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Autore: Jagiya Eomma    08/03/2015    4 recensioni
Non pensate a loro come a un re e al suo generale, ma come a due innamorati che hanno superato le barriere del tempo per arrivare fino ai nostri giorni, raccontandoci così la loro storia travagliata.
Alessandro Magno sin da giovane ha sempre avuto un sentimento travolgente per Efestione, il suo amico d'infanzia. E non sembra l'unico. I due sono innamorati pazzamente l'uno dell'altro, ma non hanno il coraggio di rivelare il loro amore. La situazione si complica quando c'è di mezzo la gelosia e Efestione inizia a incontrare un giovane ladro, che gli ruberà il cuore.
❁❁❁❁
Sin da piccolo mi perdevo nei tuoi occhi color zaffiro, volevo attorcigliare i tuoi ricci color ambra tra le mie dita e volevo baciare le tue labbra color rubino. Sapevo che era un sogno, una folle illusione, ma in fondo al cuore speravo che un giorno avrei potuto averti, sia il tuo corpo che il tuo cuore. Mi sentivo un vile a fantasticare su notti in tua compagnia, durante le quali ti dimenavi sotto di me, urlavi il mio nome, tremavi al mio tocco...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Angolo dell’autrice: Ci credete? Io no. Non posso ancora credere che dopo un anno e mezzo ho continuato questa storia! Lo so che alcune di voi mi odiano e vogliono delle spiegazioni per la mia sparizione… E io ve le darò in due parole: liceo classico. Sia ucciso il demente che l’ha inventato. A causa della scuola e alcuni problemi personali, ho dovuto abbandonare gran parte delle mie storie, non solo su questo account. BUT NOW I’M BACK!
Però vorrei ringraziare di cuore coloro che hanno continuato a seguire la mia storiella e spero di non deludervi ancora! Riprenderò a scrivere e a postare almeno una volta al mese. Inoltre vorrei scusarmi non solo per l’assenza, ma anche per gli orrori a cui ho esposto il vostro cervello! >.< In quest’ultimo anno sono migliorata nella scrittura e per questo, quando ho riletto la storia da capo per ricordare il filo logico, mi sono resa conto che c’erano davvero troppi errori. Non solo nella struttura morfosintattica ma anche nel contenuto! Quindi ho riscritto/aggiunto/tolto/modificato un po’ di cosucce.
Detto ciò, vi auguro una buona lettura e AUGURI A TUTTE LE DONNE! ❀

 

La fuga

 
Era ormai sera quando Efestione rientrò a palazzo. Camminando in punta di piedi, non si fece scoprire dalle guardie e con passo felino si diresse verso la sua stanza. Quando vi fu a pochi metri, una mano lo afferrò.
“Dove sei stato?”
“Mio re! Io… Sono stato a fare una passeggiata.”
“Le passeggiate non durano un giorno intero. Stamattina ti ho visto uscire, e sei ritornato solo ora.”
Efestione si liberò dalla sua presa e assunse un tono serio.
“Non penso siano problemi di vostra signoria dove va un mero generale come me.”
Alessandro lo guardò furioso.
-Cosa mi stai nascondendo? Come puoi parlarmi così?- pensò Alessandro trafiggendolo con lo sguardo.
“Stupido!” il suo urlo fu accompagnato dallo schiaffo che lasciò sul viso porcellaneo di Efestione.
Quest’ultimo, colto alla sprovvista, prese in pieno il colpo, perse l’equilibrio e cadde a terra. Era incredulo. Non era mai successo che Alessandro lo picchiasse.
Il Magno si avvicinò e gli portò una mano al collo, stringendolo violentemente. Efestione cercò, con le poca voce che riusciva ad uscirgli dalla gola, di strillare in cerca di aiuto. Graffiò la mano del suo aggressore finché quest’ultimo lasciò la presa. Efestione tossì ed ispirò voracemente l’aria che gli era stata negata. Ma non fece in tempo a riprendersi, che la voce roca di Alessandro fece eco nel lungo corridoio.
“Da dove hai preso quella?” chiese indicando il collo di Efestione.
Inizialmente Efestione non capì e si porto la mano al collo. Tastò la pelle ancora rossa e dolorante fino a scoprire a cosa si stesse riferendo.
“E’ un dono da un amico.”
“Bugiardo!”
“Perché dovrei mentirti?”
“Perché quell’anello l’ho comprato io!”
Efestione rimase esterrefatto da quelle parole. Ma in breve realizzò la situazione: Sandro aveva rubato la collana ad Alessandro.
 “L’ho comprata perché mi ricorda i tuoi incantevoli occhi…” continuò Alessandro, addolcendo la voce ed accennando un sorriso sofferente.
Efestione non riuscì a rimanere impassibile a quelle parole e le sue guance si pitturarono di rosso. Colui che aveva davanti si rese conto del suo stato e tese la mano per accarezzargli il viso. Ma Efestione sfuggì al suo tocco e scappò via.
Alessandro lo seguì con lo sguardo finché non entrò in camera. Infine si diresse anche lui verso il suo alloggio. Mentre percorreva la navata del palazzo, non cessò di sorridere. Il suo animo allettato lo fece rinvigorire e gli fece nascere nel cuore la speranza che ormai aveva perso.
-Ne ero sicuro, lui mi ama ancora!- pensò al culmine della gioia.

*******

-Perché? Perché mi tradisci sempre, cuore sciocco!? Sono bastate quelle parole per farti battere come un tempo? Per eliminare quel sentimento di amarezza che ti ha condannato ad una sofferenza inaudita?-
Efestione era disperato più che mai. Pensava di aver accantonato il suo amore per Alessandro, ma erano bastate quelle parole, dette da quella voce e con quegli occhi a riaccendere la fiamma. Era tutto troppo complicato. Il suo cuore confuso era diviso tra due uomini. Cercava di non pensare a nessuno dei due, ma subito la mente lo riportava a quei momenti felici che aveva passato con entrambi. Che fare? Scegliere? Però… Se avesse scelto uno, l’altro sarebbe sempre rimasto in un piccolo angolo del suo cuore, tormentandolo.
Perché Afrodite lo dannava così? O forse era diventato il nuovo divertimento del figlio Eros? E Psiche perché non lo convinceva a cessare quella crudele tirannia?
Cullato dalla musica delle arpe che suonavano per un banchetto, Efestione si addormentò, consumato dal suo cuore in pena.

*******
 
I giorni che seguirono furono tormentosi per Efestione. Passava intere giornate chiuso nella propria camera, lontano da tutti. Per evitare Alessandro si faceva portare i pasti in stanza e in caso di assemblee fingeva un malore, per poi venir aggiornato sul da fare da Tolomeo. Di Sandro non aveva avuto più nessuna notizia. Aveva deciso che per un periodo non avrebbe visto né Alessandro né Sandro. Sapeva che Alessandro stava bene e non correva alcun pericolo, ma Sandro… Lo affliggeva il pensiero di averlo lasciato solo in una situazione talmente critica. Però sapeva che le cure del medico lo avrebbero aiutato.
Pensando ciò era fuggito da palazzo. Non era ancora sorta l’alba quando aveva varcato la soglia dei suoi alloggi e si era diretto verso l’uscita dal palazzo. Qui lo aspettavano due guardie, ma questi non lo avevano riconosciuto. Ora c’era solo lui e un’immensa città buia, nella quale si intravvedevano già i primi lavoratori pronti a mettersi all’opera.
Aveva già pianificato dove avrebbe alloggiato e i soldi non erano di certo un problema per un generale del suo rango.
Per sua immensa fortuna pochi anni prima aveva viaggiato in Babilonia e qui aveva comprato una piccola casa dove dimorare durante le spedizioni militari. Nessuno sapeva del suo piccolo investimento oltre a lui. Non l’aveva detto neppure ad Alessandro.

Il sole era già sorto quando vi giunse. Il cuore si colmò di felicità nel rivedere quella modesta ma accogliente abitazione. Era rimasta esattamente come l’aveva lasciata.
Appena arrivò al letto. vi si lasciò cadere e si perse nei pensieri, fino ad addormentarsi. Aveva speso tutta la notte precedente a preparare un piano per scappare e il necessario per sopravvivere.

*******
 
Alessandro stava impazzendo. Non c’era traccia di Efestione da nessuna parte e lui stava perdendo la poca pazienza che gli era rimasta.
Aveva cercato di rispettare il volere del suo amato e lasciarlo solo, ma quel giorno aveva deciso di parlargli. Non riusciva più a trattenere il turbine di emozioni che aveva dentro: doveva dichiaragli il suo amore.
Ma lui era scomparso. Aveva preso alcuni indumenti e del cibo dalle cucine ed era uscito dal palazzo, verso chissà dove.
All’ira si aggiungeva la preoccupazione. Sapeva sin troppo bene le abilità in battaglia di Efestione, ma non era convinto che lui, da solo, potesse affrontare i pericoli di una città tanto grande e nefasta.
Pensando al peggio, ordinò alle guardie di partire alla sua ricerca.
Lui li seguì a breve.
Mentre percorreva le strade, si ricordò dell’incidente del ladro. Subito dopo gli ritornò in mente l’anello che aveva visto al collo di Efestione. Non aveva alcun dubbio: quello era l’anello che aveva comprato lui. Efestione gli aveva detto che era da parte di un amico, ma un semplice amico non avrebbe mai rubato per fare un simile dono.
In quel momento qualcosa in lui si accese. Un sentimento duro e crudo, che gli tormentava il petto. Cercò di scacciare quella sensazione, ma qualcosa lo bloccava. Qualcosa che neanche lui capiva. Era più forte del suo volere.
Stringendo la mascella e corrugando la fronte, accelerò il passo.

*******

Passarono i giorni, ma di Efestione non c’era traccia. Alessandro cominciava a temere il peggio nonostante le parole rassicuranti dei suoi compagni.
“Non ti preoccupare, starò in giro a divertirsi!”
“E’ ancora giovane, ha bisogno di svago!”
Alessandro sapeva bene che Efestione non era così. Lui non andava mai in cerca del divertimento, cercava solo tranquillità. E la città era tutto meno che quieta. Allora un’idea gli balenò per la testa: doveva essere in periferia. Lì abitavano in pochi e i rumori del mercato non arrivavano.
Sicuro di quell’supposizione, aveva lasciato le guardie a palazzo e si era diretto nel luogo che aveva ipotizzato.

Tra la povera gente che troneggiavano agli usci delle case e i bambini che correvano, scorse una piccola abitazione. Era l’unica da cui non arrivava alcun rumore e non sembrava abbandonata.
Alessandro vi entrò per controllare e quando aprì la porta, si trovò davanti una scena orribile per i suoi occhi.
 
 
 
  
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