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Autore: Shainareth    10/03/2015    2 recensioni
*** Attenzione! Spoiler per chi non ha giocato l'episodio 20! ***
«Fai troppe cose per accontentarla», borbottò Alexy, intrecciando le braccia al petto e fissandoci da sotto in su con aria accusatrice – e infastidita. «Se ti dicesse che vuole cambiare scuola, tu che faresti? La seguiresti?»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SUSSULTI




«Vorrei davvero capire chi diavolo ha votato per una recita così ridicola.»
   La lamentela di Armin poteva benissimo essere stata pronunciata da uno qualunque degli altri ragazzi del gruppo. Dopo la riunione in palestra, per decidere insieme quale spettacolo mettere in scena durante la giornata delle porte aperte a cui avrebbero partecipato amici e parenti, ci eravamo riuniti nel cortile della scuola per commentare quanto appena stabilito. Rimanevano ancora da assegnare i ruoli, ma per il momento i professori che si occupavano dell’evento avevano deciso di concederci una pausa di una settimana per mandare a memoria un estratto di Cyrano de Bergerac; chi di noi, recitandolo davanti a tutti, avesse dimostrato maggior carisma, immedesimazione e presenza scenica, sarebbe salito sul palco.
   Più in là, rimasto in disparte con Lysandre, Castiel non si curò troppo di moderare il tono della voce nell’esprimere, con maggior convinzione e foga di quanto non avesse già fatto in palestra, cosa pensasse della recita scelta. A disagio, mi mossi sul posto, spostando il peso del corpo da un piede all’altro. Ma non fiatai.
   «In effetti», prese a dire Kim, mentre si stiracchiava pigramente al sole come un gatto, «nonostante l’aggiunta della scena di lotta fra lupo e cacciatore, forse Alice nel Paese delle Meraviglie avrebbe potuto essere più divertente e ricca di colpi di scena.»
   «Ha anche più personaggi», convenne Peggy, ancora infastidita per non essere riuscita a scoprire nulla sull’evento della scuola prima che divenisse di pubblico dominio.
   «Di sicuro ha dei costumi più interessanti», commentò invece Rosalya, che stava già tracciando le prime idee su un taccuino e le mostrava ad Alexy; questi, seduto pigramente sulla panchina, fra lei e Armin, le dava questo o quel suggerimento.
   Anche Nathaniel, sospirando, disse la sua in proposito. «Confesso che non mi sarebbe dispiaciuto inscenare La Bella Addormentata
   Melody occhieggiò nella sua direzione e sorrise a mezza bocca. «Con un bel principe azzurro…»
   «Ma soprattutto col drago!» si entusiasmò invece Armin, levando un pugno a mezz’aria per mostrare il proprio assenso. «Sai che ficata pazzesca?»
   Davvero la recita scelta non piaceva a nessuno? Fu con questo pensiero che, di nuovo, mi mossi con fare goffo, questa volta cercando rifugio dietro la schiena di Kentin. Lui se ne accorse e trattenne a stento un sorriso, dimostrando in questo modo tutta la propria solidarietà.
   «Sinceramente a me non interessa troppo», saltò su Iris, allegra come sempre. «Anzi, tutto sommato la trovo carina, come idea.»
   «Ma per favore!» protestò Armin, seccato. «Spero solo che non mi tocchi un ruolo troppo idiota», aggiunse poi, battendosi una mano sulla fronte con aria sconsolata, gli occhi azzurri al cielo.
   «Mi stavo chiedendo», riprese parola Kim, lo sguardo accigliato e pensieroso, le mani sulle anche, «se nessuno di noi ha votato per Cappuccetto Rosso, allora chi l’ha fatto?»
   Quasi appartenessero ad un unico essere, diverse paia d’occhi si fissarono nella mia direzione. Era logico, dal momento che ero stata l’unica a rimanere in silenzio, fino a quel momento. Feci un altro passo dietro Kentin, dando così conferma ai sospetti dei miei compagni.
   «Non ci posso credere!» esclamò Peggy, facendosi portavoce di tutto il gruppo di accusatori. «Hai davvero votato per Cappuccetto Rosso?!»
   Rossa in volto per l’imbarazzo e la stizza, tornai a far capolino nella loro direzione e borbottai: «Beh? Che avete contro Cappuccetto Rosso
   «È una fiaba stupida?» si premurò di farmi notare Armin, allibito per la mia faccia tosta.
   «Più che stupida, è ingenua», lo corresse in un pigolio Violette, alla quale evidentemente doveva essere sfuggita la morale della storia originale e tutti i riferimenti, di certo non adatti ai bambini, in essa contenuti.
   A quel punto mi spazientii e, pur vergognandomi ad ammetterlo, fui costretta a vuotare il sacco. «Oh, sentite! È la mia fiaba preferita.» Nathaniel mi guardò con tanto d’occhi. Lì per lì non capii se dipendesse dal fatto che fu colto alla sprovvista da quella mia dichiarazione o se, piuttosto, si rese finalmente conto di avermi alquanto sopravvalutata. «L’ultimo anno di asilo la mia classe preparò una recita proprio su questa storia», presi a raccontare, cercando di non posare gli occhi su nessuno in particolare, «ed io avrei voluto davvero tanto interpretare la protagonista, ma…» Sbuffai teatralmente e diedi l’aria di volermi sgonfiare come un palloncino a causa della delusione che ancora, dopo tanti anni, mi faceva mettere su lo stesso broncio dei tempi della scuola materna. Era una reazione infantile, lo sapevo bene, ma che ci potevo fare?
   Fu Alexy a concludere per me. «Assegnarono il ruolo a un’altra bambina?» Mi strinsi nelle spalle, incapace di dire altro. «Che tenera…» commentò lui, ridacchiando.
   «E allora», intervenne Rosalya, sorridendomi con dolcezza, «ti prometto che, se questa volta tu dovessi riuscire ad ottenere il ruolo della protagonista, avrai il più bel costume da Cappuccetto Rosso che si sia mai visto sulle scene», mi assicurò, consolandomi non poco.
   «In ogni caso», sospirò Armin, dubbioso, «non puoi averla votata solo tu, quella fiaba. Per essere scelta, vuol dire che ha avuto più consensi delle altre due.»
   «L’ho votata anch’io», confessò a quel punto Kentin con nonchalance, alzando una mano a mezz’aria, l’altra nella tasca dei pantaloni. Anche a lui riservarono più o meno lo stesso sguardo con cui mi avevano tacitamente incriminata poco prima. Scrollò le spalle. «Sapevo che a lei piaceva», prese a motivare la propria scelta, facendo cenno col capo nella mia direzione, «così l’ho appoggiata.»
   Armin lo fissò accigliato. «Che vuol dire?» sbottò, non capacitandosi di quelle parole. «Non puoi fare una cosa solo perché piace a un’altra persona.»
   «Non sono così infantile, sai?» ci tenne a fargli notare l’altro. «È che per me l’una valeva l’altra, quindi non ci ho visto nulla di male nell’accontentarla.»
   «Fai troppe cose per accontentarla», borbottò Alexy, intrecciando le braccia al petto e fissandoci da sotto in su con aria accusatrice – e infastidita. «Se ti dicesse che vuole cambiare scuola, tu che faresti? La seguiresti?»
   Kentin, che aveva già aperto la bocca per ribattere con enfasi, la chiuse con uno scatto secco e tacque, arrossendo per l’imbarazzo che suscitò in lui quell’inconsapevole verità pronunciata dal suo amico. Kim e Rosalya cominciarono a ridacchiare, Iris si morse il labbro inferiore e Violette si portò una mano al volto per nascondere un sorriso. Armin e Alexy le guardarono, senza capire il motivo di quella reazione. Né del sospiro contrariato di Nathaniel, benché anche Melody sorridesse divertita.
   «Ci siamo persi qualcosa?» azzardò Armin, incuriosito.
   Fu Peggy che, con fare canzonatorio, decise di rispondere. «Per la verità, prima che voi due arrivaste qui…»
   «Mi è parso di sentire la voce del professor Faraize», la interruppi con voce malferma, sviando così il discorso e gli sguardi su di me. Pessima trovata, giacché Kim rise più forte, trascinandosi dietro il divertimento delle altre ragazze e uno sbuffo più sonoro da parte di Nathaniel.
   Sentendo l’afflusso di sangue salire prepotentemente al viso, afferrai Kentin per un braccio, riuscendo finalmente a smuoverlo dall’immobilità a cui si era votato, e lo scossi. «Andiamo, il professore ci sta chiamando!» tornai ad esclamare, iniziando a trascinarlo via e ad allontanarmi insieme a lui. Dietro di noi, tante domande e altrettanti commenti, che fecero esclamare i gemelli per la sorpresa e – nel caso di Alexy – anche per lo sdegno.
   «Mi dispiace…» balbettò Kentin, quando fummo sufficientemente lontani da occhi e orecchie indiscrete – e soprattutto dai pettegolezzi e dalle risate degli altri. Lo lasciai andare e, entrando nell’edificio scolastico, lui si mise ritto sulla schiena e si rassettò la camicia che gli avevo tirato da un lato nell’impeto di quella che, a conti fatti, era stata una vera e propria fuga. Quando fummo in corridoio, si fermò di nuovo e si passò una mano fra i capelli castani, scompigliandoli. «Dovevo davvero essere una grandissima palla al piede, per te…» bofonchiò con evidente vergogna, deciso ad evitare il mio sguardo. «Appiccicoso come pochi…» aggiunse, mortificato.
   Lo era stato, sì, ma era stato anche altro e non tardai a farglielo sapere. «Ti ho sempre considerato il mio migliore amico», gli garantii, senza celare un lieve imbarazzo nel tono della voce. «Non avrei mai potuto vederti come un fastidio.»
   Sollevò un angolo della bocca verso l’alto, ma senza allegria. «Avrei comunque potuto essere più discreto nel farti sapere ciò che provavo per te.»
   Il cuore mi balzò in petto. Cos’era stato? Un sussulto dovuto al sentirgli di nuovo parlare dei suoi vecchi sentimenti nei miei confronti o, piuttosto, alla delusione dovuta a quel verbo usato al passato? Soprattutto, da quando avevo iniziato a preoccuparmene?
   Per un fugace attimo, i suoi occhi verdi si posarono sui miei e di nuovo il mio cuore sobbalzò. Perché, tutt’a un tratto, volevo essere rassicurata circa i suoi sentimenti? Non era normale.
   Per autodifesa, diedi la colpa alle sciocche insinuazioni degli altri nostri compagni di scuola. Non dissi nulla e lui sospirò, dandomi l’impressione di essere rimasto deluso dal mio silenzio.
   «Visto che le lezioni sono finite, penso che me ne tornerò a casa», disse atono, cacciandosi entrambe le mani in tasca ed avviandosi verso il suo armadietto. Lo aprì per prendere i libri e lo zaino, ed il mio sguardo ricadde sull’orso di peluche che gli avevo regalato tempo prima. Lo aveva conservato lì, proprio come mi aveva detto.
   Ci teneva ancora, a me? Mi voleva ancora bene come un tempo?
   Furono queste le domande che iniziarono a torturarmi la mente e lo stomaco. Domande che una semplice amica non avrebbe dovuto porsi. Domande del tutto inutili, giacché Kentin continuava a dimostrare quotidianamente il suo affetto nei miei confronti. Come nel caso della recita scolastica.
   Infine, alla mente mi tornò la nostra breve disavventura nell’aula di scienze, quando eravamo rimasti chiusi dentro nel tentativo di portare in salvo l’ultimo dei conigli che temevamo potessero essere usati per una lezione di anatomia. Quella volta, seduti l’uno accanto all’altra, era successo qualcosa. Kentin mi si era fatto inaspettatamente più vicino e, quando avevo alzato gli occhi su di lui e mi ero resa conto di ciò che stava per fare, per colpa di un riflesso condizionato causato dall’imbarazzo del momento, avevo frapposto fra i nostri visi il coniglio, costringendolo a baciare quello anziché me.
   E ancora ero lì a chiedermi se lui continuasse a provare qualcosa nei miei confronti, nonostante il tempo passato lontani. Era ovvio che cercassi di non ammettere la verità con me stessa. Non perché mi disturbasse, quanto perché mi rendeva tesa. No, inquieta. Neanche. Mi… destabilizzava, forse? Non era mai successo, prima.
   Kentin chiuse l’armadietto con uno scatto nervoso e si volse a guardarmi da sopra alla spalla con aria interrogativa e quasi seccata. Mi riscossi e, trattenendo il fiato, azzardai con voce malferma: «Torniamo a casa insieme?»
   Mi rispose con un sorriso, e il cuore mi balzò in petto per la terza volta.
   Inaspettatamente, mi sorpresi ad invidiare quel coniglio fortunato.












Giuro che prima o poi raccoglierò queste shot in una serie, così da poter dare loro un ordine cronologico...
In ogni caso, questo è il mio primo esperimento di shot con una moltitudine di personaggi. Troppo breve per analizzarli a dovere o riuscire a renderli IC, ma ho bisogno di prendere confidenza con loro e mi ci vorrà del tempo. Intanto comincio con poche battute a testa. Spero comunque di non aver cannato troppo.
Alla prossima, e grazie a tutti i lettori!
Shainareth





  
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