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Autore: Ashirogi    18/03/2015    0 recensioni
E se il mondo che noi conosciamo fosse controllato in relatà da scuole di arti marziali, che si dividono il potere e agiscono nell'ombra. E se un gruppo di rinnegati volesse rompere il segreto...
Youjin è il simbolo della tradizione: eletto sensei del proprio dojo, dovrà ambire al titolo di Amefurikozou e preservare l'ordine e il segreto.
Nella mente del giovane, però, accadono cose strane...
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Antonio indossava la divisa del dojo, pantaloni larghi neri, tenuti dalla cintura; sopra questi la casacca, corta sui fianchi in modo da far vedere la cintura sottostante, lunga davanti e indietro, tale da arrivare fino alle ginocchia, le mani e i piedi avvolte in fasce, anch'esse nere. Trovandosi davanti ad uno degli anziani indossava anche il cappuccio attillato e una banda a coprirgli la bocca e il naso, lasciando scoperto solo il volto. Un osservatore poco accorto non avrebbe avuto nessun indizio per riconoscerne l'identità.
L'anziano, dietro la scrivania, in completo scuro, parlava lentamente. “il giovane maestro arriverà oggi pomeriggio all'aeroporto. Il suo volo atterrerà esattamente alle cinque di oggi, non c'è alcuna possibilità di ritardo. Tu devi andarlo a prendere, gli mostrerai la città e lo porterai da Suitengu, ricevuta la sua approvazione lo porterai qui al dojo. In fondo mi sembra un lavoro semplice, no?"
Antonio non rispose, come ci si aspettava da lui, fece un profondo inchino con le braccia lungo i fianchi, si voltò con fare marziale ed uscì dalla stanza.

Con lo sguardo impassibile Youjin osservava le nuvole sotto di se. Stava lasciando, per la prima volta in vita sua, il dojo del maestro. Si sistemò la cravatta che lo soffocava. Non aveva mai indossato altro che la casacca del dojo. L'aereo sobbalzò leggermente, ma lui non ci fece neanche caso. Come sarebbe stato il mondo all'esterno?

Nel nuovo completo, Antonio uscì dalla macchina costosa, posando le costose scarpe direttamente sulla pista dell'aeroporto, privilegio riservato ai soli appartenenti del loro dojo, proprietari, anche se non ufficialmente, di tutta la struttura. La coordinazione fu perfetta al secondo, e il portellone del jet privato si spalanco proprio mentre l'autista apriva la portiera dell'auto.
Il ragazzo che ne uscì, Antonio lo sapeva, era il nuovo maestro del dojo, e aveva il compito di guidare tutto il clan per gli anni a venire, ma appena lo vide, non poté fare a meno di pensare che fosse nient'altro che un semplice ragazzino. Indossava un completo elegante completamente bianco, compreso la cravatta e le scarpe. L'unico tocco di nero erano gli occhiali scuri che davano al giovane l'aspetto di un gangster consumato. Antonio si guardò bene da fare commenti, semplicemente si chino nel saluto giapponese, quindi gli indicò con il braccio l'auto, entrarono, e solo allora si permise di parlare, mentre l'autista partiva alla volta della città.
“Il viaggio è passato bene, sensei?” “è passato. Questo è l'importante” rispose quello, togliendosi gli occhiali e infilandoli nel taschino della giacca. “Intendevo chiedere se lo avete gradito” “è importante?” “No, sensei” “Mi è stato indifferente” Antonio ebbe la certezza di non sopportare quel ragazzino, ma non poteva permettersi di lasciarlo trasparire: in fondo sarebbe stato il suo nuovo capo, no?
“Comunque adesso ci dirigiamo verso la torre...” “conosco il programma, ma mi viene a noia. Dovrò incontrare il maestro di un altro dojo, giusto?” “Si, sensei, vi abbiamo annunciato per questa sera” “Avvisi che arriveremo prima. Non ho intenzione di girare la città adesso” Antonio lo osservò stupito “Come desiderate, sensei” e con le nocche busso sul divisorio dell'auto, per comunicare con l'autista.

L'unico momento in cui il ragazzo sembrò veramente umano, agli occhi di Antonio, fu nel palazzo del Suitengu, quando indossarono le divise del proprio dojo. Antonio lo vide tenere nelle mani la casacca bianca, con le lacrime agli occhi. Quando si accorse di essere osservato si scusò sbrigativamente: “è la prima volta che la indosso bianca”.
Tra le vesti dei due, oltre il colore, le differenze erano poche. Mentre Antonio aveva le mani e i piedi fasciati da larghe bende nere, il ragazzo non era fasciato, indossava solamente dei leggeri mocassini bianchi, fatti per essere comodi ma facilmente scalzabili. Inoltre Antonio portava, in segno di rispetto, il cappuccio e la banda, mentre Youjin li teneva entrambi adagiati sul collo, lasciando viso e testa scoperti.

“Benvenuti nella dimora del dio del mare!” La sala era apparentemente vuota, ma Antonio, che si era esercitato per tanto tempo a percepire lo scorrere del chakra, poteva avvertire diverse guardie nascoste nell'ombra, pronte al combattimento. Al centro, in una larga poltrona, un ragazzino, con la veste azzurra addosso. Era un semplice karateji, non fosse per il colore e per un paio di mocassini simili a quello di Youjin, che però si piegavano in una punta palesemente rinforzata. In mano teneva una specie di cannuccia dalla quale aspirava del fumo bianco.
“Non dovremmo fumare, alla nostra età” “Non è fumo, è vapore acqueo aromatizzato” “Qualsiasi corpo estraneo si inserisca nei polmoni è dannoso, non dovresti aspirarne” Il giovane ragazzo si portò sul bordo della sedia “ma sentilo. Sei appena arrivato in città e già pretendi di dare ordini a chi è maestro da tempo? Se pensi che debba smettere, perché non me lo togli di mano?” E facendo così alzo il braccio per mostrare... niente!
Antonio fissò scioccato la scena: la sua percezione dello scorrere del chakra gli permetteva di vedere i movimenti più rapidi della percezione dell'occhio, tuttavia il suo maestro si trovava lì, almeno quattro metri più avanti di dove si trovava prima, dietro la poltrona, reggendo in mano quella specie di cannuccia dalla quale usciva ancora uno sbuffo di fumo bianco, una cannuccia che, un attimo prima, era nelle mani del Suitengu!
Il volto del ragazzo in azzurro era palesemente alterato dallo stupore e dal timore. “Oltre a far male non ha neanche un buon sapore, come puoi inalare una cosa del genere?”

Neanche mezz'ora dopo si ritrovarono di nuovo in macchina, in silenzio. Youjin aveva ottenuto l'approvazione del giovane Suitengu; il giorno dopo avrebbe dovuto parlare con gli anziani, quindi avrebbe dovuto incontrare Raitaro e Konaki, per riceverne le rispettive approvazioni. Antonio sapeva che le avrebbe ottenute: le capacità di quel ragazzo superavano quelle di qualsiasi gran maestro avesse mai incontrato. Eppure, Antonio avvertiva qualcosa che non andava, nel ragazzo, e non riusciva a capire cosa. Cosa non andava nel futuro Amefuri?

Youjin sonnecchiava sul sedile sopraffatto dalla stanchezza. Nel sogno, il drago fece la sua apparizione. Era la prima volta che lo sognava, era la prima volta che lo vedeva, tuttavia le labbra si mossero da sole: “Maestro...”
Angolino dell'autore: Konbanwa, Gentaglia-sama. Questa storia l'avevo in testa già da un po', ma tra Università e le due serie non ho mai pensato di scriverla. Ora che ho lasciato Nekromanteia ho deciso di tentare... Spero vi piaccia. I nomi sono tutti d'ispirazione Giapponese. In particolare i quattro titoli usati (di cui uno appare già nel titolo della serie) sono figure mitologiche della tradizione del Sol levante. Se vi è piaciuto il capitolo, se vi ha fatto schifo o semplicemente non vi ha detto nulla, lasciate un commento qui sotto. Please!
   
 
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