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Autore: Cocol_Sasso_97    17/03/2015    3 recensioni
Aprì piano la porta, affacciandosi nella stanza illuminata dai raggi del sole già alto nel cielo grigio di quel 17 marzo.
Premurandosi di non fare troppo rumore su avvicinò al grande letto dove qualcuno riposava appallottolato sotto le coperte, ignaro della sua presenza.
Il ragazzo posò una busta ai piedi del letto e si sedette vicino al bambino che dormiva, abbassando la coperta quel tanto che bastava per scoprirgli il viso ancora addormentato. Sorrise e gli scostò i capelli dagli occhi, finendo poi per lasciargli dolci carezze tra i capelli, senza volerlo ancora realmente svegliare.
Il bambino mugolò infastidito e si rannicchiò ancora di più su se stesso, stringendo gli occhi «Vatinni…» disse, invitandolo ad andarsene.
Il ragazzo moro sorrise e non fermò le carezze che sapevano piacere al bambino, come risveglio «In spagnolo “Buon compleanno” si dice “feliz cumpleaños”, perciò feliz cumpleaños, niño»
[Lovi e Feli bambini]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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17 marzo
l'Italia riunita ma non per
merito di Garibaldi

 

Aprì piano la porta, affacciandosi nella stanza illuminata dai raggi del sole già alto nel cielo grigio di quel 17 marzo.
Premurandosi di non fare troppo rumore si avvicinò al grande letto dove qualcuno riposava appallottolato sotto le coperte, ignaro della sua presenza.
Il ragazzo posò una busta ai piedi del letto e si sedette vicino al bambino che dormiva, abbassando la coperta quel tanto che bastava per scoprirgli il viso ancora addormentato. Sorrise e gli scostò i capelli dagli occhi, finendo poi per lasciargli dolci carezze tra di essi, senza volerlo ancora realmente svegliare.
Il bambino mugolò infastidito e si rannicchiò ancora di più su se stesso, stringendo gli occhi «Vatinni…» disse, invitandolo ad andarsene in dialetto.
Il ragazzo moro sorrise e non fermò le carezze che sapevano piacere al bambino, come risveglio «In spagnolo “Buon compleanno” si dice “feliz cumpleaños”, perciò feliz cumpleaños, niño»
Lovino aprì un occhio, osservandolo di sfuggita prima di richiuderlo e stiracchiarsi le gambe sotto le coperte «Che ore sono?»
«L’ora di alzarsi» disse Antonio allegro, levandogli totalmente le coperte «Ti ho lasciato dormire molto di più rispetto al solito, ma ora devi alzarti, devi preparati»
Lovino sbuffò e si sedette sul letto, incrociando le gambe e strofinandosi gli occhi, stancamente. Quando capì che giorno era si bloccò un attimo e alzò lo sguardo su Antonio che, sorridendogli, gli disse «Guarda in fondo al letto»
«Non dovevi farmi un regalo bastardo, non riuscirai a comprarmi così!» esclamò Lovino, fingendosi offeso ma fiondandosi subito dai piedi del letto, come ogni anno. Antonio cercò di non ridere per la faccia confusa del bambino alla vista della busta, solitamente abituato a quelli che erano i giocattoli che Antonio era solito lasciargli «Apri il tuo regalo e sbrigati a vestirti Lovinito, tra poco avremo ospiti e voglio trovarti in giardino pronto, claro?»
Lovino fece segno con la mano di aver capito mentre, tenendo la busta in mano, scese dal letto e si diresse verso la scrivania, dove un piccolo tagliacarte decorato come un fioretto attendeva di essere utilizzato. Non sentì nemmeno Antonio uscire dalla stanza tanto era preso dall’aprire quella busta che sicuramente non poteva contenere uno di quei bei giocattoli che gli regalava lo spagnolo o qualche cimelio dei suoi viaggi in mare.
Osservò il foglio scritto dalla piccola e semplice scrittura dello spagnolo e iniziò a leggere quella che era una lettera scritta in italiano.
“Niño” quasi del tutto.
“Niño, non spaventarti, il regalo c’è. È in giardino. Qualche mese fa mi avevi detto di un gioco che tuo nonno aveva regalato a te e a Feliciano e che ti divertiva molto. Ricordi di cosa parlavi? Ora sbrigati a vestirti niño, avremo ospiti”
Lovino rilesse la lettera un paio di volte – cercando errori per cui sgridarlo dopo – e, curioso, indosso velocemente i suoi vestiti. Corse fuori dalla stanza, fermandosi a salutare Belle che gli fece gli auguri con tanto di bacio sulla guancia, facendo diventare bordò il bambino.

Lovino osservò stupito l’altalena che scendeva dai rami più alti dell’albero su cui era solito arrampicarsi per sfuggire alle lezioni di Antonio o al lavoro.
Lo spagnolo lo osservò impaziente «Piace?»
Il bambino non rispose e si avvicinò velocemente all’altalena, sfiorandone il seggiolino di legno. Subito ritornò con la mente a quella che aveva regalato Nonno Roma a lui e suo fratello quando vivevano tutti insieme e l’Impero Romano era ancora forte. Un moto di nostalgia lo avvolse per qualche secondo, ma decise di non darci troppo peso e si sedette sull’altalena, osservandosi i piedi che dondolavano nel vuoto «Grazie bastardo» mormorò.
Due mani piccoline si posarono sulla sua zona lombare e pian piano iniziò a dondolare. Lovino alzò lo sguardo su Antonio che era rimasto immobile e sorrideva al bambino, facendo ruotare un dito verso il basso, come per suggerirgli di voltarsi, cosa che Lovino fece, rimanendo sorpreso nel vedere il fratello cercare di spingerlo che gli sorrideva.
«Vee, non sono capace di farti andare su come faceva il Nonno!» esclamò Feliciano, tutto allegro.
Lovino saltò giù dall’altalena e osservò il fratello, sbattendo gli occhi sorpreso «Feli? Che ci fai qui?» chiese, voltandosi a guardare Antonio in cerca di spiegazioni al quale si era avvicinato Ungheria che sorrideva tutta felice per i due fratellini «E perché indossi una gonna?!?»
«Il fratellone Spagna ha chiesto ad Austria se per una volta potevo venirti a trovare, per festeggiare il nostro compleanno!» spiegò saltando sull’altalena e dondolando i piedi per ondeggiare un po’ «Buon compleanno fratellone!»
 

Feliciano tirò fuori da una tasca interna della gonna una trottola poco più grande della sua mano e la mostrò euforico al fratello «Guarda cosa mi ha regalato il signor Austria!»
Lovino sbatté un paio di volte le palpebre, era da secoli che non ne vedeva una così vicino, le ultime che aveva visto erano di alcuni bambini spagnoli che giocavano oltre le mura che contornavano la casa di Antonio.
«Turbo!» esclamò, ricordandosi improvvisamente di come l'aveva chiamata la prima volta il nonno e prendendola per osservarla da vicino. Era una bella trottola di legno con delle incisioni in una lingua che era più strana di quella di Spagna e dei piccoli disegni di bambini che giocavano.
«C’è scritto Keiser e Österreich… Vuol dire trottola e Austria, in tedesco» disse riprendendosela e guardando il fratello «Te lo ricordi il gioco che ci aveva insegnato il Nonno?»
Lovino annuì e si chinò a fare con un bastone un cerchio sulla terra. Lo divise poi in dieci parti e segno su ogni parte un numero da uno a dieci «Tu sai il tedesco?»
«Come tu sai lo spagnolo, no? Il signor Austria me l’ha insegnato» disse facendo girare la trottola e osservandola che si fermava sul sette «Ho fatto sette!»
Lovino annuì appena «Hai imparato anche i numeri» non avrebbe più potuto barare sul punteggio come quando erano ancora insieme a Roma.
Lovino fece girare la trottola che si fermò anche quella volta sul sette.
«Siamo pari» disse Lovino porgendo la trottola a Feliciano.
«Come si dice sette in spagnolo?»
«Siete»
Lovino si stupì da solo della facilità con cui aveva risposto, nemmeno si era accorto di saperlo.
«In tedesco si dice sieben»
«Ha un suono terribile»
«Non hai sentito otto, mi faceva male la gola quando il signor Austria mi ha voluto far imparare acht»
«Ocho è meglio»
Feliciano ridacchiò «È buffo»
«Almeno non sembra il ringhio di un cane»
E per l’ennesima volta si stupì del fatto che stava difendendo lo spagnolo.
Giocarono insieme, non senza qualche piccolo litigio partito da Lovino che non sopportava di perdere contro il fratello, ma quando finì la giornata e l’italiano più piccolo dovette ripartire con Elizaveta, per quanto Lovino fingesse il contrario era davvero dispiaciuto. Alle volte, era vero, non lo sopportava, specie quando lo usavano come mezzo di paragone con lui per ricordargli quanto poco fosse educato o volenteroso rispetto a lui, ma in realtà, molte volte gli mancava.
Salutò con la mano il fratello che si affacciava dalla carrozza che lo avrebbe riportato in Austria, finché non fu che un piccolo punto all’orizzonte. Abbassò la mano tristemente, gesto che non fuggì allo spagnolo al suo fianco, che si sentiva incredibilmente fiero della sorpresa che aveva riservato a Lovino.
«Qualcosa non va?»
«Va tutto bene…» mormorò, alzando lo sguardo su di lui «Ehi bastardo, voglio andare un po’ sull’altalena, mi…» sbuffò, abbassando lo sguardo «Mi spingi?»
Antonio parve sorpreso ma sorrise allegro e si piegò per prenderlo in braccio, ignorano le proteste del bambino «Claro que si, como tu quieres, niño!» esclamò allegro Antonio, dirigendosi verso l’altalena. Notando che le sue proteste erano del tutto inutili, Lovino smise di agitarsi, rimanendo quasi immobile in braccio allo spagnolo «So camminare bastardo»
«La prossima volta andiamo noi da Feliciano, eh?» propose Antonio mettendolo giù, vicino all’altalena.
Lovino rimase in silenzio, per poi annuire piano e, dopo qualche secondo di riflessione, si sporse a cingere il collo dello spagnolo con un abbraccio, ignorando il rossore sulle sue guance e l’imbarazzo di quel gesto «Vedi di spingermi in alto come faceva il Nonno, bastardo!» esclamò poi allontanandosi velocemente e saltando sull’altalena.
Antonio sorrise dolcemente, pentendosi solo di non essere riuscito a stringerlo prima che scappasse e si posizionò dietro l’altalena «Feliz cumpleaños niño»
«Me li hai già fatti gli auguri, bastardo!»



 




E niente, è un po' forse troppo leggera, ma era per scrivere un pensierino ai bimbi italiani che sono tanto belli e oggi festeggiano compleanno e 154 anni d'unità d'Italia <3
Spero che vi abbia fatto un po' di tenerezza, l'intento era quello ^^
Un bacione <3
Cocol
   
 
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