With
A Little Help From My Friends
#
1
“Non
ti capisco Nathan”.
Nei
camerini degli Studios c’era una
piccola discussione in corso tra Nathan e Luke Reichle, lo stilista e
costumista dello show.
“Cosa
c’è che non va nei tuoi vestiti?”,
domandò Luke.
Nathan
sorrise “Nei miei vestiti? Nulla!
Io parlo di quelli di Castle”.
Luke
era un guru nel suo ambito e riuscire
a fargli cambiare idea era per tutti impossibile.
Beh,
quasi. Lui e Stana andavano d’amore e
d’accordo e a lei ovviamente tutto era concesso. Nathan non
si sarebbe stupito
se un giorno Luke l’avesse proclamata sua modella e musa
ispiratrice.
“Vesto
Richard Castle in maniera
impeccabile, Nate!”, rispose lo stilista.
“Esatto!”,
Nathan colse la palla al balzo
“Anche troppo! Sembra che abbia solo camicie e completi
coordinati? Non hai una
normalissima maglietta?”.
Luke
strabuzzò gli occhi “Una...”, quasi
non riusciva a pronunciare il nome di quell’indumento
“...m-maglietta?”,
domandò con aria sconvolta.
L’espressione
sul suo volto fece sorridere
Nathan.
“Niente,
lascia perdere Luke”, scosse la
testa ed uscì dai camerini.
Un
brusio attirò la sua attenzione verso
un gruppetto di persone appena fuori dal set che ricreava
l’interno del
distretto.
Man
mano che le persone si dispersero,
riuscì a scorgere l’assistente di Stana mentre le
porgeva un bicchiere d’acqua.
Appena
la ragazza lo vide avanzare nella
loro direzione riprese il bicchiere ormai vuoto e lì
lasciò da soli.
“Ti
sei sentita poco bene?”, chiese
Nathan, sorpreso.
Fino
a poco fa gli era sembrata in ottima
forma.
“Solo
un lieve giramento di testa”, Stana
sorrise nervosamente “Non ti devi preoccupare”,
concluse la frase posandogli la
mano sul braccio, prima di allontanarsi.
Stana
Katic era una delle migliori attrici
in circolazione e Nathan ormai in questi anni aveva imparato a
conoscere ogni
sfumatura della sua recitazione.
Per
questo gli era stato facile capire che
stava mentendo.
Strinse
gli occhi osservando la sua figura
sinuosa camminare verso la roulotte del trucco.
Decise
di lasciar correre per il momento.
Forzarla
a parlare non aveva mai portato
buoni risultati.
Nathan
lo aveva imparato in quel breve
periodo che avevano passato insieme, quando lei e il suo fidanzato si
erano
momentaneamente lasciati.
Troppo
breve, purtroppo.
Mentre
Nathan iniziava ad innamorarsi di
Stana, lei stava già ponderando l’idea di
perdonare il suo ex.
E
così l’aveva lasciata libera senza dirle
quello che provava.
Non
voleva mettersi in mezzo ad un
rapporto così solido e duraturo.
Stana
e Kris, per quello che ne sapeva
lui, stavano insieme da una vita.
Come
tutte le coppie di lunga data c’erano
degli alti e bassi, ovviamente.
La
loro breve relazione era frutto di uno
di quei ‘momenti bassi’.
Non
sapeva nemmeno dire come era riuscito
a tornare a lavorare con lei come se niente fosse.
Jon
e Seamus lo distolsero da quei
pensieri, raggiungendolo.
“Ci
si rivede tra un paio di mesi,
allora?”, lo abbracciarono a turno.
Nathan
annuì “Buon Natale, ragazzi”.
La
pausa invernale era già arrivata e le
ultime riprese prima dello hiatus si erano concluse da una decina di
minuti.
Passò
dal suo camerino per controllare di
non aver lasciato nulla fuori posto e poi si avviò
all’uscita degli Studios.
Vide
il suo autista già pronto ad
accoglierlo con la portiera dell’auto aperta. Poco distante,
Stana scendeva le
scale della fermata della Metro.
Controllò
l’ora. Era da poco passata l’una
di notte.
Le
inviò un messaggino.
“Troppo
tardi per l’ATP. Salverai il mondo
domani alla luce del sole”.
Attese
qualche minuto e la vide riemergere
dalla scalinata della Metro.
"Accetti
un passaggio?", le
chiese una volta che gli fu vicina.
Stana
sembrò esitare. Non era da lei
essere così indecisa.
Nathan
cercò i suoi occhi e quello sguardo
la convinse.
"Ti
ringrazio", mormorò appena.
Lasciò
che salisse per prima e poi si
infilò in auto con lei.
Nathan
comunicò il cambio di destinazione
all'autista.
Improvvisamente
sui sedili posteriori calò
il silenzio.
Stana
si torturava incessantemente le
mani.
"Ti
senti meglio?", Nathan
decise di provare a rompere il ghiaccio.
"Te
l'ho detto, non era nulla" rispose
nervosamente.
Lui
annuí, poco convinto.
"Torni
a casa per le vacanze?",
decise allora di cambiare argomento "Natale in famiglia?".
"Sí,
partiamo tra pochi giorni"
confermò.
Quel
plurale non passò inosservato ma
Nathan si sforzò di sorridere.
"Io
torno in Canada con Jeff tra un
paio di settimane", proseguí sul tema neutrale delle vacanze.
Un
altro paio di chiacchiere a vuoto e il
silenzio tornò a regnare nell'abitacolo.
Solo
i suoni della città provenienti dai
finestrini leggermente abbassati facevano da sottofondo.
"Nathan",
Stana ruppe il
silenzio, mantenendo lo sguardo rivolto verso le luci fluorescenti
della città
"Sono incinta".
Ne
aveva sentite di notizie sconvolgenti
nella sua vita.
Quando
gli avevano comunicato che sarebbe
rimasto sordo dall'orecchio sinistro per il resto dei suoi giorni era
stato
davvero un bel colpo.
Ma
questo. Questo era di gran lunga
peggiore.
Questo
decretava la fine di tutto.
La
fine dei sorrisini maliziosi e degli
sguardi rubati.
Dello
sfiorarsi per sbaglio
senza
dare nell'occhio.
Piccole
cose in effetti, ma che avevano
imparato a farsi bastare.
Ora
che stava per diventare madre e che
con Kris avrebbe formato una famiglia, sapeva di dover rinunciare a lei
completamente.
L'auto
si fermò dolcemente, costringendolo
a parlare prima di vederla scendere.
"Sarai
una buona mamma", le
disse con un piccolo sorriso in volto.
Non
poteva farle semplicemente le
classiche congratulazioni perchè non sarebbero state
sincere.
Decise
di dirle l'unica cosa che sentiva
di pensare veramente.
Stana
appoggiò la mano sulla sua. Chiuse
gli occhi e la strinse forte "Grazie" rispose, poi scese dall'auto
richiudendosi la portiera alle spalle.
Da
solo, su quei sedili posteriori, sentì
la rabbia montare veloce. Strinse la pelle degli interni con tutta la
sua
forza. Poi lasciò la presa e scagliò un pugno sul
finestrino.
"Signore,
tutto bene?", domandò
l'autista.
Nathan
si era dimenticato di lui.
"La
porto a casa?", chiese
subito dopo.
"Sì,
grazie", gli rispose
educatamente.
Ma
non era casa sua quella in cui entrò,
una volta giunto a destinazione.
Imboccò
il vialetto della villetta accanto
alla sua e cominciò a bussare forte.
Non
ricevendo alcuna risposta, Nathan si
attaccò al campanello.
Michael
Trucco, suo amico da una vita,
aprì la porta brandendo una mazza da baseball.
"Accogli
sempre gli ospiti con quella
in mano?", domandò Nate entrando in casa senza troppe
cerimonie.
Ivi’s Corner:
È
il racconto di un’amicizia e non una
qualsiasi!
Non
conoscete i Trillion? Beh, state per
conoscerli!! :)
Rachi,
mia beta di fiducia, sei
impagabbbbbile! (ma un giorno ti pagherò con un biglietto
aereo per Starling
City, lo prometto!)
A
presto :-*
Ivi87