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Autore: Starsshine    15/03/2015    0 recensioni
Una bugia può cambiare una storia d'amore?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera!

Rieccomi!

Dopo tantissimo tempo rimprendo in mano questa storia.

Preparatevi a scoprire delle parti inedite dei nostri protagonisti.

Grazie mille a tutte le persone che hanno continuato a leggere questa fan fic durante la mia assenza. Grazie mille!

Besos!

Fede xD

 

“Parliamo dei vostri genitori.”

Chiusi gli occhi per un lungo istante.

“Qualcosa non va Sarah?”

La guardai negli occhi prima di sospirare e di risponderle con un semplice e secco

“No”.

Mi voltai verso Shannon. La sua mano era ancora intrappolata nella mia, quel tocco creava in me una sensazione piacevole.

“Mia madre è rimasta incinta di me a diciassette anni. A diciotto è nato mio fratello. Del mio padre biologico non so nulla, mentre il nostro patrigno ci ha dato il suo cognome, poi siamo partiti” rispose Shannon tutto ad un fiato.

“Per dove?”

Sul viso comparse un sorriso a cinquantadue interrotto poi da una risata.

“Mi scusi per la risata...”

Il sorriso sparì e si fece serio, come non lo avevo mai visto in tutta la mia vita.

“Da Bossier City, in Luisiana, dove siamo nati io e mio fratello, siamo partiti prima per il Colorado,poi siamo stati nel Wyoming, ed infine Haiti, dove abbiamo trascorso tutta la nostra adolescenza, prima che Jared partisse per New York.”

“Tu cosa hai fatto? Sei rimasto con tua madre?”

“No. Ho deciso di seguire mio fratello Jared a New York. Sentivo nel profondo che non potevo lasciarlo andare da solo. Si sarebbe cacciato nei guai”.

“Dove avete lasciato vostra madre?”

“Ad Haiti, poi si è poi trasferita a Los Angeles. Io e mio fratello saremmo arrivati nella città degli angeli qualche anno dopo”.

“In quale anno?”

“1996”.

“Cosa avete fatto a New York?”

“Mio fratello studiava arte, poi ha deciso di cambiare facoltà ed iscriversi a quella di recitazione, intanto faceva qualche lavoro come il lavapiatti, il cameriere. Lavori in cui veniva pagato poco, ma, riusciva a mantenersi gli studi.”

“Tu?”

“Io e la scuola non abbiamo mai avuto un buon rapporto, così mentre Jared era impegnato negli studi e a lavorare, io andavo in giro a suonare in diverse band.”

“Suoni qualche strumento?”

“Sono un batterista. Suono dall'età di otto anni. Col tempo ho imparato a suonare la chitarra, ma, preferisco di gran lunga la batteria”.

“Che cosa provi quando suoni?”

Respirò profondamente prima di rispondere alla domanda poi si schiarì la voce con un colpo di tosse.

“Suonare è come il sesso, anzi è il sesso. Una parte di me si mette in moto, si lascia andare alle emozioni, a ciò che quel momento regala. Mi sento libero.”

La dottoressa Stevens sorrise.

“Per te c'è una differenza tra il sesso e l'amore?”

“Sì. Per me il sesso è suonare la batteria,mentre l'amore è Sarah. Sono innamorato di lei dal primo momento in cui l'ho vista in spiaggia quella sera.”

I miei occhi si illuminarono e sul mio viso comparse un sorriso.

Lo guardai, la stessa cosa era successa anche a lui.

“Grazie tesoro” dissi sottovoce.

“Quanto siete rimasti a New York?”

“Siamo rimasti per tre anni. Jared ha concluso gli studi ed io...”

“E tu?”

Shannon lasciò la mia mano, capì che stava per succedere qualcosa.

Sospirò.

“Abbiamo lasciato New York dopo tre anni perché ero diventato un tossico. Facevo uso di cocaina, bevevo e facevo a botte.” disse tutto ad un fiato.

“Raccontami tutto”.

“Decisi di seguire mio fratello a New York perché volevo suonare in una grande band. Volevo intraprendere la strada che mi avrebbe portato al successo, come mio fratello. Studiava, lavorava, recitava. In quel periodo erano incominciati i cast per “My So Called Life”, io ero felice per lui,ma, allo stesso tempo invidioso, perché era su una buona strada,mentre io no. Incominciai ad attaccare volantini in giro per New York e molte band risposero al mio annunciò e così decollò la mia carriera.”

Shannon riafferrò la mia mano.

“Incominciai a suonare in molte band, alcune sconosciute, altre note al pubblico. Ogni sera un locale diverso, gente nuova e facce sconosciute mi venivano presentate.”

“Tuo fratello come reagiva?”

“Mio fratello era felicissimo, al settimo cielo.”

“Dopo gli spettacoli cosa succedeva?”

“Andavamo a festeggiare nei pub dove girava gente che voleva prendersi qualche pugno.”.

“Girava la droga in questi locali?”

“Dipendeva dalle serate. Alcune volte ne girava molta, altre volte poca. Ogni sera una ragazza diversa, ogni sera una stricia di coca dopo lo show.”

“Ti piaceva quella vita?”

“Sì, molto. Ero famoso in quell'ambiente. Ero in bel ragazzo della Luisiana. Mi piaceva molto, stavo bene, molto bene. Godevo.”

“Poi, cos'è successo?”

“Una sera ho trovato nello stesso locale Jared, o meglio mio fratello ha trovato me ubriaco e fatto come una spugna. Mi ha dato un cazzotto e mi ha sbattuto contro il muro. Mi è bastata solo quell'azione così forte da parte sua per farmi capire che stavo sbagliano strada”.

Mi avvicinai a Shannon, li lasciai un bacio sulla guancia.

“Il mese dopo eravamo a Los Angeles” .

“Tua madre sapeva qualcosa?”

“Aveva capito che qualcosa non andava, durante i tre anni a New York ero distaccato, assente nei suoi confronti. Mi ero lasciato prendere troppo da quella situazione”.

“Jared?”

“Per Jared all'inizio era normale il mio comportamento, poi ha incominciato ad insospettirsi, ed infine mi ha scoperto”.

“Adesso come ti senti?”

“Ora sto meglio. Sto benissimo. Non faccio più uso di droga. Qualche volta bevo,ma, so darmi un limite” disse terminando la frase con un sorriso.

Appoggiai il mento sul palmo della mano e guardai Shannon sorrideva orgoglioso, si sentiva bene, aveva rimediato agli errori commessi. Chissà forse avrei potuto farcela anch'io.

“Parliamo dei tuoi genitori, che ne dici Sarah?”

Mi lasciai andare ad una risata isterica, ripresi fiato e guardai la dottoressa Stevens.

“Non possiamo passare alla prossima domanda?”

“No.”

“Va bene”.

Respirai. Lasciai la mano di Shannon, mi alzai dal divano, mi avvicinai alla finestra, scostai le tende, guardai fuori dalla finestra. C'era il sole, la gente passeggiava tranquillamente per strada, chi telefonava, chi parlava, chi ,invece, stava zitto e camminava.

“ I miei genitori si chiamano Mary e Paul. Si sono conosciuti all'Università di Los Angeles. Mia madre studiavaLegge, mentre mio padre Storia.

Dopo la laurea, mia madre era stata ingaggiata come tirocinante in uno studio, invece mio padre aveva trovato lavoro in una biblioteca in centro. Si misero insieme ufficialmente insieme dopo tre anni, mio padre chiese la mano di mia madre a mio nonno, che accettò con grande gioia.

L'anno dopo la cerimonia nacque mio fratello Jason, tre anni dopo io. Vuole sapere qualcos'altro?”

“Diventi nervosa quando parli dei tuoi genitori, perché?”

Quella frase arrivò dritta al cuore, lo trafisse ed iniziò a sanguinare.

Riportai la tenda vicino alla maniglia della finestra.

“Perché. Perché nel momento in cui avevo bisogno di loro, loro non c'erano.”

Respirai profondamente.

“Io e Jason siamo cresciuti insieme, non ci staccavamo mai l'uno dall'altra, eravamo una cosa sola.

Poi, mio padre...”

Respirai cercando di trattenere le lacrime.

“Poi?”

“La smetta di interrompermi ogni volta!” urlai con tutto il fiato che mi era rimasto in gola.

Una lacrima mi cadde, una seconda, una terza, una quarta, mi lasciai andare ad un pianto liberatorio fatto di singhiozzi e pugni chiusi.

Mi asciugai il viso e ripresi le fila del discorso.

“Mio padre è entrato nella CIA vent'anni fa, aveva ventiquattro anni. In quel periodo lavorava in quella graziosa e antica biblioteca in centro, quella vicina al Sunset Boulevard. Mi capitava di entrarci parecchie volte durante il mio corso di studi all'Università. Ho studiato psicologia. Avrei lavorato con i bambini. Mi piacciono i bambini, ne vorrei uno. Ho abortito qualche mese fa, per me è stato un brutto colpo.”

Appoggiai la schiena lungo il muro.

“E' entrato a far parte della CIA perché pagavano bene, le missioni non pesavano più di tanto in famiglia. Ha convinto anche mia madre, lei per stare accanto a suo marito ha accetato. I primi tempi non si incontravano mai, finché mia madre è rimasta incinta e così ha deciso di rinunciare al posto. Nel frattempo, mio padre aveva fatto carriera e così da semplice agente, si è ritrovato ad essere il vice – presidente della squadra di agenti del distretto quattro”.

“ Tuo fratello ha fatto parte della CIA?”

“No, mai. E' stato il primo ad opporsi a mio padre. Quando mia madre ha capito il suo piano, ha sentito che era il momento di agire e di portarselo via”.

Cercai lo sguardo di Shannon.

“ E' successo tutto molti anni fa. Jason era alla ricerca di un lavoretto estivo, mentre io ero al secondo anno delle superiori. Il giorno prima avevamo litigato per via di un ragazzo che mi voleva portare al ballo di fine anno”.

Respirai profondamente, mi ero promessa di non tirare mai fuori questa storia e invece...

“Ritornai a casa da scuola decisa a far pace con mio fratello, aprì la porta di casa, mi tolsi la giacca e le scarpe, andai in salotto. Trovai mio padre sedutto sul divano, con la testa tra le mani, mi avvicinai a lui.

“Papà, tutto okey?”

Mi guardò, staccò una mano dal suo viso e l'appoggiò sul mio.

“Tesoro, mamma e Jason non ci sono più. Mamma è andata via e Jason è morto”.

Era così reale, sentito, patito, disperato il modo in cui aveva pronunciato quella frase che io ho creduto per tutto questo tempo a questa menzogna”.

Le lacrime rigarono ancora un'altra volta il mio viso.

“ Da quel giorno ho iniziato a seguire mio padre, mi sono allenata con lui, ho imparato molte lingue. Mio padre mi insegnato una disciplina ferrea e di stampo militare. Macchina della verità, gare di spelling bee, arti marziali. Tutto, tutto.”

Mi asciugai il volto.

“Un giorno stavo uscendo fuori da un negozio di dischi, una persona iniziò a seguirmi. Lungo la strada per separarmi da questo uomo mi sono nascosta dentro ad un vicolo, ma, lui mi ha trovata e a cercato di aggredirmi. Mi sono difesa, finché allo stremo delle forze è arrivato a soccorermi mio padre.”

“ Ti ha salvata?” domandò sottovoce la psicologa.

“Sì, mi ha salvato. Mi ha preso per mano e siamo saliti in macchina. Mio padre ha guidato per due chilometri fino al quartiere generale della CIA. Mi sono seduta e davanti a me c'era un foglio. Un contratto per essere precisa.

Mi ricordo ancora le sue parole “entrerai a far parte della CIA, ma, non dovrai farne parola con nessuno. Se lo farai, questa persona morirà”. Ho firmato il contratto. Quella sera ho incontrato Shannon. Com'è strana la vita.”

“ Com'erano strutturate le tue missioni?”

Ritornai a sedermi di fianco a Shannon, il suo sguardo si posò sul mio viso.

“Nelle missioni salvavo persone, parlavo e mi rapportavo con spie russe e con organizzazioni criminali.”

“Uccide”

Mi voltai verso Shannon.

“Shannon non è così. Il mio lavoro non è solo quello”.

“Ti è capito di uccidere una persona?”

Guardai la dottoressa Stevens.

“Sì, mi è capito di uccidere, ma, era per legittima difesa e per salvare il mio paese”.

“Per salvare il tuo paese? Che razza di frase è?”

Guardai Shannon, quelle parole mi arrivarono dritte allo stomaco.

“Shannon faccio questo lavoro per difendere tu, tuo fratello, Tomo, i nostri amici, il nostro paese, l'America intera e se sparare e uccidere rientrano nei canoni, beh non mi tiro indietro”.

“Quindi tu uccideresti chiunque pur di salvarti e di salvare il paese?” domandò Shannon con un filo di voce.

“E' la disciplina che me lo impone. E' una dottrina.”

“Questo non lo posso capire. Tieni per caso una pistola in casa nostra?”

“No.”

“Ti sei mai “venduta” durante le missioni Sara?”

“Intende rapporti sessuali con altri uomini?”

“Esatto”

“Mai. Ho solo baciato e basta”.

“Hai baciato altri uomini?!” Shannon si alzò di scatto dalla poltrona.

“Sì”

“Anche questo rientra nel “difendere il paese” per caso?”

“No, però quando vuoi drogare una spia russa in modo efficace e veloce, l'unico modo è baciarlo” risposi sorridendo.

“Non è divertente Sara, non è per nulla divertente”.

Risi.

“Per me invece sì. E' strano vederti geloso, non lo sei mai stato”.

Shannon ritornò a sedersi di fianco a me.

“Perché tu mi hai sempre tenuto nascosto il tuo lavoro. Ti sei mostrata nelle vesti di agente della CIA solo una volta e devo ringraziarti per averci salvata”.

“Ed io ti ringrazio di aver salvato me.”

Ci prendemmo per mano.

 

   
 
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