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Autore: _papavero_    06/03/2015    0 recensioni
Regina Mills ed Emma Swan stanno cambiando il loro destino e Stroybrooke è il loro nuovo mondo. Mr. Gold e Belle stanno passando dei momenti complicati; un nuovo personaggio, Will Scarlett, è entrato nel mondo delle fiabe. Ma cosa mai potrebbe succedere se una divinità facesse "toc toc" alla vostra porta?
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Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
Henry era in casa di Regina a leggere il libro delle fiabe per capire quale nesso ci fosse tra una Cattiva (la Regina Cattiva) e un Buono (Robin Hood). Non capiva come fosse possibile una cosa del genere. Nelle storie che leggeva non era mai accaduta una cosa del genere e tutto era molto strano. 
Sfogliando il libro vide alcune pagine nere che non aveva mai notato prima. "Mamma!" urlò. "Arrivo tesoro".
Regina era nel suo studio. Guardandosi allo specchio sorrise. 'Io e il mio lieto fine!'. Robin stava per passare a prenderla. Non stava più nella pelle. Ogni volta che lo vedeva qualcosa di profondo ed indescrivibile la oltrepassava. Riusciva solo a pensare a lui ed a nessun altro.
Controvoglia salì le scale che portavano in camera di Henry. Bussò ed entrò, mostrando il suo sorriso che dedicava solo al figlio. “Dimmi tesoro”.
“Guarda qui” Henry le mostrò le pagine nere. Regina dapprima non capì di che libro si trattasse ma poi la forma del volume che Henry aveva posato sopra il letto gli fece capire di che cosa si trattasse.
“Come è possibile?”. Aprì la mano sopra le pagine e concentrò il suo potere sul libro, per capire la natura del colore. Ma non scoprì nulla, se non che era meglio non usare la magia. Ritirò la mano con un grido di dolore: si era bruciata tutto il palmo.
 
L’appuntamento che Regina ebbe con Robin non fu romantico come lo aveva immaginato. Le pareti dell’ospedale non erano le stesse del ristorante che avevano prenotato ma, purché ci fosse Robin, a lei andava tutto bene.
“Regina!” Emma corse verso la sedia dove l’ex-sindaco era seduta. Al suo fianco un’infermiera le stava fasciando la mano. “Swan non preoccuparti, sto bene. Ti ha avvertito Henry?”. “Sì,” rispose “ma lo ha fatto soprattutto per il motivo: le pagine.”.
Robin, che stava arrivando assieme a Mary Margaret, guardò l’espressione preoccupata sul volto di Emma. “C’è qualcosa che non va?”. L’infermiera se ne andò. “No, tutto bene amore.” Regina lanciò uno sguardo ad Emma che subito sorrise, uno dei suoi sorrisi imbarazzati.
“Mary Margaret non ce bisogno che tu stia qui. Sto bene.” Regina cercò di tranquillizzare tutti ma in cuor suo sapeva che quello che era successo non era affatto una cosa normale. “Sai anche tu che non è vero Regina. E poi non mi chiamare Mary Margaret, chiamami Neve o in qualsiasi altro modo!”.
Tutti si ammutolirono di fronte alla Biancaneve arrabbiata che avevano di fronte. Persino Robin non seppe quello che dire. Decise quindi di rivolgersi a Regina sottovoce mentre Emma prendeva Mary Marg…ehm…Neve, da una parte.
“Mamma, che ti prende?” Emma non sapeva che cosa stesse succedendo a Neve in questi giorni. Era più irascibile del solito e soprattutto non voleva vedere nessuno.
“Nulla Emma, scusa. Sono troppo stanca questi giorni. Non riesco a dormire con tutti i ruoli da sindaco che Regina mi ha appioppato. Non riesco a capire che cosa devo fare…” I corti capelli neri si arruffarono quando si mise le mani in testa, in senso di confusione. Poi Neve sorrise. “Mi basta sapere che ci siete voi accanto a me. Questa è una consolazione.”
Emma sorrise. Si mise le mani in tasca e si girò verso Regina che si stava baciando animatamente con Robin. Neve si schiarì la voce. “Ehm…” Robin prese la parola, pieno di imbarazzo (ma evidentemente felice). “Ho…ho notato una cosa strana nel bosco mentre passeggiavo con Roland: un albero era quasi del tutto disintegrato, era come…carbone.”
Proprio in quel momento una scossa di terremoto, fortissima scosse tutto l’ospedale. Grida di bambini, di pazienti e di infermiere e dottori riempirono l’edificio. Quando la scossa si interruppe, Emma gridò “State tutti bene?”.
Will Scarlett, facendosi “scudo” con il giacchetto sopra la testa, si avvicinò ad Emma. “Emma dovresti uscire a vedere che cosa è cresciuto.”. quella strana frase incuriosì la Salvatrice che uscì, al seguito di Robin, Regina e Neve. Quello che trovarono fuori, accanto alla torre dell’orologio fu una cosa inaudita, strana persino per Storybrooke stessa: un’enorme caverna a forma di teschio si estendeva per tutta la lunghezza della strana. Ma la cosa più strana fu un’altra: un ragazzo, alto e magro, dai dritti capelli color turchese era dritto davanti all’entrata della grotta con ai lati due cani ed in braccio un gatto nero dagli occhi viola.
 
“TREMOTINO!” una voce roca echeggiò in tutto in castello prima che arrivasse alle orecchie della Bestia. “Non si urla in casa di altri, caro.” La voce di Tremo rimbalzò sui muri. L’uomo incappucciato avanzò nella stanza principale quando una nuvola di fumo rosso scuro apparve alle sue spalle. “Dimmi tutto amic…” una morsa invisibile strinse il collo e Tremo cercò di liberarsi lanciando lo stesso incantesimo sul suo avversario.
Il mantello grigio scuro copriva ogni parte del corpo dell’uomo davanti. Dall’oscurità sotto il cappuccio uscirono delle parole dette con odio profondo: “Cosa mi sta succedendo, mostro?”. L’incappucciato lasciò la morsa e Tremotino si vendicò subito scaraventandolo dall’altra parte della stanza. Ora l’odio cresceva dentro di lui. “Entri in casa mia sfondando, anzi…bruciando la porta, urli nella quiete del mio castello e poi mi attacchi anche? Ah! Devi essere uno sciocco a comportarti così nei miei confronti.” Mosse neanche due passi che subito si ritrovò i piedi avvolti da una nuvola di polvere grigio-scuro. L’uomo puntava la mano verso Tremotino, il quale non si poteva muovere. “So bene che ci sei tu dietro tutto questo mio caro. Ma ora rispondi alla mia domanda: cosa è?”. “Togliti il cappuccio e poi ne possiamo anche parlare, ‘amico’”.
L’uomo, tenendo la mano puntata verso la Bestia si tolse il cappuccio. Un volto cadaverico, magro, emaciato, con gli occhi gialli e i capelli di fuoco turchesi apparve. Il fuoco scoppiettava sempre con più vivacità.
Un sorriso falsamente sorpreso apparve sul volto dell’immobile Tremotino. “Ade! Amico mio! Gli affari? Continuano ad andare avanti spero!”. La nuvola di polvere si fece sempre più stretta attorno al corpo di Tremo che cercò, con ogni tipo di magia, ad annullare questa nuvola.
“È inutile provarci, Tremotino. Sei sempre il solito egocentrico. Sono un dio e tu non puoi fermare il mio potere.” La voce di Ade era sempre più cupa. “Ora dimmi, caro. Cosa mia sta succedendo? So che dietro ci sei tu, burattinaio.”. Tremotino rise acutamente, il che fece alterare Ade ancora di più. “Ade sei sempre un passo indietro a me. Io posso anche manovrare i burattini ma sei tu che bruci i fili e dopo le marionette fanno quello che vogliono. Chiedi a Pinocchio se non ci credi!”. Lo sguardo di Ade divenne rabbioso. “Tremotino, bestia che non sei altro. Non solo cerchi di sfuggire al tuo destino, ma cerchi anche di cambiare il mio?” Un sorriso sorse sul volto oblungo di Ade. “Sai che non so bruciare solo i fili dei burattini. Le Parche rispondono a me, caro. Ora basta! Sono stufo. Dimmi cosa voglio sapere oppure andrai a farti un tuffo tra i morti.”
Tremotino si irrigidì ma non a causa della polvere. Cambiò subito atteggiamento e disse “Ma tu lo sai che io amo gli indovinelli! Facciamo così: ti darò solamente le iniziali dei nomi che vuoi sapere, poi tu dovrai fare il resto, okay?”
“TREMOTINO! BASTA GIOCAREE!!!” I capelli dapprima turchesi divennero più rossi del fuoco stesso. “Sono stanco di te! Voglio sapere che cosa sta succedendomi e lo voglio sapere ora!”
“Andiamo non ti ‘scaldare’!” Tremotino scoppiò in una risata fragorosa. Ade strinse la polvere fino al collo della Bestia che smise di ridere ed iniziò a temere l’avversario che aveva davanti. Il fuoco che Ade aveva al posto dei capelli si espanse anche sulle spalle. Tremotino sentiva la sua rabbia alzarsi, assieme al suo potere.
“Okay, okay. Ora basta giocare. È Regina, caro. Una maledizione su tutta la Foresta Incantata.” Tremotino ebbe timore della sua reazione.
“E tutto questo cosa ha a che vedere con i Re?” Ade sembrava essersi calmato.
“Finché voi siete nella Foresta, siete immischiati in questa…pazzia.”
Ade liberò Tremotino dall’incantesimo e rimase a guardare la Bestia. “Che tipo di maledizione è?” la voce non lasciava trapelare alcun tipo di sentimento.
“Di…trasporto.” A quelle parole Ade scomparve lasciando Tremotino a sfogarsi di tutta la sua rabbia con ogni tipo di incantesimo sulle mura di casa.
 
   
 
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