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Autore: intelligentola    14/03/2015    2 recensioni
Ciao!!!!!! dal momento che ci sono autrici molto più brave di me ad immaginarsi un futuro tra Anna ed Emiliano, io provo a cimentarmi un qualcosa di diverso. Un pov da parte di Emiliano dell'8 stagione. Tutto quello che abbiamo vissuto ma raccontato da lui, con i suoi sentimenti.
Hope you like it!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19 Premessa: Salve a tutte/i. E' passato un secolo da quando ho smesso di scrivere.
Mi scuso con chiunque ci sia rimasto male.
Ma ho lasciato che i doveri della mia vita, prendessero il sopravvento sui piaceri.
E uno di questi piaceri è la scrittura.
E mi è mancato tantissimo scrivere!
Per cui eccomi qui! Sono tornata!
Ho già scritto diverse cose nuove, ma prima di tutto volevo concludere che questa ff che in primis mi ha regalto tante gioie e soddisfazioni ed in secundis che mi ha dato la possibilità di conoscere voi.

Hope you like it.
I.




Sono fermo.
Sono e fermo e sono al  buio.
Ero sicuro di vedere fino a qualche attimo fa e invece adesso è tutto un black out.
Nero su nero.
Vedo nero fuori e lo vedo dentro.
Soprattutto lo sento dentro.
Non riesco a capacitarmi di ciò che mi sta accadendo intorno.
Sento le urla delle gente e io che non riesco a muovere un muscolo.
Sono diventato un blocco di cemento armato sia dentro che fuori.
Solo la presa di Anna sul mio braccio mi riporta all'amara realtà.
"Emiliano! Presto che fai li imbambolato? Chiama la clinica di mio padre e fatti mandare un'ambulanza! Subito!!" mi dice spingendomi via dal gruppo di gente che si è avvicinato a Sonia, ancora sdraiata a terra.
Mi allontana più che può, prima di ritornare al fianco di Sonia, accarezzandole la fronte e sussurrandole di restare calma, che andrà tutto bene.
Già, ma andrà veramente tutto bene?
Mentre compongo rapido il numero della clinica sulla tastiera del telefono, vedo Anna fare la parte di entrambi.
Io sono andato in black out, in panico completo; invece lei si aggrappa a quella sua forza innata che la contraddistingue e gestisce la situazione molto meglio di quanto avrei potuto fare io.
Ecco la forza di Anna che si sprigiona attorno alle persone.
Non importa quanto la situazione sia delicata, sia grave e allo stesso tempo paurosa, lei riesce ad essere forte.
Non le costa fatica, le viene naturale.
E' la sua forza.
E' la mia forza.
Senza rendersene conto mi regala quanto più ci si possa aspettare.
Non mi regala cose materiali.
Mi regala emozioni.
Mi regala sentimenti.
Mi regala la sua forza, senza che io gliel'abbia chiesta.
"Te ne prendo un pezzetto in prestito" penso, mentre aspetto che arrivino i soccorsi.
Carico di quella forza non mia, raggiungo Anna al fianco di Sonia.
Stringo la mano ad Anna e cerco anche io, a mia volta, di tranquillizzare Sonia.
Sembra passata una vita, da quando ho chiamato i soccorsi, ma ecco finalmente che vedo una luce blu lampeggiante venire verso di noi.
Anna allontana le persone attorno a noi, per facilitare l'intervento dei paramedici.
Poi alle mie spalle, mi incita ad alzarmi.
A fatica abbondono quella posizione a guscio, ma sorretto da Anna, arretro di qualche passo.
"Andrà tutto bene..." mi sussurra all'orecchio, stringendomi il polso.
E così, in modo quasi spontaneo, le mie dita si intrecciano alle sue.
La mano di Anna è la mi ancora per non affondare.
Affondo le dita tra le sue nocche, fino a fargliele diventare bianche.
Cerco la sua stretta, come se fosse l'unica cosa che mi impedisce di scappare, nascondermi e non guardare la scena che mi si presenta davanti.
Ho paura di farle male, ma lei come al solito mi capisce meglio di quanto io faccia con me stesso.
"Sono qui.." mi dice appoggiando il suo mento sulla mia spalla.
E io penso "grazie al cielo che sei qui, angelo mio."

I paramedici hanno caricato Sonia su una barella.
Anna è salita con lei, mentre io le seguo a distanza sul mio scooter.
Non ci è stato nemmeno bisogno che glielo chiedessi.
Appena i medici erano pronti a trasportare Sonia in clinica, ha lasciato lentamente la mia mano, dicendomi che avrebbe fatto il viaggio con Sonia e che ci saremmo visti in clinica.
E adesso io sono qui a mangiare chilometri sull'asfalto, mentre Anna si prende cura di Sonia e di mio figlio.
Parcheggio lo scooter malamente e getto il casco a terra violentemente, mentre mi faccio largo tra le porte automatiche della clinica.
Anna mi si presenta davanti.
"Le faranno qualche esame, per vedere come stanno sia lei e il bambino, ma dovrebbe sistemarsi tutto..."dice abbracciadomi.
E io non posso che essere grato al cielo di avermi concesso questo secondo miracolo.
Ricambio l'abbraccio, cercando di esprimere a gesti quello che non riesco ad esprime a parole.
Che poi certe parole non sono mai stato abituato a dirle.
Tipo "Grazie?"
"Mi hai salvato la vita?"
"Sei il mio miracolo?"
"Ti amo?"
Ci stacchiamo solo quando ci chiedono se possiamo chiamare i genitori di Sonia, in quanto minorenne.
"Ci penso io" dico, allontandomi mall volentieri da Anna.
"Io vado a vedere come sta" mi risponde Anna, posandomi un tenero bacio sulla guancia.
La vedo girare l'angolo e mi convico che, non importa quanto mi costi chiamare i genitori di Sonia, lo devo fare.
So che nemmeno a Sonia verrebbe voglia di chiamare i genitori.
Ma è una cosa che entrambi dobbiamo fare.
Che entrambi dobbiamo superare.
Ma prima che componga il numero di casa di Sonia, c'è un'altra persona che devo chiamare.
Devo fornire a Sonia, un'eventuale paracadute, nel caso in cui i suoi genitori non ne vogliano sapere niente di avere a che fare con lei.


Al prossimo capitolo! ;)
  
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