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Autore: Liris    10/12/2008    11 recensioni
Edward era la cavia che ne stava avendo dimostrazione pratica.
Lust gioiva dei tentativi di fuga dell’alchimista, che avevano la peculiarità di fargli venire ancora più voglia di maltrattarlo.
Era la sua natura…
La sua esistenza perfetta.
La lussuria conduce alla lascivia e la lascivia alla crudeltà
Perfetto no?
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Envy, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Lust and Pride-







The warmest heart I've found
I lower into the ground
my tears, forever with you

Resting under your tree
you have always liked tris
place
It now belongs to you…
I need to set you free
and go on alone




La voce monotona del prete continuava a risuonare nell’aria satura di pioggia, mentre il silenzio irreale che correva fra il resto dei presenti sembrava alimentare ancora di più quel brivido gelato che correva lungo le schiene piegate da mille fatiche.
Una giornata perfetta, o meglio, perfetta per rompere solamente l’anima; questo avrebbe di sicuro detto il Flame Alchemist se solo la sua voce fosse stata ancora capace di uscire dalle sue labbra ben modellate, come la sua anima fosse stata ancora presente nel suo corpo.

Ora questo giaceva gelido e immobile, in una cassa perfetta e coperta dalla bandiera con l’insegna dell’esercito, mentre il cappello della divisa militare sostava immobile sul liscio coperchio della bara chiusa.

Una sola delle persone ivi presente trovava inutile e distruttivo il continuo salmodiare di quel prete, mentre piccole stille salate facevano fatica a scendere dagli angoli dei suoi occhi orgogliosi e dorati.
Vestito della divisa, in testa al gruppo di colleghi, compagni d’armi e amici del Colonnello Roy Mustang, stava Edward Elric.
Il dolore che lo stava lentamente consumando era maggiore di quello di tutti quanti messi assieme.
Se la prendeva silenziosamente col mondo e col Dio che quel prete, inutile sacerdote e professore di una presenza incorporea e a quanto diceva lui potente, stava tirando in causa e che non meritava di prendere l’anima del suo Roy.

Suo e di nessun altro.

Chi poteva vantare il diritto di amarlo così intensamente di come lo amava lui?
Qualcuno aveva posseduto il suo cuore e ceduto il proprio completamente per l’eternità?
Chi? Chi altro se non lui?

Nessuno…

Fermo ed immobile, in quel silenzio innaturale ora, il FullMetal Alchemist tratteneva le lacrime e la rabbia, consapevole che tutto quello che avrebbe potuto dire o fare sarebbe stato inutile.
Nessuno gli avrebbe ridato quel suo idiota Taisa, che solo quella mattina aveva baciato e amato come ogni giorno, nel dolce tepore del loro letto in quella casa che insieme avevano comprato e diviso da ormai cinque anni.

Vuota….silenziosa.

Ora quel tepore non esisteva più, e non sarebbe mai più esistito.
Alcun dolce calore, né nel corpo del suo uomo, né nel suo animo ormai infranto.
Erano morti entrambi, quel pomeriggio.
Chi per una stupida e insignificante pallottola, un oggetto così piccolo….così…. letale… e chi per la notizia avuta via telefono.
Le parole e le lacrime di compassione di suo fratello non l’avrebbero riportato alla gioia e alla vita.


Desiderò solo la morte completa del corpo e dello spirito, mentre il suo cuore ormai non esisteva già da quelle poche parole al telefono, mentre la bara veniva calata e il saluto militare metteva fine a quella cerimonia.

Desiderò di riunirsi a lui, sotto quell’albero dove ora riposava, mentre con passi lenti se ne tornava in una casa vuota e piena di ricordi.



_________________________________________________





Il silenzio di ogni stanza gli opprimeva il cuore, mentre con passo lento si dirigeva in cucina a sistemare quelle poche tazzine usate da Alphonse e Havoc, venuti a trovarlo quella sera e nel quale pochi minuti prima se ne erano andati.

L’ennesima sconfitta e sconforto disegnati sui loro visi.

Era passato meno di un mese, ma nessuno si decideva a darsi per vinto e lasciare in pace il FullMetal.
Chi per una cosa o per un’altra, riusciva a intrufolarsi in quella casa e tentare di tenergli compagnia nella speranza di strappargli un sorriso luminoso, uno di quelli che concedeva spesso e gratuitamente a tutti quando vi era accanto a lui la persona che amava.

Quella particolarità era sparita proprio insieme all’anima di Roy Mustang.

Perché non lo lasciavano semplicemente in pace?
Stava bene, per così dire, da solo…….perso nella rimembranza di quel passato strappato via con tanta violenza..
Non aveva bisogno di gente che lo guardava con sguardo compassionevole o parole spese solo per riportare ancora in vivida immagine quei ricordi troppo dolorosi.
Aveva un suo orgoglio lui, una sua forza che non l’avrebbe abbandonato, per amore di Roy.

Ma voleva essere lasciato da solo.


Finito di pulire si passò una mano fra le ciocche ribelli che gli ricadevano ai lati del viso, incorniciando quella pelle pallida e tirata da notti insonni.
Sospirò piano, mentre i dorati occhi, così opachi e spenti di quella vita e quella gioia che li avevano sempre resi liquidi alla pari di due ambre perfette, si fissavano su una cornice posata sul ripiano di una mensola.

Tutto…..tutto in quella casa sapeva solo di lui.
Di loro..

Strinse la presa di entrambe le mani di carne sul bordo del ripiano mentre si lasciava andare ad un minimo momento di debolezza, chinandosi a terra e appoggiando la testa bassa contro l’anta dello sportello.
Un singolo momento di pura malinconica agonia.
“Roy….sto lottando per te…per andare avanti..” pensieri persi nel vuoto della sua mente, oltre quelle quattro mura di una casa ormai spenta.
“Amore mio…sono..” ma quel suo attimo di solitudine fu bloccato, interrotto da un rumore proveniente dalla sala.
Un rumore estraneo e preoccupante.
Edward girò lo sguardo ora attento verso la porta della cucina, sentendo un fremito risalire lungo la spina dorsale.

Chi era il pazzo che aveva deciso di introdursi in casa di un Alchimista di Stato per rubare?

Con stizza nello sguardo per quell’interruzione decisamente poco gradita, il biondo si tirò su, facendo qualche passo verso la porta.
Velocemente sbucò nella sala, ma nessuna ombra e nessuna presenza deturpava il silenzio della stanza.
Che iniziasse ad avere le travecole?

Ed eccolo di nuovo, il rumore sospetto che fece eco nella casa silenziosa, proveniente questa volta dalla camera da letto.

Corse come una furia, questa volta il FullMetal, brandendo la prima cosa che gli capitò sottomano, come uno dei vasi di vetro pesante che aveva comprato qualche anno prima in un piccolo mercato.
Entrò nella stanza, pronto a colpire la sagoma scura che ora si stagliava nello spazio che c‘era fra il letto e l‘armadio, illuminata dalla fiocca luce dell‘abat-jour sul comodino stranamente accesa.
Chinata nell‘armadio, la sagoma si tirò su e puntò lo sguardo sorpreso su di lui.

Il vaso si ruppe, ma non per il motivo per cui era stato scelto, ma per via della caduta che fece rovinosamente sul pavimento, dato che Edward aveva lasciato andare la presa.

Sorpresa…
O meglio, angoscia, nel riconoscere la figura che gli si stagliava davanti a pochi metri di distanza

Il viso perfetto e pallido
Gli occhi scuri e sorpresi come i suoi, dopotutto
Il corpo immobile, vestito della divisa, fradicio d‘acqua probabilmente per l‘acquazzone che stava cadendo incessantemente su Central City ormai da tre giorni.

-Mio Dio, Edward! Mi hai fatto prendere un colpo!-

La voce profonda e perfetta, come d‘altronde era la sua, mentre gli occhi si fissavano sui frammenti del vaso ai loro piedi
-Era un modo per dirmi bentornato?- domanda sarcastica, che diede solo l‘effetto di far tremare il più giovane, se non lo stesse già facendo.


Non poteva essere lui..…
Lui….era…….era..


-Sembra che tu abbia visto un fantasma..- affermò il moro, smuovendosi le ciocche bagnate e gocciolanti da davanti alla fronte.


Lui….era…-


-…morto…- un flebile sussurro uscì dalle labbra di Edward, per nulla toccato dalle parole dell‘altro, come se in realtà non le avesse proprio sentite.
Questo alzò un sopracciglio perplesso
-Come scusa?-
-Tu….tu sei morto- un soffio che permise ad una lacrima dolorosa di scendere dagli occhi del FullMetal, mentre si portava entrambe le mani al viso.

Un silenzio di ghiaccio calò all’instante, e come era arrivato fu spazzato via quasi subito.

-Non…non esisti!! Sei solo il frutto della mia mente!! Vattene via!!- la voce tornò di colpo al più giovane, che iniziò a gridare contro quell’uomo per lui inesistente, ma che scattò subito a quella reazione.
-Ehi! Ehi!! Calmati Edward!- cercò di afferrarlo, ma questo si allontanò come scottato, continuando a gridargli di andarsene, di sparire da davanti ai suoi occhi, che soffriva per quella sua maledetta situazione e quant‘altro

Il moro riuscì però a mettere fine a tutto, afferrando saldamente il più giovane per le spalle, scuotendolo per farlo riprendere.
-Edward! Ed! Se fossi il frutto della tua immaginazione, potrei toccarti? Eh??- domandò tutto d‘un fiato, stringendo la presa su quelle braccia tremanti che rischiavano di scivolargli via ancora una volta.

Ma non accadde.

Il biondo si bloccò, lasciando che il più grande gli abbassasse con una mano le sue che coprivano il viso, liberando così i suoi occhi rossi e pronti alle lacrime trattenute fino ad allora.
-Ma….ma…la bara, il funerale…e….e…quella telefonata…e….Roy …- non si capacitava l’Elric maggiore di ciò che stava accadendo.
Sentiva la presa sulle sue braccia
La sentiva, realmente!

Era viva, presente e a contatto con la sua, anche se a dividerli vi era la maglia che lui indossava.

-Era…per proteggermi Ed….- mormorò Roy, guardando ora da un’altra parte, mentre il più giovane puntava le sue iridi ambrate su quel viso pallido e attraversato da una miriade di pensieri.
-Mi dispiace averti…fatto questo, ma…beh, sono andato troppo vicino alla morte, questa volta ed è….stato necessario.- concluse con un sospiro gravoso il moro, tornando con quelle pupille d’antracite pura sul volto del ragazzo.

Lasciò la presa di un braccio, per poterlo accarezzare e sentire la consistenza di quella pelle calda e morbida sui polpastrelli, lasciando che Edward si appoggiasse con il peso del capo contro quel palmo amato.
I dorati occhi si chiusero, mentre le calde lacrime venivano finalmente liberate dall’ostruzione che era il suo orgoglio e capitolavano lentamente lungo le guance, bagnando la mano che ora stringeva con la sua.
-Roy…oh Roy..- si strinse finalmente a lui, a quel corpo tanto agognato, sfogando quei giorni d’agonia e solitudine, di disperazione repressa e di amara consapevolezza che il suo uomo era morto.
Roy lo teneva stretto a se con amore, mentre osservava un punto indefinito della stanza, accarezzando quella testolina bionda e quel corpicino caldo e tremante.
-Shh….va tutto bene Ed…sono qui e non ti lascerò mai- mormorò baciandogli la fronte e poi le labbra tiepide e morbide, bagnate da quelle lacrime incapaci di smettere di scendere.

Un sapore dolce e pieno di consapevole amore e passione univa le bocche dei due, mentre le braccia di entrambi stringevano a se il corpo dell‘altro, per non farlo fuggire.

Quando si staccarono, Edward si passò una mano sugli occhi per cancellare quelle scie salate, testimoni di quel momento di debolezza, per poi sorridere come solo lui sapeva fare, scaldando il cuore con quell‘unico e piccolo gesto.
-Devi….devi raccontarmi tutto!- affermò, prendendogli le mani e stringendole nelle sue, come per darsi maggiore sicurezza che tutto quello era reale. -Ma prima, hai bisogno di un bagno caldo! Sei gelato e non puoi beccarti un malanno!- tutto estasiato, Edward sorrideva a un Roy divertito per tutta quella vita, scoppiata in un solo momento in quel soldo di cacio che era il biondo.

Ridacchiò il moro, facendo un buffetto d‘affetto sul naso dell‘altro che si imbronciò leggermente.
-Aspettami qui, e torno in un baleno- mormorò, scendendo a baciargli la fronte in un gesto d‘affetto, prima di sparire e infilarsi nel bagno, dopo aver preso alcuni vestiti al volo.

Il rumore dell‘acqua che scendeva durò non più di un quarto d’ora, e fu come un ulteriore prova della presenza di qualcuno insieme a Edward, che con un leggero sospiro si lasciò cadere seduto sul letto morbido e fatto….
Non era un sogno.
Si portò le mani al viso, sorridendo di quel leggero dolore al petto per colpa della felicità che stava letteralmente facendo scoppiare il suo cuore.
Ripetè il nome del moro silenziosamente nella sua testa, mentre vedeva il suo riflesso nello specchio a parete davanti a lui, che stava comodamente appoggiato al muro.

Il volto illuminato, felice, gli occhi di nuovo inondati di quella luce particolare e bella e la sua figura in se, completamente cambiata da come era solo una mezz‘ora prima.

Il suo dannato e stupido Taisa
La sua unica ragione di vita.


Quando sentì la porta del bagno aprirsi, il rumore dell‘acqua ormai ridotto ad un leggero sgocciolio e i passi dell‘uomo risuonare sempre più vicini alla camera, alzò lo sguardo e lo vide lì, sullo stipite della porta.
Aveva indossato una camicia bianca e dei pantaloni di una tuta, neri, aderenti perfettamente alle sue gambe.
Rimaneva scalzo e con i capelli bagnati e gocciolanti, che fecero alzare gli occhi al cielo a Edward.
Quando si avvicinò al FullMetal, sentì il suo respiro solleticare la sua pelle, quando si chinò per baciarlo con passione.

Il giovane ricambiò con altrettanto sentimento, fuggendo da quella bocca solo per riprendere fiato e domandare
-Ma….non dovevi raccontarmi tutto?-

Il sorriso malizioso di Roy si disegnò su quel viso da schiaffi, mentre si sedeva accanto a Edward, portandogli un braccio dietro la schiena e facendolo inarcare verso di lui, in modo da averlo completamente in suo potere.
-C‘è tempo….Sono appena tornato dall‘oltretomba, concedimi il lusso di poter giocare con il mio fagiolino preferito…-
-Razza di idiota…io…- ma le imprecazioni dell‘Elric furono bloccate dalle labbra del Taisa Mustang che premevano sulle sue, nella speranza o meglio, nella convinzione di farle cedere ed aprire per lasciargli violare la sua bocca.

Fu una tortura lenta fatta di piccoli baci e morsi, seguiti dalla perdita da parte del più giovane della camicia nera che indossava fino a pochi secondi prima, e dello sbottonamento dei primi bottoni dei pantaloni.

-R..Roy….as..aspetta….ah!!- malamente Edward cadde all‘indietro, ritrovandosi supino sul letto con sopra di se, sollevato grazie alla forza delle braccia, il moro.
Gli occhi di questo animati da una luce divertita, mentre quelli del FullMetal tentavano la fuga.
-Ho aspettato anche troppo, Ed…- sussurrò sul suo collo, mordicchiandolo appena e facendolo gemere.
Le mani di Edward si fissarono sulle spalle dell‘uomo, scendendo poi a slacciargli i primi bottoni della bianca camicia, ma venendo subito fermato nel suo operato dalle braccia di Roy che lo issarono e lo fecero portare seduto sulle sue cosce ancora fasciate dai pantaloni della tuta.

-Dimmi che mi ami…- soffiò il moro al suo orecchio, mentre il biondo tremava, se per libidine o per paura di quel suono nella sua voce profonda, questo non lo seppe mai.

-T..ti amo, Roy..- disse guardandolo negli occhi, mentre le mani dell‘altro scendevano sui glutei del più giovane, ancora coperti anch‘essi, e le labbra tornavano a lambire le sue in modo vorace e violento.
Fu in quel momento, proprio mentre finiva di aprire la camicia, che avvertì quel fuoco che percorreva il corpo di Mustang.
Sentì come se la stessa pelle andasse in fiamme, mentre le mani del moro accarezzavano la sua schiena e immergevano le dita lunghe e affusolate nella cascata dorata che erano ora i suoi capelli sciolti, non più costretti dalla rigorosa treccia, facendolo mugolare dal piacere.

Quel fuoco lo bruciò fisicamente quando le dita della mano destra toccarono un punto sul petto dell‘uomo
-Cosa….?- mormorò perplesso Edward, osservandosi alla luce della lampada, i polpastrelli rossi di scottatura.

E gli occhi di Roy non furono mai così brillanti e profondi come in quel preciso momento, quando in malo modo lo sbatté di nuovo supino sul letto.
-Ops..- soffiò divertito il moro, mentre il biondo sgranava da prima le iridi ambrate, per poi sbarrare completamente i suoi occhi, incapace di fare qualunque cosa.

La camicia di Mustang aperta del tutto e il suo petto glabro e perfettamente modellato come una statua di tempi antichi, messo in bella mostra.


Come il simbolo disegnato precisamente sulla sua pelle, quasi rilucente esso stesso di una luce rossa ed emblematica.


-N….no…..No!!- tentò di gridare Edward, zittito dalle labbra violente di Roy, che furono morse ed allontanate dalla sua preda ormai in balia alla disperazione e alla coscienza di ciò che si trovava sopra di lui.

-Mi deludi, O’Chibi-san, stavi andando così bene…- la voce derisoria e allegra provenne dalla finestra ora spalancata.

La figura snella e pallida di Envy, seduto comodamente sul davanzale, fecero combattere ancora di più il biondo alchimista, nel tentativo di fuggire dalla presa del moro.
-E dire che ci stavamo divertendo anche….che peccato..- borbottò Roy, tirandosi su in ginocchio rimanendo così a cavalcioni su di Ed, tenendogli ben strette e ferme le braccia sopra la testa, sul cuscino, con una mano sola ai polsi.
-Vero, vero…ma le cose belle durano poco, non lo sai Lust?- fece di rimando l’Invidia, saltando giù dal davanzale e avvicinandosi ai due, accomodandosi ora sulla parte di letto libera

Gli occhi di Edward andavano da uno all’altro, come una preda ferita e in trappola, agli sgoccioli della sua vita davanti ai cacciatori.
-No…no…perché??- gridò, tornando a lottare, inutilmente.
Un piccolo broncio comparve sul viso di Roy, alle parole dell’altro Homunculus -Sai che non sopporto quel nome…..se poi penso che la Lust prima di me era una donna….- mugugnò infastidito il moro.
-L’ha scelto il Padre. Parlane con lui- e con questo Envy mise fine alla questione, rivolgendo tutta la sua attenzione su Edward -Perché dici? Beh….l’idea iniziare era far fuori una o due pedine troppo scomode per i nostri piani, ma sai com’è fatto il Padre…- gli occhi d’ametista dell’Invidia si illuminarono divertiti -…non si butta via niente- ghignò.
Il ragazzo dilatò gli occhi, rimanendo immobile nel suo dolore, guardando ancora una volta il viso di Roy.
-Ma….ma lui mi conosce!! Sa chi sono e…..- non capiva come era possibile.

Gli Homuculus non sapevano della loro vita precedente; ne erano totalmente all’oscuro.

Ma lui invece gli aveva parlato e l’aveva chiamato per nome!
Sapeva chi era e cosa c’era fra di loro….o..
La risata di Envy gli fece riportare lo sguardo in quelle iridi d’ametista brillanti.
-Ovvio che sa chi sei. Ho pensato decisamente a tutto, vero?- sussurrò, portandogli indietro una ciocca dorata e ribelle, lasciando che un brivido corresse lungo la schiena del ragazzo. -Gli ho detto le cose basilari per iniziare questo giochino con te. Non ti illudere; anche se conosce ciò che era in precedenza, non è più il tuo caro Colonnello- mormorò piano con quel sorrisino odioso.

Si avvicinò poi al viso del biondo, per pizzicargli una guancia rossa d’ira e frustrazione, ricevendo però da questo uno sputo.

Il suono di uno schiaffo risuonò nella stanza, mentre Envy, stizzito si puliva il volto da quella mancanza di rispetto.

Roy alzò un sopracciglio contrariato -Ehi! È il mio giocattolo. Vedi di non romperlo- affermò, guardando con aria sadica e perversa Edward, che anche se si stava riprendendo dal colpo subito al viso, tremò sotto quello sguardo.
-Che…..che diavolo volete da me…?- riuscì a soffiare fuori, ancora troppo ferito nel profondo della sua anima, alla vista di ciò che era un imitazione del suo adorato Taisa.
-Semplice! Un po’ di sano divertimento prima di farti fuori O’Chibi-san, anche se sarei contrario alla decisione di toglierti di mezzo- rispose Envv, chinandosi ancora impunemente sul volto dell’alchimista, tenendogli tirata indietro la testa per i capelli -Sai….è una noia la città e il mondo senza la tua presenza, piccoletto- ghignò malefico l’Invidia, mentre la Lussuria si portava meglio le gambe di Edward intorno ai fianchi, che riprese immediatamente a scalciare in presa al panico.

La stretta intorno ai suoi polsi aumentò, tanto da fargli stringere le labbra per non far uscire alcun suono che avrebbe solo compiaciuto quei diavoli dannati che lo tenevano prigioniero.
-Suvvia Edward, non sei curioso di sapere cosa ha imparato il tuo Roy, ora che è parte della nostra famiglia?- un soffio vicino al suo orecchio sinistro da parte di Envy, che accentuò la presa sui suoi fili dorati, tenendogli così immobile la testa.
No, non ne era curioso e voleva solo fuggire da entrambi, nascondendosi quasi come se fosse stato ancora un bambino che scappava dagli incubi, rinchiudendosi nell’armadio.

Quelli però non erano frutto della sua immaginazione.

Erano reali, come il fuoco che bruciò la sua pelle quando Roy, o meglio, l’Homunculus Lust posò la mano libera sul suo petto scoperto.
Il dolore si espanse per tutti i nervi del suo corpo, arrivando a colpire con insistenza il cervello, lasciandolo senza fiato per alcuni secondi.
Richiuse le labbra, serrandole, per resistere alla tentazione di urlare mentre le dita del moro si spostavano sulla sua pelle, lasciando scie scure e dolorose come se invece di dita umane fossero stati passati ferri roventi.
Si agitò sotto di lui, cercando di muovere il viso tenutogli fermo da Envy, e le gambe bloccate intorno ai fianchi di Lust.

Quando i polpastrelli si staccarono dal suo petto, tornò a respirare a grandi boccate, mentre gli occhi sbarrati fissavano il soffitto.
Un tempo l’avrebbe guardato con occhi velati di eterna passione per l’amore che Roy riversava su di lui con piccoli gesti, trasformando quell’unico colore piatto e liscio di una miriade di tonalità e luci.

Ora questo sembrava più scuro di quanto ricordava, come pronto a crollargli addosso ad un suo piccolo sospiro.

-Sai resistere fagiolino..- bisbigliò divertito Lust, piegandosi su di lui per cercare quelle iridi dorate trasformate ora in una ambra fusa piena d’odio.
-Non…azzardarti….- prese fiato, riducendo a fessura le palpebre -Non hai…il diritto di chiamarmi così..- ringhiò con quel poco di voce che era riuscito a tirar fuori, mentre il sorriso del moro si allargava su quella bocca sottile.
L’Invidia rise, osservando con curiosità i segni lasciati dalle mani di Lust -Ha coraggio, vero? Per questo dico che è un peccato..- borbottò, passando le unghie sulla carne rosata del FullMetal, che si morse il labbro inferiore, sentendo un nuovo pizzico di fastidioso dolore raggiungere i suoi sensi.

Il suo aguzzino lo trasse a se, facendolo mettere seduto, mentre lo imprigionava ancora con una mano, mentre l’Invidia diede due perfette graffiate alla sua schiena, gentile concessione di Lust, a quanto pareva.
Edward dovette mordersi a sangue il labbro, sentendo le ferite sulla sua pelle bruciare vivide nella sua mente, mentre il liquido scarlatto scivolava sia dalle sue labbra per colpa dei denti, sia dalla sua schiena.
Lust lo ributtò malamente sul letto, studiando ogni sua reazione con divertito interesse.


Quanto sarebbe durato tutto quello?
Quanto avrebbero giocato con la sua anima peccatrice, torturandola con lenta agonia, fino a decidere la fine di tutto?


Gridò ora, non riuscendo più a reprimere il fiato in gola e inarcò la schiena, cercando ancora di liberarsi dalla presa che Lust esercitava sui suoi polsi ormai segnati dalle dita dell’Homunculus.
La voce uscì strozzata dalle sue labbra spalancate mentre le lacrime scivolavano dagli angoli dei suoi occhi sbarrati dal dolore che i morsi e le mani del moro gli stavano causando sul suo petto martoriato dal loro gioco.
-B….ba…baasta!!BASTAA!!- mandò a monte quel coraggio che si stava pian piano sbriciolando come la sua anima di ragazzino, sentendo le risate di Envy nelle orecchie e guardando il viso di Lust sopra di lui, con quel sorriso sghembo che stonava sul viso del suo Roy.

Il suo Roy….

-Anche se mi piace sentire le tue urla, O’Chibi-san, non possiamo permetterci di svegliare i vicini e ritrovarci l’esercito fuori casa…- ridacchiò l’Invidia, lasciando andare le ciocche dorate per picchiettargli l’indice della mano sinistra sulla fronte imperlata di sudore mentre questo chiudeva gli occhi.
Portò via del sangue colante da una ferita sul suo collo, causata da un morso violento, posando poi lo stesso polpastrello sulle labbra per assaggiare il liquido vermiglio.
-Lust….- disse solamente, mentre l’altro annuì, senza staccare gli occhi dal viso sofferente del biondo.
Scese nuovamente a violare la sua bocca con smania di vincere quella lotta che ingaggiò il piccoletto per liberarsi da quell’unione violenta.


E il fuoco liquido sembrò scivolare da quelle labbra, giù, fino alla gola.


Non era immaginazione
Era cruda e dolorosa realtà

Aprì le palpebre, liberando le iridi ambrate e velate, cercando di urlare, scalciare, fare qualsiasi cosa.
I polsi gli vennero falsamente liberati: divisi ora, e tenuti ognuno da una mano della Lussuria; questa poteva disporre facilmente del corpo di Edward, spingendolo di più contro il letto e continuando quel gioco divertente con il proprio fuoco.
Ogni parte nel suo corpo aveva la particolarità di poter bruciare ogni cosa

Edward era la cavia che ne stava avendo dimostrazione pratica.

Lust gioiva dei tentativi di fuga dell’alchimista, che avevano la peculiarità di fargli venire ancora più voglia di maltrattarlo.
Era la sua natura…
La sua esistenza perfetta.

La lussuria conduce alla lascivia e la lascivia alla crudeltà

Perfetto no?

Godeva nel sentire la lingua del biondino fuggire dalla sua che portava solo dolore e il corpo combattere per la saliva che si riversava nella gola bruciandola a poco a poco, nel vero senso della parola.
Si staccò dalla bocca del giovane umano, liberandogli i polsi e spostandosi di poco, per lasciarlo rannicchiare su un lato.
Edward si portò le mani alla gola, tenendo le labbra leggermente dischiuse mentre le lacrime rigavano le sue guance pallide.

Non riusciva più a resistere al dolore.
Lo stava lentamente corrodendo, sia fisicamente che psicologicamente.

-Che ne dici Lust? Ti sei divertito abbastanza?- domandò Envy, posandosi una mano sul fianco scoperto, studiando con gli occhi di quell‘ametista viva il corpo martoriato e scosso da brividi del FullMetal, intanto che questo cercava di respirare fermando il battito sfrenato del suo cuore impazzito.
Il moro puntò lo sguardo prima sull‘Invidia, sua compagna in quella notte ribelle, e poi sul corpicino chiuso a feto davanti a lui.
Annuì, alzando le spalle, portando una mano sul braccio del biondo per poterlo girare di nuovo supino e poterlo guardare mentre l‘altro si preparava a togliergli definitivamente quell‘inutile vita che si ritrovava.
Edward lasciò che lo smuovesse da quella posizione, mentre le braccia ricadevano sul letto parallele al suo corpo, ormai quasi senza più forza.

Solo le lacrime sembrano non finire mai, mentre gli occhi si puntavano in quelli dell‘Homunculus dalle fattezze del suo Taisa.

Questo rimase ad osservarlo, intanto che Envy sembrava saltellasse pronto a finire lì quella storia, pensando a come far fuori il suo carissimo O‘Chibi-san.
Lacrime lucenti di rabbia, frustrazione e dolore continuarono a scorrere copiose dalle polle dorate del ragazzo fino a morire tra le sue labbra sottili e ormai rovinate.

Lacrime che non si sarebbero mai rassegnate, come la luce che illuminava quel miele che erano gli occhi del FullMetal, alla sconfitta.


A quella vista, la Lussuria fermò il colpo che l‘Invidia stava per infliggere al giovane.

Per un momento…..
Per un singolo attimo…. i suoi occhi ripresero la loro antica luce


Un solo.
Intenso
Secondo


L'homunculus si chinò piano sul biondino, guardandolo spaesato, e carezzandogli il capo quasi con affetto.
Envy osservava il tutto leggermente perplesso, mentre Edward non fiatava, chiudendo gli occhi a quel tocco leggero.

Un solo istante
Un solo respiro

L’alchimista unì le mani, sbattendole poi sul letto, trasmutando così la candida stoffa ora macchiata del suo sangue in lacci che strinsero i due Homunculus al collo e alla vita bloccandoli sul posto.
Con quel poco di forza di volontà di cui disponeva, scivolò a terra, cercando così di rialzarsi e correre verso la porta per scappare
Sapeva che era impossibile fuggire ai due, ma…lo sperava in un angolo della sua anima.
Istinto di sopravvivenza….

Voleva vivere!

-Non troppo in fretta, O’Chibi-san- ghignò Envy, mentre Lust muoveva solamente una mano, libera dai lacci che stringevano il suo collo.

Fuoco comparve davanti al biondo, bloccando così la sua via di fuga.
Fuoco avvolse le “catene” che imprigionavano i due Homunculus, bruciandole senza troppa difficoltà
Fuoco circondò Edward, che terrorizzato ora si schiacciò contro la parete, guardando verso la figura che, senza problemi, attraversò quelle lingue scarlatte avvicinandosi a lui.

Cercò una seconda volta di cogliere di sorpresa il suo portatore di morte, ma questo lo afferrò saldamente per il collo, sollevandolo e sbattendolo contro il muro.

I dorati occhi si persero in quelli antracite dell’Homunculus, mentre la stretta sulla sua gola debole si stringeva togliendogli il respiro.

Un ultimo sguardo, nel luccicare delle fiamme, mentre la risata divertita di Envy tranquillamente seduto sul letto, provenne da dietro Lust,
-Addio O’Chibi-san…- sussurrò, lasciando l’ultima azione all’altro.
Il moro si avvicinò di poco al viso di Edward, mentre le mani di questo rimanevano abbandonate lungo i fianchi, ora senza davvero più la speranza di salvezza.

-Addio Edward- un sussurro divertito, prima di mettere fine ad una singola e inutile vita.


Una fiamma che si spense, mentre un altro fuoco bruciava ogni cosa, lasciando solo cenere.



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Era nei guai.

Ohh, se lo era….

Odiava quando prepotentemente le persone gli toglievano il divertimento, e soprattutto se queste appartenevano alla sua famiglia
-Appena ti prendo ti ammazzo, è una promessa, maledetto piccolo bastardo…- un basso ringhio uscì dalle labbra perfettamente sottili e crudeli del ragazzo, mentre faceva il suo ingresso nell’ampio sotterraneo.

Ivi riuniti vi erano tre persone, intenti ognuno a farsi gli affari propri


O meglio, due di queste avevano affari che si accomunavano.


-PRIDE!!- in ringhio di Envy sembrò scuotere l’intera stanza, mentre due occhietti divertiti e scuri si puntavano sulla figura alta e snella dell’Homunculus che avanzava con passo pesante e furioso.
Arrivato davanti ai due, soffermò l’ametista pura che erano le sue iridi sul viso atono e per nulla scosso della persona presa in questione.
-Hai ucciso una mia preda!! Perché devi sempre togliermi il divertimento!? La stavo pedinando ormai da giorni e volevo giocarci per bene!!- una sfuriata coi fiocchi fu rivolta al biondo che rimaneva tranquillo seduto su uno dei gradini più in basso di dove stava il compagno moro che se la sghignazzava.

-Suvvia, Envy…non fare l‘invidioso solo perché ti sei fatto bagnare il naso dal tuo fratellino più giovane che si è preso anche i complimenti del Padre…- affermò divertito Lust, posando una mano guantata di nero sotto il mento di Pride, sollevandoglielo con poca dolcezza.
Nessuna piega da parte dell‘Homunculus, che anzi, assottigliò solo lo sguardo vacuo, lasciando che il moro prendesse a giocare con i fili dorati sparsi sulla schiena.

Nessun sentimento sfiorava quelle iridi opache, di un oro spento e profondo
Nessuna pietà davanti alla preda in lenta agonia ai suoi piedi scalzi


Una perfetta e pura presenza fatta per la morte.


Envy strinse il pugno scocciato, guardando prima uno e poi l’altro, sbuffando e lasciandosi andare seduto su un tubo più in là.
Tirava occhiatacce ai due, persi nel silenzio del loro strambo mondo, e verso il Padre che non fiatava, continuando a leggere un libro che teneva aperto sulle gambe fasciate dalla lunga veste.

Invidia…..

Era il suo peccato, dopotutto…
E quello stesso sentimento lo infuocava letteralmente, nel vedere come il non più FullMetal Alchemist lasciava che solo Lust potesse dargli quelle attenzioni particolari.
Era invidioso di quell’attento rapporto che si era instaurato fra loro, solo pochi giorni dopo in cui Pride era stato creato.

Lust l’aveva preso subito sotto la sua, diciamo ala protettiva, seguendolo nelle ronde e nelle missioni più semplici e di routine all’inizio .
Anche lui era andato più di una volta come compagno di caccia, ma non era la stessa cosa.

Non era la stessa maledettissima cosa!

-Ehi…Pride..- lo chiamò, ritirandosi in piedi, mentre sentiva lo sguardo del moro su di lui con un sopracciglio alzato.
L’altro rimaneva in silenzio, con gli occhi persi nella contemplazione del nulla.
-Ehi, sto parlando con te piccoletto!- riprovò Envy, ricevendo ora l’attenzione del biondo su di lui, visibilmente alterato.

Una delle poche volte che quegli occhi si animavano di una luce particolare.

Lust ridacchiò, lasciando che i fatti si svolgessero tranquillamente, prediligendo il momento in cui sarebbe dovuto intervenire per separare i due.
-Non azzardarti mai più a chiamarmi così- un ringhio esauriente provenne dal biondo, che assottigliò lo sguardo dorato puntato sull’Invidia
Questa si avvicinò con passo lento e calibrato, accovacciandosi poi davanti a lui per posargli due dita sotto al mento per guardarlo meglio in viso.
-Nervosetti eh?- scherzò Envy ricevendo però dall’altro un leggero schiaffo che allontanò la sua mano.

Ecco perché era geloso, invidioso….quello che era di Lust.

Con lui non si comportava affatto così.

-Odio quando mi manchi di rispetto, piccoletto- rincarò la dose l‘Invidia, scattando in piedi, seguito subito dal biondo.
-Io odio scendere al tuo livello, Envy- sibilò Pride, con un sorriso che dava al suo sguardo vacuo un aria ancora più terribile e derisoria.
Lust prese a ridere a quello scambio di battute, mentre l’Homunculus biondo si allontanava, orgogliosamente regale, mettendosi in ginocchio vicino al Padre per guardare disinteressato il libro scritto in un antica e irraggiungibile lingua che questo stava leggendo.
Una mano pallida si posò sulla gamba fasciata dalla lunga veste, e il mento appoggiato sul dorso di questa, mentre quella del Padre si sollevava per accarezzare brevemente uno dei suoi “figli” migliori.

Envy ribolliva di rabbia, mentre il moro se la ghignava bellamente, attirandosi così addosso tutta l’ira dell’Invidia.
-Ehi tu! Piantala di ridere! Non lo sopporto!- gridò contro di lui, mentre Lust continuò imperterrito, tenendosi lo stomaco. -Non sopporti tante cose, Envy.- riuscì a dire, fra uno sbuffo e una risata, sentendosi poi sbattere violentemente sul pavimento dall’altro.

L’Invidia aveva eseguito un abile balzo addosso alla Lussuria in un impeto di rabbia frustrante, che andò avanti per un buon quarto d’ora (dove calci morsi e quant’altro si sprecarono) finché una fiammata circondò Envy, facendolo urlare sorpreso.

Il moro si tirò su dalla posizione supina in cui era, guardando divertito il “fratello” accucciato su un tubo in alto a tre metri di distanza che lo ricambiava con sfida.
Si stiracchiò, producendo un leggero crocchio delle ossa del collo e delle braccia, mentre Envy osservava con occhi d’ametista Lust muoversi elegantemente in ogni suo gesto.
Sistematosi la giacca di pelle, aperta sul petto glabro e con il simbolo dell’uroburo che svettava con una certa gloria al centro, puntò gli occhi di quell’antracite pura sul biondo lontano.

-Pride- un unico e melodioso suono uscì dalle labbra perfette di questo, mentre l’altro si alzava velocemente e con la stessa eleganza gli si faceva vicino.

Il moro allungò una mano verso il ragazzo dagli occhi di miele e questo la prese fra le sue fasciate da dei guanti tagliati sulle dita libere e scoperte.
L’orgoglio in quel momento sembrava essere piegato al volere della Lussuria, che come al solito lo strinse di più nella sua presa fatta di gesti e immancabili sguardi.
-Vedi, Envy? È tutta questione di…..come dire, buone maniere?- ghignò il maggiore, portando un braccio dietro alla schiena del più giovane, lasciando che questo rimanesse immobile e per nulla contrario al gesto.
Lo sguardo puntato solo sull’Homunculus che rimaneva appollaiato sul tubo, ora di nuovo piatto e senza interesse alcuno.

Lust scese a ghermire con le labbra avide il collo pallido e perfettamente in sua balia del biondino, mordendo e baciando quella pelle dove il simbolo rosso dell’uroburo la marchiava perfettamente.
Nessun suono uscì dalla bocca di Pride, che rimase perfettamente immobile al trattamento che gli riservava l’altro, mentre Envy tratteneva a stento la voglia di scendere e strappar via Lust dall’ex Alchimista.

Non lo sopportava e basta..

Era più forte di lui, non poter giocare con il suo O’Chibi-san ancora una volta.
Forza dell’abitudine forse….gli sarebbe passata.

-Cercatevi una stanza! Per la miseria!!- sbottò a quel punto l’Invidia, stanco di quelle attenzioni particolari a lui negate, mentre la risatina di Lust risaliva dalla gola di questo e raggiungeva le sue orecchie.
-Vieni Pride…ti porto in un bel posto- sussurrò il moro all’orecchio del giovane, separandosi poi da lui per dirigersi verso la porta d’ingresso di quella stanza sotterranea.
Il biondo lo seguì senza fiatare, come un fedele cane che va dietro al padrone.

Forse certe cose erano fatte per non cambiare affatto….


Envy rimasto solo con il Padre, gridò frustrato, scendendo dal tubo sul quale era rimasto appollaiato anche troppo tempo.
Si avvicinò poi all’uomo intento a leggere, per farsi un po’ gli affaracci suoi come al solito.
Questo rimaneva tranquillamente assorto nella lettura, per nulla scosso dalla rabbia del “figlio” o della presenza dello stesso alle sue spalle.
L’invidia sbuffò sonoramente, lasciando perdere il vecchio, e sedendosi svogliatamente sul gradino dove poco prima stava Pride.

Accidenti al giorno che aveva portato lì quel maledetto Colonnello.
Accidenti a quando l’aveva convinto a seguirlo da un Alchimista per giocare un po’ con i suoi poteri e farlo fuori.
Accidenti a quando Lust si era messo in testa di volere quel personale giochino, il suo O‘Chibi-san, di nuovo vivo per poterci giocare per l’eternità.

Puntò il gomito destro sulla coscia, posando poi il mento sul palmo della mano aperta, in modo scocciato.

Però…pensandoci bene, mentre si passava la lingua sulle labbra sottili guardando il punto da dove i due erano usciti, avere quel piccolo biondino ancora fra i piedi non gli dispiaceva affatto.

Di sicuro un giorno si sarebbero divertiti assieme.



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Il pomeriggio era sceso velocemente e per le strade di Central non vi era più anima viva, se non solo gli ultimi ritardatari che sostavano davanti alle vetrine dei negozi.
Il cielo terso e limpido cambiava lentamente i suoi colori, scemando in quelli più caldi e intensi del tramonto.
Gli ultimi raggi del sole morente toccavano con dolcezza la liscia superficie di marmo delle lapidi del cimitero centrale, giocando con mille colori su queste, rendendole meno monocrome e spente.

Due occhi dorati e piatti osservavano una di queste, con disinteressato interesse, mentre due pozzi d’onice di intensa profondità sondavano silenziosamente il volto marmoreo del giovane.
Tutto l’interesse di questo era preso ora dalla foto riportata sul liscio e pallido materiale, dove un ragazzo dal sorriso gentile e gli occhi pieni di vita osservava davanti a se un probabile spettatore.
Lunghi capelli biondi, raccolti in una perfetta treccia, parte superiore del corpo fasciata da un bel maglione dall’aspetto caldo e morbido, posizione composta e sguardo sereno.

Nel complesso, un bel ragazzo tranquillo e solare.

Se non fosse stato per alcuni particolari, quella foto poteva essere un perfetto specchio in miniatura che rifletteva l’immagine del giovane impassibile ed immobile che sostava davanti alla tomba.
Una scritta in oro ed in rilievo recitava:

Edward Elric
FullMetal Alchemist
Nato a Reesembol il ….
Morto a Central il ….

Che tu possa ritrovare la pace e il riposo che ivi non hai trovato




-Pride- mormorò Lust ricevendo subito lo sguardo vacuo del compagno su di se -Interessante, non trovi? È come guardarsi allo specchio, no?- continuò il moro indicando con un cenno del capo la lapide davanti ala quale sostava lui
Il biondo diede una fulgida occhiata alla foto che vi era posta sopra, e lesse velocemente un “Colonello Roy Mustang….”
Sul viso di Pride si formò un espressione né veramente sorpresa né normale.
scuotendo leggermente la chioma dorata con una mano, si avvicinò al compagno Homunculus, strusciando con noncuranza il naso sul collo liscio e caldo di Lust.
-No….direi proprio di no- borbottò, mordicchiando quella pelle dall’aspetto delicato e perfetto.

Il moro ridacchiò, prendendo quel piccolo corpo fra le sue “spire“, premendoselo contro il proprio, sentendo la sensazione magnifica di potere sull‘Orgoglio.
-Noi siamo migliori di quelli che erano…- soffiò il biondo, guardando davanti a se, come se tutto ciò che lo circondava non esistesse e fosse tutt‘altro.

Un mondo tutto suo.

Lust rise, stringendoselo addosso, mentre con un elegante balzo si ritrovarono su uno dei rami del grande albero sotto le cui fronde trovarono riparo, come le lapidi sottostanti rimanevano ogni giorno e ogni notte.

Seduti comodamente, Lust fece mettere Pride in mezzo alle sue gambe, in modo che la schiena di questo fosse parallela e appoggiata al suo petto
Prese poi ad arrotolare i fili dorati dell’Orgoglio intorno alle dita lunghe ed affusolate, in un silenzioso gioco di respiri tranquilli.
-Hai ragione, mio piccolo giochino….- sussurrò la Lussuria, sorridendo in maniera divertita e con una luce fiera negli occhi d’antracite.

Il sole morì del tutto oltre le montagne visibili in lontananza, lasciando che sul mondo arrivasse la signora Notte, portando con se una nuova “giornata” pronta da vivere
Una brezza leggera spirò sulla città, scivolando fra le case e le vie, in silenzio, giocando infine con le fronde degli alberi e in particolare dove due anime dannate sostavano serene nella loro quiete provvisoria.

Un flebile sospiro fu portato con esse, perdendosi infine sul tragitto fra le lapidi.



-Noi siamo migliori…-





The kindest heart I've found
I lowered into the ground
your smile kept me alive

Back when the skies were still
you always liked this place

Now sleep under the tree
I planted here the day
when you were born
















Note Autrice:

*fu così che l’autrice fu uccisa* XDD
Cmq, per dire quattro parole la One-shot è saltata fuori per colpa dell’immagine sopra riportata ^^’

Appena vista, mi è venuto subito in mente di scriverci sopra qualcosa, ed ecco il risultato di immane serate di dolore ç.ç [ovvero, quando non si ha ispirazione v.v]
Ho messo negli Avvertimenti “non per stomaci delicati“ non perché fosse pesante, però non conosco tutti i tipi di reazione di tutti quanti XD magari a qualcuno può dar fastidio leggere cose del genere o anche solo la vista del sangue v.v che ne so ^^’’’(anche se mi sono tenuta…coff coff veramente sul vago per certi punti)


Premetto due punti: primo, Ed non ha gli auto-mail e Al è tornato umano (come non è necessario saperlo allo scopo della fic XD)secondo punto, che di sicuro verrà fuori leggendo (come è già successo in msn):
Il rapporto fra Ed e Roy, ora Pride e Lust non è assolutamente uguale a prima, ovvero scordatevi amorevoli bacini e quant’altro. Si parla di Homunculus e secondo me dei due peccati più marcati. (e che vanno meglio a nozze XDD)

Nei giorni scorsi, prima che questa fosse conclusa, ho pensato anche ad un probabile “seguito” sul Pov di Lust. Avevo pensato anche ad un Pov su Pride, ma come personaggio è seriamente complicato *faccina pensosa* e non saprei esattamente cosa gli passa per la testa XD

Detto questo, ringrazio chi vorrà commentare questo mio piccolo lavoro, e sprono a commentare anche XD


Perché i commenti fanno felice gli Autori/Autrici



Alla prossima^^







La canzone presa è quella dei Sonata Arctica, “Under your Tree”


Il cuore più caldo ho trovato
Sprofondo nella terra
Le mie lacrime, per sempre con te
A riposare sotto il tuo albero
Ti è sempre piaciuto questo
posto
Ora ti appartiene…
Devo lasciarti libera
E continuare da solo



Il cuore più dolce ho trovato
Lho calato nella terra
Il tuo sorriso mi teneva in vita
Quando il cielo era fermo
Ti è sempre piaciuto questo
posto
Ora dormi sotto l’albero
Che ho piantato qui il giorno
In cui sei nata

   
 
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