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Autore: Shainareth    15/03/2015    2 recensioni
«Ti piacciono i gatti?» mi sentii chiedere a bruciapelo, con un sorriso così abbagliante che mi venne istintivo rispondere di sì. Il che non era propriamente una bugia, ma ai felini preferivo senza dubbio i cani. «Se ti va, quando avrai finito con le attività del club, ti porto in un posto.»
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolcetta, Nathaniel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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POSTO SEGRETO




Nathaniel mi si avvicinò poco prima che iniziassero le attività dei club e, con un mezzo sorriso, mi domandò: «Hai da fare?»
   Guardinga, lo fissai da sotto in su, interrogandomi su cosa mai volesse da me. Chiedermi ancora scusa per aver lasciato troppa libertà a sua sorella? Certo qualche giorno prima aveva preso le mie difese durante l’ennesimo scontro con Ambra, dimostrando così di possedere carattere sufficiente per rimetterla al suo posto. Tuttavia, anziché apprezzare quel gesto, mi ero ritrovata a riflettere su quanto ormai il danno peggiore fosse stato fatto: se solo Nathaniel si fosse dato una mossa prima, Kentin non avrebbe cambiato scuola.
   «Sto andando con Iris al club», risposi atona. «Ti serve qualcosa?»
   «Non esattamente», balbettò lui, preso in contropiede. Si sistemò meglio la tracolla della borsa coi libri sulla spalla e, dopo un attimo, aggiunse con voce più sicura: «È che vorrei mostrarti una cosa.»
   Rimasi a fissarlo per qualche istante, sperando con tutta me stessa che non si trattasse di uno di quei tranelli che i maschi tendono alle ragazze più ingenue. Nathaniel però aveva la faccia pulita e, serio com’era, non mi sembrava affatto tipo da giocare scherzi del genere. Concedendogli il beneficio del dubbio, tentai di rilassarmi. «Di che si tratta?»
   «Ti piacciono i gatti?» mi sentii chiedere a bruciapelo, con un sorriso così abbagliante che mi venne istintivo rispondere di sì. Il che non era propriamente una bugia, ma ai felini preferivo senza dubbio i cani. «Se ti va, quando avrai finito con le attività del club, ti porto in un posto.»
   Ero io la malpensante? Oppure era Nathaniel a parlare di proposito per doppi sensi? Preferii non indagare.
   «Perché?» mi venne spontaneo domandargli.
   Lo vidi stringersi nelle spalle, mentre il sorriso sulle sue labbra si faceva meno convinto. «Sai… non mi piace che tu ce l’abbia con me.»
   Quello fu un colpo basso. Benché fosse indubbio che il suo atteggiamento troppo permissivo nei confronti di sua sorella aveva causato dei guai al mio migliore amico, l’onestà della mia coscienza mi impediva di non ammettere che anche Kentin avrebbe potuto mostrarsi meno passivo, cacciando fuori le unghie e rispondendo a tono ad Ambra una volta per tutte. Mi chiedevo spesso come se la stesse cavando alla scuola militare, e anche se lui continuava a tranquillizzarmi al riguardo, non potevo fare a meno di preoccuparmi.
   Sospirai, rassegnata a dover dare ragione a Nathaniel. «Non ce l’ho con te…» lo rassicurai, sia pure con scarsa convinzione. «È solo che…»
   Lui tornò a sorridermi e mi interruppe gentilmente. «Mi rendo conto che, essendo arrivata da poco in una scuola nuova, la partenza del tuo unico amico ti abbia lasciata spaesata. Per questo mi chiedevo se ti andasse di… beh, fare amicizia noi due. Di provarci, per lo meno.»
   Ciò che diceva era sensato. Soprattutto considerato il fatto che, problemi con Ambra a parte, il più delle volte io e Nathaniel sembravamo essere sulla stessa lunghezza d’onda. Mi sforzai a distendere le labbra verso l’alto. «Dove ci vediamo?»
   Prendemmo appuntamento davanti al cancello d’ingresso della scuola. Non avevo idea di cosa passasse per la testa di Nathaniel, ma volevo dargli credito e fidarmi della sua buona volontà. Così, non appena ci ritrovammo dopo la fine delle attività del club di giardinaggio, lo seguii senza porre troppe domande. Tuttavia, quando mi condusse in un supermercato, non potei fare a meno di rimanere perplessa.
   «Ci metteremo poco», mi assicurò quando si accorse del mio sguardo interrogativo.
   Si diresse senza esitare verso il reparto in cui vendevano cibo per animali e quando lo vidi impossessarsi di una scatola di croccantini per gatti, credetti di iniziare ad intuire qualcosa. «Hai un gatto?»
   «No, mia madre è allergica», mi rispose con una punta di rammarico nella voce. «Però mi piacerebbe moltissimo averne uno», aggiunse poi, tornando allegro. «E tu? Hai animali?»
   «Macché. E non certo per problemi di allergie», presi a spiegargli, iniziando vagamente a sentirmi a mio agio. «Mia madre non ne vuole fra i piedi. Le piacciono, ma… sono comunque una responsabilità che non vuole accollarsi.»
   «Anche tu vorresti un gatto?» domandò Nathaniel, voltandosi a guardarmi con entusiasmo mentre ci mettevamo in coda alla cassa.
   «Beh, non mi dispiacerebbe.» In fondo, i gatti mi piacevano. «Però confesso che preferirei un cane.»
   La linea delle sue sopracciglia bionde s’aggrottò appena. «Davvero? Ho sempre creduto che i cani non fossero troppo intelligenti.»
   «Ti sbagli», ribattei ridendo. «Ti assicuro che lo sono fin troppo. Sono affettuosi, soprattutto, e non tradiscono mai chi fa loro del bene.» Senza contare che, a differenza della maggior parte dei gatti, i cani non manifestano comportamenti subdoli, e ti fanno le feste solo perché sono felici di vederti e non per ottenere del cibo in cambio. Almeno, questo è sempre stato il mio punto di vista.
   Ci lasciammo il supermercato alle spalle che stavamo ancora discutendo al riguardo, ognuno fermo nella propria pozione, ma comunque ben disposto ad ascoltare l’opinione dell’altro. Poi il mio cellulare squillò annunciando l’arrivo di un sms e, scusandomi con Nathaniel perché convinta che si trattasse di mia madre, recuperai il telefonino nella borsa. Sorrisi non appena lessi il nome del mittente.
   «È Ken», rivelai, digitando velocemente una risposta in cui gli assicuravo che lo avrei chiamato non appena sarei tornata a casa.
   «Vi… sentite spesso, voi due?»
   Distolsi lo sguardo dal display e lo alzai su Nathaniel, che ora mi guardava con una strana espressione in volto. «Anche se ha cambiato scuola, non abbiamo certo smesso di essere amici.» Io e Kentin non potevamo vederci facilmente, visto che suo padre lo aveva mandato fuori città, ma questo non pesava affatto sull’affetto che ci legava. In effetti, perché mai avrebbe dovuto?
   «Hai ragione», convenne Nathaniel, accompagnando quelle parole con un cenno del capo. «Ho fatto una domanda sciocca, scusa.»
   Nonostante tutto, il messaggio di Kentin sembrava aver spezzato l’armonia che si era venuta a creare fra noi. Procedemmo in silenzio per un lungo tratto di strada, ma poi, a disagio, domandai: «Manca ancora molto?»
   «È proprio qui vicino», mi garantì Nathaniel, ritrovando il sorriso. Circa due minuti dopo, in effetti, mi annunciò che eravamo giunti a destinazione.
   Si trattava di un vecchio cantiere abbandonato da diversi anni, mi spiegò. Nonostante si trovasse all’aria aperta, la prima cosa che mi colpì fu l’acre odore di pipì di gatto, che mi costrinse a portarmi una mano davanti a naso e bocca. Lì, in mezzo allo scheletro di cemento armato di un edificio appena abbozzato, all’erbaccia e alla spazzatura, scorsi qualcosa: uno, due, tre gatti. No, erano molti di più, e tra loro c’erano anche diversi cuccioli.
   Con gli occhi pieni di meraviglia, vidi Nathaniel avvicinarsi a loro e fu stupefacente il modo in cui quelle bestiole lo riconobbero. Lui rise e ne accarezzò qualcuna di quelle che erano corse a fargli le fusa, vezzeggiando soprattutto le più piccine. Una di loro gli si aggrappò alla manica della giacca e, con l’ausilio delle unghiette, iniziò la sua scalata lungo la schiena del suo benefattore, fino ad appollaiarsi sulla sua spalla.
   «Sempre impazienti, voi, eh…» mormorò Nathaniel, visibilmente divertito. Non gli avevo mai visto quell’espressione rilassata a scuola e tutto ciò che ne dedussi, oltre al fatto che doveva essere un gattaro fatto e finito, fu che doveva avere anche un animo molto gentile.
   Aprì la scatola dei croccantini e ne versò il contenuto per terra, lasciando che tutti i gatti presenti si avventassero sul cibo, dimenticandosi della sua esistenza. Nathaniel parve non curarsi di quel voltafaccia e, anzi, si girò a guardarmi da sopra la spalla. «Allora?» mi interpellò. «Non ti avvicini?»
   Indugiando con un sorriso sulle labbra, avanzai nella sua direzione e, quando mi resi conto di quanto fossero belli ed eleganti quegli animali, nonostante il pelo arruffato e sporco, mi accovacciai sui talloni accanto al mio compagno di classe. «Sei un bugiardo», lo accusai ridendo. Lo vidi sollevare le sopracciglia con fare stupito e subito aggiunsi: «Avevi detto che non avevi gatti, e invece qui ce ne sono almeno una dozzina.»
   «Undici, per la precisione», mi corresse Nathaniel, rilassando i tratti del viso e sorridendo con tenerezza. «Vengo qui spesso e… beh, è un po’ il mio posto segreto.»
   E aveva deciso di condividerlo con me.
   Lusingata per la fiducia che aveva voluto concedermi, mi convinsi che non avevo avuto torto a reputarlo un bravo ragazzo. Magari saremmo davvero potuti diventare amici come lui si augurava. Anzi, sperai proprio che accadesse.












Shot inutile, me ne rendo conto, ma avevo necessità di fare chiarezza fra me e me su ciò che, a dispetto della trama del gioco, poteva aver spinto la mia Dolcetta a far amicizia con Nathaniel. E poi mi serviva per inquadrare lui, che, lo ammetto, mi viene difficile da gestire.
Purtroppo, confesso di aver provato la triste sensazione di aver a che fare con un personaggio un po' piatto e questo mi ha rattristata alquanto. Forse è per questo che, nonostante l'affinità molto alta tra lui e la mia Dolcetta (per un pezzo fissa sui cento punti), alla fine il mio interesse è andato altrove, e cioè a quello che fino a quel momento era stato secondo in classifica (sia per gusti che per affinità). Penso che gli altri ragazzi del gioco abbiano più spessore di Nathaniel e non so se questo sia dipeso dal suo background (in questo momento sto giocando all'episodio 23) o se proprio non riesco a farmelo piacere fino in fondo, a prescindere da tutto.
Sono perplessa.
Intanto, vi ringrazio per aver letto questa shot e vi auguro una buona serata.
Shainareth





  
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