e privi di protezione. Ancora una volta ad attraversare la nostra città morta e sepolta. 
David mi trattiene a sé con le mani sulla mia schiena e poco dopo ne fa scivolare una nella mia per intrecciare saldamente le nostre dita. 
Non riesco a vedere che cosa stia osservando, ma sento comunque i suoi occhi su di me ed il suo respiro sulla mia fronte. 
Sospira pesantemente e mi passa una mano fra i capelli, buttandomeli dietro le spalle.- Adesso usciamo- m'informa con un tono di voce serio. 

Annuisco e cominciamo a muovere dei passi verso quel confine oltre il quale saremo in pericolo. Il cuore riprende a battermi rapidamente e le mani a sudarmi, come se almeno loro volessero sgusciare via da questa situazione. 
Un sinistro cigolio si propaga per l'ingresso, facendomi intuire che la porta è stata aperta e che tra poco dovremo correre. 
Rumori di sassi e calcinacci che collidono sotto il passo di David riempiono il silenzio della città, rendendo il tutto ancora più inquietante.
Mi mordo un labbro ed avanzo dietro di lui. 

Ho paura, come ogni volta che siamo usciti dal rifugio. Paura per me, ma soprattutto per David. Per ciò che i suoi occhi vedono, per ciò che deve psicologicamente sopportare in questo momento e per il fardello di portarmi con sé. 
Mi ero impuntata di non mettermi la benda per stavolta, in modo da non essergli di peso, ma non ha voluto sentire storie. Mi ha costretta a metterla affermando innervosito che non voleva io vedessi ancora lo schifo che popola ogni angolo di questa città. A quel punto non ho potuto che obbedire in silenzio. 

- Dobbiamo correre ed attraversare la strada- m'informa stringendomi la mano. 

Annuisco e scatto dopo di lui, pregando il mio scarso equilibrio di assistermi. 
L'aria immobile si scontra contro il mio viso e l'odore nauseabondo del sangue e della morte mi entra nelle narici. Scuoto la testa come a volerlo cacciare via e trattengo il fiato per impedirgli di contagiarmi ancora. 
Odio questa puzza. Mi fa sentire sporca e vestita di orrori avvenuti a mia insaputa. Mi fa sentire oppressa dalla morte e dal dolore delle persone. In un certo senso mi uccide, come se ogni boccata d'aria rappresentasse l'ultimo alito spirato dalle vittime di quei mostri. 

Rallento insieme ai passi di David e mi nascondo dietro la sua schiena, mentre lui probabilmente sta controllando le strade vicine. 
Alzo un gomito e sbatto contro la parete di un edificio al mio fianco. Faccio per appoggiarmici con la spalla, ma David mi attira subito contro di sé.- Non lo toccare- ordina con un tono perentorio. E subito immagino che cosa possa esserci spalmato su quel muro; qualcosa che i miei occhi hanno già visto. 
Deglutisco faticosamente per contenere la nausea ed annuisco. 

Poco dopo riprendiamo a correre, diretti nella via perpendicolare alla nostra. 
Una via che non sembra più finire da quanto è lunga. L'ansia comincia a diramarsi nelle mie vene mentre nella testa si fa largo il martellante pensiero che qualcuno di quei mostri possa vederci. 
Sento David imprecare sottovoce e deviare di scatto, rischiando di farmi cadere. Mi sorregge fulmineo e prende a correre ancora più veloce di quanto non facesse già. 
Nonostante la fatica che compio per stargli dietro ed il dolore ai muscoli delle gambe, la mia mente accecata dal terrore si focalizza sulla possibile causa del nostro repentino spostamento. 
Improvvisamente un potente scoppio ed un calore bruciante mi raggiunge dalle spalle, facendomi sgranare gli occhi non appena sento il retro del mio golf ed i miei pantaloni diventare incandescenti. 
Mi si mozza il respiro e stringo i denti per il dolore. 

Corriamo ancora, allontanandoci sempre più dal calore, finché non svoltiamo in un'altra strada e ci fermiamo per riprendere fiato. 
David mi avvicina a sé con urgenza e mi spinge contro la parete di petto. Mi alza il maglione ed osserva la mia schiena, posando la sua mano fredda su alcuni dei punti che mi bruciano maggiormente. 

- Che cos'era? Cos'è scoppiato?- domando con la fronte contro il muro. 

- Un camion- risponde brevemente, continuando a tastare la mia pelle. Mi scappa un mugolio di dolore ed inarco la schiena per allontanarla dalle sue dita.- Hai delle piccole ustioni- mi fa sapere, abbassandomi il golf.- Appena torneremo a casa le dovremo curare.- 

- E tu? Anche tu ne avrai alcune- ipotizzo voltandomi verso di lui. Allungo un braccio a tentoni e gli tocco il petto, afferro un lembo della sua maglia e mi avvicino a lui per accoccolarmi contro il suo corpo. Sospiro stancamente e mi sento avvolgere con delicatezza dalle sue forti braccia. 

Saremmo potuti morire se solo David non avesse notato in tempo quel furgone. Il solo pensiero è sufficiente a farmi rabbrividire e chiudere lo stomaco. 
Delle bruciature sulla schiena, in confronto, le accetto più che volentieri, quasi a braccia aperte.

- Ce le cureremo a vicenda- sussurra tra i miei capelli. Mi alza la testa e poco dopo avverto le sue labbra sulle mie, in un bacio tenero ma al tempo stesso disperato e frenetico.- Non deve più succedere- mormora contro la mia bocca, riprendendo a baciarmi. Gli passo una mano dietro al collo e mi alzo sulle punte per approfondire il contatto.

- Mai più tanto vicino a perderti- fiata sul mio viso appena ci allontaniamo.- E con questa siamo già a due- afferma innervosito.- Dannazione- insiste stringendomi a sé. 

Poso le mani sui suoi bicipiti e ritraggo la testa.- E io cosa dovrei dire allora? Ci sono andata vicina molto più di due volte. Staremo ancora più attenti- concludo in un soffio.

- La situazione è diversa- ribatte ancora irritato.- Comunque adesso dobbiamo muoverci, prima che cali il sole dobbiamo essere a casa nostra.-  

Annuisco mente il cuore mi batte furiosamente nel petto più per quel "casa nostra" che per la paura. 
David riprende la mia mano nella sua e ricominciamo a correre. E stavolta noto che prima di buttarsi su un'altra strada impiega molto più tempo ad osservare che non ci siano pericoli. 

Non so di preciso per quanti infiniti minuti ci spostiamo per la città, probabilmente per un'ora. Ma dopo quel lasso interminabile e sfiancante sia per l'ansia che per la fatica, giungiamo a destinazione. David sfonda frettolosamente una porta con un calcio e mi fa entrare per prima. 

- Aspetta a toglierti la benda- mi comunica spostando qualcosa di pesante a giudicare dal rumore che fa. E se non sbaglio sta collocando quel qualcosa sopra la porta, in modo da non permettermi di guardare al di fuori.- Ok, ora puoi- conviene infine, sfilandomela lui stesso. 
Riapro gli occhi ed immediatamente dopo li sgrano. 
In questo cantiere si trova qualsiasi tipo di ordigno micidiale: fucili e mitra appesi alle pareti, bombe a mano gettate malamente a terra, delle bombole del gas allineate entro una striscia colorata, bombe delle più svariate forme, un carro armato, dei cannoni e tantissimi altre armi. 

- Ci passeremo una vita- è tutto ciò che riesco a dire, prima di fiondarmi alla ricerca della nostra salvezza: il detonatore. 


















Angolo dell'autrice:

Credo che il fato ce l'abbia con me. Perché non è possibile che quando decido di pubblicare il capitolo, dopo oltre due/tre mesi, il modem decida di non funzionare. 
Perciò scusatemi se avevo detto che avrei pubblicato per le 21 ed invece adesso sono le 22 >.<
Lo sciocco modem credeva di possedere libero arbitrio e fare quel che accidenti gli pareva, peccato che non avesse fatto i conti con la sottoscritta. Perciò ha deciso di ritornare al lavorare grazie ai miei modi  "pacifici". 
Ma arriviamo a noi... Questo capitolo è stata una sfida, davvero. 
Avevo cominciato a scriverlo un po' di tempo fa, ma poi, per una serie di cose, lo avevo lasciato fermentare da una parte. 
GRAZIE a voi l'ho ripreso in mano questa settimana e concluso entro oggi, il giorno che avevo promesso.
Ne sono felicissima, anche se sono certa che il risultato non sia eccellente. 
Ma col prossimo capitolo mi rifarò ;) perché sarà l'ultimo e terribilmente lungo. Preparatevi! 
Ok, non vi faccio perdere altro tempo e per qualsiasi domanda io ci sono, sia qui che sul gruppo Facebook :) 
Inutile chiedervi scusa ormai *^* ma spero possiate almeno un po' perdonarmi >\\< ci tengo molto a voi, quindi scusatemi davvero per questi ritardi e tutto quanto. 
Il prossimo capitolo credo che non arriverà tardi, anzi, ne son sicura. Magari, se ce la faccio a concluderlo e ne sono soddisfatta, lo pubblico la settimana prossima... Ad ogni modo vi aggiornerò costantemente sul gruppo Fb :)
Un bacio enorme a tutte!!! GRAZIE!!! 

  
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