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Autore: monychan    07/03/2015    1 recensioni
Sue. In giapponese, ormai diventata una lingua estinta di un paese ormai svanito, questa parola significa "Finale".
Non potrebbe esserci modo migliore per descrivere la protagonista di questa storia, che viene identificata con questo piccolo insieme di insignificanti lettere dal giorno in cui è stata costruita.
Ma molto spesso, la fine è solo l'inizio.
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*rullo di tamburi* NON SONO MORTA!
Ciao a tutti quelli che stanno seguendo questa storia, mi scuso per ovvi motivi (ho lasciato questa storia in una cartella remota del mio pc e mi ero anche quasi dimenticata  di proseguire :C)
I capitoli sono corti ma più andrò avanti più cercherò di stenderli ^^" Le cose che voglio dire sono ancora tante (anche se molto spesso non so come scriverle e quindi mi metto a disegnarle ewokewdmkefpniefp)
Anyway, volevo solo salutare, avvertire che sono ancora viva e Vegeta (*dragonball intensifies*) e augurarvi buona lettura! :D
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Azzurro, sono calma. Appena esco dalla mia stanza, un uomo si avvicina sorridendomi.
“Buongiorno Sue! Dormito bene?” È Rod, la persona che mi ha aiutato a costruire me stessa come sono ora: È un uomo sulla quarantina che in questo momento ha i capelli brizzolati spettinati, la barba incolta e gli occhi colore del ghiaccio rossi e stropicciati. Anche il camice che indossa è sciupato. Capisco che ha passato la notte qui. Ha un’indole gentile, scherzosa e allegra ma allo stesso tempo forte e severa; ha preso spunto da se stesso per costruire la mia personalità. Devo davvero molto a lui, non avrei avuto pace se avessi avuto lo stesso carattere freddo e insensibile come Shorai. Con nostalgia con i ricordi ritorno ai miei primi giorni; tutto era così grigio, così neutro. Potevo solamente obbedire agli ordini che mi venivano assegnati, monotoni e noiosi. Poi, come un raggio di sole in mezzo alle nuvole, Rod è arrivato improvvisamente da me durante un allenamento e mi ha parlato come se ci conoscessimo da tanto tempo, rideva e scherzava come se fossi sua amica d’infanzia e questo di lui mi è sempre piaciuto. È l’unico a cui interessava qualcosa di me all’infuori di Shorai anche se lei dimostra di volermi bene in modi molto diversi.
È l’unica persona che posso considerare un amico.
Ritorno al presente e ricambio il sorriso, mostrando i lunghi canini da cui lui non è spaventato. “Ciao Rod, Come stai?”
“Qui la vera domanda è come stai tu! Pronta per andare?”. Annuisco. Noto che ha una cartella in mano. “Vieni allora, ti accompagno ai Laboratori.”. Dicendo così, si incammina per il lungo corridoio. Lo seguo. Cercando di non farmelo notare, sulla cartella che ha in mano, di fianco a una scritta che dice DISCORSO: FRASI DI SENSO COMPIUTO, segna una piccola spunta. E siamo solo all’inizio. So che lo fa solo perché gli è stato ordinato, ma per tutto il tragitto fino ai Laboratori gli tengo il  broncio. Dopo aver percorso infiniti corridoi e preso un ascensore che ci ha portato ancora più in profondità di quanto già eravamo, siamo davanti a una porta di vetro opaco con sopra scritto CENTRO ESAMI, con sottotitolo ENTRARE SOLO SE AUTORIZZATI.
“Eccoci qui”, parla improvvisamente Rod. “Io oggi non posso accompagnarti, ma ormai sai già cosa devi fare no?”. Vorrei chiedergli come mai non entra con me, ma lo lascio parlare. “Fai la brava e vedrai che sarai fuori in un batter d’occhio.” Mi sorride, ma non è uno dei suoi soliti sorrisi; sembra molto teso. All’improvviso abbassa la voce “Sue, ascoltami. Tu sei forte, molto di più di Shorai. Ben presto dovrai fare uso della tua forza per proteggerti. Fai attenzione, sii prudente, ricordati tutto quello che ti ho insegnato.”
Non capisco. “Aspetta! Cosa vuoi dirmi? Cosa sta succedendo?” Sento dei passi dietro di noi, a meno di 500 metri. Il tempo stringe e voglio finire al più presto questa conversazione. Rod è chiaramente agitato.
“Sue, il tempo non ci è amico. Arrivo al sodo: tu e Shorai non siete più al sicuro. Proteggi lei e te stessa. Promettimelo Sue!” il mio nome quasi lo urla. Faccio per rispondergli ma taccio sentendo i passi molto più vicini di prima. Mi limito ad annuire.
“Brava.” Mi accarezza la testa. La porta dietro di noi si apre ed entrano due guardie. “ è  già ora di andare? Accidenti! Lasciatemela salutare un attimo!” Per poco Rod sembra quello di prima. Mi guarda fisso negli occhi, dopodiché aggiunge: “Sei solo all’inizio, buona fortuna.” e se ne va, accompagnato dalle guardie.
Credo di odiare il mio nome adesso.
Entro nei Laboratori.
   
  
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