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Autore: MissGolightly    05/03/2015    2 recensioni
Versione alternativa di ciò che potrebbe essere successo nella 2x21. La storia è ambientata dopo la cena con Mycroft e la signorina Hudson a casa di Sherlock.
TRATTO DALLA STORIA:
Sherlock rimase a fissare la porta chiusa, domandandosi dove avesse sbagliato. Di certo, aveva un’idea diversa su come sarebbe dovuta finire la serata. Avrebbe semplicemente dovuto dirle la verità: era geloso.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joan Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Versione alternativa di ciò che potrebbe essere successo nella 2x21. La storia è ambientata dopo la cena con Mycroft e la signorina Hudson a casa di Sherlock.



“Sei tornato per portartela a letto di nuovo?”
(Sherlock rivolto a Mycroft. 
Elementary 2x21) 

Joan era rimasta stupita dall’atteggiamento di Sherlock. Certo, era abituata a sentirlo parlare con schiettezza, soprattutto in presenza di Mycroft (ricordava ancora perfettamente quando aveva definito una sua ex-fiamma “sgualdrina arrampicatrice sociale” davanti a lei, a suo fratello e alla diretta interessata), ma quello che aveva fatto quella sera andava oltre ogni limite. 
A darle fastidio, non era tanto il fatto che lui si prendesse il diritto di invadere costantemente la sua sfera privata. A quello, Joan ci aveva fatto l’abitudine. Ciò che la infastidiva era il non capire per quale motivo il suo coinquilino si comportasse in quel modo. 
Ogni volta che lui tirava fuori l’argomento (sì, perché era sempre e solo Sherlock ad accennare anche solo casualmente a ciò che era successo tra lei e Mycroft), Joan lo vedeva irrigidirsi, quasi come se fosse preoccupato per qualcosa. Quasi come se avesse paura di ciò che sarebbe emerso con quella conversazione.
In realtà, nella maggior parte dei casi, emergeva ben poco. Joan non aveva voglia di parlare di cose così intime e private. Soprattutto non voleva farlo con Sherlock. 
-Credo che sia innamorato di te- disse Mycroft, sedendosi di fronte a Joan. 
La donna sollevò lo sguardo confusa. Era talmente sovrappensiero che non lo aveva nemmeno sentito arrivare. 
-Come scusa?- 
-Parlo di Sherlock. Credo che sia innamorato di te- 
-Non credo proprio- disse Joan sorridendo. 
-E allora come te la spieghi la sua reazione al fatto che sono tornato?-
Joan si strinse nelle spalle. –È solo arrabbiato perché non gli ho detto quello che era successo tra noi. Ho lasciato che lo scoprisse da solo, mentre lui avrebbe preferito che gliene parlassi-
-Ne sei proprio sicura?- disse Mycroft. Poi, senza aspettare una risposta, si alzò e uscì dalla stanza. 
Joan lo guardò uscire senza poter fare a meno di pensare a ciò che le aveva appena detto. Non era possibile che Sherlock fosse innamorato di lei, anche se doveva ammettere che la sua reazione era stata strana. 
Sospirò mentre si rialzava dalla poltrona e si diresse verso la sua camera, stropicciandosi gli occhi per la stanchezza. Solo quando arrivò davanti alla porta, si accorse che il suo coinquilino la stava aspettando. 
-Che ci fai qui?- chiese Joan sorpresa. 
-La fastidiosa voce di mio fratello mi ha svegliato-
Joan abbassò lo sguardo imbarazzata, capendo che Sherlock aveva sentito lei e Mycroft parlare e che probabilmente era a conoscenza del contenuto della conversazione. 
-Non sentirti in colpa, Watson. È solo la voce di mio fratello che reputo fastidiosa. La tua non mi disturba affatto. Anzi, la trovo piuttosto gradevole- disse Sherlock, con un accenno di sorriso sulle labbra. 
-“Piuttosto gradevole”? Lo prenderò come un complimento- disse Joan appoggiando la mano sulla maniglia della porta della sua stanza. 
-Lo è!- si affrettò a dire Sherlock. Poi si appoggiò allo stipite della porta, quasi come se cercasse di trattenerla. 
Joan si voltò verso di lui, la mano ancora appoggiata alla maniglia. –Stai bene, Sherlock?-
-Mettiamo, per ipotesi, che io abbia sentito cosa vi siete detti tu e mio fratello...- iniziò a dire Holmes. 
-Per ipotesi?- chiese Joan, leggermente divertita. Era ovvio che aveva sentito cosa si erano detti. Quello che non capiva era dove volesse arrivare. 
-Sì. Per ipotesi. Ecco, se io sapessi ciò che vi siete detti, come dovrei comportarmi?-
-Che vuoi dire?- 
Sherlock si strinse nelle spalle. –Diciamo che potrei avere due opzioni: potrei fare finta di nulla e continuare a comportarmi come sempre, oppure potrei ammettere che Mycroft ha avuto ragione su qualcosa-
Joan lo guardò perplessa. Non poteva averlo detto davvero, sicuramente aveva capito male. Prese un respiro profondo e disse: -Sherlock, perché hai avuto quella reazione quando hai visto tuo fratello?-
-Rispondere a questa domanda significherebbe scegliere la seconda opzione- constatò Sherlock. 
-Se tu fossi stato convinto che la soluzione giusta era fare finta di niente, ora non saresti qui- replicò Joan, facendo affidamento a quel poco di coraggio che le era rimasto. 
Sherlock annuì lentamente. Doveva ammettere che Watson aveva ragione. Il problema era esprimere a parole quello che provava. Non era mai stato in grado di farlo. Non come le persone normali, almeno. E soprattutto, non dopo Irene (o meglio, Moriarty). 
-Mi risulta difficile accettare quello che è successo tra te e Mycroft. Ecco perché ho reagito in quel modo, quando l’ho visto- disse abbassando lo sguardo. 
Joan sospirò. Non riusciva a capire cosa passava per la testa al suo coinquilino. Insomma, non riusciva ad accettarlo perché gli dava fastidio che la sua coinquilina avesse avuto una relazione con suo fratello (con cui aveva un pessimo rapporto), oppure il motivo era un altro? 
-Qualsiasi cosa sia successa tra me e tuo fratello, è acqua passata- disse Joan, cercando di rassicurarlo. 
-È un sollievo sentirtelo dire, Watson. Ma purtroppo conosco abbastanza bene mio fratello da pensare che, se vorrà provare nuovamente a conquistarti, lo farà-
-Sono perfettamente in grado di badare a me stessa- disse Watson, stringendo la presa sulla maniglia. Si sentiva nervosa e nemmeno lei capiva il perché. 
-È questo che mi preoccupa. Il fatto che tu possa deliberatamente scegliere di stare con lui, cosa che porterebbe ad un inevitabile cambiamento nel nostro rapporto- disse Sherlock, guardando ovunque tranne che verso la donna. 
-Cambiamento? Non cambierebbe niente, Sherlock!-
-Sì, invece!- esclamò Sherlock, con un tono di voce più alto del normale. 
Joan si immobilizzò, stringendo ancora più forte la maniglia. Non le era mai capitato di sentire Sherlock rivolgersi a lei in quel modo. 
Sherlock, dal canto suo, si rese conto di aver alzato la voce solo dopo averlo fatto. Non si era mai comportato così con Joan e, per quanto sapesse di doverle delle scuse, non riuscì a muovere un muscolo. 
Rimasero immobili a fissarsi per qualche secondo, poi Sherlock abbassò lo sguardo e disse: -Mi dispiace, sono stato un po' troppo brusco-
-Non fa niente- disse Joan. Poi, dopo aver abbozzato un sorriso, abbassò la maniglia ed entrò nella sua stanza.
Sherlock rimase a fissare la porta chiusa, domandandosi dove avesse sbagliato. Di certo, aveva un’idea diversa su come sarebbe dovuta finire la serata. Avrebbe semplicemente dovuto dirle la verità: era geloso. Non sopportava che Mycroft potesse avere con lei un tipo di rapporto che lui non aveva. Non sopportava che l’avesse baciata, toccata...che l’avesse avuta. 
Era stato difficile ammettere a se stesso di provare qualcosa di più di affetto e stima per la sua coinquilina. Ma ammetterlo davanti a lei sarebbe stato ancora più difficile. 
Eppure, sapeva di doverlo fare se non voleva rischiare di perderla.
Respirò profondamente e, senza bussare o chiedere il permesso, aprì la porta ed entrò nella stanza di Watson. 
Joan si infilò velocemente la maglia del pigiama, mormorando qualcosa sul fatto che in quella casa fosse impossibile avere un briciolo di privacy. 
-Scusa, ma ho davvero bisogno di dirti una cosa- disse Sherlock, rimanendo sulla porta. 
-Non ti preoccupare, dirò a Mycroft di andarsene- disse Joan spostando le coperte e preparandosi ad andare a dormire. 
-Non si tratta di questo- 
Joan si bloccò e lo guardò sorpresa. Se non riguardava Mycroft, allora di cosa voleva parlarle? 
Sherlock abbassò lo sguardo cercando di prendere coraggio. Era strano pensare che una cosa così semplice come parlare, in quel momento gli risultasse tanto difficile. 
-Sherlock, sei...imbarazzato?- chiese Joan incredula. 
-Decisamente-
-Beh, sai che con me non devi sentirti in imbarazzo. So troppe cose di te per scandalizzarmi. Parla liberamente-
-È una cosa di cui non riesco a parlare, purtroppo- disse Sherlock, contrariato all’idea di ammettere quella sua piccola debolezza. 
-Ok. Allora, puoi farmelo capire in qualche modo? Potresti usare il linguaggio dei segni- disse Joan, cercando di sdrammatizzare. 
In quel momento, Sherlock si riscosse dall’imbarazzo. Sul suo volto c’era la tipica espressione di quando gli veniva un’idea. 
-Io scherzavo sulla storia del linguaggio dei segni- disse Joan sorridendo. 
-Lo so, ma mi hai fatto venire in mente un’idea abbastanza efficace-
-E sarebbe?- 
Senza dire altro, Sherlock percorse la stanza a grandi falcate e, quando si trovò di fronte a Watson, posò delicatamente le labbra sulle sue. Joan rimasse immobile per qualche secondo, mentre metabolizzava il fatto che Sherlock la stesse baciando e che le avesse appoggiato le mani sui fianchi, con delicatezza ma facendole intuire che non voleva che scappasse. 
Non sentendola reagire, Sherlock fece per allontanarsi credendo di aver commesso un errore, ma proprio in quell’istante Joan gli mise le braccia intorno al collo e si avvicinò ulteriormente a lui, rispondendo al bacio. 
Quando si allontanarono, Sherlock appoggiò la fronte contro quella di Joan e sospirò. Erano mesi che voleva baciarla, che voleva farle capire cosa provava... E ora, finalmente, l’aveva fatto. 
-Ora capisco perché hai reagito in quel modo- disse Joan sorridendo, con le braccia ancora intorno al collo di Sherlock. 
-Avrei dovuto dirtelo subito, invece ho preferito comportarmi come un ragazzino geloso- disse Sherlock, facendo una smorfia. 
Joan rise di gusto, gettando la testa all’indietro e Sherlock sorrise pensando che era stato lui a farla ridere così. 
-Mi piace sentirti ridere- le disse, qualche secondo dopo. 
-E a me piace che tu mi faccia ridere. Ma smettila con le scene da ragazzino geloso. Non hai più l’età per comportarti da adolescente!- 
Sherlock la guardò leggermente offeso. –Carino da parte tua-
Joan rise di nuovo, poi lo baciò.
-Pensi di farti perdonare in questo modo?- chiese Sherlock, tra un bacio e l’altro.
-Sì. Ci sto riuscendo?-
Lui parve pensarci un po', poi sorrise. –Decisamente, Watson-

   
 
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