Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Momo Entertainment    04/03/2015    10 recensioni
[And... we are back on air.]
Unima, un anno prima degli eventi di Pokémon Nero 2 e Bianco 2.
Cinque bellissime ragazze sono state scelte, ma solo una di loro diventerà la nuova Campionessa della regione.
Insieme combatteranno e soffriranno, rideranno, piangeranno vivendo insieme l'estate della loro vita: la loro giovinezza.
Essere il Campione non significa solo lottare.
Significa anche vivere. Amare. Credere. Sognare. Proteggere.
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Anemone, Camelia, Camilla, Catlina, Iris
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ESGOTH 3



A story by: Momo Entertainment
Main concept and characters: The Pokémon Company
Beta reading and de-stubbing:
🍦
Seguiteci su instagram: @esg_official_ig


Pokémon Black and White

Early Summer Girls

Capitolo 1Risultato immagini per new png logo

Speranze, sogni, scoperte

Estate.

Stagione di amore, stagione di caldo, ma soprattutto stagione di lotte Pokémon.

E Iris non vedeva l'ora di affrontarle tutte.

I raggi del sole penetravano nella sua stanza e la illuminavano piacevolmente, fasci di luce sfioravano delicatamente il viso color cacao della ragazzina, la quale si era appena svegliata. Considerò l’essere riuscita a sciogliere le membra e scacciare lo spettro del sonno senza nemmeno scagionarlo con l’acqua gelida una vittoria personale.

«Buongiorno Unima! - avrebbe voluto urlare dalla finestra - Sono l'unica che oggi ha voglia di uscire oggi? Non voglio stare a casa con il tempo così bello...»

Mentre si pettinava i capelli viola in due codini, osservava la città di Boreduopoli, ritrovando i suoi palazzi antichi in armonia con gli edifici di architettura moderna che avevano fatto innamorare la ragazzina della regione di Unima esattamente al loro posto; edifici naturali, incantevoli e dalla replicazione inarrestabile come la digitale purpurea, senza che la mano dell’architetto sbuchi da dietro lo stelo.

Prima che potesse scendere le scale per dirigersi a fare colazione il suo Axew, che la seguiva fedelmente ormai da cinque anni, le saltò in braccio, facendole un leggero solletico.

«Mi chiedo se... Il sole che sorge a Boreduopoli è lo stesso sole che sorge nelle altre città di Unima? - Gli domandò la ragazzina. E quando le pupille del piccolo drago si dilatarono a tal punto da farle quasi rimangiare la poeticità di tale aforismo mattutino – Sì, okay, vabbè. Ho voglia di succo di Baccamela.

Ah, e le batterie del Pokédex! Dovevano scaricarsi proprio all’inizio della stagione…»

La vita per una giovane Allenatrice di quindici anni è un'avventura che si viveva ogni giorno, triste o felice che fosse, proprio come un viaggio alla scoperta di se stessi. Solo che una volta in cammino c’è altro sulla strada, oltre al viaggiare. E quando questi pensieri le passavano per la mente era solita condividerli con il suo più caro amico: con altri si sarebbe vergognata, ma ai Pokémon si può dire tutto.

Così il Capopalestra Aristide, suo "nonno", le aveva insegnato. Poteva averle mica insegnato qualcosa di falso? Impossibile. Allora, Iris schioccò le dita senza fare rumore, qual era il suo ultimo vero bisogno incombente? Succo.

L'uomo di mezza età sedeva, come al solito, davanti alla tazza di caffè fumante. La barba bianca trasmetteva sempre un atteggiamento severo e autoritario. Aveva un'aria preoccupata e nello stesso tempo seccata. Tra le mani callose stringeva saldamente una lettera con tanto di timbro ufficiale, aveva già sviscerato la busta senza pietà.

«Nonno, stamattina sei tutto il tempo in palestra? Puoi darmi uno strappo fino ai…» Cercò di intervenire la ragazzina, ma appena le iridi gialle dell’uomo le si piantarono addosso con sguardo inquisitorio, prima le scivolò dalla mente il resto della sua richiesta, poi si mise a stilare la lista delle cose più o meno inerentemente scorrette che potuto commettere in quei circa dieci minuti da quando si era alzata.

Ad allentare la tensione e a concedere alla ragazzina di prendersi finalmente il suo agognato bicchiere di succo prima che i sensi di colpa per chissacché le incenerissero la gola, sua “nonna”, l’unico essere vivente immune alle occhiatacce di Aristide, la salutò dolcemente.

«…buongiorno.» Inspirò dal naso e provò a concentrarsi sul sapore della bevanda.

«È sconcertante. Davvero.» Quelle furono le uniche parole che uscirono dalla bocca del vecchio Capopalestra.

Ad Iris sembrava che il sole di Unima stesse per spegnersi.

Ma più che un'ansia di paura, le sembrava che sotto ci fosse un retrogusto positivo da assaporare. Lo dedusse dal leggero cambiamento dell’espressione dell’uomo. Le stava sorridendo, dietro la barba e dietro quella severa facciata.

Aristide passò la lettera alla ragazza, che per non sovraccaricare ancora di più la sua mente ferma alla schermata di caricamento, evitò i paragrafi più lunghi e più tronfi.

Stagione competitiva 201x/201y – 42simo mandato del Campione Nardo

Con l’approvazione non-governativa e apolitica dell’Illustre Lega Pokémon della regione di Unima

Si avvisa i gentili Allenatori della regione che il ritiro definitivo di Nardo dal ruolo di Campione della regione di Unima, sarà imminente.

In ricorso alla sua sostituzione, sono stati scelti cinque Allenatori specializzati di sesso femminile che concorreranno in una serie di lotte Pokémon per il posto di Campione ufficiale della Lega Pokémon.

Il Campione, Nardo.

Iris non poté fare a meno di sgranare gli occhi leggendo la lista delle candidate. Le cadde l'annuncio per terra e lo raccolse solo per rileggere per la terza volta il suo nome.

Quel giorno di sole estivo non poteva essere normale. Quegli interi mesi afosi e intrisi di novità non sarebbero stati come quelli passati.

«Eh... Io? Campionessa? Ora?! Ma soprattutto, come fa il Campione a conoscermi?!»

«Non ci credo! Non ci credo! Non ci crederai! Dimmi che non sto sognando!»

Urlava la ragazza dai capelli rossi che si precipitava lungo il corridoio di casa.

La giovane sbatté la lettera firmata dalla Lega Pokémon sul tavolo, davanti agli occhi di suo nonno. Il viso di lei dimostrava sempre un essere di buonumore, ma quella mattina aveva un’espressione quasi euforica.

Il suo Swanna volava libero sopra la sua testa, circondandole i capelli color rosso fuoco con le sue bianche piume: i suoi occhi azzurri esprimevano la stessa felicità della sua Allenatrice che era ormai al settimo cielo.

Fino a quel momento era sempre stata una semplice Capopalestra. Ricevendo quel pezzo di carta però, le si era aperta la porta verso una possibilità che avrebbe potuto cambiarle la vita, che si prospettava diventare sempre più ardua.

L'anziano signore cercava di focalizzare le scritte stampate sulla carta. Non badò di leggere tutta la lettera, gli bastarono poche parole: l'obiettivo, Lega Unima. Il nome di colei che lo avrebbe forse raggiunto: Anemone Reyez, Capopalestra di Ponentopoli, sua nipote.

«Nipotina mia...» Non fece in tempo a terminare la frase che la ragazza subito lo interruppe.

«È fantastico. Finalmente l'opportunità che aspettavo, volevo dire, aspettavamo, è arrivata! Dovrò impegnarmi un sacco, allenarmi giorno e notte se voglio vincere il titolo di Campionessa!» Continuava a ripetere Anemone, sempre più entusiasta del traguardo raggiunto.

Il vecchio signore non poté fare a meno di notare che gli occhi azzurro cielo di sua nipote brillavano come piccole perle. Riusciva a vedere nei suoi occhi tutti i sentimenti che in quel momento assediavano la mente della sua adorata nipote.

D'un tratto, smettendo di sorridere, lei si fece seria. Scese dalle punte dei piedi e piombò con i talloni sul pavimento, parlando con lo sguardo basso.

«Se divento Campionessa... Guadagnerò molti soldi... E forse ci libereremo dai debiti, finalmente... Dopo, come prima cosa, rinnoverò tutti i nostri apparecchi.»

L’uomo le andò vicino, appoggiandole una mano sulla schiena, sentendo il tessuto non stirato della t-shirt.

«Certo, tesoro.»

«Potremmo acquistare altri A300 più grandi e cominciare a spedire componenti oversize. O sostituire tutti i motori e le ventole per fare tratte più lunghe, anche fuori dalla regione. – deglutì e la sua voce si impastò con tremori – E-E… Uh, un giorno tu potrai andare in pensione… e, oh, sto piangendo? Ahah.»

Avrebbe voluto dilungarsi, ma ormai i singhiozzi avevano soffocato le sue parole e le lacrime già irrigavano il viso color caramello.

Non avrebbe partecipato e forse vinto solo per se stessa. Lei non era nulla senza la sua famiglia, lo sapeva benissimo. Anche se aveva già diciassette anni non sentiva alcun desiderio di ribellione, non aveva senso. Non si diventa adulti compiendo sciocchezze: per crescere bisogna assumersi le proprie responsabilità, che siano leggere o pesanti, e portarle a termine con impegno e serietà.

Così doveva fare una Capopalestra e anche una Campionessa. E chiunque altro voglia fregiarsi del titolo di “brava ragazza”.

Le lacrime si mescolavano sulle guance, un acquerello di commozione, ansia, felicità, dolore... Ogni goccia salata sul suo viso rappresentava una delle mille emozioni che provava in quel momento.

Essere “brava” è difficile, se non riesci a fare a meno di scoppiare a piangere fra le braccia di tuo nonno. Anemone lo aveva già stretto fra le sue braccia. Ogni volta che lo faceva si sentiva un po' più forte, più pronta ad affrontare le imminenti sfide che la attendevano.

Ormai non aveva più scelta.

«Vincerò io, te lo prometto!» Gli disse, con un pianto di sfogo in sottofondo.

Ora che lo aveva promesso alla persona a cui era più legata, Anemone non poteva assolutamente permettersi di perdere. Avrebbe vinto e basta, senza alcuna distrazione, senza permettersi neanche un singolo atto di egoismo.

La vittoria non apparteneva a lei, dopotutto.

Fra le concorrenti ne spiccava una sia per la sua bellezza e soprattutto per il sarcasmo.

La giovane modella, quando ricevette la lettera non poté trattenersi una risata che suonava quasi maligna.

«Patetico, letteralmente! - commentava mentre si rigirava i capelli nero lucido fra le dita - Davvero Nardo ha esaurito tutta la sua inventiva? Scegliere quattro sfigate che si trucidino fino allo stremo solo per ottenere un titolo che vale meno di zero?! Povero vecchio idiota...»

Continuava a fissare la lettera quasi con aria schifata. Poteva quasi immaginarsele: quattro Allenatrici totalmente incognite che si comportavano come dive di un reality, sabotandosi, alleandosi e pugnalandosi alle spalle solo per ottenere un minimo di attenzione.

«Non dovresti parlare così di Nardo. - le disse severamente Corrado, mentre le accarezzava il viso dalla pelle bianca e perfetta - Ti ricordo che lui ti ha...»

«Non mi interessa. - lo interruppe bruscamente la ragazza, per evitare che le ricordasse ancora ciò che ormai considerava "passato" - L'idea di questo torneo è stupida. Basta.»

Corrado le si avvicinò ulteriormente. Erano distesi l'una sopra l'altro, davvero vicini.

Nulla di speciale, lo aveva fatto un sacco di volte; e in più si sentiva stressata: tutta colpa del suo lavoro da modella, era solo una sfida quotidiana in cui un giorno senza il viso illuminato da un flash ristagnava nella sua memoria come un giorno di assoluta e deprimente oscurità per la stanchezza e la fatica.

Il prezzo della fama era quello, alla fine.

«Ti sbagli. Primo: Nardo non è un idiota. Secondo: le Allenatrici sono cinque e non...»

Si ritrovò ad essere nuovamente interrotto mentre cercava di far ragionare la modella viziata che era distesa sopra di lui.

«Chi è la quinta?» Gli chiese con disinteresse, alzando un sopracciglio nascosto sotto la frangetta.

La lettera le cadde dalla mano leggendo il nome della fortunata. Stava per cacciare un urlo dall'umiliazione che si era procurata criticando le altre concorrenti, lo soppresse fra i denti e le uscì solo un mugolio di discontento. Avrebbe voluto imprecare, ma avrebbe dimostrato al suo ragazzo di non avere una delle qualità necessarie per una modella del suo calibro: l'autocontrollo.

O la repressione. Alla fine, si trattava di due nomi diversi per indicare essenzialmente la stessa cosa, no?

«Calmati, amore...» Le disse lui, dandole un bacio sulle labbra. Sopportare le crisi nervose della sua tanto bella quanto isterica ragazza per lui era diventata una stressante abitudine.

«Non desideri diventare una Campionessa, invece che essere solo una semplice Capopalestra?» Aggiunse con voce calma.

«Semplice?! - replicò lei seccamente - Sono la top model e la Capopalestra più famosa di Unima: ho fama, soldi, una vita sociale e un'abbondante taglia di reggiseno: non posso desiderare di più!»

La risposta della fidanzata lasciò Corrado senza parole. Non l'aveva mai vista così scettica e stressata da qualcosa che riguardasse le lotte Pokémon.

Intanto lei continuava a tormentarsi nervosamente le unghie finte coperte di smalto.

Ogni tanto guardava con i suoi occhi azzurro chiaro quelli di Corrado, perdendosi nelle sue fantasie erotiche momentanee. Anche lui sembrava ricambiare, forse anche lui la amava.

La modella accennava un sorriso con le sue fini labbra e lui le accarezzava con il dito i lineamenti perfetti del suo viso prolungando quel tocco protraendolo fino alle spalle e al busto.

A rompere l'atmosfera che si stava scaldando ci pensò la sua piccola Emolga che si appoggiò sul petto della ragazza, distraendola dai suoi pensieri precedenti. Corrado la guardava, seccato dalla sua disattenzione.

«Forse... - si convinse lei, mentre coccolava dolcemente il suo Pokémon - dovrei partecipare. Anzi, devo. Voglio mostrare io a quelle perdenti chi comanda e chi si merita quel titolo davvero. Un buon PR non mi fa male di certo.»

Intanto Emolga era atterrata elegantemente sulla sua spalla; lei, alzandosi, immaginando di fissare il suo pubblico di fans sfegatati.

«Del resto, io sono io. – Aggiunse - Io sono la stella più brillante di Unima. Elettrizzare chi mi ama è mio dovere.»

La modella se ne andò con elegante portamento, pensando e ripensando alla frase appena detta.

La notizia della dimissione del Campione aveva sconvolto tutta Unima, ma quattro persone in particolare ne avrebbero risentito particolarmente.

La Lega di Unima in quegli ultimi tempi era in completo subbuglio: sempre più Allenatori volevano sfidare il Campione e l'istituzione più importante della regione ne aveva promesso uno nuovo, forte e deciso. O almeno, i tabloid avevano riposto questa aspettativa nell’istituzione, quindi i membri stessi l’avevano a loro volta trasferita sulle spalle di Nardo per non addossarsi nessuna delusione.

Niente e nessuno avrebbe distolto i Superquattro dal loro lavoro di assistenti della personalità più importante nel circuito pro nella regione, tre su quattro dei membri si erano accomodati per tempo di fronte a bicchieri riciclabili di caffè annacquato e portatili in bilico fra lo stand-by e le dieci schede aperte nel browser.

Seduti ad un tavolo, tre dei quattro Allenatori si passavano tra le mani la tanto attesa lettera.

«Apri quella lettera! - ordinò Antemia, la ragazza dai capelli viola che mordicchiava nervosamente una penna. - Nardo avrà di certo scelto te. Sei il suo preferito.» Aggiunse guardando verso il muscoloso uomo seduto di fronte a lei.

«Basta con le tue cavolo di presunzioni!» Disse Marzio, battendo un pugno sul tavolo.

«Chi ha contribuito al successo di Nardo? Tu e i tuoi stupidi libri, genio!»

«Parla l'allievo, il cocco del maestro...»

«Brutta stupida...» Marzio non riuscì a finire l'insulto che fu interrotto dalle parole pacate e calme di colui che sedeva alla sua destra. Era davvero umiliante che la sua collega lo interrompesse, facendolo passare sempre per uno scemo.

«Davvero, siete proprio immaturi. Datemi quel pezzo di carta. Vi ricordo che non siete solo voi due a concorrere per il posto di Campione.» Era la voce calma e pacata dell'affascinante e misterioso Mirton, membro dei Superquattro di Unima, specialista di tipo Buio.

Era abituato ad essere etichettato con quel titolo che deteneva con disinvoltura.

Non gli importava nulla dei titoli, ancor meno degli onorifici e dei fans. Il suo era un lavoro, veniva pagato per vincere. Nient'altro. Voleva lottare e diventare forte. Nelle lotte non c'era spazio per le cose superflue.

«Ci siamo anche io e.…» Cercò di continuare, venendo però interrotto dalla voce squillante di Antemia.

«Tu?! Ma se sei diventato Superquattro solo per stare con lei!»

Ora i suoi colleghi avevano davvero superato il limite. Non si consideravano più amici, ma rivali per il posto di Campione, in modo che il vincitore avesse la soddisfazione di comandare a bacchetta i suoi futuri dipendenti. Ma ciò era comunque superfluo al concetto di "lotta".

Mirton aprì la busta, sotto gli occhi dei colleghi che continuavano a spintonarsi per conoscere il nome del fortunato scelto proprio dal loro capo, Nardo.

Un attimo dopo Antemia mormorava imprecazioni fra i denti mentre Marzio si scrocchiava frustrato le dita delle mani. Solo Mirton sembrava aver accettato con sportività la propria sconfitta.

«Vado ad avvisare Catlina della sua vittoria. Ne sarà contenta. O magari le darà così fastidio che non si presenterà nemmeno all’incontro. – Si guadagnò insofferenza, come se quella di rifiutare ed oltraggiare il buon nome dello staff potesse essere per lei un’opzione – Ad ogni modo, è in ritardo per la riunione.»

Alzandosi con fare rilassato dal tavolo, il giovane uomo si diresse nella stanza dove la giovane Allenatrice dormiva, come al solito, persa nel suo mondo.

Per Catlina, la più giovane fra i Superquattro (anche se la differenza di età fra questi era quasi nulla), dormire era molto più di una semplice funzione vitale: le bastava chiudere gli occhi per qualche secondo e lasciare che la sua mente si obliasse dal mondo terreno, il mondo delle cose superflue.

Se chiudeva gli occhi il suo subconscio, quella parte del cervello che c'è ma non si fa sentire perché coperta dalla ragione, le mostrava le immagini, i ricordi e le sensazioni che credeva aver perduto per sempre nei labirinti del tempo: i sogni che le attraversavano la psiche per lei rappresentavano tutto.

Inutile dire che Mirton la trovò addormentata quando entrò per avvisarla della sua vittoria sugli insopportabili colleghi. Non voleva svegliarla bruscamente: ci teneva a lei, nonostante le sue manie disinteressate, ma non poteva dimostrarglielo perché lei doveva restare solo un'amica.

Un’amica che non poteva disfarsi di una delle uniche fonti di socialità che possedeva in una regione a lei straniera, su cui quindi aveva carta bianca per cercare di farla arrossire e protestare come solo un fiore delicato privo di più nobili attenzioni sa fare.

Mirton le infilò una mano nella scollatura del pigiama: Catlina dormiva di schiena, con i lunghi capelli biondi che le incorniciavano il viso. Non aspettava altro per tormentarla, come si fa tra amici, con quei piccoli gesti fatti per infastidire l'altro e magari poter ricevere una risposta.

Le accarezzava delicatamente il seno, stringendolo leggermente fra i polpastrelli delle dita, in cerca delle parti più morbide e sensuali della giovane addormentata.

Catlina sfiorava con le labbra il polso di lui, inconscia di ciò che era intorno a lei. Sentiva solo una dolce sensazione di solletico e qualcosa di caldo sul petto.

Ma le parole di quel principe immaginario spezzarono quel momento di ipotetico erotismo.

«Svegliati! Devi svegliarti e vivere quest'occasione. Sarai Campionessa se ti sveglierai, non puoi vivere per sempre di sogni.»

Catlina aprì gli occhi di colpo.

Con la fronte sudata, sentiva il suo cervello ripeterle "Svegliati!" come un forte colpo in testa. Aveva sempre avuto paura di quella parola, ora più di prima. Ma non ebbe neppure il tempo di rendersi conto di ciò, che cacciò un urlo di imbarazzo.

«Ben svegliata, principessa.» La sbeffeggiò lui.

«Mmh... – La notizia mancò del tutto il suo entusiasmo, i capelli avevano preso lo stampo del cuscino e anche la testa – eh…?»

«Da oggi sarai la nuova Campionessa della regione. Complimenti, ce ne vuole per raggiungere il top dei top senza fare nemmeno la fatica di alzarsi in tempo per il lavoro.»

«Davvero? Sono io la Campionessa ora?»

«No.»

«Okay, allora posso stare a letto almeno altri trenta minuti. Arrivederci e a dopo.»

Mirton quasi rise immaginandosi lei a rivestire quel ruolo.

«Unima... È così piccola vista dall'alto. Anche in mezzo a una foresta di grattacieli, prendiamo ad esempio Austropoli, se prendi l’ascensore per salire al centesimo piano, ti sembrerà di poter dire “sembra una miniatura”. Una grande scacchiera, con i pezzi neri e bianchi che dalla prima vila paiono immobili, ma in realtà ci sono delle mani che da bordocampo decideranno le sorti del re, della regina, dell’intera partita.

molte persone la considerano ancora un impero vasto e incontaminato. Persone che mirano solo alla grandezza, al desiderio di arricchirsi, di diventare importanti, non importa se per la via del bene o del male.

Porsi davanti a sé un obiettivo è bene, ma essere disposti ad usare qualsiasi metodo, anche il più crudele per portarlo a termine... Mi sembra una sciocchezza.

Nessuna motivazione può mettere in ombra il senso di responsabilità che un Allenatore ha davanti a sé... Nessuna. Nemmeno un desiderio che...»

«Camilla?» Il richiamo di Nardo riportò la giovane Campionessa della regione di Sinnoh sulla terra, facendola cadere dalle nuvole e lasciandola un po' stordita. Le sarebbe servito un bel respiro profondo.

Era solita fantasticare, ragionare ad alta voce sulle questioni importanti ma non urgenti per chiarire i suoi pensieri; non desiderava assolutamente che nessuno, neppure un Campione tanto rispettato come lui osasse commentare o giudicare strana questa sua azione insolita.

«Non parlavo da sola. Stavo solo...» Si scusò, in preda all'imbarazzo.

«Sembri agitata. Non è da te.» Cercò di cambiare argomento l'uomo, comprendendo il suo disagio.

«Lo sono. – Controllò l’ora dal cellulare - Solo un poco però.» Camilla continuava a fissare lo splendido panorama che dalla terrazza più alta della Lega Unima si apriva.

Infinito. Era tutto quello che di fronte a lei e alle altre quattro ragazze restava da vivere.

«Essere agitati vuol dire essere pronti. Se tu avessi sottovalutato le tue future avversarie o se avessi rinunciato senza prima combattere, ora non saresti pronta.»

«Concordo.» Rispose ella, pensierosa come sempre.

Un'altra volta Camilla osservò la regione di Unima che si estendeva grande e prospera sotto i suoi occhi color platino, dilatati per catturare al meglio ogni particolare di quel panorama.

Non vedeva l'ora di incontrare le sue avversarie, di combattere contro di loro fino allo stremo delle forze e di stringerci amicizia allo stesso tempo.

«Toglimi una curiosità Nardo: come mai le concorrenti sono tutte femmine di età compresa fra i quindici e i vent'anni?»

«Mi pare ovvio, Camilla.»

«Giusto. Era una giusta cosa dare una possibilità ad Allenatrici dotate di così tanto talento...»

«Scherzi!? Dovrò andare in pensione, ma prima voglio vedere combattere delle giovani ragazze prosperose, no?!»

«La vecchiaia non ti giustifica questa visione maschilista...»

«E la tua giovinezza non giustifica la tua timidezza e la tua mancanza di voglia di esporti, cara Camilla!»

«Non cambierà mai questo maniaco...»



Behind the Summery Scenery #1

1. Questa rubrica è Behind the Summery Scenery, la versione (brutta) degli angoli autore. Qui ci sono curiosità, riferimenti, spiegazioni ed easter eggs dell'autrice, abbagliata dalla propria vanità incommensurabile per accorgersi che NO ONE CARES.

2. La stesura della fan-fiction direttamente su computer è cominciata nell'agosto 2013, anche se il concept e la trama generale erano stati ideati già nell'aprile di quello stesso anno. Entro il 2015 erano già stati scritti i primi 12 capitoli e pubblicati insieme, gli altri sono stati scritti e pubblicati uno dopo l'altro, con in media 6 mesi di distanza l'uno dall'altro.

3. Le aspiranti Campionesse in origine dovevano essere sei: le ragazze che ci sono ora a cui si sarebbe dovuta aggiungere Antemia, membro dei Superquattro di Unima. Avrebbe dovuto avere la stessa età di Catlina (19 anni) ed indossare uno yukata viola, dato che il colore iniziale di Iris doveva essere il rosso.
Ho dovuto eliminare Antemia dalla storia perché mi sono resa conto di non essere in grado di gestire troppi filoni narrativi e perché lei non ha molte relazioni canoniche con le altre ragazze (non fraintendetemi, come personaggio la adoro lo stesso).

4. La storia era inizialmente pianificata per durare solo 12 capitoli ed avere un sequel (che avrei voluto chiamare ES2, letto に "ni" come in giapponese). Idea anch'essa scartata.

5. Questo capitolo è decisamente il più corto di tutta la long. Tutta colpa della mia pigrizia.

6. Nonostante volessi trasmettere un senso di crescita e di leggero cambiamento in tutte le ragazze, non sono mi sono mai decisa a cambiare la capigliatura che Iris tiene per tutto il primo videogioco e l'anime: era una cosa troppo carina da gettare via.
Però ogni tanto le ragazze cambiano pettinatura, lo specificherò sempre. Mica siamo come nei videogiochi in cui i capelli sono di plastica, oh.

7. Il titolo del capitolo è cambiato: in precedenza era "Destini, sogni, obiettivi". Rigiocando a Pokémon Bianco di recente, ho rivisto la intro che recita, secondo la stessa fomula del tricolon, appunto "Speranze, sogni, scoperte".

8. Ogni anno la grafica della storia cambia. L'anno scorso il tema era il colore fucsia, e la scritta del titolo era in font Eggs proveniente da Fontgenerator. Questo perché io e la mia beta abbiamo un inside joke basato sul fatto che l'anagramma(?) di ESG sia EGGS e quindi nelle nostre chat la storia è chiamata con l'emoji dell'uovo.

Ora la grafica è tutta nera, rosso sangue, è assolutamente perfetta per tagliarsi le vene sulle note dei MCR e dei Good Charlotte, assolutamente GOFFIC! Io ovviamente sono Tara Gillersby e Daisuke è Raven (fangz 4 da help, daiskeyy! E preps stahp flaming)

9. Anche il divisore dei paragrafi è cambiato; prima erano due ondine e un fiore. Adesso è il simbolo delle palestre in Nero e Bianco.

Update: il sito di hosting di immagini che usavo ha chiuso. Quindi il simbolo è stato sostituito con questo altro fiore. Credo sia... un girasole?

10. Questo punto è importante. Sto revisionando tutti i capitoli estensivamente. I capitoli revisionati, ripuliti da vecchi refusi, tell don't show, aberranti paragoni che sfondano il meta e altre schifezze accumulate negli anni, sono quelli con un checkmark verde. Siccome sono al corrente dell'importanza storica e filologica dietro ad ogni aspetto della internet culture, la "versione brutta"di ESG non è scomparsa nel nulla: tutti i capitoli con i veecchi errori sono stati diligentemente archiviati nella Wayback Machine. Basta che copia-incolliate gli stessi URL ed avrete uno snapshot di come appariva il capitolo prima della grande riforma dell'inizio del 2021.

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Momo Entertainment