Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Revengel    17/03/2015    1 recensioni
Io sono te, o meglio, la tua parte oscura, quella che hai soppresso per anni, quella che hanno formato questi idioti senza cuore. Noi possiamo creare un mondo migliore dove nessuno verrà discriminato perché più debole. Dobbiamo solo disinfestare e sterminare questa banda di scarafaggi. Sei con me?
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono stato ritenuto uno psicopatico all'età di tredici anni quando mi hanno portato in un manicomio a calci in culo. Una famiglia perfetta, dicevano la mia, poi sono arrivato io e da lì tutto è cambiato. Io ero il figlio del demonio secondo il loro sommo parere, ero una sorta di scherzo della natura, un futuro crudele sanguinario. In realtà non ero così, ero buono, altruista, pieno di speranze...speranze che si frantumarono, distrutte dall'impatto con la realtà, dallo scontro con quei bastardi.
Non ricordo il nome del mio paese ma so che il cielo era sempre di uno strano color grigio-violaceo e che la notte si alzava una nebbia rossa come il sangue e come le rose. Mia madre al posto di raccontarmi le fiabe della buonanotte mi dava lezioni di vita, mi insegnò che quello non era un posto per persone fragili, bisognava essere coraggiosi e avere il consenso popolare per sopravvivere. Io ovviamente non ero ben accetto anche se non avevo mai fatto nulla di male. Eppure succedeva qualcosa di strano quando provavo disprezzo per qualcuno...loro morivano. Li avevo visti stuprare, torturare, rubare e molto altro, eppure c'era ancora chi li piangeva, gli dispiaceva davvero, mentre se fossi morto io, un semplice bambino dagli occhi verdi, nessuno ne sarebbe stato dispiaciuto. Volevo solo essere accettato ma non c'era nulla da fare, lì tutti mi odiavano e mi volevano morto. In un ambiente del genere non puoi permetterti compassione, devi essere forte, egoista, tutte cose che non ero mai stato.
Dal giorno del mio tredicesimo compleanno iniziò un periodo nero, segnato da morti cruente e dalla paura. La prima vittima che fu ritrovata si scoprì prosciugata del suo stesso sangue. La seconda sgozzata. La terza bruciata. La quarta seppellita...viva. Tutte avevano una cosa in comune;
"Una rosa rossa! Aveva una rosa rossa sul petto vi dico! Povero marito mio...è stato quel demonio del figlio dei Redrose, è ovvio! " Così per colpa di quella pettegola e di un fiore che ricordava il mio nome fui incolpato di omicidio. Non aveva prove ma tutti le credettero. Mio padre le credette, mia madre anche. Ma io non ero stato!
La stessa notte della mia accusa andai dalla signora Everwichk, quella maledetta accusatrice. Mi introdussi in casa sua senza che i suoi servi mi vedessero e la aspettai nella camera da letto. 
La sua stanza sapeva di lavanda...eppure aveva un odore strano...un odore dolciastro, come quello che avevo sentito una volta nella casa dei signori Lilythief, quando cercavo la mia tartaruga e i padroni di casa mi lasciarono entrare anche se controvoglia. Ricordo che quando stavo per mettere piede in una stanza dalla porta socchiusa la signora mi ringhiò contro dicendo che di certo il mio animaletto non era lì dentro. Vidi solo qualcosa pendere dal soffitto e lì l'odore era più forte. Con il tempo avrei imparato che quell'odore era quello di putrefazione.
Quando entrò ero seduto su una poltrona foderata di seta viola nell'angolo, e mi chiedevo dove fosse stata visto che i suoi pomposi abiti erano macchiati di rosso. Quando mi vide, dopo essersi spogliata della veste sporca, urlò a squarciagola ma nessuno la sentì. Era ciò che volevo, dovevamo parlare e chiunque mi avrebbe buttato fuori se mi avesse visto. Mi avvicinai a lei e le tappai la bocca con un gesto rude che non sembrava appartenermi.
"Redrose, ti scongiuro, ti prego, lasciami andare, hai già ucciso mio marito, non credo tu voglia un altro omicidio sulla coscienza." Singhiozzò spaventata. C'era malignità anche nella sua paura.
" Non l'ho ucciso io!" Le urlai, lei rabbrividì e iniziò a piangere.
Volevo lasciarla andare ma sapeva di lavanda e io odiavo la lavanda. Volevo sentirla pregare. Vederla prostrarsi ai miei piedi come una schiava con il suo padrone. 
"La tua vita dipende da quello che dirai ora." La guardai e notai sul suo viso dipingersi un espressione di puro terrore così la lasciai andare. Non ero lucido, ricordo che non capivo cosa mi stesse succedendo. Volevo solo vedere il suo sangue zampillare fuori dalla sua gola. Qualcosa in me stava cambiando. In qualche strano modo io non ero più io, i miei pensieri non erano più in mio potere.
" Sei il diavolo! " Mi sbraitò contro la signorotta, in preda al terrore e al disgusto,ed io le diedi uno schiaffo in piena faccia tanto forte da farla roteare su se stessa come in un balletto mal fatto. Le mie mani...anche loro volevano strozzarla. Tale forza non mi parve normale, un bambino pure gracile come me non poteva essere così potente.
Non ricordo molto della mia infanzia ma non dimenticherò mai quando io e lui ci conobbimo. In qualche modo, nella mia testa, si presentò, mi disse che non ero più solo, che io e lui eravamo alleati e che potevo fidarmi di lui, dovevo solo lasciarlo fare.
Io sono te, o meglio, la tua parte oscura, quella che hai soppresso per anni, quella che hanno formato questi idioti senza cuore. Noi possiamo creare un mondo migliore dove nessuno verrà discriminato perché più debole. Dobbiamo solo disinfestare e sterminare questa banda di scarafaggi. Sei con me?
Non vidi più nulla. Fu come addormentarsi e poi svegliarsi dopo un sonnellino, più stanco di prima. Quando ripresi il possesso del mio corpo vidi la signora Everwichk appesa per i piedi al soffitto, grondante di sangue, con mezza testa ancora attaccata al corpo e l'altra parte che lasciava intravedere l'osso del collo. Aveva una rosa rossa fra i denti.
Non avevo paura, forse un po' si ma lui mi aiutava, mi sosteneva. Ne avevo il terrore ma era l'unico che credeva in me e che aveva il mio stesso sogno.
Per creare la pace c'è prima bisogno di qualcuno che non abbia paura di fare la guerra.
Mi incamminai verso casa come se nulla fosse. Era solo stata schiacciata un altra mosca.
Mamma e Papà credono che tu sia colpevole, ricordi? Meritano la sorte di tutti gli altri.
Io li amavo e non lo avrei ascoltato per nulla al mondo ma qualcosa mi frenava e mi diceva che effettivamente mi avevano abbandonato pure loro. Quel qualcosa era lui, era la bestia dentro di me che stava prendendo sempre più possesso del mio corpo. Dovevo resistere ma ero troppo debole, mentre lui era sicuro di ciò che voleva io non lo ero. Lui voleva vendetta, io volevo solo la pace.
Arrivato a casa chiamai a tutta voce i miei genitori ma non mi rispose nessuno eppure io sapevo che erano in cucina e stavano mangiando senza di me. Volevo dargli un altra possibilità, se la meritavano. Andai là e li vidi al tavolo a ridere spensierati come un tempo, come se non avessero mai avuto un figlio assassino, come credevano e come effettivamente avevo appena scoperto di essere.
" Mamma, Papà." I miei genitori si girarono e il sorriso gli morì sulle labbra nel vedermi. Mia madre mi disse di sedermi con loro come una martire. Non mi salutarono nemmeno ma obbedii. Forse mi amavano ancora. Sembrava tutto proprio come un tempo. 
Nulla sarà mai più come un tempo.
" Tesoro, abbiamo deciso una cosa. " Disse mamma. Io annuii, incitandola a continuare. Mi chiedevo di cosa si trattasse e fantasticavo che magari mi avrebbero portato al luna park o forse avevano deciso di trasferirsi, non desideravo altro che ricominciare da capo. In quel momento la bestia placò la sua ira, eravamo tutti e due felici. Potevo quindi domarla in una situazione di estrema pace. Pace che non sarebbe durata e non per colpa nostra.
" Tesoro..."
" Ti mandiamo in un centro psichiatrico." La interruppe mio padre, stufo di tutti quei giri di parole, sbattendo il bicchiere di gin sul tavolo.
Rimasi senza parole. Silenzio. La bestia era senza parole.
Mamma merita benevolenza. Ma anche lei vuole mandarci in un manicomio. Papà sa essere molto convincente, lei non voleva. Ma si è comunque lasciata convincere, è peggio di chiunque altro. le voglio bene...le voglio bene anche io ma lei non ce ne vuole.
Le saltammo al collo e la strangolammo. Mio padre intervenne e ci scaraventò contro il tavolo. Non sentivamo più dolore, sentivamo solo potere. Ci avvicinammo a lui che stava aiutando mia madre ad alzarsi e gli demmo un pugno nello stomaco, lui cadde e noi approfittammo della sua debolezza. Cominciammo a calciare e a imprecargli contro. Cominciò a sputare sangue. Il suo odore era un aroma così piacevole. Implorava me con quel poco fiato che gli rimaneva ma purtroppo per lui io non ero più io. E' bello vero? Sentirsi invincibili.
Mia madre cercò di fermarci a sua volta provocando in noi solo ulteriore ira. La prendemmo per i capelli e la trascinammo per tutta la casa seminando ciocche bionde dalle radici pregne di rosso sul pavimento. La riportammo vicino al corpo di papà e con un accendino demmo fuoco ai capelli di lui mentre ficcavamo le nostre unghia nella carne del torace di lei. Da li non ricordo perché io non cero più, c'era solo lui, ricordo solo questo:
Lei urlava, lui urlava, io ridevo. 

Non scoprii mai chi si fosse impossessato di me, fatto sta che dopo essere stato messo in questa cella di tre metri per tre, lui se ne andò e non lo incontrai più. Rimasi solo con dei sensi di colpa che non mi appartenevano, con una vita buttata, con speranze spente per sempre. Imparai ad odiare gli uomini, tutti, a prescindere da sesso o età. Quella forza sovrumana che si era impadronita di me era diminuita fino a tornare ai livelli normali ma il mio odio era aumentato. 
E' impressionante come le circostanze e le persone possano essere spietate, così, senza motivo, e distruggere la vita di un dolce bambino come ero io. La crudeltà umana non ha limiti.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Revengel