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Autore: Rosalie97    09/03/2015    3 recensioni
C’era una macchia nera nella sua anima che si estendeva sempre più, ingrandendosi ogni volta che lui commetteva un omicidio e godeva nelle urla delle sue vittime. E quel punto scuro non sarebbe mai andato via, non si sarebbe scolorito, perché lui non sarebbe mai stato in grado di allontanarsi dalla sua droga.
C’era un difetto nella sua mente, nel suo cervello.
Esso era la follia più pura, scatenata da una scintilla divenuta fiamme ardenti.
Genere: Horror, Song-fic, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Heather, José Burromuerto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Band: Creature Feature/Song: Dr. Sawbones


 
 
Dr. Sawbones




Introduzione:
 
Il suono della motosega elettrica era l’unico udibile nel magazzino abbandonato. Il resto dimorava in un assurdo silenzio.
La ragazza non urlava più, non ora che le lame affilate e sporche di un intenso colore vermiglio erano calate e la stavano tagliando in due parti nette. Il sangue era schizzato su di lui, aveva macchiato il grembiule bianco, nuovo di zecca, uno di quelli che usava ogni giorno alla clinica.
Se ne stava in piedi, con lo strumento davanti a sé, che scendeva sempre più. Si fermò quando toccò il pianale di legno della sedia a cui la vittima era legata, ormai completamente morta. C’era qualcosa di estremamente insano in quella sensazione di benessere che gli provocava il guardare gli organi ancora al loro posto, ma tagliati in due.
Puntò i suoi occhi sul suo nuovo capolavoro, lanciando un breve sguardo agli occhi vuoti della ragazza bionda che aveva scelto. Gli piacevano le bionde, la sua prima ragazza lo era stata, quella che lo aveva fatto soffrire e aveva dato inizio alla sua trasformazione da normale ragazzo a folle chirurgo omicida.
Si chinò verso destra, per osservare meglio, e sorrise nel vedere tutto quel sangue. Era qualcosa di liberatorio, lo rendeva felice, lo faceva sentire a posto con se stesso, come se fosse nato solamente per quella ragione.
Ora il silenzio regnava in tutto il magazzino, avvolto per lo più dalle tenebre, rischiarato solamente da un’unica luce, quella proveniente dal riflettore posto non molto lontano da dove si trovava. Le corde avvolte attorno al cadavere erano imbevute del fluido rosso che era fuoriuscito dalla ragazza. Ella gli aveva detto l’appellativo con il quale era stata denominata alla nascita, ma quest’ultimo faceva fatica a riemergere, nella sua mente, affollata da pensieri macabri e sanguinolenti.
<< Ah si! >> urlò alla fine, rammentando. << Dawn! Il suo nome era Dawn! >> Sorrise annuendo, tutto contento per aver ricordato come si chiamava la ragazza che aveva appena ucciso. Adesso non gli restava che caricarla sull’auto, dopo averla messa nel sacco nero per non sporcare gli interni del mezzo, e condurla sino al luogo che usava per seppellire le sue vittime. << Madame >> disse chinandosi per poggiare a terra la motosega, per poi fare un inchino aggraziato. << Sei stata fantastica, ma il sipario ora si chiude, sei giunta alle terre dell’oltre. >> Le afferrò la mano sinistra, per portarla alle labbra e lasciarci un lieve bacio. << È stato un piacere. >>

 
 
Capitolo:
[There goes Dr. Sawbones
Creeping down the alleyway
Looking for a victim]
 
Il suo nome era Dottor Sawbones, un nome che diceva tutto.
Era un uomo folle, amava uccidere le giovani donne solo per lo sfizio di farlo.
Principalmente le sue vittime erano bionde, ma non aveva problemi nell’eliminare anche le ragazze dai capelli castani o neri. Una volta aveva tagliato in due una rossa, si chiamava Zoey. Era passato qualche mese da quando l’aveva seppellita.
L’ultima vittima risaliva a tre settimane prima, quella Dawn, una hippy capace di leggere le aure. Sin da subito gli era parsa un po’ ridicola, ma aveva azzeccato ogni cosa su di lui sin dal primo sguardo. Questo, in ogni caso, non l’aveva salvata dalla terribile fine a cui era giunta.
Ora si sentiva in astinenza, ed era per questo motivo che aveva deciso di uscire, dopo aver chiuso a chiave la clinica, alla ricerca della bella giovane da uccidere.
Era notte inoltrata, una luna piena perlacea regnava nel cielo scuro, privo di stelle, ed un vento gelido soffiava, mentre lui camminava accovacciato nel cortile dell’isolata casa nel bosco in cui viveva colei che aveva deciso sarebbe stata la prossima ballerina nel suo macabro spettacolo di mezzanotte. L’aveva già incontrata un paio di volte, ma l’aveva sempre lasciata in pace, non sapendo bene il motivo di ciò. Forse era semplicemente stato il fatto che era la ragazza di suo fratello, quello con cui non aveva contatti, o magari era stato quel suo bel visino a fermarlo. Gli piaceva, doveva ammetterlo, ed avrebbe voluto conoscerla meglio, prima di decidere se ucciderla o meno, ma ormai era tardi, e lui aveva bisogno della sua dose di morte.
Così, strisciava nel buio, cercando un modo, con la sua mente contorta, di rapire quella bella giovane.

 
[The game of chance is underway]
 
Lei era perfetta, ai suoi occhi.
Sawbones si rendeva conto che la ragazza era una stronza di prima categoria, e ciò, secondo la sua logica, avrebbe dovuto spingerlo sin dall’inizio ad eliminarla, ma in qualche modo, invece, l’aveva fatto trattenere. Quell’ambizione, quel cuore duro e quegli occhi freddi e calcolatori lo facevano impazzire.
Era il suo tipo, non c’era altro da dire.
Ma quello stesso carattere, che lui definiva pieno di qualità, gli faceva desiderare di vederla morire davanti ai suoi occhi, lentamente, in un modo doloroso.
Una persona sana di mente si sarebbe accorta che ciò non era normale, che era un prodotto della follia, ma quel qualcuno non avrebbe mai anelato tali desideri.
Sawbones era pazzo, un sociopatico con ambizioni malevole, la salubrità mentale non era il suo forte.

 
[There goes Dr. Sawbones
Slipping through the underbrush
Peering through your windows
Conspiring for your blood
He is stalking the night]
 
Stava strisciando nel sottobosco, si era inoltrato nelle ombre calate insieme alla notte. Gli alberi gli facevano da scudo alla vista di qualsiasi estraneo, mentre avanzava fissando la luce gialla al di là dei vetri delle finestre. Era come una falena, attirato da quel bagliore, con la promessa di una succulenta scoperta.
Il sangue di lei sarebbe stato una delizia. Heather era così speciale che non l’avrebbe uccisa usando il modus operandi di sempre, ma bensì legandola con catene di metallo, dopo averla rapita e portata nel magazzino, dove avrebbe estratto il fluido rosso contenuto dalle sue vene. E una volta raccolto tutto, l’avrebbe usato per farsi un bel bagno caldo.
Inoltre, non l’avrebbe seppellita nel solito luogo, insieme a tutte le altre vittime. No, lei meritava qualcosa di grandioso. L’avrebbe tenuta con sé, l’avrebbe chiusa nella grande cella frigorifera che aveva a casa. Così, avrebbe potuto rivederla ogni volta che ne avrebbe sentito il bisogno. Sì, sarebbe rimasta con lui per sempre, Alejandro non la meritava come la meritava lui.
Con un sorriso ferino in volto, giunse alla casa, sul lato ovest, ed andò dritto alla finestra più vicina. All’interno dell’abitazione tutte le luci erano accese, e quando si affacciò, oltre il vetro vide la ragazza andare su e giù, mentre preparava la cena nella piccola cucina.
Sentì una morsa al cuore e alla bocca dello stomaco, come se un infarto lo stesse per prendere, mentre delle farfalle gli svolazzavano nello stomaco. Era così bella, con i capelli neri legati in una coda e una larga t-shirt bianca e gialla, così come i pantaloncini color zafferano.

 
[There is this longing for blood
That I am trying to quench
Th
ere is this yearning for pain
That is forever entrenched
There is this spot on my soul
And it will never come clean
There is this flaw in my brain
That is far from serene]

 
Aveva una brama per il sangue di lei, ora era più forte.
Aveva tentato di placarla, ma non ci era riuscito.
Desiderava il suo dolore.
Era una fantasia radicata in lui.
C’era una macchia nera nella sua anima che si estendeva sempre più, ingrandendosi ogni volta che lui commetteva un omicidio e godeva nelle urla delle sue vittime. E quel punto scuro non sarebbe mai andato via, non si sarebbe scolorito, perché lui non sarebbe mai stato in grado di allontanarsi dalla sua droga.
E c’era un difetto nella sua mente, nel suo cervello.
Esso era la follia più pura, scatenata da una scintilla divenuta fiamme ardenti.

 
[There goes Dr. Sawbones
Readying his instruments
Making sure they're razor sharp
They have dark deeds to dispense]
 
Si raddrizzò e tossì piano, per poi passarsi una mano sul grembiule bianco che ancora aveva indosso. Ergendosi in tutta la sua statura, raggiunse la porta con passo felpato, quasi Heather potesse udirlo, e giuntò lì, si fermò sul pianerottolo. Allungò il braccio e con l’indice suonò il campanello, mentre si passava la mano sinistra tra i capelli castani lucidi e perfetti. Ci teneva al suo aspetto, ma mai quanto alla sua chioma.
La ragazza non ci mise molto ad aprire, e quando si affacciò oltre la soglia, strabuzzò gli occhi.
<< Josè! >> esclamò sorpresa, << Cosa ci fai qui? >>
Lui mise su il migliore tra i sorrisi del suo repertorio e le rispose: << Heather! >> era bravo a fingere, ed usò un tono felice e spensierato. << Passavo di qui, e mentre guidavo mi sono detto “Ehi, la ragazza di Al abita qui vicino, perché non andare a salutarla?”, e quindi eccomi qua >> spalancò le braccia, ridendo.
<< Oh, beh… È un piacere vederti >> replicò lei inarcando le sopracciglia. Qualcosa gli faceva pensare che non fosse così, ma non lo disse. Presto sarebbe stato un piacere per lui. << Stavo preparando la cena, avanti, vieni dentro. >>
Josè annuì, e mentre lei si voltava, lasciando la porta aperta per farlo entrare, lui scattò in avanti, dopo aver afferrato il fazzoletto dalla tasca destra e la fialetta di cloroformio dalla sinistra.
Quando l’abbracciò lei girò velocemente la testa, probabilmente per chiedergli cosa diavolo stesse facendo, ma non fece in tempo a pronunciare quelle parole che la stoffa bagnata dal composto chimico le coprì le labbra rosa. Heather cominciò a dimenarsi, ma lui era troppo forte in confronto a lei, e la giovane si ritrovò sedata in men che non si dica. Cadde tra le braccia di Sawbones, che la strinse con un sorriso.
L’uomo si chinò fino a terra, dove la poggiò delicatamente. Dopo essersi raddrizzato completamente, osservò il lavoro che aveva appena fatto. La ragazza dormiva beatamente, gli occhi chiusi, ed era così dannatamente bella.
<< Heather, >> pronunciò le parole soffusamente, << sarai la migliore tra tutte le mie vittime, e con te, chiuderò il cerchio. >> Si, aveva deciso, in quel preciso istante, che avrebbe portato la fine anche alla propria, di vita. Si sarebbe suicidato dopo averla portata alla morte. E lo avrebbe fatto immerso nel suo sangue. Si sarebbe tagliato la carne delle braccia, così il fluido rosso che scorreva nelle sue vene di sarebbe mischiato a quello di lei, rendendoli un’unica cosa per sempre.

 
[He is raising the stakes]
 
La posta in gioco, così, sarebbe stata alta. Non avrebbe mai pensato di poter giungere a tanto, ma ora, osservando quella giovane donna dal corpo atletico, dalla fluente chioma nera e dalla pelle diafana, si rendeva conto che sarebbe stata l’uscita di scena più grandiosa di sempre.
Oltre che l’unica che avrebbe mai potuto desiderare.
In questo modo, lei gli sarebbe sempre appartenuta. Sarebbe stata sua, non di Alejandro.
 
[Oh look, here comes the doctor now
Dressed to the nines and on the prowl
An attaché case in his hands and dark thoughts of devious plans]

 
Si chinò in avanti, e con mosse veloci la sollevò, per mettersela in spalla. << Accidenti >> commentò con un sorriso mentre si voltava verso la porta, << sei parecchio pesante! >>
A fatica oltrepassò la soglia, e poi si chiuse il battente alle spalle.
Il buio di quella notte era perfetto, lo nascose da occhi indiscreti fino a che non raggiunse l’auto. L’aveva lasciata aperta, quindi si diresse subito al bagagliaio, sulla cui serratura era inserita la chiave, che girò. Dopodiché, dopo aver aperto il portabagagli, vi sistemò Heather. Prese una delle corde che teneva chiuse lì dentro e cominciò a legarle i polsi e le caviglie.
Una volta portato a termine il lavoro, si allontanò di qualche centimetro, contemplando ciò che era riuscito a fare. Sentendosi orgoglioso, richiuse il bagagliaio e corse al posto di guida. Aprì la portiera e si sedette. Inserì le chiavi al loro posto e mise in marcia. Dopodiché partì, guidando piano, diretto al luogo dove avrebbe commesso l’omicidio che non vedeva l’ora di mettere in atto.
Cominciò a fischiettare, per poi iniziare a cantare, mentre guardava la strada buia, illuminata solamente dai fari dell’auto. << Oh, guardate! È il medico, sta arrivando! È vestito a festa e cerca una preda! >> fece una pausa, in cui fischiettò di nuovo. << Ha una valigetta nera in mano e pensieri oscuri su piani subdoli in mente! >>
Continuò a ripetere quelle parole come una litania, fino a che non raggiunse la sua meta, il magazzino abbandonato, che non distava molto da lì. Non appena ebbe parcheggiato e spento l’auto, scese e andò al bagagliaio, che aprì. Velocemente si mise Heather in spalla, per agire prima che si risvegliasse.
La portò al magazzino, a cui si accedeva tramite una laterale porta malmessa, e camminò nel buio, rammentando senza problemi il percorso che aveva seguito mille volte in precedenza. Alla fine giunse al solito luogo, quello dove era posta la sedia.
Questa volta non andò lì, per far sedere su di essa la vittima, ma si diresse invece alla parete, nel punto in cui si trovavano le catene, legate tramite due inserti metallici al muro di cemento. Liberò i polsi e le caviglie di Heather, per sostituire le corde con metallo, e fu non appena lui ebbe finito che la ragazza cominciò a risvegliarsi. Prima sbatté le palpebre più volte, emettendo un verso assonnato, e poi aprì gli occhi, guardandosi attorno disorientata. Quando puntò le iridi color ossidiana su di lui, l’uomo le sorrise.
<< Ciao, bellissima >> le disse.

 
[He's the perfect picture
Of a charismatic gentleman
Magnetic and debonair
Chivalro
us and spirited]
 
<< Cosa… Josè… Cosa sta succedendo? Dove sono? >>
<< Ti trovi in un magazzino abbandonato, nel mio magazzino >> replicò lui alzandosi in piedi. << Benvenuta! >> urlò spalancando le braccia.
<< Cosa… >> Heather tentò di alzarsi ma si scoprì legata dalle catene. << Perchè sono legata?! >>
<< Perché altrimenti potresti scappare! >> urlò lui mentre si allontanava, in direzione del banco su cui erano poggiati tutti i suoi strumenti. Prese uno dei secchi posti lì accanto e uno dei tubi trasparenti solitamente usati per le flebo. Dopodiché tornò da lei. << Eccoci qui >> si chinò in avanti per inserire l’ago nel suo braccio ma lei cominciò a dimenarsi.
<< Cosa diavolo stai facendo?! >>
<< Se resti ferma, magari! >> le urlò. Alla fine riuscì a inserirle l’oggetto appuntito nella carne, centrando la vena.
<< No! >>
Lui si sedette lì accanto, per tenere il tubo e fare in modo che il sangue finisse nel grande secchio.
<< Cosa diavolo fai?! Josè, sei impazzito?! >>
L’uomo sorrise, nel vedere come lei stesse già iniziando a dare fondo al peggio di sé.
<< Liberami subito! Io pretendo che tu… >>
Sawbones la interruppe: << Pretendi cosa? Non fare la sciocca. Ti ho portato qui e finirò quel che ho iniziato. Non lascio mai un delitto incompiuto, signorina. >>
<< Un… Un delitto?! >> urlò lei, sottolineando l’ultima parola. Guardò negli occhi di colui che stava seduto davanti a lei, e dovette vedere la follia dipinta in quelle iridi verdi, per cominciò a urlare come una pazza isterica.
<< È inutile che urli >> le disse lui. << Nessuno ti sentirà, qui. Ho scelto questo luogo tra molti. >>
<< Perché fai questo?! >>
Lui assunse un’espressione ferita. << Ma perché ti amo! >>
Lei rise amaramente. << Okay, ora la vera ragione. >>
<< È questa la vera ragione! Io ti amo, Alejandro non va bene per te! Tu sei speciale, Heather, sarai l’ultima del giro, sarai il delitto che commetterò prima di suicidarmi. Mischierò il mio sangue al tuo, così saremo uniti per l’eternità! >> parlò con tono folle, con un sorriso da sociopatico dipinto in viso.
Josè era l’immagine perfetta di un uomo carismatico, di un leader. Solitamente, nella sua “vita normale”, quella che usava di facciata, la persona che interpretava di giorno, era un uomo bellissimo, magnetico, disinvolto, simpatico, affabile, oltre che cavalleresco ed elegante, e le donne gli morivano sempre dietro. Molte lo desideravano, ed alcune di esse erano finite nella sua rete senza rendersene conto. Avrebbe potuto avere qualunque giovane, tutte sarebbero cadute ai suoi piedi, ma l’unica che davvero desiderava era Heather. L’aveva colpito sin dall’inizio.
<< Tu sei pazzo… >> replicò lei, e lui corrucciò le sopracciglia.
<< Perché dici questo? >>
<< Perché è la verità. Tu sei un pazzo, un maniaco, un assassino. Quando Ale lo saprà… >>
<< Lui non saprà nulla. Lui penserà che tu ti sia uccisa con me! Lascerò un biglietto! >> stava urlando, con gli occhi spalancati e pieni di una luce maniacale.
<< Ma senti quel che dici?! È una follia! Io non ti amo! Non mi ucciderò per te! >>
<< Oh, ma a questo ci penserò io, sta tranquilla! >>
Lei lo guardò, immobile, incredula. Probabilmente non credeva ai propri occhi, quel che stava accadendo era qualcosa di folle!
Osservando con sguardo sconvolto e spaventato il suo rapitore e presto assassino, Heather cominciò ad urlare.
 
 
 
La ragazza non mancò di dimenarsi e tentare di scappare, e, stanco, lui la fece svenire nuovamente con il cloroformio. Dopodiché attese fino a che tutto il suo sangue non fuoriuscì per riempire il secchio. Dovette prenderne un altro, perché il primo fu strapieno fino al bordo.
Per fortuna aveva dei grandi tappi, che servivano per sigillare quei grandi contenitori. Questo gli permise di caricarli in auto, dove portò anche il cadavere di Heather, che si era indebolita un po’ alla volta, sempre più, fino a oltrepassare la soglia del non ritorno.
Erano già le prime ore del mattino quando giunse alla sua casa, elegante e costosa. Portò la ragazza ed il sangue fino al bagno, facendo avanti e indietro, e versò tutto il liquido vermiglio nella vasca, dove mise anche Heather, morta, che già cominciava ad essere fredda. Si sentiva felice, finalmente avrebbe potuto divenire un tutt’uno con lei.
Si spogliò, per poi entrare nella tinozza, tra il sangue, che non la riempiva abbastanza.
Gli occhi di Heather erano chiusi, ed il suo volto più pallido che mai. In qualche modo era strano per lui, non sentire la sua voce ed i suoi commenti acidi, ma non importava, quel che stava succedendo era più rilevante.
Prese il bisturi e dopo aver lanciato uno sguardo ed un sorriso alla ragazza morta, premette la lama nella propria carne, tagliando lungo tutto il braccio. Provò dolore, ma si morse le labbra per andare avanti e non fermarsi, la sua meta era vicina.
Passò poi al braccio destro, sul quale ripeté tutti i passaggi.
Dopodiché si poggiò contro il bordo della vasca, immergendo le braccia più che poteva nel sangue rosso di Heather.
<< Ora, saremo insieme per sempre >> sussurrò, quando la debolezza aveva preso il controllo di lui. Stava andando, stava raggiungendo la terra dell’oltre, e l’ultimo pensiero, prima che la scintilla di follia che aveva acceso il suo sguardo si spegnesse nei suoi occhi, fu: “Chissà se incontrerò Dawn e le altre…”
  
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