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Autore: monsieur Bordeaux    09/03/2015    0 recensioni
Sembrava un giorno come tanti, quando Dutch entrò nel covo della Lagoon Company con un nuovo incarico. Lui e il suo gruppo di mercenari dovevano recuperare, per conto di Balalaika, un carico di merce fermo a Saipeng, un piccolo porto sulla costa malesiana. Un lavoro molto semplice all'apparenza, da chiudere nel giro di una notte, ma in realtà quella missione non aveva niente di ordinario...
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Benny, Dutch, Nuovo personaggio, Revy, Rock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Saipeng


Come di consueto, ecco una piccola presentazione prima di iniziare con la fan-fiction vera e propria...

Questa per me è la prima fan-fiction su Black Lagoon, che ho scritto anni fa e che nei giorni scorsi ho leggermente "risistemato" per poterla pubblicare su questo sito. Vi annuncio fin da subito che in futuro pubblicherò un'altra storia simile, che però non è un vero e proprio seguito. E' un cross-over con una delle mie serie preferite... Lupin!
De ammettere che questo cartone mi è piaciuto fin dalle prime puntate, anche per la presenza di personaggi "particolari" come Revy, Dutch, Balalaika, ma soprattutto Rock, che stimo moltissimo! Sarà perché mi ricorda un personaggio che avevo inventato (Enrico), sarà per come reagisce... per me è un grande!
ATTENZIONE!!! Dato l'uso di un linguaggio volgare e di scene di violenza durante la narrazione, questa fan-fiction non è adatta a tutti! Non è proprio "vietata ai minori di 18 anni", ma ho voluto segnalarlo per non creare problemi.

E per concludere... buona lettura! E aspetto i vostri commenti, come sempre!

 

In un punto non meglio precisato della Thailandia, affacciata sulla costa, sorgeva la città di Roanapur. Vista da lontano, poteva dare l'idea di essere una delle tante località marittime presenti sul Mar cinese orientale, ma in realtà era la sede di molte attività criminali, gestite in gran parte dalle mafie cinesi e russe. Inoltre quella città era diventata terreno fertile per molti mercenari, tra cui spiccava un gruppo famoso per la loro efficienza: la Lagoon Company.
Di solito nel covo di Dutch, il capogruppo, c'era sempre una certa agitazione, ma quel giorno tutto era insolitamente tranquillo. C'erano solo due persone in quello che si poteva definire "l'ufficio" della Lagoon Company, entrambi vicini al tavolino di vetro presente al centro della stanza. Il primo, seduto su una poltrona, era un ragazzo dai capelli neri un po' spettinati di nome Rokuro Okajima, che il capogruppo preferiva chiamare Rock. Da com'era vestito, camicia bianca quasi impeccabile e pantaloni scuri, sembrava completamente inadatto per quel posto e infatti il giovane giapponese era arrivato a Roanapur in circostanze assai curiose. Tempo addietro era stato rapito dai mercenari della Lagoon Company, per ottenere un riscatto dall'azienda in cui lavorava, ma una volta capito di essere stato abbandonato dai suoi superiori, l'ex impiegato decise di unirsi al gruppo di mercenari, forse subendo la nota sindrome di Stoccolma.
Di fianco a lui, sdraiata su un divanetto, c'era Revy, una ragazza dai capelli lunghi e di colore marrone scuro. Di origine cino-americana, indossava una maglietta nera corta e senza maniche, pantaloncini di jeans e sui fianchi trasportava due fondine per altrettante pistole, sempre pronte all'uso. Inoltre aveva un vistoso tatuaggio tribale sul braccio destro, che partiva dal gomito e che terminava sulla spalla.
Per contrastare la noia di quel pomeriggio, non c'era alcun lavoro in sospeso, Rock si era messo a fare un solitario con un mazzo di carte comprate di recente, mentre Revy era così annoiata che preferì appisolarsi e fissare il soffitto con sguardo spossato, come se l'afa di quel giorno le avesse tolto tutte le energie fisiche e mentali. Niente sembrava poter rompere quella monotonia, interrotta ogni tanto da Rock che si faceva aria agitando le carte aperte a ventaglio o dalle lamentele di Revy, ma ad un certo punto i due sentirono qualcuno risalire di corsa le scale, diretto verso di loro. Qualche attimo dopo la porta del covo si spalancò e l'imponente figura di Dutch entrò nella stanza, mostrando un leggero sorriso sul suo volto. Il capo della Lagoon Company era letteralmente un bestione, alto e muscoloso, e portava un paio di occhiali scuri, da cui non si separava mai. Calvo e barbuto, l'afro-americano indossava un gilet di stampo militare verde, canotta di un verde più chiaro e pantaloni di una tonalità più scura.
«Ehi, sveglia pigroni!» esordì. «Abbiamo un nuovo incarico!»
Appena sentì quelle parole Revy cambiò espressione e divenne subito allegra, com'era ben visibile dai suoi occhi marroni.
«Era quello che volevo sentirmi dire!» affermò Revy alzandosi dal divano. «Qui stavo morendo dalla noia...»
«Io e Benny-boy vi aspettiamo sulla barca. I dettagli ve li darò strada facendo» concluse Dutch, uscendo dal covo.
Tutta eccitata per il nuovo incarico, Revy andò subito nella sua stanza per prendere alcuni caricatori per le sue pistole, mentre Rock ricompose il mazzo di carte e, dopo essersi sistemato camicia e cravatta, seguì la sua collega, che nel frattempo era già uscita.

In pochi minuti il terzetto di mercenari si ritrovò in uno dei moli di Roanapur, dov'era situata la Black Lagoon, la barca con cui eseguivano i loro incarichi. Ad attenderli sul ponte c'era l'ultimo componente della Black Company, ovvero Benny. Come Rock, anche lui era inadatto agli scontri a fuochi, ma le sue abilità era fondamentali per gestire la barca di Dutch, oltre che ad essere un esperto hacker. Con una folta chioma bionda e dalla carnagione chiara, Benny indossava come di consueto i suoi occhiali da vista e una vistosa camicia hawaiana, rossa a foglie verdi.
«E' tutto pronto?» chiese Dutch, salendo a bordo.
«Sì! Possiamo partire anche subito!» rispose Benny, scendendo poco dopo sottocoperta, nella sua postazione da cui gestiva il computer della barca. Nel frattempo Dutch e il resto del gruppo si sistemò nella cabina principale, con il mercenario di colore saldamente ai comandi del mezzo. Dopo un paio di controlli, i motori della barca si misero in moto e in breve tempo la Black Lagoon si lasciò alle spalle il porto di Roanapur.
«Allora Dutch, chi è stavolta il nostro cliente?» domandò Revy.
«E' stata Balalaika in persona a chiamarmi» rispose Dutch, sistemandosi i suoi occhiali da sole neri.
«Oh! Cosa dobbiamo fare per la sorellona?» esclamò la ragazza, con una certa euforia. La donna sopraccitata era nientemeno che il capo della mafia russa a Roanapur ed era famosa per essere senza scrupoli, oltre che ad avere sotto il suo comando molti ex militari.
«Stavolta si tratta di un semplice trasporto. Dobbiamo recuperare delle casse a Saipeng.»
«Saipeng? E dove si trova?» chiese dubbioso Rock.
«E' una piccola città portuaria della Malesia, sulla costa orientale. Se i miei calcoli sono giusti, saremo lì per stanotte» raccontò Dutch.
«E quant'è la ricompensa?» intervenne Revy.
«25.000 dollari. Una piccola parte subito, il resto a lavoro ultimato.»
«Che miseria!» esclamò Revy. Poi si voltò verso il giapponese e notò che aveva lo sguardo preoccupato. «Che cazzo ti prende adesso, Rock?»
«Eh, niente!» rispose il ragazzo, distratto dai suoi pensieri. «Dico sul serio. E' solo che ho una strana sensazione a riguardo...»
La ragazza non fu per niente contenta di quella risposta. «Ora non iniziare a raccontare stronzate, Rock! Guai a te se me le rompi, sennò è la volta buona che ti butto in mare!»
«Stai calma, Revy!» gridò il mercenario di colore, mettendo a tacere la collega. Poi volse lo sguardo verso il giapponese: «Di quale strana sensazione stai parlando?»
«Ho trovato molto strano che Balalaika ci abbia chiamato con così tanta urgenza, senza alcun preavviso. Ho sempre creduto che fosse una donna molto meticolosa nel suo... bhe, diciamo nel come gestisce gli affari...»
«Sai Rock, è la stessa cosa che ho pensato io quando mi ha proposto questo lavoro!» ribatté Dutch, prendendo un po' di sorpresa i due presenti nella cabina. «Poi via telefono mi ha spiegato tutto: in questi giorni stava per concludere un affare con alcuni contrabbandieri malesi, ma a causa di una tempesta il carico è finito in mare. Ora le casse si trovano in un deposito e vuole a tutti i costi chiudere le trattative.»
«Ma cosa c'era di così importante in queste casse?»
«Modifiche per motori da motoscafi» disse Benny, intervenendo nel dialogo che aveva seguito via radio. La sua risposta creò nuovi dubbi a Rock.
«Credo di non aver capito...»
«Per le loro esigenze, i contrabbandieri hanno bisogno di mezzi molto veloci, in grado di seminare quelli della guardia costiera. Balalaika, in cambio di una percentuale sui loro traffici, darà loro quello di cui hanno bisogno...» spiegò nel dettaglio il mercenario di colore.
«La sorellona è proprio una che se ne intende di affari!» commentò Revy. Il paragone, pensò Rock, poteva essere valido. Per esperienza personale sapeva che per primeggiare negli affari, leciti o no, bisognava essere cinici.
«E una volta recuperata la merce, Balalaika ci dirà dove consegnarla. Tutto semplice, vero?» chiarì Dutch.
«Anche troppo...» mormorò Revy. Subito dopo la ragazza uscì dalla cabina per fumarsi una sigaretta sul ponte, in attesa di arrivare a destinazione. Anche il giapponese stava per fare altrettanto, ma fu richiamato da Dutch.
«Aspetta Rock! Devo consegnarti questo...» annunciò il mercenario di colore, passandogli in mano un foglietto di carta piegato. Una volta aperto, il giapponese vide tre file di numeri.
«Cosa sono?»
«Me li ha forniti Benny-boy. Non sappiamo esattamente come sono fatte le casse, ma questi sono i codici che identificano i pezzi. Da buon impiegato, non dovrebbe essere un problema per te trovarle...» commentò Dutch, accennando un sorriso. Tirando un lungo sospiro, Rock prese il foglio e se lo mise in tasca. In quel momento capì che anche lui sarebbe sceso a terra e ciò non lo rese per nulla allegro.

Verso le nove di sera, dopo aver percorso molti chilometri vicino alla costa, la Black Lagoon entrò nel porto di Saipeng e durante l'attracco Rock gettò un'occhiata fuori dalla cabina. Davanti a lui c'erano il molo, ben illuminato da una lunga serie di lampioni, mentre più avanti c'erano i magazzini, divisi tra loro da alcune stradine in cemento bianco. Quest'ultima zona, a differenza della zona d'attracco, era in penombra e a fatica Rock riusciva a distinguere i contorni di tutte le costruzioni. Proseguendo verso destra, uscendo dalla zona portuale, lo sguardo del giapponese si soffermò sulla zona periferica della città, quasi tutta affacciata sulla costa. Era abitata in prevalenza da famiglie di pescatori e le loro case rurali erano in netto contrasto col centro di Saipeng, che era in perenne cambiamento. Uno dopo l'altro, come funghi dopo un'abbondante acquazzone, nel corso degli anni erano sorti numerosi edifici nel cuore pulsante della città, tutti in stile occidentale e illuminati da una grande varietà di luci al neon. Era un'espansione che non sembrava conoscere fine, come testimoniato dai grattacieli avvolti dalle loro gabbie di impalcatura. Sul parte sinistra del porto, uscendo dalla città, si incontrava la foresta pluviale, attraversata da molte strade sterrate che durante il periodo dei monsoni diventano quasi inutilizzabili.
Una volta resa salda la barca al molo, Rock poté uscire dalla cabina e si accorse che il clima era piacevolmente cambiato. Il caldo afoso del pomeriggio non c'era più, sostituito da un'atmosfera più fresca e sopportabile per i suoi gusti. Anche l'umidità, come la temperatura, era scesa notevolmente e il cielo si stava lentamente aprendo, lasciando filtrare poco alla volta i raggi di una luna crescente.
Revy fu la prima a scendere dalla Black Lagoon, ansiosa di entrare in azione, ma fu costretta ad aspettare l'arrivo di Rock, che per l'agitazione si era fermato un attimo in bagno. Durante l'attesa, Dutch ne approfittò per dare le ultime indicazioni alla ragazza, cercando allo stesso tempo di metterla in riga. Revy era nota nell'ambiente per essere una testa calda.
«Voglio un lavoro pulito, intesi?»
«In che senso, Dutch?» ribatté la ragazza, già infastidita dal ritardo di Rock.
«Ti conosco, cerca di non fare troppo casino. Non abbiamo molto tempo per riportare indietro la roba!»
«Cercherò di fare piano...» ironizzò Revy, mentre vide arrivare Rock e Benny. Quest'ultimo volle dare un'ultima indicazione ai due scelti da Dutch per recuperare le casse.
«Il deposito che ci interessa dovrebbe avere dei sigilli o dei nastri all'entrata, o forse addirittura riporta un avviso. Non dovrebbe essere un problema forzare l'ingresso, però fate attenzione ad eventuali guardiani nelle vicinanze.»
«Casomai è il contrario, Benny!» replicò Revy, in tono maligno. «Sono loro che dovranno fare attenzione a me...»
Senza indugiare oltre, la giovane mercenaria partì alla ricerca del deposito, seguita a breve distanza da Rock. Nel frattempo Dutch rientrò in cabina e consigliò vivamente a Benny di monitorare le frequenze radio della guardia costiera. L'ultima cosa che voleva fare quella notte era affrontare una delle loro navi, una volta lasciato il porto di Saipeng.


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