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Autore: CowgirlSara    11/03/2015    7 recensioni
Ma quello che minaccia di farlo scoppiare a ridere come un cretino è l'uomo seduto davanti alle bambine, su uno sgabellino celeste dalle corte gambe arrotondate. È accucciato, con le ginocchia praticamente in bocca ed indossa un cappellino con veletta ricoperto di paillettes dorate, montato su un cerchietto per capelli. È Jensen. E vederlo maneggiare una microscopica tazzina minaccia di ucciderlo per aneurisma da risate.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jensen Ackles, Misha Collins
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tea Time
Non so da dove sia uscita questa cosa, però eccoci qua. E' una scenetta innocua e abbastanza melensa, ma avevo voglia di scriverla.
La dedico a tutte le bellissime ragazze che ho conosciuto grazie al fandom di Supernatural, è bellissimo disagiare con con voi, annegare nei feels e sapere che, comunque, menteniamo una parvenza di sanità mentale. Vi adoro ^_^

La fanfiction è scritta con il massimo rispetto per i personaggi reali citati, il loro lavoro e la loro vita privata. Quanto scritto è una storia di pura fantasia, i fatti narrati non vogliono dare rappresentazione della realtà. Non ha alcun scopo di lucro.

Buona lettura e fatemi sapere la vostra opninione!


- Tea Time -


A Misha piace prendersi cura da solo dei suoi figli. Quando non è impegnato col lavoro, preferisce occuparsene direttamente. Portarli in giro, cucinare per loro, insegnargli cose. Lui e Vicki sono dell'opinione di fare a meno di tate e baby sitters il più possibile e che non esiste un posto dove non puoi andare coi tuoi figli, se i bambini si comportano bene. Ed i suoi, seppur vivaci, lo fanno.

Questa settimana, però, si sono verificate delle circostanze ostili per cui sua moglie è a New York ad un evento della casa editrice, la loro baby sitter preferita ha la mononucleosi e lui è a Vancouver per girare delle scene importanti.
Non era il caso che Vicki li portasse con se, non avrebbe avuto il tempo materiale per stare con loro, mentre lui stacca puntuale ogni sera e gli studi televisivi sono dotati di un nido. Quindi West e Maison sono rimasti con lui in Canada.

Entra nella sala dedicata alla prole della troupe e chiede notizie dei suoi figli alla ragazza responsabile. Lei gli indica un gruppetto di bambini completamente presi dalla visione di un cartone. West è lì, sembra concentrato e tranquillo, stranamente per lui. Misha sorride e chiede di Maison. La ragazza gli mostra un'altra direzione con la mano.
Lui si sposta e si affaccia nella stanza. Osserva la scena per un attimo, prima di desiderare di rotolarsi ridendo sui tappetini di gomma con la faccia di Winnie the Pooh.

Sedute ad un piccolo tavolino rosa ci sono Maison ed un'altra bambina che Misha conosce molto bene. Hanno davanti un servito da tea adatto alle dimensioni delle loro manine e sembrano servirsi a vicenda con una teiera dalle misure proporzionali.
Ma quello che minaccia di farlo scoppiare a ridere come un cretino è l'uomo seduto davanti alle bambine, su uno sgabellino celeste dalle corte gambe arrotondate. È accucciato, con le ginocchia praticamente in bocca ed indossa un cappellino con veletta ricoperto di paillettes dorate, montato su un cerchietto per capelli. È Jensen. E vederlo maneggiare una microscopica tazzina minaccia di ucciderlo per aneurisma da risate.

Decide di avvicinarsi. Non prima, però, di aver estratto il telefono e scattato un intero servizio fotografico sul ragazzone del Texas che gioca alle damine. Oro, per il suo Twitter.
“Che cosa state facendo?” Domanda, una volta nei pressi del tavolino.
Le bambine alzano gli occhi e gli sorridono. JJ fa ciao con la mano, mentre sua figlia si alza e gli abbraccia le gambe.
“Non vedi?” Gli risponde nel frattempo Jensen. “Sto prendendo il tea con queste gentili signorine, perché non ti unisci a noi e mangi un pasticcino?” Aggiunge, porgendo un piattino con dentro un vario assortimento di biscotti di plastica.
“Temo che mi rimarrebbero un po' indigesti...” Tenta Misha.
“Ti ho detto di assaggiare un pasticcino...” Sibila minaccioso l'amico, senza togliersi dalle labbra un sorriso di circostanza.
“Oh, bene... allora accetterò il gentile invito.” Risponde, prima di sedersi sul tappeto a gambe incrociate. Sua figlia si preoccupa di servigli subito il tea invisibile nella sua mini tazzina.
“My Lord...” Fa Jensen.
Misha si gira verso di lui con un sorriso larghissimo. “Quanto ho aspettato perché tu mi chiamassi così...”
“Smettila.” Gli ordina subito. “Vorrei presentarvi le nostre ospiti.” Riprende subito, tornando al gioco con le bambine. “La principessa Justice Jay e la granduchessa Maison.”
“Oh! Granduchessa!” Esclama Misha, rivolgendosi alla figlia. “Permettetemi di baciarvi la mano!” E con enfasi le prende una manina e la bacia riverente, lei ride. “Anche a voi, principessa!” Ripete il gesto sporgendosi sul tavolino e bacia la mano a JJ.
Quando Misha torna a sedersi al suo posto, si volta verso Jensen e lo trova con un sorriso che va da un orecchio all'altro e gli occhi brillanti.
“Forse dovrei baciare la mano anche a voi, My Lady.” Suggerisce Misha, sporgendosi verso l'amico.
“Non credo che sia proprio il caso.”
“Suvvia!” Insiste, mentre si allunga cercando di afferrargli la mano destra.
“Mish, così mi fai cadere!” Sbotta l'altro, cercando di mantenere l'equilibrio sul piccolo sgabello.
Misha si rimette dritto e aggrotta la fronte. “A proposito, dici che ti regge?”
“Perchè non dovrebbe?” Replica Jensen, lanciando un'occhiata al suo sedile.
“Beh, non è progettato per il peso di un uomo adulto...”
“Non sono così pesante...” Lo guarda di sbieco. “Ti sembro ingrassato?”
“Mi sembri bellissimo.” Risponde Misha con uno sguardo dolce.
“Non davanti alle bambine...” Mormora Jensen. “Assaggia i pasticcini.”
Misha, allora, si decide a prendere tra le dita uno dei biscotti di plastica sistemati nel vassoio. Lo porta alle labbra, sotto gli occhi attenti di Maison e JJ e fa finta di assaporarlo con gusto. È divertente ricordare le sue esperienze di improvvisazione teatrale solo per far piacere a quelle due piccolette bionde che ha davanti. E loro, infatti, sembrano molto soddisfatte della sua performance.
“Oh, sono deliziosi!” Esclama allegro, le bimbe ridono.
Si gira verso Jensen. Lui lo sta osservando con un sorriso dolce, che diventa una mezza risata brillante.
“Come premio, dopo ti porto in una pasticceria vera.” Gli dice.
“Grazie, ho proprio voglia di un cannolo.” Risponde, con un'occhiata maliziosa.
“Per l'appunto un cannolo.” Commenta sarcastico l'amico.
“Beh, sai... è tanto che non ne mangio uno...”
Jensen devia lo sguardo e si gratta la nuca, il suo collo è un po' arrossito. Misha ridacchia. Lui torna a guardarlo e gli fa un gesto che significa chiaramente: taglia qui.

Si stanno ancora guardando negli occhi, quando Jensen si sente tirare la camicia. Abbassa gli occhi e si ritrova a guardare la figlia. Le fa un sorriso disponibile.
“Noi andiamo a giocare nel castello.” Gli dice JJ con la sua parlata ancora un po' traballante.
“Ok, tesoro.” Le risponde lui.
“C'è lo civolo.” Aggiunge Maison, rivolta al padre.
“Beh, allora... scivolate!” Incita Misha e le bambine corrono via ridendo.
“Sì, ma state attente, va bene?!” Grida loro dietro l'altro genitore.
“Andiamo, Jens...” Lo intettompe l'amico. “È bassissimo e ci sono i tappetini per terra.”
“Non si sa mai!”
Restano qualche secondo ad osservare le figlie arrampicarsi sulla piccola struttura in legno, affacciarsi brevemente e poi scendere sul basso scivolo fino a terra. Sorridono delle loro risate e Jensen fa per alzarsi quando vede JJ capitombolare sul tappeto. La piccola, però, si rialza senza difficoltà, sorridendo e sistemando la gonnellina scozzese e lui si calma.
Misha lo osserva guardare le bambine e sorride felice. È bello stargli accanto senza pensieri, per una volta. Ammettere di essere contento solo perchè le loro figlie giocano insieme ed il proprio ginocchio sfiora il suo.
Jensen si gira e lo guarda, sono di nuovo occhi negli occhi. Una delle sue cose preferite al mondo. Ha una piccola classifica: le risate dei suoi figli, il sarcasmo di Vicki, gli occhi di Jensen... Quelle cose indispensabili per poter dire che una giornata è bella.
“Allora, dov'è Daneel?” Chiede al collega.
“Lei e qualche amica si sono concesse un week end in una Spa.” Racconta Jensen.
“Quindi sei da solo con la piccola principessa.”
“Esatto.” Fa lui con un'alzata di sopracciglia.
“Gliele hai fatte tu quelle codine perfette?” Domanda Misha.
Lui fa un sorriso orgoglioso. “Sì, sono bravo in queste cose.” Si vanta. “Tu perché non fai le codine a tua figlia?”
“Mi piace selvaggia.”
Ridacchiarono continuando a guardarsi.
“Ci porti davvero in pasticceria, dopo?” S'informa Misha quindi con un'espressione infantile.
“Certo, perché no.”
“Dai, facciamo la cena al contrario! Ai bambini piacerà!” Propone allora, entusiasta. “Mangiamo prima i pasticcini e poi la verdura!”
“Non mangeranno mai la verdura dopo il dolce, Mish!”
“E cosa importa!” Esclama lui allegro. “Avranno comunque mangiato.”
“Mia moglie mi uccide se non faccio mangiare bene JJ...”
“Andiamo! Per una volta...”
Jensen sembra incerto, Misha sa che sta tentennando mentre considera la proposta. Gli da una piccola spinta sulla spalla con la propria.
“Non ti dico che ci parlerò io, perché...” Tenta poi. “...credo che potrebbe peggiorare la situazione, ma...”
Jensen comincia a ridere piano. Misha abbassa il capo per vedergli il viso che sta quasi nascondendo contro le ginocchia, gli da un'altra spinta.
“Smettila, mi fai cadere!” Sbotta Jensen ridendo, mentre dondola sullo sgabellino.
“Dimmi che faremo la cena all'incontrario!” Insiste lui con un'ulteriore spintarella.
“Quanto sei cretino...”
“Cena all'incontrario!”
L'ultima spinta fa barcollare Jensen tutto sulla destra, mentre lo sgabello scivola via da sotto il suo sedere, facendolo crollare a terra dall'esigua altezza. Ormai ride apertamente e Misha gli frana addosso imitandolo.
“Hey, mi fai cadere il cappellino!” Protesta Jensen, mentre porta una mano alla piccola tuba luccicante.
“Aspetta, te lo sistemo.” Replica l'amico.
Le mani di Misha sono calde intorno al suo viso, mentre sistema il cerchietto che regge il cappello. Jensen osserva il suo viso, gli occhi blu che ogni tanto incrociano i suoi, il sorriso sghembo. Essere uno sull'altro è piacevole in modo sorprendente.
Una mano grande si ferma sul suo collo, un sorriso enorme si allarga sul quel viso ormai fin troppo familiare e anche Jensen sorride, coprendo la mano con la sua.
“Questo potrebbe seriamente essere un momento perfetto.” Sostiene Misha, adagiato sul petto dell'amico.
“Per cosa?” Lo interroga lui con dolcezza.
“Perfetto e basta.”
Jensen gli accarezza i capelli e quando si guardano ancora nasce una di quelle specie di bolle in cui loro due si ritrovano ogni tanto. Sono i momenti in cui pensa che questa storia delle anime gemelle non sia stata inventata solo per favorire il merchandising di San Valentino. È destabilizzante la sensazione di appagamento e, allo stesso tempo, di terrore che questa cosa gli fa provare. Misha, però, ristabilisce il suo equilibrio con un solo gesto, un mezzo occhiolino stavolta. Ci riesce sempre. Si sorridono rilassati.
Il momento di pace viene interrotto dalle grida allegre di JJ e Maison che stanno correndo verso di loro. Le bambine saltano addosso ai rispettivi padri, travolgendoli.
Jensen ride abbracciando la figlia, lo stesso fa Misha, steso sul tappeto con la piccola tra le braccia. I due uomini si scambiano un sorriso calmo e complice.
“Cena al contrario?”
“Cena al contrario.”
Misha allunga il braccio non occupato a stringere Maison e accarezza il viso di Jensen. Lui gli stringe la mano.





   
 
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