Film > Pearl Harbor
Segui la storia  |      
Autore: skinplease    09/03/2015    2 recensioni
La notte prima dell'attacco a Tokio, la notte che potrebbe essere la loro ultima su questa terra. Non ci sono più mezzi termini, e forse è ora di dare ascolto a quell'ultima voce che sa chiamarti per nome.
Rafe/Danny, perchè un'amicizia e un rapporto così sono troppo belli per essere ignorati.
DISCLAIMER: nessun personaggio è mio e nessuno mai lo sarà...
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
rafe e danny
Quella maledetta camicia hawaiana è ancora li. Non è possibile, quel dannato cretino se l'è portata dietro anche adesso, che mancano meno di 24 ore all'attacco! Meno di 24 ore alla loro quasi certa morte, e la camicia hawaina dai colori improbabili e imbarazzanti fa capolino dalla borsa dove impunemente sta frugando e lo fissa come un dannato serpente corallo. E come tale, è probabilmente velenosa.
Danny la fissa, la vede rotta e rovinata, sporca di nero e di grasso; ma come la sfiora con la punta delle dita, sente un brivido alla spina dorsale che mescola paura, angoscia e tanto, tanto caldo proprio in fondo allo stomaco. Cristo, Rafe!
"Cosa ci trovi di tanto interessante nella mia roba, eh?"
Danny sente la sua voce e si solleva dritto, lasciando il borsone aperto sul letto di sotto dove non c'è nessuno, e senza voltarsi aggira i montanti di metallo nella claustrofobica cabina. Adesso lui è imbarazzato, e come al solito fa la sola cosa che riesce a fare per mascherarlo. Non risponde nemmeno e pianta un muso lungo e scuro, fa l'incazzato, che gli riesce benissimo.
"Ehi! mi hai sentito?"
Eccome se l'ha sentito, ma si volta a guardarlo solo dopo che ha raggiunto la sicurezza del suo letto, a circa venti centimetri di altezza in meno dei capelli bagnati dell'altro, che lo fissa ancora sulla soglia con addosso i pantaloni e le scarpe, più o meno gocciolante dalla doccia "Danny? Cos'è, adesso non mi rispondi nemmeno?"
"Mi serviva una maglietta, scusami! non credevo che ti costasse tanto!"
Danny sbuffa e nasconde dietro quella pietosa bugia il suo aver frugato impunemente tra la roba del suo migliore amico. Sente i capelli lisci che si appiccicano alla fronte e al collo, prudono in modo insopportabile. Lo odia, davvero, in quel momento lo odia proprio! Steso sul fianco, con un braccio ripiegato sotto la testa, gli da le spalle e continua a odiarlo.
"E da quando le mie magliette ti vanno bene?"
Rafe sospira, finalmente entra e chiude la porticina di metallo con tanto di oblò opaco e polveroso "Come mai sei rimasto senza?" chiede distratto e Danny si da improvvisamente dell'idiota, perchè quasi balbetta "no, è che... mi mancano quelle bianche e...."
"E chissenefrega? Ma ti ascolti?" lo interrompe Rafe, che si solleva di scatto dalla parte sbagliata, cioè la sua. Danny sussulta e fissa i suoi occhi ora grigi, Rafe appoggia i gomiti sul letto di sopra, alzando appena le spalle e ritrovandosi improvvisamente a meno di dieci centimetri dal suo volto, che ammutolisce "Danny, credi davvero che domani ci chiederanno l'alta uniforme? Non ci serve per spaccare il culo ai musi gialli!"
Cristo, il suo alito è sempre stato così caldo? Danny si sente improvvisamente soffocare, lì dentro. Apre la bocca, ma non riesce a dire niente. Si volta di scatto disteso e volta la faccia al compagno, all'amico di sempre. Rafe si solleva con una mezza imprecazione, il comportamento dell'amico inizia a dargli sui nervi.
"Danny, ma che diavolo ti prende?" chiede allora aspramente, armeggiando con i suoi vestiti. Danny vorrebbe rispondere, ma sente il rumore della sacca che viene presa in mano dall'altro; serra gli occhi e tace, perchè proprio...
"Oh..."
Danny si blocca, e vorrebbe quasi sbuffare di frustrazione. Solo questo dice Rafe, dopo aver visto che sopra di tutto nel suo borsone c'è la camicia hawaina. Come per l'altro, il carico di ricordi che porta con se lo fa ammutolire. I suoi movimenti, fino a pochi secondi prima veloci e concitati, si fanno lenti e probabilmente impacciati, mentre la scosta e la posa sulla branda vuota, per arrivare al resto della sua biancheria. Danny è immobile, ma conosce quei suoni di abiti spostati, di cerniere aperte e chiuse; li conosce e li ascolta attento, all'improvviso, perchè gli rivelano molto più di quanto vorrebbe.
Il silenzio è carico, e non lo sopporta più; così cede e si volta. Danny si gira lentamente sul fianco, vede Rafe ritto di fronte a lui con la camicia tra le sue mani, la rigira e la fissa senza alzare lo sguardo. Danny sente un guizzo allo stomaco, non può impedirselo. E come sempre, risponde male.
"Te la sei portata anche qui?"
Danny si darebbe un pugno da solo, ma proprio non sa porre le domande giuste; lui pone sempre quelle sbagliate e nel modo sbagliato. Questa perpetua paura di essere secondo, di non essere alla sua altezza, lo fa diventare aggressivo e immancabilmente patetico; come i suoi capelli sudati e incollati. ma Rafe lo sa, e come sempre è stato e semrpe sarà, non reagisce come gli altri.
Rafe non lo guarda, nel silenzio teso fissa il tessuto colorato così dannatamente fuoriluogo e tace. Quando finalmente alza gli occhi su Danny, forse sarebbe meglio se non l'avesse fatto.
"Tu invece no, a quanto pare..."
Quelle parole, senza eufemismi da signorine, sono peggio di un colpo di fucile. Danny non risponde sentendosi di colpo incapace di formulare un solo pensiero coerente, apre la bocca, ma non esce alcun suono. Si fissano, in un silenzio che è più opprimente che mai.
"Rafe..." è la sola parola che gli esce fuori, mentre si solleva sui gomiti, attento a non sbattere la testa sul soffitto basso.
"Lascia stare" lo interrompe brusco l'altro, con una smorfia forse dolente, ma potrebbe essere una sua impressione. A Danny adesso quasi manca l'aria.
"No, Rafe, ascoltami, io..." quasi si sporge, ma Rafe si china ed estrae una maglietta bianca dal borsone, ficcando di nuovo al suo posto la maledetta camicia.
"Non c'è niente da dire, quindi..." dice voltandosi, ma Danny improvvisamente trova che rispondergli è vitale "non è vero, Rafe, non è come..."
"A no, e allora com'è?" si gira di scatto, rabbioso e a denti stretti, allargando le mani in un gesto plateale e strafottente; proprio un gesto da Rafe "Dimmelo Danny, perchè prima frughi nella mia roba e poi giudichi, e a me non sta bene, sai? non sta bene per niente!" ringhia al suo viso, puntandogli un dito contro "Tu non..."
"Non sono bravo come te!" Danny lo dice prima di pensarlo e, oddio, afferra inconsulto il polso dell'altro, quasi per impedirgli di colpirlo al petto o di allontanarsi. Entrambe le cose; Danny si accorge solo mentre lo fa che lo sta toccando. Lo vuole semplicemente a quella giusta distanza, ne lontano ne vicino.
"Non sono..." ripete piano, mezzo disteso a fissare l'amico in piedi davanti a lui "Non sono come te! io..." le parole muoiono in gola, con la sua bocca aperta e quasi balbetta il resto, mentre la pelle del polso di Rafe gli scotta addosso "io non... non so trovare parole, non so fare le cose... non con te..."
"ok, adesso basta!" Rafe l'interrompe nel modo più assurdo, con il volto improvvisamente spaventato e con quell'inconsulto gesto di mettergli una mano sulla bocca. Danny spalanca gli occhi e un sussulto gli esce dalle labbra a occhi adesso sbarrati, Rafe si sporge appena verso di lui e preme sulla sua bocca le falangi della sinistra "non dire altro, Danny, ti prego, non dire..." si ferma anche lui, stavolta, prima di finire la frase con gli occhi che tremano come la voce "non dire nient'altro..."
Danny si allontana di scatto, lascia il suo polso e rotola a oltre un metro da lui. Finisce a pancia sotto, fissandolo con gli occhi fuori dalle orbite e Rafe, strano a dirsi, indietreggia fino a poggiarsi sulla paratia grigia della cabina microbica in cui si trovano, con il respiro veloce e gli occhi fissi addosso al suo migliore amico.
Si guardano entrambi, gli occhi appena più grandi e troppe immagini davanti. Forse se fossero rimasti fermi e zitti, le immagini sarebbero cessate. Forse.
Slang!
Sussultano entrambi e a Danny quasi sfugge un verso di sorpresa quando la porta si spalanca con un sonoro colpo metallico.
"Signori, permettete una parola?"
"Maggiore!" rispondono all'unisono e Rafe è già sull'attenti, mentre Danny si affretta a trovare il bordo del letto per scendere e il Maggiore Doolittle entra di un passo all'interno. Si affiancano sulla stessa linea immaginaria con le braccia al busto e i volti ritti e fieri, fissando l'uomo dai penetranti occhi azzurri rimanere a guardarli all'ingresso con un lieve sorriso che gli si allarga sulla bocca asciutta, per poi abbozzare un sospiro e alzare la mano "Comodi, ragazzi, comodi... Sono qui solo come... come un semplice compagno d'armi!" dice con una voce quasi normale, se non fosse che normale è impossibile per il Maggiore Doolittle, e Rafe e Danny ci mettono un momento per comprendere effettivamente le sue parole e iniziare a obbedire, rilassando le spalle e le posture militari. Lui aspetta che lo comprendano e sciolgano l'espressione prima di parlare ancora, e prende un profondo respiro "stasera ceniamo prima!" annuncia con un tono che forse vorrebbe essere più allegro e rilassato, ma che in entrambi ha un significato quasi orribile.
"Signore?" Rafe domanda in una sola parola che sa raccogliere benissimo tutto quello che deve dire e il Maggiore cerca di alzare semplicemente le spalle "Stasera... vorrei che ci fosse qualche ora libera, seppur su questa teiera con le eliche, insomma... un po' di aria in più, per tutti voi! Per voi che domani renderete il nostro paese fiero del nostro corpo d'aviazione!" dice ridendo in maniera forzata, troppo forzata e battendo le mani a simulare un'allegria che in realtà e drammaticamente tragica.
I due ragazzi tacciono, lo fissano comprendendo tutto, ma davvero tutto, in pochi istanti. Danny trattiene il fiato, ma Rafe prova di nuovo.
"Signore, noi..."
"Volevo solo avvisare io tutti voi, volevo dirvelo... di persona, ecco..." lo interrompe Doolittle con la faccia quasi congelata sull'espressione qualunquista che cerca sempre di darsi, soprattutto mentre spiega come distruggere il nemico senza pietà. Il Maggiore sorride ancora e infila una mano in tasca "tra mezz'ora tutti alla mensa, ragazzi! stasera, ho dato ordine di dare fondo alle scorte!"
Dovrebbe essere motivo di gioia; dovrebbe. Nessuno risponde a quell'affermazione e Doolittle, dopo un paio di interminabili secondi, si lascia andare finalmente a un'espressione di rammarico e... compianto. Sospira, infila le mani in tasca e lascia dietro a se il silenzio, mentre si volta e reinfila la porta.
Non si risponde a una simile scena, nossignore, non devono nemmeno dirtelo in marina, lo sanno tutti, che diamine! Ma... mentre l'uomo sta uscendo, ecco Danny, oddio, lui e le sue dannate domande sbagliate, ecco che parla! e Rafe si morde la guancia perchè vorrebbe tappargli la bocca con un calzino! oppure con un b... Rafe ha un principio di capogiro e sente la maledetta voce di Danny; la sente e pare per una volta talmente vera, talmente giusta e altrettanto sbagliata da fare paura.
"E' come l'ultima cena, signore?"
Il Maggiore si blocca e Rafe quasi lo prenderebbe a pugni, il suo dannato compagno, perchè ha appena detto le parole peggiori che postesse dire, Che diamine Danny! ma la sua espressione di poco prima è così vivida nella sua mente... come un angolo della camicia hawaiana che sporge ancora dalla borsa, che lo fissa e lo fa sentire su una lama di rasoio di fronte a Doolittle.
Allora alza gli occhi anche lui, e fissa l'uomo che ha di fronte, fissa le sue iridi azzurre e quasi imbarazzanti per la loro chiarezza. Rafe capisce, come sempre, prima di Danny, a cui la speranza del ragazzo di campagna non verrà mai meno.
Il Maggiore però non mente, mai. Ora non sorride più; lo fissa e dice solo la verità.
"Se la vuoi mettere così... ma io non mangio solo pane e vino, e non faccio miracoli, purtroppo"
E' la risposta peggiore di tutte le possibili, ma anche la più sincera. Il Maggiore esce e chiude la porta, un altro clack metallico. Si ritrovano a fissare l'oblò per qualche secondo, e poi si rendono conto di come sono vicini. Si scostano l'uno dall'altro dandosi un'occhiata di sfuggita. Rafe però ad un tratto si sente... sfinito. Sospira e si appoggia alla paratia, volge gli occhi sulla schiena del compagno che adesso gli da le spalle reggendosi al letto a castello "Non sai mai stare zitto, eh?"
Chissà perchè l'ha detto; ma Danny tace, si solleva e non lo guarda in faccia e prende l'asciugamano. Forse fare la doccia, adesso è la cosa migliore.
"Faccio veloce" dice soltanto, ed esce dalla cabina dove l'aria è troppo spessa.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pearl Harbor / Vai alla pagina dell'autore: skinplease