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Autore: Madness in me    05/03/2015    1 recensioni
Il personaggio principale nelle vesti del famoso Dante Alighieri, accompagnato da un eccezionale compagno di viaggio nelle vesti di Virgilio si aggireranno nell'inferno Dantesco tra incontri stravaganti e spaventosi.
Che ci sia un motivo per spiegare questo improvviso ed inverosimile viaggio ? Chi lo sa.
-
Questa storia è ispirata alla divina commedia, come si era già capita e spero che tra tutti gli incroci e la mia fantasia viaggiante, riuscirete a godervi questa bizzarra avventura.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chris Cerulli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo:
i' vegno per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo.
E tu che se' costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti".
-Dante Alighieri; Inferno – Canto III – vv.82-111
Giurai a me stesso che, se le gambe avessero obbedito, sarei schizzato via alla ricerca di una via d'uscita perché quella fiammella che si avvicinava lentamente mi stava quasi mandando fuori di testa più di quanto non ne fossi già uscito dall'inizio di quell'incubo.
Dopo quelle che mi parvero ore, a causa dell'ansia, una barchetta tutta rovinata dal tempo, sbucò dalla nebbia.
A guidare quella barca c'era un uomo, credevo, non avrei saputo dirlo con esattezza perché portava una specie di mantello che sembrava fatto più con un sacco che con della vera stoffa e l'enorme cappuccio gli copriva il viso.
Quando la barchetta si fermò quasi attaccata alla riva, l'uomo lasciò scivolare il cappuccio.
La barbetta, i capelli neri e gli occhi scurissimi con quel viso rotondo, io lo conoscevo..
"Shinoda, da quanto tempo.." fu James a rompere il silenzio, tirandomi di nuovo fuori dai miei pensieri e facendomi sobbalzare.
L'uomo sulla barca non mi degnò neanche di uno sguardo, fissando James con quello che sembrava quasi fastidio.
Io invece continuavo a fissarlo senza riuscire a distaccare lo sguardo.
Era davvero lui? Mike Shinoda? 
Che ci faceva lì?
Quando era morto?
Aspetta.. era morto? 
Questa situazione continuava a confondermi sempre più ma come al solito la voce di James mi tirò fuori dai miei pensieri costringendomi a concentrarmi sulla reale situazione che si stava svolgendo.
"Shinoda smettila di guardarmi così, sai che obbedisco ad ordini superiori a me e non puoi opporti." stavolta la voce di James era più seria e ferma di quando, poco prima, aveva salutato l'uomo che, fermo in piedi nella barca, stringeva il remo di legno con tanta forza da farsi sbiancare le nocche.
"Mi rifiuto." sbottò Shinoda, tuonandò tanto da far rimbombare la sua voce in tutto il buio intorno a noi e gettando il remo sul fondo della barca "Io ho il compito di trasportare le anime morte e non intendo cambiare tutto questo. Quel ragazzo è vivo e io i vivi non li trasporto, sono le leggi, James e sa che fine fanno tutti quelli che infrangono le regole. Io li ho visti, tutti. Li vedo ogni giorno e non intendo finire come loro!"
Fu in quel momento che capii che James non faceva paura solo a me.
Lo vidi sporgersi fino a poggiare un piede sulla barca e afferrare Shinoda per il colletto del mantello che aveva addosso, tirandolo verso di se e ringhiando "Ho ricevuto ordini da qualcuno che potrebbe farti molto peggio di tutto ciò che potrebbe accaderti se finissi in uno qualsiasi degli angolo di questo posto, e che potrebbe fare lo stesso a me. Quindi io non intendo disubbidire. E' stato lui a dirmi di portare Chris, vuoi metterti contro di lui?"
Vidi Shinoda sbiancare tanto da diventare quasi dello stesso colore della fitta nebbia che circondava l'acqua e puntare lo sguardo su di me.
Chi era questo lui che spaventava James a tal punto da impedirgli di pronunciare il suo nome?
Chi poteva spaventare tanto quei due?
L'agghicciante risata di poco prima risuonò nella mia testa e stavolta sobbalzai, cominciando a guardarmi intorno furioso e infastidito.
Come al solito ero stato l'unico a sentirla.
Ma non ebbi il tempo di fare nulla perché la voce di Shinoda mi raggiunse distraendomi.
"Salite, muovetevi." disse.
James lasciò il suo mantello e salì sulla barca sedendosi e, appena più titubante, feci così anche io.
Presi posto di fianco a James mentre Shinoda, dietro di noi, stava in piedi e iniziava a remare.
"Come mai non stai trasportando nessuno oggi?" domandò James dopo qualche minuto.
"Era il giro d'andata. Stavo per prendere gli altri prima di vedere voi." borbottò lentamente Shinoda.
Gli altri chi?
Guardai James, tentato di domandarglielo ma lui mi sorrise ed indicò con un dito il fiume come stesse rispondendo alla mia domanda silenziosa.
Confuso, voltai lo sguardo e non potei credere ai miei occhi.
Sotto l'acqua quasi grigia si intravedevano persone di ogni tipo, uomini e donne, giovani e anziani che non nuotavano, si lasciavano trascinare dalle correnti ma le loro espressioni erano un insieme di paura e sofferenza.
"Chi sono?" sussurrai, stupito.
"Anime." disse James, come fosse ovvio.
"E che fanno lì?" chiesi ancora.
"Aspettano che io li faccia salire a bordo per portarli dove dovranno rimanere per l'eternità." disse Shinoda e dal tono che usò capii che non avrebbe voluto che facessi altre domande, così feci silenzio.
Non mi avevano detto niente però in qualche modo avevo capito che non era il caso di allungare le mani verso l'acqua o comunque tirarle fuori dalla barca perché sembrava quasi che le anime si tenessero lontane dalla barca e avevo come la sensazione che non si sarebbero fatti problemi a tirarmi giù se mi avessero preso.
Vedevo l'ombra di Shinoda riflettersi sull'acqua grigiastra e pù la osservavo più la mia curiosità cresceva ma Shinoda non sembrava proprio il tipo da grandi chiacchierate.
Mi voltai appena e trovai James a fissarmi col suo solito ghigno, come se avesse di nuovo capito ciò che pensavo e mi stesse sfidando a rischiare.
Non mi piaceva tirarmi indietro, accettavo sempre le sfide così respirai a fondo e alzai lo sguardo su Shinoda che fissava davanti a sé impassibile.
"Shinoda...?" domandai, cercando di suonare il meno titubante possibile.
Lo vidi lanciarmi uno sguardo di fuoco e lo presi come un invito a parlare così domandai: "Cosa ci fai qui? E perché sei finito a traghettare anime?" 
Mike sembrò sorpreso dalla domanda come se nessun altro prima glielo avesse mai chiesto.
Si prese il suo tempo per rispondere, rimanendo a fissarmi qualche istante come volesse assicurarsi che glielo avessi chiesto davvero poi spostò di nuovo lo sguardo verso l'infinita distesa di nebbia davanti a noi e infine, dopo aver respirato a fondo, iniziò a raccontare.
"Erano tempi oscuri e l'uomo di cui ero innamorato stava morendo. Un giorno ero da solo a bere in un bar eun uomo con un cappuccio a coprirgli il volto, mi disse che avrei potuto salvare il mio uomo se fossi stato dsposto a lavorare per lui. Accettai senza pensare e firami il contratto che mi porse senza neanche leggere, non mi importava più nulla, a quel punto. La disperazione per quel che stava accadendo era troppa, mi logorava e avrei fatto di tutto pur di salvare la persona che più amavo al mondo. Dal giorno in cui firmai il contratto l'uomo che amavo guarì, quasi magicamente, si riprese del tutto e da allora sta bene. Io però sono bloccato qui, o almno, la mia anima lo è. Il mio corpo vive con una.. chiamiamola anima fittizia. Io invece devo adempiere al mio compito di traghettatore d'anime.. altrimenti il mio disubbidire al contratto che ho firmato, significherebbe provocare la morte dell'uomo che amo e non posso permetterlo. Lui.. lui conta più di me, lui può dare di più al mondo. Ed è giusto così." La tristezza nella sua voce aveva lasciato trasparire una parte di sé che fino a quel momento non avevo ancora visto.
La parte più umana.
Perché sì, in lui c'era ancora qualcosa di umano.
Calò il silenzio per tutto il resto del viaggio ma stavolta fui io a romperlo.
Decisi di porre la domanda che mi balenava in testa da minuti e minuti proprio nel momento in cui anche ai miei occhi apparve, in lontananza, una striscia di terra bruciata verso cui eravamo diretti.
"Mike.. come si chiama quell'uomo?" domandai.
Mike sobbalzò alla domanda e, risistematosi il cappuccio sulla testa a coprirsi il volto, con una leggerezza quasi non sua, come avesse paura a pronunciare quel nome, come se a dirlo ad alta voce si sarebbe sciupato o sporcato, sussurrò "Chester Bennington".
A quel punto anche James aveva smesso di ghignare, ora se ne stava fisso verso un punto indefinito, in rigoroso silenzio, serio come una statua di marmo.
Non aprii più bocca, mi sentivo quasi in colpa per aver trasformato Shinoda in una sagoma di oscura tristezza e sofferenza.
Dopo qualche secondo raggiungemmo la sponda e io e James scendemmo dalla barca.
Mi voltai per salutare Shinoda ma prima ancora che potessi salutarlo, egli si spostò il cappuccio dal viso quel tanto che bastava per mostrare gli occhi e, serio come al nostro primo incontro ore prima, mi disse una frate che ricorderò per sempre.
"Possa tu uscire da qui riuscendo ancora a guardarti allo specchio.", conclusa la frase non disse altro, gettò un'occhiata a James che non si degnò neanche di guardarlo poi si girò e riprese a reamare fino a sparire totalmente nella nebbia.
A quel punto mi voltai, pronto a chiedere spiegazioni a James ma lui era già partito e fui costretto a seguirlo in silenzio.
Raggiungemmo in breve un'altra entrata scavata nella roccia, stavolta però appena più piccola della precedente e sulla parete, che questa volta era di un marmo nero, lucido, come una lapide, c'era incisa, in bianco, un'altra frase:
"I walk through the centre with no rules to guide me, i realize it's difficult but now i can see."
James infilò nuovamente le mani in tasca e ripartì, ma lo affiancai prima del solito.
Qualcosa mi diceva che da quel punto in poi nulla ci ciò che avevo visto sarebbe mai sparito dalla mia mente.
Non avrei mai, mai più dimenticato ciò che avrei visto.
"Ora penso capirai, come questo mondo può sopraffare un uomo.." sussurrò James, con una tale freddezza che giurai a me stesso di aver sentito il sangue congelarsi nelle mie vene ma non osai ribattere.
La solennità di quel momento era palpabile e quasi mi schiacciava, così lo seguii in rigoroso silenzio, ignorando la risata nella mia testa che continuava a rimbombare sempre più forte.

Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi, anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo:
i' vegno per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo.

E tu che se' costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti".
-Dante Alighieri; Inferno – Canto III – vv.82-111

 




Giurai a me stesso che, se le gambe avessero obbedito, sarei schizzato via alla ricerca di una via d'uscita perché quella fiammella che si avvicinava lentamente mi stava quasi mandando fuori di testa più di quanto non ne fossi già uscito dall'inizio di quell'incubo.
Dopo quelle che mi parvero ore, a causa dell'ansia, una barchetta tutta rovinata dal tempo, sbucò dalla nebbia.
A guidare quella barca c'era un uomo, credevo, non avrei saputo dirlo con esattezza perché portava una specie di mantello che sembrava fatto più con un sacco che con della vera stoffa e l'enorme cappuccio gli copriva il viso.
Quando la barchetta si fermò quasi attaccata alla riva, l'uomo lasciò scivolare il cappuccio.
La barbetta, i capelli neri e gli occhi scurissimi con quel viso rotondo: io lo conoscevo..
"Shinoda, da quanto tempo.." fu James a rompere il silenzio, tirandomi di nuovo fuori dai miei pensieri e facendomi sobbalzare.
L'uomo sulla barca non mi degnò neanche di uno sguardo, fissando James con quello che sembrava quasi fastidio.
Io invece continuavo a fissarlo senza riuscire a distaccare lo sguardo.
Era davvero lui?
Mike Shinoda? 
Che ci faceva lì?
Quando era morto?
Aspetta.. era morto? 
Questa situazione continuava a confondermi sempre più ma come al solito la voce di James mi tirò fuori dai miei pensieri costringendomi a concentrarmi sulla reale situazione che si stava svolgendo.
"Shinoda smettila di guardarmi così, sai che obbedisco ad ordini superiori a me e non puoi opporti." stavolta la voce di James era più seria e ferma di quando, poco prima, aveva salutato l'uomo che, fermo in piedi nella barca, stringeva il remo di legno con tanta forza da farsi sbiancare le nocche.
"Mi rifiuto." sbottò Shinoda, tuonandò tanto da far rimbombare la sua voce in tutto il buio intorno a noi e gettando il remo sul fondo della barca "Io ho il compito di trasportare le anime morte e non intendo cambiare tutto questo. Quel ragazzo è vivo e io i vivi non li trasporto, sono le leggi, James e sa che fine fanno tutti quelli che infrangono le regole. Io li ho visti, tutti. Li vedo ogni giorno e non intendo finire come loro!"
Fu in quel momento che capii che James non faceva paura solo a me.
Lo vidi sporgersi fino a poggiare un piede sulla barca e afferrare Shinoda per il colletto del mantello che aveva addosso, tirandolo verso di se e ringhiando "Ho ricevuto ordini da qualcuno che potrebbe farti molto peggio di tutto ciò che potrebbe accaderti se finissi in uno qualsiasi degli angolo di questo posto, e che potrebbe fare lo stesso a me. Quindi io non intendo disubbidire. E' stato lui a dirmi di portare Chris, vuoi metterti contro di lui?"
Vidi Shinoda sbiancare tanto da diventare quasi dello stesso colore della fitta nebbia che circondava l'acqua e puntare lo sguardo su di me.
Chi era questo lui che spaventava James a tal punto da impedirgli di pronunciare il suo nome?
Chi poteva spaventare tanto quei due?
L'agghicciante risata di poco prima risuonò nella mia testa e stavolta sobbalzai, cominciando a guardarmi intorno furioso e infastidito.
Come al solito ero stato l'unico a sentirla.
Ma non ebbi il tempo di fare nulla perché la voce di Shinoda mi raggiunse distraendomi.
"Salite, muovetevi." disse.
James lasciò il suo mantello e salì sulla barca sedendosi e, appena più titubante, feci così anche io.
Presi posto di fianco a James mentre Shinoda, dietro di noi, stava in piedi e iniziava a remare.
"Come mai non stai trasportando nessuno oggi?" domandò James dopo qualche minuto.
"Era il giro d'andata. Stavo per prendere gli altri prima di vedere voi." borbottò lentamente Shinoda.
Gli altri chi?
Guardai James, tentato di domandarglielo ma lui mi sorrise ed indicò con un dito il fiume come stesse rispondendo alla mia domanda silenziosa.
Confuso, voltai lo sguardo e non potei credere ai miei occhi.Sotto l'acqua quasi grigia si intravedevano persone di ogni tipo, uomini e donne, giovani e anziani che non nuotavano, si lasciavano trascinare dalle correnti ma le loro espressioni erano un insieme di paura e sofferenza.
"Chi sono?" sussurrai, stupito.
"Anime." disse James, come fosse ovvio.
"E che fanno lì?" chiesi ancora.
"Aspettano che io li faccia salire a bordo per portarli dove dovranno rimanere per l'eternità." disse Shinoda e dal tono che usò capii che non avrebbe voluto che facessi altre domande, così feci silenzio.
Non mi avevano detto niente però in qualche modo avevo capito che non era il caso di allungare le mani verso l'acqua o comunque tirarle fuori dalla barca perché sembrava quasi che le anime si tenessero lontane dalla barca e avevo come la sensazione che non si sarebbero fatti problemi a tirarmi giù se mi avessero preso.
Vedevo l'ombra di Shinoda riflettersi sull'acqua grigiastra e pù la osservavo più la mia curiosità cresceva ma Shinoda non sembrava proprio il tipo da grandi chiacchierate.
Mi voltai appena e trovai James a fissarmi col suo solito ghigno, come se avesse di nuovo capito ciò che pensavo e mi stesse sfidando a rischiare.
Non mi piaceva tirarmi indietro, accettavo sempre le sfide così respirai a fondo e alzai lo sguardo su Shinoda che fissava davanti a sé impassibile.
"Shinoda...?" domandai, cercando di suonare il meno titubante possibile.
Lo vidi lanciarmi uno sguardo di fuoco e lo presi come un invito a parlare così domandai: "Cosa ci fai qui? E perché sei finito a traghettare anime?" 
Mike sembrò sorpreso dalla domanda come se nessun altro prima glielo avesse mai chiesto.
Si prese il suo tempo per rispondere, rimanendo a fissarmi qualche istante come volesse assicurarsi che glielo avessi chiesto davvero poi spostò di nuovo lo sguardo verso l'infinita distesa di nebbia davanti a noi e infine, dopo aver respirato a fondo, iniziò a raccontare.
"Erano tempi oscuri e l'uomo di cui ero innamorato stava morendo. Un giorno ero da solo a bere in un bar eun uomo con un cappuccio a coprirgli il volto, mi disse che avrei potuto salvare il mio uomo se fossi stato dsposto a lavorare per lui. Accettai senza pensare e firami il contratto che mi porse senza neanche leggere, non mi importava più nulla, a quel punto. La disperazione per quel che stava accadendo era troppa, mi logorava e avrei fatto di tutto pur di salvare la persona che più amavo al mondo. Dal giorno in cui firmai il contratto l'uomo che amavo guarì, quasi magicamente, si riprese del tutto e da allora sta bene. Io però sono bloccato qui, o almno, la mia anima lo è. Il mio corpo vive con una.. chiamiamola anima fittizia. Io invece devo adempiere al mio compito di traghettatore d'anime.. altrimenti il mio disubbidire al contratto che ho firmato, significherebbe provocare la morte dell'uomo che amo e non posso permetterlo. Lui.. lui conta più di me, lui può dare di più al mondo. Ed è giusto così." La tristezza nella sua voce aveva lasciato trasparire una parte di sé che fino a quel momento non avevo ancora visto.
La parte più umana.
Perché sì, in lui c'era ancora qualcosa di umano.
Calò il silenzio per tutto il resto del viaggio ma stavolta fui io a romperlo.
Decisi di porre la domanda che mi balenava in testa da minuti e minuti proprio nel momento in cui anche ai miei occhi apparve, in lontananza, una striscia di terra bruciata verso cui eravamo diretti.
"Mike.. come si chiama quell'uomo?" domandai.
Mike sobbalzò alla domanda e, risistematosi il cappuccio sulla testa a coprirsi il volto, con una leggerezza quasi non sua, come avesse paura a pronunciare quel nome, come se a dirlo ad alta voce si sarebbe sciupato o sporcato, sussurrò "Chester Bennington".
A quel punto anche James aveva smesso di ghignare, ora se ne stava fisso verso un punto indefinito, in rigoroso silenzio, serio come una statua di marmo.Non aprii più bocca, mi sentivo quasi in colpa per aver trasformato Shinoda in una sagoma di oscura tristezza e sofferenza.
Dopo qualche secondo raggiungemmo la sponda e io e James scendemmo dalla barca.
Mi voltai per salutare Shinoda ma prima ancora che potessi salutarlo, egli si spostò il cappuccio dal viso quel tanto che bastava per mostrare gli occhi e, serio come al nostro primo incontro ore prima, mi disse una frate che ricorderò per sempre.
"Possa tu uscire da qui riuscendo ancora a guardarti allo specchio.", conclusa la frase non disse altro, gettò un'occhiata a James che non si degnò neanche di guardarlo poi si girò e riprese a reamare fino a sparire totalmente nella nebbia.
A quel punto mi voltai, pronto a chiedere spiegazioni a James ma lui era già partito e fui costretto a seguirlo in silenzio.
Raggiungemmo in breve un'altra entrata scavata nella roccia, stavolta però appena più piccola della precedente e sulla parete, che questa volta era di un marmo nero, lucido, come una lapide, c'era incisa, in bianco, un'altra frase:
"I walk through the centre with no rules to guide me, i realize it's difficult but now i can see."
James infilò nuovamente le mani in tasca e ripartì, ma lo affiancai prima del solito.
Qualcosa mi diceva che da quel punto in poi nulla di ciò che avevo visto sarebbe mai sparito dalla mia mente.
Non avrei mai, mai più dimenticato ciò che avrei visto.
"Ora penso capirai, come questo mondo può sopraffare un uomo.." sussurrò James, con una tale freddezza che giurai a me stesso di aver sentito il sangue congelarsi nelle mie vene ma non osai ribattere.
La solennità di quel momento era palpabile e quasi mi schiacciava, così lo seguii in rigoroso silenzio, ignorando la risata nella mia testa che continuava a rimbombare sempre più forte.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi di nuovo qui!
Sì, sembra ce la stia facendo!
Grazie mille a Diggio che mi legge e mi dice se è il caso di pubblicare o no il capitolo.
E grazie anche a voi se continuate a leggere.
Somuchlove,
Sah. 

 

  
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