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Autore: Ashirogi    17/03/2015    0 recensioni
Un viaggio nella paranoia di uno scrittore in erba. Cosa succede quando la realtà si confonde con la finzione, quando l'autore si confonde con il personaggio, quando si rimane invischiati nella tela della propria trama?
è il mio primo vero racconto... Spero vi piaccia... Forse è un po' intrippante XD.
Recensite, vi prego, così posso valutare come continuare la storia...
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autore: Un Salutone Gentaglia-sama! Tutto a posto voi? Io Meglio di così non si può non stare! Yuppy! Perché, miei cari amici silenziosi, abbiamo ricevuto la nostra seconda recensione! (Si, anche questa volta vi sto includendo insieme a me, esserini inutili che non siete altro) Si tratta di una recensione lasciata da MissKiddo, anche in questo caso ho gia risposto alla recensione, ma aggiungo qualcos'altro qui: Carissima, (mi ripeto per quei lettori che non leggeranno la tua recensione) Sicuramente questi capitoli saranno pieni di errori, ma giuro solennemente di ricontrollarli tutti appena l'Università mi lascerà un minimo di respiro... Ho dato un'occhiata al tuo profilo: anch'io adoro il mitico Stephen!
E ora un po' di spam *faccetta satanica che non so fare*: Consiglio a tutti i miei lettori (e spero che ce ne siano) Di leggere la Oneshot su Pirati dei Caraibi di MissKiddo e "Cieli di Cenere" di NoraC, perché lo meritano davvero.
Ok, la smetto di parlare!
P.s.: e questa volta non vi ho neanche ordinato di recensire! XD
 
Marco, seduto sulla tazza del bagno si reggeva la testa tra le mani, cercando di non impazzire. Doveva fare mente locale. Lui era uno studente, del mondo reale, del pianeta terra, un essere umano. In quanto tale non sapeva leggere nella mente, non poteva indovinare i pensieri degli altri. Stava scrivendo un libro: forse il primo libro che avrebbe portato a termine, che avrebbe potuto pubblicare, fosse anche su internet. Quello che succedeva in quel libro non era quello che succedeva a lui, e questo doveva capirlo. Erano due mondi totalmente separati, e lo avrebbe dovuto capire una volta per tutte.
Accese il computer in preda a un raptus, aprì il documento e cercò la funzione 'sostituisci': in breve i nomi dei personaggi si distaccarono da quelli della sua vita reale.

Marco posò la schiena sul dorso della sedia. Ora non c'era nulla che lo legasse a quel libro, nulla che lo potesse perseguitare con somiglianze incredibili. Marco era Marco, Vittorio era Vittorio. Non c'era possibilità di sbagliarsi. Ora posso vivere sereno... O almeno così pensava.

In effetti il giorno dopo si svegliò sereno, fece una colazione serena, si vestì serenamente. Sull'autobus la gente, per la prima volta, probabilmente, non gli urtava il sistema nervoso. Scese e con serenità si incamminò verso la scuola. Sorrise a Giulio, un cenno a Franca, persino un segno della mano verso Elisa. Tutti lo guardavano stupito. Certo nessuno avrebbe potuto anche sospettare che fosse asociale, ma lo conoscevano come un tenebroso poeta maledetto, simpatico ma timido. Vederlo così espansivo e sereno non era normale. Marco, però, era fin troppo sereno per notare quelli sguardi e, con l'anima leggera, si diresse verso la propria classe.

La cosa sorprendente, in verità, fu che neanche le sei ore di lezione riuscirono a fiaccare la serenità che Marco sembrava trasudare da tutti i pori, anzi, si poteva avere l'impressione che questa serenità fosse contagiosa, dato che la metà della classe, durante l'ora di fisica, dormiva beatamente, ma con maggior probabilità, quella era merito del Professore.
Marco attese la fine delle lezioni, quindi si avvicinò al banco di Franca, con l'evidente intenzione di attaccar bottone. Marco non lo notò, Franca lo notò troppo, ma sta di fatto che l'intera classe stava in silenzio a guardarli.
“Ciao Franca” “Ehi, ciao Marco. Ti sei ripreso?”
“Abbastanza, era solo un malore” “Sono davvero contenta”
“Senti, ti dispiace aiutarmi con Inglese? Non ci capisco un acca!” “Volentieri, quando vuoi”
“Possiamo fare domani pomeriggio alla Biblioteca comunale?” “D'accordo. Alle quattro?”
“Sarebbe perfetto, grazie mille!” “E porta i testi di Shakespeare!”
Marco uscì dalla classe sotto lo sguardo compiaciuto di tutte le sue compagne e quello divertito dei compagni. Ora posso vivere sereno! E lo pensava veramente.

A casa non aveva scritto niente. Non si era neanche avvicinato al computer, e aveva evitato in ogni modo di mettere piede nello studio, gironzolando per casa. Non che avesse deciso di abbandonare il libro, ma semplicemente era passato troppo poco tempo dalla crisi di panico che aveva avuto, e non voleva subire un'altra esperienza del genere. In fondo aveva tutto il tempo che voleva per mettersi a scrivere, no? Non c'era nessuno a corrergli dietro, giusto? Adesso aveva un solo pensiero per la testa, ed era suo: Ora posso vivere sereno! E se lo ripeteva come un mantra.


Marco si sedette davanti al computer e si impose di rimanere lì per almeno mezzora, cercando un'idea da buttare giù. Non che non né avesse, ma gli sembravano tutte scontate o più adatte a diventare manga o simili, ma in ogni caso non sapeva disegnare, e non era quello che voleva fare, dopo tutto. Dopo aver scritto la prima riga prese una caraffa di acqua calda accanto a se, riempì il mate che aveva già preparato, quindi cancellò la prima riga e si rimise a scriverla dall'inizio.
Se ci fossero diversi universi paralleli, e se si potesse viaggiare tra questi, e se...
Si, e se mio nonno c'haveva le ruote era una cariola!
Il pensiero del nonno lo rattristi un poco...
Prese un sorso del mate e osservò lo schermo bianco, quindi decise di prendersi un tempo di pausa: se non aveva idee per iniziare era meglio aspettare, no? Prese il cellulare e controllò per l'ennesima volta il messaggio:
Ci vediamo oggi all'Uni per le cinque, d'accordo? Ti amo Smacky Smaccy sciaff!
Rilesse le ultime righe sorridendo. Soltanto una pazza come Franca poteva usare come saluto la cronaca sonora del loro primo bacio: un bacio a stampo, uno un po' più passionale, e poi lo schiaffo di Franca, quasi istintivo... Quando lo raccontavano agli amici non potevano fare a meno di ridere. La pura Franca, ricevuto il primo bacio, aveva provato sensazioni nuove e spaventose, l'istinto era stato quello della fuga. Salvo poi scusarsi imbarazzata per i tre giorni successivi. Lei aveva avuto paura che lui l'avesse iniziata ad odiare, lui l'aveva odiata, ma non lo avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura. Poi non era riuscito a trattarla come tutti gli altri. Si erano baciati nuovamente, ma stavolta Marco, senza darlo a vedere, le teneva le mani.
   
 
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