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Autore: _hell_inside_    18/03/2015    1 recensioni
Nessuno si sceglie la sua storia, la vita che gli tocca vivere, la famiglia in cui nascere. Certamente, qualcosa di gradevole c'è, ma non troppo.
Mi chiamano Syd e nessuno sa nulla di me. Forse nemmeno io mi conosco davvero. Mi hanno detto che sono una delusione, una troia, una ribelle, una delinquente, una pazza... Forse è vero, forse no. Come ho detto nemmeno io so la mia storia. Syd è solo un soprannome, un nome che porta con se un'altra storia, una coperture per nascondere il mio insignificante passato. Ma se non fosse davvero così?
Una ragazza che piomba per caso nelle vite comuni ma allo stesso tempo straordinarie di nove ragazzi... Riuscirà a cambiare qualcosa? Cosa comporterà il suo arrivo?
[Frerard] [Syn&Zacky]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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BURIED ALIVE
 
-Signorina Benns, siete espulsa da questa scuola. Ciò che avete fatto è inaccettabile anche per gli altri membri del consiglio di istituto. Avete un mese di tempo per trovare un’altra scuola, ma è mio dovere avvisarvi che potrebbe essere alquanto difficile, date le severe motivazioni di questa decisione- il verdetto della preside mi cadde addosso di colpo, senza che potessi reagire. Mia madre e suo marito erano visibilmente seccati dall’ennesimo casino che avevo combinato.
-Può… Potrebbe dirci ancora una volta le motivazioni?- domandò pallida quella specie di arpia che è mia madre.
-È veramente un fascicolo abbastanza corposo, sono pochi i casi come questi, complimenti signorina Benns, avete battuto ogni records. Vi impegnaste così anche nello studio, sareste una studentessa modello… Comunque: ha dato fuoco a un banco, risposto male a un professore, trovata a fumare nei bagni, trovata a spacciare, ha introdotto senza permesso alcolici alla festa di Natale, ha ingaggiato risse e, ultimo caso, sei scappata da scuola uscendo da una finestra- elencò la preside. Mia madre sbiancò.
-Scusi il disturbo, signora, spero che questo non accadere più. Credevo che fosse venuta su un po’ più educata- chiuse il discorso il mio patrigno trascinandomi per un braccio. Dio se lo odiavo!
 
Il tragitto fino a casa fu silenzioso, mia madre si limitava semplicemente a scuotere la testa in segno di disapprovazione. Decisi di rompere il ghiaccio.
-Beh, allora che si fa? Scuola pubblica o trovo dove posso andare a lavorare?- chiesi.
-La scuola pubblica sarebbe una vergogna! Domani vedo se ti prendono alla Queen’s High School Of Belleville- si oppose mia madre.
-Ancora scuola privata?!- urlai
-È una scuola cattolica, magari ti metteranno in riga- spiegò il mio patrigno, Joseph.
-Ah, che palle- scesi dall’auto sbattendo la porta e corsi in camera mia.
Mi buttai sul letto perennemente sfatto e mi allungai fino alla vicina mensola che custodiva il mio giradischi e i miei vinili. Scelsi American Psyco dei Misfits, che sparai a tutto volume, sfottendomene di quelli di sotto. Mi addormentai subito, stanca morta e preparandomi psicologicamente a ciò che potrà accadere tra due giorni: lunedì.
 
 
 
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Mi guardo i vecchi anfibi, come se fossero la cosa più interessante del mondo. Almeno, riesco a distrarmi dal mio patrigno che mormora felice da circa una settimana “me l’hanno affidata, la mia piccola…” e da mia madre che sistema la tovaglia in maniera quasi maniacale per l’ennesima volta.
-Mamma? Posso sapere cosa sta succedendo? Non mi avete spiegato nulla!- obbietto
-C’è tanto da spiegare. Ti diremo poi. Fai il bravo, con lei- mia madre mi rifila un tenero buffetto in testa, come se avessi tre anni. Sentiamo una macchina fermarsi sul vialetto. Mia madre si sistema le pieghe del vestito e corre fuori. Io la seguo a debita distanza.
Dalla macchina del mio patrigno esce una ragazza di circa la mia età.  Ha i capelli tagliati a caschetto, più lunghi davanti, a causa di qualche dreed che le incornicia il volto, e sono biondo cenere, tinti di blu elettrico sulle punte. Indossa una maglia dei Misfits, dei jeans strappati sulle ginocchia e degli anfibi. Non è alta, anzi azzarderei che sia più bassa di quel nanetto di Johnny, e è parecchio magra.
-James! Non stare lì impalato! Su, aiuta Kim con le valige!- mi rimprovera la mamma, dato che senza accorgermene, mi sono bloccato sulla porta e quello scriciolo di ragazza sta quasi per fulminarmi con gli occhi. Mi sposto di lato e mi avvicino per prenderle il borsone, mentre il mio patrigno sta tirando giù un’altra valigia dalla macchina.
-Serve aiuto?- chiedo
-No, grazie, ci sono cose delicate qui dentro. Signora Sullivan, mi può dire dov’è la mia stanza?- cerca di apparire educata, ma di certo ha un bel caratterino.
-Jimmy! Falle strada! Ah, cara, puoi chiamarmi anche Elizabeth se vuoi- aggiunge mia madre comparendo in corridoio.
La accompagno di sopra, nella stanza degli ospiti che è stata arredata per lei.
-Beh, e quindi tu sei Kim…- inizio.
-Si. Anche se odio il nome Kim. Puoi chiamarmi Syd- sorride allungandomi la mano. Per un attimo resto spiazzato dal riconoscere che effettivamente sia una bella ragazza.
-Suoni?- chiedo dopo qualche secondo, indicando con lo sguardo una custodia.
-Si, diciamo che me la cavo. Tu suoni qualcosa?-
-Bah, diciamo che ho una specie di band- mi vanto un pochino.
-Davvero?- sembra illuminarsi.
-Si, io suono la batteria, posso farti conoscere gli altri, se vuoi- le propongo.
-Certamente!- esclama entusiasta.
-Non mi hai ancora detto cosa suoni, bellezza- le ricordo. Lei sorride di sbieco e si avvicina alla custodia, che solo adesso noto che è più spessa del solito. Quando la apre, capisco il motivo: contiene una chitarra, una Epiphone Les Paul, se lo sguardo non mi inganna, e un basso, probabilmente un Fender Precision.
-E dentro al borsone c’è una batteria Tama. Sono tra le tue grazie, Jimmy?-
 
   
 
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