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Autore: marthiachan    13/12/2008    8 recensioni
Ryo si sveglia accanto a Kaori dopo essersi ubriacato e non ricorda cosa sia successo. L'atteggiamento distaccato di lei gli fa pensare di aver commesso qualche sciocchezza. Occuparsi di un caso insolito per lui, lo aiuterà a riflettere sui suoi sentimenti per Kaori e forse lo spingerà a darsi una mossa!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Kaori fu svegliata da un rumore sordo, guardò l'orologio e vide che erano le 3 del mattino.

“Ryo..” disse rassegnata. Il suo socio doveva essere rientrato a casa ubriaco.
Si diresse all'ingresso e lo trovò buttato a terra svenuto, puzzava d'alcol e aveva un aspetto terribile. Come le era capitato già molte volte, lo tirò su a fatica e si passò il suo braccio sulle spalle per sorreggerlo. Era molto pesante per lei ma Ryo, pur essendo ubriaco, collaborava e lei riuscì a portarlo nella sua camera da letto. Lo fece sdraiare nel letto, gli tolse l'impermeabile e la giacca puzzolenti.
Quando ebbe finito, si rese conto che lui era sveglio.
“Kaori..” la chiamò con la bocca ancora impastata dall'alcol.
“E' meglio se dormi Ryo..” lo zittì lei con un sorriso comprensivo.
“Kaori, mi dispiace.” continuò lui. “Non mi merito una persona come te, che si prende cura di me e che sopporta tutti i miei innumerevoli difetti. Dovresti andartene e lasciarmi solo..”
Rimase perplessa. Lui voleva mandarla via? Perchè mai? Non voleva più averla tra i piedi? Dopo tutto ciò che lei faceva per lui?
“Dovresti trovare un bravo ragazzo e sposarti,” continuò Ryo. “Fare un sacco di bambini e preoccuparti solo del mutuo da pagare. Non devi vivere cone me, saresti sempre in pericolo e io non faccio che trattarti male.. Non merito una persona speciale come te.”
Kaori cominciò a capire. L'alcol aveva fatto venir fuori un Ryo pieno di sensi di colpa. Si sedette accanto a lui e gli passò una mano fra i capelli.
“Non dire sciocchezze.. Io non vado da nessuna parte!”
“Ma tu dovresti avere una vita migliore..” insistette lui.
Altre volte lui le aveva detto che avrebbe fatto meglio a farsi una nuova vita meno pericolosa e più adatta a lei, ma era sempre successo quando litigavano e lei non l'aveva mai preso sul serio.
Questa volta però, lui era serio e sembrava che l'alcol lo avesse fatto ragionare, oppure che gli avesse dato il coraggio di aprire il suo cuore.
“Io voglio stare qui, con te.” lo rassicurò lei. “Ora dovresti riposare. Sei uno straccio!”
Si alzò per andarsene, ma Ryo la trattenne per un braccio.
“Resta con me sino a che non mi addormento.. Ti prego.” lui aveva uno strano sguardo, le sembrò a un tratto fragile e indifeso. Per una volta non era lei ad avere bisogno di lui, ma era il contrario.
“D'accordo. Fammi un po' di spazio..” disse sdraiandosi accanto a lui su un fianco. Poggiò la testa sulla sua spalla e ascoltò con attenzione il rumore del battito del suo cuore e il ritmo del suo respiro. Dopo qualche minuto presero regolarità, e lei capì che si era addormento. Avrebbe potuto alzarsi e andarsene, ma in realtà non voleva. Si sentiva così bene fra le sue braccia.. Decise di restare a dormire con lui e che si sarebbe alzata per prima la mattina, e lui non se ne sarebbe neanche accorto. Si rilassò e stava per addormentarsi.
“Kaori..” bofonchiò Ryo nel sonno.
Sorrise pensando che se parlava di lei forse stava facendo un sogno che la riguardava.. Si accoccolò meglio a lui e cullata dal suo respiro si addormentò.

Ryo si svegliò con un terribile mal di testa. La sera prima doveva avere esagerato con il bere e non riusciva nemmeno a ricordare come fosse tornato a casa. Cercò di alzarsi, ma solo in quel momento si rese conto di avere Kaori addormentata fra le braccia. Cosa ci faceva lì? Avevano dormito insieme? Che diavolo era successo quella notte?
Ryo cominciò a preoccuparsi di avere fatto qualche stupidaggine. Fece un profondo respiro per calmarsi e cercare di ragionare.
“Dunque, siamo entrambi vestiti quindi non abbiamo fatto mokkori..” pensò. “Certo, Kaori non si può dire sia proprio vestita.. Ha un minuscolo pigiamino che la rende davvero molto sexy... Ma che cosa vado a pensare?”
Si scosse dai suoi strani pensieri e si alzò cercando di non svegliarla. Per evitare di farla cadere dal letto, la strinse leggermente a sé per poter sfilare il braccio da sotto la sua testa.
“Oddio, che buon profumo..” si disse respirando i suoi capelli. Finalmente libero, si alzò dal letto e la guardò dormire per qualche secondo. Era proprio bellissima la sua dolce Kaori, ma non avrebbe mai potuto dirglielo. Non poteva illuderla, lui era solo uno scapestrato e l'avrebbe fatta soffrire.
Rendendosi conto in quel momento che puzzava ancora di alcol, si diresse in bagno a farsi una doccia. Chissà come aveva fatto Kaori a dormire con lui tutta la notte e a sopportare un tale tanfo. Si chiese se era rimasta realmente tutta la notte con lui o se ne era solo convinto. In fondo, non ricordava niente della sera precedente. Sperò di non avere detto o fatto niente che compromettesse il rapporto con la sua socia. Decise che, come sempre, avrebbe fatto finta di nulla. Kaori si sarebbe arrabbiata, gli avrebbe dato una martellata, e sarebbe tornato tutto come prima..
Uscendo dalla doccia decise di tornare in silenzio nella sua camera, non poteva ancora affrontare Kaori. Prima doveva vestirsi e prepararsi ad avere una faccia indifferente per ricevere le solite martellate. Il rumore proveniente dalla cucina, però, gli fece capire che lei si era alzata e preparava la colazione. Questo lo tranquillizzò e potè recarsi nella sua stanza a vestirsi con maggiore calma.
Mezz'ora dopo si recò in cucina con aria svogliata e indifferente come al solito.
“..giorno.” salutò Kaori.
“Buongiorno.” ricambiò lei come sempre.
Ryo la studiò per qualche secondo e non notò differenze dal solito. Non sembrava triste o arrabbiata  e nemmeno felice. Era la solita Kaori. Questo lo fece sentire un po' meglio.
Iniziarono a fare colazione in silenzio e lui finse di leggere il giornale, mentre in realtà ogni tanto sbirciava il comportamento di Kaori. Lei beveva il suo caffè con aria assorta. Sembrava quasi che si fosse dimenticata della sua presenza. Appena ebbe finito, mise la sua tazza nel lavabo e si mise una giacca.
“Ryo, io sto andando al Cat's Eye ad aiutare Miki. Per pranzo non ci sarò, ma puoi scaldare i resti della cena di ieri..” disse mentre si dirigeva alla porta d'ingresso.
Se ne andava senza dire altro? Come poteva non avere niente da dire sulla notte scorsa e sul fatto di essersi svegliata nel suo letto? Doveva essere arrabbiata per qualcosa, era l'unica spiegazione.
“Kaori, ma..” cominciò a dire, ma si interruppe. Cosa poteva dire? Perchè fai finta di nulla? Lo stava facendo anche lui..
“Che c'è?” chiese lei guardandolo in viso con aria impaziente.
“Niente.. Ci vediamo più tardi.” replicò lui tristemente.
Kaori gli urlò un saluto e uscì di casa lasciandolo solo e inebetito. Cosa era successo? Non era da lei non affrontare simili argomenti. Era molto timida, ma non si tirava mai indietro in una conversazione importante. E lui riteneva fosse una cosa importante il fatto di essersi svegliato con lei fra le braccia, ma forse per Kaori non lo era. Come era possibile? In quegli anni gli aveva sempre dimostrato che anche un abbraccio tra loro, per lei era importante.
Confuso, mise una giacca e uscì. Camminò a lungo, continuando a pensare al fatto che, se solo avesse ricordato cosa era successo la sera prima, avrebbe risolto il puzzle.
Improvvisamente, un pensiero si fece strada in lui. E se Kaori si fosse stancata di lui?
Dopotutto lui era una persona terribile con cui vivere. Lei si prendeva cura della casa, dei clienti e di lui, anche quando tornava a casa ubriaco, e non si lamentava mai, anzi era sempre felice e sorridente di aiutare gli altri. Lui lasciava sempre che fosse lei a occuparsi di tutto e non la aiutava né la ringraziava mai.  In più lui non faceva altro che prenderla in giro e mortificarla come donna. Magari Kaori aveva deciso di smettere di dedicargli la sua vita e di trovare qualcuno di più riconoscente a cui concedere il suo affetto. Si sentì a un tratto ignorato e abbandonato. Cosa avrebbe fatto senza Kaori? Lei era l'unica che riusciva a dargli la forza di alzarsi la mattina, ma se aveva deciso di lasciarlo lui non l'avrebbe trattenuta. Non sarebbe stato così egoista da legarla a sé, se lei non voleva più stare con lui. Voleva solo la sua felicità.
Camminando preso dai suoi pensieri, non si era nemmeno reso conto di essere arrivato alla stazione di Shinjuku. Dato che era lì, decise di dare un occhiata alla lavagna. Fu sorpreso di trovarci un messaggio.
“Al parco di Shinjuku, di fronte al lago, alle 11. Kioko Okimasa.” era scritto sulla lavagna.
Ryo lo rilesse, era di una donna! Bene, almeno si sarebbe distratto per un po'. Cercò di immaginare come poteva essere la nuova cliente. Immaginò una bella ragazza alta e slanciata e con grandi occhi nocciola.. Ma cosa andava  a pensare? Quella era Kaori! Allora cercò di immaginarsi una rossa, ma gli veniva sempre in mente la sua avvenente socia.
Mentre continuava a cercare di non pensare a Kaori, arrivò al parco. Era una bella mattina soleggiata e dei bambini giocavano a palla proprio di fronte al lago, una vecchina gettava delle briciole alle papere del laghetto, ma nessuna ragazza in vista.
Quando vide arrivare una bionda, si lanciò da lei.
“Kioko, sono qui per te!” le disse aggrappandosi a lei.
“Ma cosa vuole? Io non mi chiamo Kioko!” disse la bionda dandogli un poderoso schiaffo.
Ryo cominciò a correre avanti e indietro per il parco inseguendo ogni ragazza che aveva la sfortuna di passare di lì, ma ogni volta riceveva uno schiaffo, un calcio o una ginocchiata.
Dopo qualche minuto, Ryo esausto si sedette in una panchina.
“Accidenti, ma dove sarà la dolce Kioko?” disse demoralizzato.
“Ehmm, mi scusi..” sentì dire a un tratto. Voltandosi vide che a rivolgergli la parola era la vecchina che aveva visto lanciare briciole alle papere del laghetto.
“Dice a me?” rispose Ryo stupito.
“Sì. Lei è City Hunter? Io sono Kioko Okimasa.” disse la donna in un filo di voce.
Ryo per poco non si buttò a terra a piangere. Ora ci si mettevano anche le vecchiette a complicargli la vita.
“Mi spiace signora, ma io accetto casi solo da belle e giovani ragazze.” disse alzandosi per andarsene.
“Capisco.. Io non sono più né giovane né bella, ma ho davvero bisogno del suo aiuto..” gli occhi di Kioko erano grandi e di un profondo color nocciola ed erano velati di lacrime. Guardandoli, Ryo capì che quella donna aveva sofferto molto nella sua vita, ma era ancora forte e determinata.
“Mi dispiace, ma non posso fare eccezioni. Ne va della mia reputazione..” replicò cercando di disfarsi di lei.
“D'accordo.” accettò Kioko con tristezza. Se ne stava già andando rassegnata quando Ryo si sentì profondamente in colpa. Quella povera vecchietta gli sembrava così fragile e indifesa e gli ricordava qualcuno..
“Aspetti!” la fermò infine. La donna si fermò e si voltò a guardarlo sorpresa.”Ascolterò la sua richiesta e poi deciderò..” decise City Hunter.
La donna sorrise e per un momento sembrò ringiovanire.
“Grazie! Grazie!” esclamò con gioia.
“Ok, ok.. Ora non si esalti. Prima mi dica di cosa si tratta e poi vedremo..”
Ryo si sedette nuovamente nella panchina e fece cenno a Kioko di sedersi accanto a lui. La donna obbedì e con lo sguardo basso cominciò a parlare.
“Vede quel ristorante italiano dall'altra parte della strada?” lui acconsentì. “Quarant'anni fa al suo posto, c'era un famoso ristorante di cucina tipica giapponese. Il suo proprietario e chef era Hideyoshi Sumiko. Io iniziai a lavorare lì come cameriera all'età di 18 anni. Con il tempo, grazie al mio impegno e alle mie capacità, diventai aiuto-chef, ma mi innamorai di Hideyoshi..” lo sguardo di Kioko era scuro e sembrava trattenere il pianto.
“Lui non mi considerava. Essendo più grande di me di 12 anni, mi trattava come una ragazzina, fingendo di non conoscere i miei sentimenti. Io, allora, cercavo di dimostrarglieli in ogni modo. Facevo qualsiasi cosa per lui.. Mi occupavo del ristorante sia organizzativamente che amministrativamente e, oltre a ciò, mi curavo anche di Hideyoshi. Rassettavo la sua casa, gli facevo la spesa e ogni piccola commissione di cui aveva bisogno. Passarono gli anni, ma lui non dimostrò mai di ricambiare i miei sentimenti e, solo dopo avergli dedicato 10 anni della mia vita, mi resi conto che lui non mi amava. Ero diventata il sostituto di una moglie, ma il suo amore era solo per il suo ristorante e il suo lavoro.” una lacrima rigò il viso rugoso della donna.
“Il giorno che gli annunciai che me ne andavo, “continuò Kioko.”Lui non fece una piega. Rimase impassibile come sempre. Mi guardò per un attimo, come se volesse assicurarsi che non scherzavo, e poi mi disse “Se è quello che desideri..” e riprese cucinare. Questa fu l'ennesima conferma che lui non mi amava e che non mi avrebbe mai amato. Almeno non come volevo io.. Mi sono trasferita in un altra città e ho conosciuto un bravo ragazzo. Ci siamo sposati e abbiamo avuto due figli e per un po' sono stata felice..”
“Per un po'?” chiese incuriosito Ryo.
“Sì. Dopo qualche anno dalla nascita dei nostri figli, a mio marito fu diagnosticata una grave malattia degenerativa. Gli sono stata accanto ogni giorno e mi sono occupata di lui sino alla sua morte, avvenuta qualche anno fa dopo una lunga e dolorosa degenza.” la donna si fermò per qualche secondo e Ryo intuì che era molto doloroso per lei parlarne.
“Dopo la sua morte, sono tornata a Tokio, i miei figli abitano qui. Ogni mattina vengo in questo parco e ripenso alla mia giovinezza e all'amore che provavo per Hideyoshi. Qualche tempo fa ho sentito parlare di City Hunter e ho capito che solo lei poteva aiutarmi!”
Ryo era perplesso, di che tipo di aiuto aveva bisogno?
“Mi scusi Kioko, ma io non ho ancora capito come posso aiutarla.”
“Devo ritrovare Hideyoshi. Devo sapere se è vivo, se ha una famiglia e se è felice. E vorrei anche sapere se ha mai sofferto per la mia assenza..” rispose la donna con lo sguardo basso per l'imbarazzo.
Allora capì. Lei amava ancora Hideyoshi e voleva sapere il perchè lui l'avesse lasciata andare. Voleva sapere se aveva fatto bene ad andarsene o se, restando con lui, avrebbe avuto una vita più felice.
“D'accordo, accetto. Ma..”
“Davvero?? Gliene sono così grata!!” lo interruppe Kioko felicissima.
“Aspetti, aspetti..” la bloccò subito lui. “A patto che non racconti mai a nessuno che si è rivolta a me. Rovinerebbe la mia reputazione..”
“Certo! Tutto ciò che vuole!” replicò lei profondendosi in inchini di ringraziamento. “Grazie, grazie ancora..”
“Va bene, ora però si calmi!” la fermò Ryo interrompendo i suoi inchini. “Si sieda. Come la rintraccio quando avrò notizie?”
“Io sono qui tutte le mattine.” rispose lei sedendosi nuovamente nella panchina. “E io come la devo chiamare? Il suo nome qual è?”
“Ryo Saeba.”
“Ryo è un bellissimo nome e tu sei davvero un bel ragazzo. Un po' assomigli al mio Hideyoshi, forse c'è qualcosa nello sguardo..” disse lei stringendo gli occhi miopi sforzandosi di identificare la somiglianza.
“Lo prendo come un complimento. Ora, però, devo andare. Devo mettermi al lavoro per ritrovare il tuo grande amore.” la informò con un sorriso e facendole l'occhiolino. Kioko arrossì, nonostante la sua età, e ricambio con un sorriso sdentato.
Quando si allontanò dal parco, Ryo si chiese come mai aveva accettato un caso simile. Di solito non si occupava di sciocchezze simili, a meno che non fossero commissionate da una bella donna. Era successo qualcosa quando quella vecchietta si era allontanata rassegnata, che lo aveva commosso. Aveva sentito un istinto protettivo verso di lei. Quando poi l'aveva ascoltata parlare del suo amore per Hideyoshi aveva capito: gli ricordava Kaori. Si chiese come fosse possibile visto che erano così diverse. Avevano una sola cosa in comune che lo aveva convinto: i loro occhi. Avevano lo stesso identico sguardo pieno di tristezza ma anche di forza e determinazione. Lui per quegl'occhi avrebbe fatto qualsiasi cosa..
Senza quasi rendersene conto, camminando era arrivato di fronte al Cat's Eye. Entrò per bere un caffè e per vedere se Kaori era ancora arrabbiata con lui.
“Buong.. Oh, sei tu Saeba..” esclamò Miki riconoscendolo.
“Buongiorno mia bella Miki.. Perchè ancora non molli questo scimmione orrendo?” disse appiccicandosi alla barista e mettendole le mani dappertutto.
“Falco aiutami.. Non riesco a liberarmi di questa specie di polipo!” urlò la ragazza chiedendo aiuto al suo compagno che stava lavando i bicchieri. Una tazza colpì Ryo proprio in testa e allora mollò la presa.
“Ehi, ma sei impazzito?” ringhiò contro Umibozu. “Mi hai fatto male!!”
“Ben ti sta. Lo sai che se metti le mani addosso a Miki la paghi cara. E poi, c'è Kaori di sotto nel magazzino, preferivi le sue martellate?” chiese il gigante con un sorriso sarcastico.
Proprio in quel momento, Kaori sbucò dal magazzino. Aveva lo stesso sguardo di quella mattina, assente.
“Oh, ciao Ryo.. Che ci fai qui?” chiese sorpresa.
“Niente, avevo un appuntamento con una ragazza, ma è finito prima del tempo..” rispose lui arrogantemente. In realtà sapeva bene che ora avrebbe ricevuto una grossa martellata e sperava così di riavere la solita Kaori.
“Capisco..” disse invece lei senza reagire.
Ryo, Falco e Miki la guardarono stupefatti. Come mai non aveva tirato fuori il suo martello? Sembrava indifferente alle idiozie che diceva Ryo e questo non era da lei. Doveva essere ancora arrabbiata con lui, ma che cosa aveva fatto la sera prima?? Cominciò a bere il caffè che gli aveva servito Miki, ma lo sputò subito dopo con una smorfia di disgusto.
“Ma che schifezza! Che diavolo..”
“Oh, scusami Ryo. Devo avere messo il sale al posto dello zucchero.. Che sbadata!” si scusò Miki ridendo.
“Sbadata un corno! L'hai fatto apposta!” si lamentò lui.
“Ehi! Miki si è scusata. Non ti azzardare ad alzare la voce con lei! Sono stato chiaro??” gli intimò Umibozu.
“Va bene, ho capito, me ne vado..” rispose lui andandosene con rassegnazione. Gli altri tre nel locale non lo fermarono.
Mentre camminava i pensieri gli si accavallarono. Perchè Kaori non aveva detto o fatto nulla? Perchè lo stava ignorando? E, soprattutto, perchè si sentiva così male al pensiero che Kaori lo stesse ignorando?? Decise di smettere con queste stupide domande e si recò alla centrale di polizia.
“No e poi no, Ryo!” si lamentò qualche minuto dopo Saeko alla sua richiesta. “Sono oberata di lavoro, non posso mettermi a cercare indirizzi di persone, che forse non sono più neanche vive, per te.”
“Saeko, hai un sacco di debiti da saldare, lo hai dimenticato?” le rinfacciò mostrandole il suo taccuino. “Se mi aiuti ti scalo un mokkori!”
“Tre mokkori o non se ne fa nulla!” obbiettò lei.
“Uno!”
“Tre!”
I due si guardarono cercando di capire fin dove spingersi.
“Due?” propose Ryo.
“Accetto!” esclamò la poliziotta soddisfatta.
Aveva la strana sensazione di essere stato nuovamente beffato da quella donna.
“Ecco qui!” disse qualche secondo dopo. “Hideyoshi Sumiko è ancora vivo e risiede alla casa di riposo Sunset. Sai dov'è?”
“Scusa un po'” replicò Ryo con aria seccata. “Io avrei rinunciato a ben 2 mokkori per questa informazione che hai trovato in 2 secondi??”
“Andiamo Ryo, non fare così. Sono affari e io sono più brava di te a trattare.”disse con sufficienza Saeko.
“Allora per punizione” insistette lui saltandole addosso.”Me ne paghi uno subito!”
“Ma starai scherzando! Io sto lavorando!”
“Dovrai pur fare una pausa, no?” incalzò Ryo. “Magari potremmo..” si fermò quando sentì qualcosa di freddo e appuntito minacciare i suoi attributi maschili.
“Ryo, devo lavorare. Hai avuto la tua informazione, ora vattene o non potrai fare più mokkori con nessuno..” rispose la sexy poliziotta con un sorriso minaccioso e con in mano uno dei suoi affilatissimi coltelli.
A quel punto si arrese e se ne andò. Che razza di giornata! Niente andava come voleva. Era stato maltrattato da Kaori, da Miki e ora anche da Saeko. Peggio di così..
Preferì dedicarsi al suo incarico. Raggiunse la sua auto e partì verso la casa di riposo Sunset. Era una bella struttura immersa nel verde e si trovava in periferia. Ci mise circa un ora ad arrivarci, per via del traffico caotico di Tokio.
Appena varcò il cancello, una sensazione di pace e quiete lo invase. Era il posto ideale per delle persone anziane, ma lui si sarebbe annoiato a morte. Quando chiese di Hideyoshi a una matura infermiera, gli venne indicato un uomo seduto in una panchina da solo. Avvicinandosi, Ryo notò immediatamente lo sguardo triste dell'uomo che fissava le nuvole in cielo.
“Lei è Hideyoshi Sumiko?”
“Dipende. Chi lo cerca?” domandò l'uomo senza neanche voltarsi.
“Kioko Okimasa.”
A quel nome il vecchietto sbiancò e lo guardò con stupore.
“Kioko? La mia Kioko?” chiese emozionato. “Lei mi sta cercando?”
“Sì, sono stato assunto per questo. E anche per sapere il perchè l'ha lasciata andare via nonostante l'amasse.”
Hideyoshi lo guardò stupefatto.
“Come fa a sapere.. Chi le ha detto che..” balbettò il vecchio.
“Kioko vuole avere delle risposte. Può fornirmele?” domandò Ryo ignorando le richieste dell'uomo.
Hideyoshi si coprì il viso con le mani con aria depressa.
“La mia Kioko.. Quanto l'amavo! Ma era così giovane e io ero così sbagliato per lei.. L'avrei solo fatta soffrire. Cercai di allontanarla da me in ogni modo. Ero freddo e distaccato, le chiedevo di fare delle cose assurde sperando che si stufasse e se ne andasse. Invece, per 10 anni lei rimase al mio fianco. Ormai mi ero abituato all'idea che non se ne sarebbe mai andata ma, quando meno me lo aspettavo, si licenziò. Ricordo che sentì il mio cuore frantumarsi all'idea di non vederla più ogni giorno, ma volevo la sua felicità, quindi non la fermai.” Gli occhi dell'uomo erano gonfi di pianto e non alzava lo sguardo da terra. Ryo riusciva a capire i sentimenti di Hideyoshi. Li provava anche lui per Kaori.
“Dopo che se n'è andata, ho perso persino la gioia di fare il mio lavoro. Pensavo che il mio amore per la cucina mi avrebbe sostenuto, ma non fu così. Cominciai a perdere clienti, perchè tutti notavano un peggioramento nei miei piatti. Non cucinavo più con passione, ma solo per dovere, e si poteva percepire. Dopo poco tempo, rimasi con solo alcuni clienti fissi e il mio ristorante venne dimenticato da tutti gli altri.”
“Si è mai sposato?” domandò incuriosito Ryo.
“No! L'unica donna che avrei mai potuto sposare era Kioko, l'unica che mi amava per quello che ero..”
Guardando quell'uomo vecchio e solo, Ryo credette di poter vedere il suo futuro. Se Kaori lo avesse lasciato solo, come si sarebbe ridotto? Avrebbe finito per diventare come Hideyoshi, triste, solo e pieno di rimpianti.
“Mi dica di Kioko.” riprese il vecchio. “Ha avuto una vita felice?”
“Si è trasferita in un altra città dove si è sposata e ha avuto 2 figli. Poi, però, suo marito si è ammalato e lei ha dovuto curarlo a lungo sino alla sua morte avvenuta qualche anno fa.”
“Oh, povera Kioko..” l'uomo scosse la testa come se cercasse di cancellare il male che aveva provato la donna che amava. “Vorrei tanto vederla..”
“Allora si faccia trovare domani mattina alle 11 al parco di Shinjuku. Lei sarà lì.” rispose Ryo alzandosi per andarsene.
Durante il viaggio di ritorno a casa, Ryo continuò a pensare a come la storia di Kioko e Hideyoshi somigliasse a quella tra lui e Kaori. Lui l'amava ma la teneva a distanza perchè aveva paura di rovinarle la vita, ma non lo stava già facendo? Sapeva che lei soffriva per la sua freddezza e prima o poi si sarebbe stancata di corrergli dietro..
Quando arrivò a casa ed entrò dalla porta di ingresso improvvisamente ebbe come un flashback e ricordò quello che era successo la sera prima. Si era trascinato sin dentro casa, ma poi era crollato nell'ingresso e Kaori lo aveva sollevato e portato a letto. Ricordò anche le parole che le aveva detto sotto l'effetto dell'alcol. Improvvisamente capì. Aveva detto a Kaori di andarsene e lei doveva aver preso in considerazione l'idea di farlo. Ecco perchè era così distante e fredda. Doveva fare qualcosa per farle capire che non doveva farlo. Lui aveva bisogno di lei, di averla al suo fianco, di respirare il suo profumo..
Entrando in cucina la trovò ancora in disordine come l'aveva lasciata quella mattina. Si rimboccò le maniche e si mise a riordinare. Doveva dimostrare con i fatti che teneva a lei, o l'avrebbe persa per sempre. Mentre insaponava tazze e pentolini, decise di spingersi oltre. Avrebbe organizzato una splendida serata solo per Kaori, per farle capire quanto l'amasse e quanto era importante per lui. Sarebbe riuscito a dichiararle a voce i suoi sentimenti? Ne dubitava, con le parole era sempre un disastro! Decise di andare per gradi. Per cominciare avrebbe preparato una romantica cenetta e poi.. Beh, avrebbe cercato di essere sincero e spontaneo. Ce l'avrebbe fatta?

Qualche ora dopo, Ryo stava cucinando per la cena. Aveva già provveduto a riordinare e pulire attentamente la casa e aveva fatto la spesa. Ora si stava dedicando a cucinare le uniche cose che sapeva fare bene: roast beef e patate arrosto. Certo non erano il massimo, ma sperava che Kaori avrebbe apprezzato il pensiero. In più preparò un insalata mista, che sapeva essere sempre gradita alla sua socia.
Una volta terminata la cottura dei cibi, andò a prepararsi. Voleva essere elegante per la serata.
Dopo una doccia e una rapida rasatura per essere impeccabile, perse molto tempo nel decidere cosa mettere. Non voleva strafare, ma neanche essere sciatto. Alla fine optò per una semplicissima camicia azzurra e un paio di eleganti pantaloni grigi. Guardandosi allo specchio, si disse che in fondo non era niente male.. Sperò che Kaori la pensasse allo stesso modo.
Tornò in cucina a completare la preparazione della tavola e cominciò a disporre le pietanze sui piatti da portata. In quel momento sentì la chiave girare nella serratura. Sentì un nodo allo stomaco togliergli il respiro, era arrivata la resa dei conti. Kaori era arrivata e ora doveva attuare tutto ciò che aveva deciso, anche se il nervosismo lo faceva sentire uno stupido.
   
 
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