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Autore: Kary91    03/03/2015    6 recensioni
[Flash Fiction | Pre-saga | Vick&Rory | Fluff]
“Non sto piangendo” borbottò Rory, seppellendo la testa sotto il lenzuolo. “Ho il raffreddore.”
Vick si avvicinò al fratello e gli appoggiò una mano sulla schiena.
“Non fa niente se piangi, sai?” sussurrò, parlando da sotto il maglione. “Anche il buio piange, a volte. Papà diceva che è per questo che nelle strade c’è sempre quella polverina nera. Se piange lui, che è così grosso, possiamo farlo anche noi.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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Premessa: la storia è ambientata circa sei mesi dopo la morte di Mr. Hawthorne. La flash-fiction fa parte della serie “Figli del Giacimento” e partecipa al secondo turno del contest “A tutto Fluffindetto da Eireen_23. La storia si ispira anche al promptVick/Rory – supportarsi a vicenda fra maschietti” che mi è stato proposto grazie all’iniziativa Sforna-Prompt del gruppo Facebook The Capitol.

 

Le lacrime del buio

Senza titolo 1

 

Vick Hawthorne aveva paura di tante cose, ma il buio non era una di queste. Aveva smesso di temerlo la sera in cui suo padre lo aveva messo a letto raccontandogli la leggenda delle lacrime della notte. Alcune persone, gli aveva spiegato Joel[1], credevano che i granelli di polvere di carbone depositati un po’ ovunque nel Giacimento fossero in realtà le lacrime di solitudine del buio: il cielo piangeva all’alba, nel momento in cui la luna e le stelle erano costrette ad abbandonarlo.

Ascoltando quel racconto, Vick si era dispiaciuto per il mantello scuro che la notte portava con sé. Tuttavia, aveva provato conforto al pensiero che perfino il buio, grande e grosso com’era, ogni tanto piangesse. Da allora non si era più vergognato delle proprie lacrime. Capitava qualche volta che la tristezza e la nostalgia del suo papà gli schiacciassero forte il petto, ma non si imbarazzava a singhiozzare un po’; sapeva che, alle prime luci del mattino, il buio avrebbe pianto con lui.

Suo fratello Rory, invece, detestava avere gli occhi pieni di lacrime. Nascondeva i momenti di tristezza facendo il giullare coi fratelli e si arrabbiava quando qualcuno gli chiedeva se avesse pianto. Ciò nonostante Vick qualche volta l’aveva sentito tirare su col naso la notte. Lo faceva dopo un incubo o quando non riusciva a prendere sonno, perché faceva troppo freddo.

Una sera di queste, Vick lo cercò a tentoni nel buio e gli mise una mano sulla spalla; Rory sobbalzò.

“Stai pensando a papà?” chiese il minore, nascondendo il volto nel vecchio maglione che indossava; era di Joel e non se ne separava mai. Ogni tanto ci si raggomitolava dentro e chiudeva gli occhi, immaginando di essere fra le braccia del padre. Se si concentrava, riusciva quasi a ricordarne l’odore e sorrideva ripensando al suono allegro della sua voce[2].

“Non sto piangendo” borbottò Rory, seppellendo la testa sotto il lenzuolo. “Ho il raffreddore.”

Vick si avvicinò al fratello e gli appoggiò una mano sulla schiena.

“Non fa niente se piangi, sai?” sussurrò, parlando da sotto il maglione. “Anche il buio piange, a volte. Papà diceva che è per questo che nelle strade c’è sempre quella polverina nera. Se piange lui, che è così grosso, possiamo farlo anche noi.”

“Ho detto che non stavo piangendo” replicò il maggiore, stropicciandosi gli occhi. “Non sono mica una femminuccia o un poppante, che ti credi?”

Vick esitò, ma alla fine decise di non insistere: non voleva farlo arrabbiare. Avvolse le dita nel maglione e chiuse gli occhi, sperando di riuscire a riaddormentarsi.

Era ancora nel dormiveglia, quando si accorse che Rory aveva ricominciato a tirare su col naso. Smise quasi subito, ma Vick si mosse ugualmente verso di lui. Non poteva aiutare il buio a sentirsi meno solo, ma sapeva di poter consolare suo fratello. Si sfilò il maglione e lo appoggiò alla schiena di Rory, prima di rannicchiarsi a sua volta contro la lana. Per un po’ non accadde nulla, ma dopo un paio di minuti sentì dei movimenti alla sua sinistra: il fratello si era voltato per stringere un lembo della felpa.

Vick sorrise e tornò a chiudere gli occhi, posando la mano di fianco a quella di Rory; non lo sentì più piangere e, in meno di mezzora, si addormentarono entrambi.

L’indomani, andando a scuola, Vick prestò molta attenzione alle tracce di polvere di carbone, ma ne trovò poche rispetto al solito.

Quella scoperta lo fece sorridere: forse, solo per quella volta, anche il buio aveva smesso di piangere.

 



[1] Joel è il nome che ho scelto di dare a Mr. Hawthorne nel mio head-canon.

[2] Il dettaglio del maglione è un riferimento ad altre due storie che hanno Vick fra i protagonisti: in “The Winner loses it all” viene raccontato il momento in cui Joel regala al figlioletto il suo maglione. “Piccoli uomini” è invece la storia in cui la felpa di papà Joel è stata introdotta per la prima volta.

   
 
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