Libri > I Miserabili
Ricorda la storia  |      
Autore: LammermoorLace    15/03/2015    0 recensioni
Modern Au, angsty one shot.
Dal testo:
Arrivata allo sbocco su Rue Plumet, Eponine si ferma un attimo. Si sfila le cuffiette, e la musica sparisce. Eccola, la grande casa col giardino.
I glicini sul cancello profumano l’aria dolcemente, e tutto sembra galleggiare in un grande silenzio. Le foglie dei tigli stormiscono appena. E lì che vive lei… l'angelo che l'ha privata di ogni speranza.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cosette, Eponine, Javert
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Of the Night
 
 
 
Rhythm is a dancer,
                 it’s a soul’s companion, people feel it
                                                                everywhere
Lift your hands and voices,
                               free your mind and join us
                                                     you can feel it in the air…
 
 
 
Eponine cammina a passo sostenuto, il ritmo di Of the Night dei Bastille che le pulsa incessante nelle orecchie. Quella canzone, quella voce, hanno qualcosa di ipnotico che riescono a distoglierla da qualsiasi altro pensiero.
Percorre il marciapiede, illuminato a chiazze a intervalli regolari dai radi e pallidi lampioni, senza troppa fretta, nonostante sia passata mezzanotte e la via sia deserta.
Ma nulla si muove, tutto è muto e immobile; c’è solo Eponine, sola, nella notte.
E’ ritenuta una zona pericolosa, quella. Ladri, zuffe fra bande: se ne sono sentite di tutti i colori. Ma Eponine sa che, all’evenienza, le basterebbe il suo cognome per cavarsela da qualsiasi situazione. Ah, i vantaggi di essere una Thenardier.
Il freddo spira nella brezza notturna, ma Eponine è ben protetta dal suo voluminoso trench di due taglie più grande che la copre fin quasi alle caviglie. E’ ruvido sulla pelle delle sue braccia nude, ma tiene caldo quanto basta. Il cappotto e la musica bastano ad Eponine per sentirsi protetta e sicura, mentre passeggia verso casa, sola nelle tenebre.
 
Arrivata allo sbocco su Rue Plumet, Eponine si ferma un attimo a fissarla. Si sfila le cuffiette, e la musica sparisce.
La grande casa col giardino… è lì che vive lei.
I glicini sul cancello profumano l’aria dolcemente, e tutto sembra galleggiare in un grande silenzio. Le foglie dei tigli stormiscono appena.
Solo poca luce filtra da una delle finestre, tra le spesse persiane chiuse. Dev’essere la stanza di Cosette… Chissà se Marius è venuto a trovarla oggi? Chissà se si è fermato anche per cena? No, decide lei. Il signor Valjean incute ancora troppo timore al ragazzo, e Cosette si vergognerebbe di confessare a suo padre di avere un fidanzato. Ma allora perché è ancora sveglia? Eponine tende l’udito, catturando un suono flebile provenire dalla finestra con la persiana chiusa. E’...una voce. E’ flebile ma melodiosa; chi canta sembra sforzarsi di fare il meno rumore possibile, data l’ora tarda. E’ indubbiamente Cosette.
Una voce di soprano, agile, misurata, limpida come il cristallo.
Eponine non può fare a meno di odiare quella perfezione, quella voce e la bellezza e la dolcezza di Cosette, così come non può evitare di amare Marius nonostante… nonostante tutto. Negli ultimi giorni è come se si fosse dimenticato di lei. Non l’ha chiamata, ne’ ha risposto ai suoi messaggi. Non l’ha cercata una sola volta, non è andato nemmeno al Cafè Musain per incontrare i suoi amici. Da quando Eponine gli ha ceduto a malincuore l’indirizzo di Cosette, la loro amicizia è come se non fosse mai esistita.
Anche se “amicizia” non era mai stato il termine più adatto.
Non per Eponine.
 
Tutt’a un tratto, Eponine prova l’istinto di fuggire. Quel canto le fa salire le lacrime agli occhi, e le note pure che quella voce felice libera nell’aria le infliggono stilettate dolorose al petto.
Le gambe di Eponine si muovono in automatico; scattano e si mettono a correre, prima in passi rigidi e affrettati e poi in movimenti più sciolti e affannati, finchè la ragazza si trova catapultata in una fuga precipitosa, senza obiettivo né meta. Lontano, ecco la destinazione; lontano, e ancora più lontano.
I passi di Eponine risuonano solitari sull’asfalto, ma lei non sente altro che il rumore del suo cuore nelle orecchie, che batte come se stesse per rompersi. Non corre più sul marciapiede; ora è proprio nel bel mezzo della strada asfaltata, e ansima appena inspirando la brezza fredda che le artiglia il fiato. Ma i suoi piedi corrono, e lei non può fermarsi. Non vuole fermarsi.
Nella testa sente ancora l’eco della bellissima voce di Cosette che le dà la caccia.
Non sente la macchina che si avvicina sfrecciando dietro di lei, il cui autista è senz’altro o brillo o assolutamente disinteressato alle norme del codice stradale.
E lui non la vede, per caso o per destino, se non quando se la trova pochi metri di fronte a se, ancora che corre come se stesse fuggendo dal suo incubo peggiore…
E’ impossibile evitarla.
 
L’urto è istantaneo, ed Eponine cade rotolando di lato, con un breve urlo, subito soffocato nell’asfalto e nel denso silenzio della notte.
La macchina si ferma subito dopo, e in fretta e furia il guidatore scende, allarmato.
-Eponine!- lui l’ha riconosciuta -Sei tu? Ehi, ti sei…-
E’ Montparnasse, Eponine riconosce a stento la voce; nella sua testa è esploso un dolore lancinante che la paralizza a terra.
E’ chiaro che lui non sappia cosa fare; prova a sollevare la ragazza per le spalle, ma il viso di lei si contrae in un espressione di agonia tale che teme di farle soltanto del male.
Intanto, Eponine si accorge che la voce di Cosette sta svanendo. Sì, la sta scacciando! Il dolore le obnublia il cervello completamente, ma in compenso ora la voce dell’angelo è sfocata e lontana. Sì, sì pensa Eponine in un moto di sollievo. Fa’ che vada via, ti prego.
 
Intanto Montparnasse si sta lanciando occhiate spaventate alle spalle. Sente le sirene della polizia in lontananza, ma in costante avvicinamento. Cercano lui, lo sa.
Montparnasse ha ucciso un uomo stanotte. Non la prima volta, certo, ma stavolta qualcosa è andato storto e la polizia si è messa sulle sue tracce.
Non può restare qui. Se lo trovano, sono anni di prigione assicurati. Deve scappare, per forza. Ma Eponine… Dannazione, perché doveva mettersi a correre in mezzo alla strada? La guarda, consapevole che deve abbandonarla. Io non posso fare niente per lei, si convince. Se la polizia la trova, invece…e forse, dovendosi occupare di lei, rallenteranno l’inseguimento....
Montparnasse se ne convince. E’ l’unico modo.
Si precipita alla macchina senza guardare indietro, ingrana la marcia e riparte.
Per lasciarsi alle spalle l’accaduto, gli basta qualche secondo. E’ tutto naturale per lui. La sua legge è sopravvivere, e le sue mani sporche – ma il rosso gli sta bene, pensa. Si intona alle sue labbra.
 
 
I fari della macchina della Polizia illuminano l’asfalto, e appena il commissario Javert vede il corpo riverso in mezzo alla strada fa un brusca fermata, facendo sobbalzare il veicolo. Prende la torcia a mano e la accende uscendo, poi chiude la portiera dietro di sé con un tonfo netto. Arriva al corpo con passi veloci, scrutando nel buio in cerca di tracce dell’omicida che stava inseguendo, ma vede solo quelle lasciate dalle gomme dell’auto nel punto in cui è avvenuto lo scontro. Con movimenti rapidi, estrae la ricetrasmittente dal taschino per chiamare la centrale.
-Datemi Madiz – ordina.
Quando glielo passano, comincia a istruirlo sulla situazione.
- C’è un’altra vittima qui, in gravi condizioni. Sembra che l’omicida l’abbia investita. Non posso continuare l’inseguimento, mi serve un’altra unità urgentemente.
Gli rispondono che arriveranno a momenti. Javert proferisce un secco ‘passo e chiudo’ e intasca la trasmittente.
 
Si china sul corpo, illuminandolo. Non è una bella vista. La ragazza ha gli occhi chiusi, il sangue è ovunque; ha varie e pesanti escoriazioni sulla parte sinistra del viso, con ogni probabilità dovute alla caduta.
Tasta con due dita il collo della ragazza, nel punto dove deve trovarsi la giugulare. Non c’è battito. La pelle del collo è morbida, ma fredda.
Sa che non c’è niente da fare. Non c’è mai niente da fare, in questi casi. I suoi occhi l’hanno visto accadere troppe volte, e il finale non cambia.
Espira lentamente, tirando fuori la ricetrasmittente una seconda volta; deve comunicare a Madiz che da quel momento si sta braccando un pluriomicida.
 
Eponine è sollevata. E’ buio, nessuna luce a ferirle gli occhi, nessuna voce a ferirle il cuore. L’angelo non canta più. Le tenebre la circondano come in un abbraccio, e la ragazza non lotta per sfuggirne. Sa che è inevitabile. E’ così bello scegliere di lasciarsi andare…
 
L’mp3 di Eponine è stato scaraventato via nell’urto dell’incidente, e giace sull’asfalto a qualche metro di distanza. Nelle cuffiette graffiate, Dan Smith dei Bastille canta ancora le ultime strofe della canzone.
 
Eponine dorme, e non sente più.
 
 
 
 
This is the rhythm of the night…     
 
 
T h e  n i g h t,
 
 
oh
   yeah
 
 
 
 
 
Writer’s Corner
 
Hello people!
Questa era la prima one-shot che avevo pubblicato su Les Miserables, con  titolo “Rythm of the Night”.
Modern Au, una canzone evocativa con un video da brividi, angst. Perché no?
Dato che era passata pressochè sotto silenzio, ho deciso (dopo un annetto circa e vari cambiamenti di stile) di riprenderla in mano e migliorarla.
Ho fatto bene? Che ne pensate?
 
Se vi è piaciuta e soprattutto avete alcune critiche da farmi, per favore fatemi sapere con una recensione.
 
Love,
Lou
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: LammermoorLace