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Autore: Lelusc    19/03/2015    3 recensioni
Chi non ha problemi? Chi sa sempre cosa fare? Di sicuro non Meredith. Lei si è sempre sentita diversa e poi, quando è riuscita a cambiare, c'è sempre qualcosa che non va, come farà a sistemare alcune faccende in sospeso?
TRATTO DAL RACCONTO:La popolazione è stata dimezzata da questo virus letale che presenta i seguenti sintomi: aumento esponenziale della bile,pressione alta,dolore acuto alle ossa,rischio infarti e ictus per il mal funzionamento del cuore e degli organi interni, il tutto porta alla completa infermità con aggiunta di una forte depressione, fino ad una dolorosa e lenta morte.
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Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La popolazione è stata dimezzata da questo virus letale che presenta i seguenti sintomi: aumento esponenziale della bile,pressione alta,dolore acuto alle ossa,rischio infarti e ictus per il mal funzionamento del cuore e degli organi  interni, il tutto porta alla completa infermità con aggiunta di una forte depressione, fino ad una dolorosa e lenta morte.
È difficile scoprire la causa scatenante della malattia, potrebbe trattarsi del cibo andato a male, oppure dell'acqua contaminata, o delle malattie trasmesse da piccoli animaletti tipo topi, che ci sono in gran quantità, o zanzare. Questi sono solo dei possibili esempi, ma ancora non si sa cosa contagi le persone, nonostante una cosa sia certa, la loro morte è brutale e dolorosa e non...

Spalanco gli occhi e un acuto dolore si espande in tutta la mia testa facendomi gemere e portare una mano alla fronte. Non so dove mi trovo, ma intorno a me è completamente buio e sento un odore familiare che però non riesco a riconoscere.

Mi guardo intorno, ma non vedo niente e questo mi mette paura. Cerco tentoni intorno a me alla ricerca di qualcosa che possa farmi capire in che posto mi trovo, mentre tento di mantenere la calma. Alla mia destra, tocco qualcosa di solido e ruvido, credo sia un muro, invece a sinistra il nulla, il vuoto e scoprire questo non mi aiuta neanche un po', anzi mi agita ancora di più.
So per certa che sono sdraiata su qualcosa di duro, ma non necessariamente scomodo e che al tatto è fresco e liscio. C'è un tessuto che lo ricopre, è molto probabile che sia un letto, sapendo questo, molto più calma e padrona di me, cerco di alzarmi, ma sento un altro forte dolore che si ramifica in tutto il mio corpo e non mi permette alcun movimento che non sia solo degli arti superiori.
Cosa mi è successo? Mi chiedo quasi nel panico.

 Nel silenzio che regna sovrano nella stanza o in qualunque posto mi trovi, sento solo il mio respiro alterato dall'agitazione e il mio cuore che batte così forte da rimbombare in tutta la stanza e nelle mie orecchie. Devo assolutamente calmarmi e rimanere lucida, mi dico.

Chiudo gli occhi, deglutisco rumorosamente e scopro che almeno quest'azione non mi procura dolore, così cerco di calmarmi e pensare, quando all'improvviso ricordo tutto.

Ero su un autobus diretto all'aeroporto e stavo scrivendo il mio articolo sulla strana malattia che ha colpito un piccolo e nascosto paesino dell'Arabia meridionale, il più povero e poco agiato, quando ho sentito una frenata brusca, il nostro autobus inchiodare improvvisamente e poi credo sterzare pericolosamente a destra, mentre ero già stata catapultata in avanti contro qualcosa di duro, poi non ricordo più nulla.

Inclino la testa da una parte, ed è una pessima idea, perchè il dolore che mi procura questo movimento mi fa emettere un gemito, però una cosa credo di averla capita, sicuramente mi trovo in un ospedale, ed è notte.  Sarebbe tutto perfetto ora che lo so, ma il problema è in quale ospedale sono. Stavo andando all'aereo porto per ritornare in America, poi è successo l'incidente, quindi vuol dire che sono ancora lì, nelle vicinanze del paesino e non in America e so perfettamente che dove mi trovo gli ospedali non sono all'avanguardia, anzi direi che sono accampamenti o tende, cose simili messe su con difficoltà.

Se non fossi quasi del tutto scettica su il loro modo di dare soccorso ora starei tranquilla; beh che devo dire, speriamo che vada tutto per il meglio, penso e sospiro pesantemente, rassegnata a rimanere buona buona dove mi trovo fino al giorno seguente.

"Sta bene?"Mi chiede all'improvviso una voce giovane e maschile.

"Signorina?"Dice la voce dopo un attimo di silenzio da parte di entrambi.

"dice a me?"Chiedo, insicura.

"sì, signorina"

"sì, a parte il fatto che posso muovere solo gli arti superiori e non so dove mi trovo, direi di sì. Stiamo in un ospedale vero?"Chiedo subito, facendo trapelare involontariamente un po' di paura dalla mia voce.

"Sì, esatto, è stata portata qui insieme ad altre persone qualche ora fa, in tardo pomeriggio, reduce di un incidente stradale"

"sì, è vero, ero su un autobus diretto all'aereo porto, ma lei come lo sa?"

Fa un accenno di risata che mi mette stranamente a mio agio e di buonumore, nonostante la situazione.

"diciamo che qui le infermiere non sanno molto cosa vuol dire la parola privacy, urlavano a gran voce per i corridoi"

Mi metto a ridere divertita, invece di essere irritata e questo mi procura una fitta alla testa che mi fa gemere.

"Sta bene?" Mi chiede ancora il ragazzo, che credo sia nel letto accanto al mio e che non riesco a vedere nel buio pesto.

"Sì. Anche lei stava sul mio stesso autobus?"Chiedo improvvisamente, giusto per parlare un po'.

"no"dice secco.

"Santo cielo, non capisco perchè devo essere costretta a letto e mi fa così male muovermi, non mi piace stare tanto ferma"ammetto cercando di spostare le gambe, ma invano, ogni volta che tento, sento dolore.

"Immagino, ma non può fare altro, perchè è piena di ferite"

"come scusi?"

"Dicono che l'autobus dove lei stava si sia scontrato contro un altro autobus..."

"sì"dico interrompendolo. "L'autobus ha frenato di colpo e poi credo abbia sterzato bruscamente, ma questo ricordo è confuso, devo aver sbattuto la testa".

"Esatto, l'autobus ha frenato, ma il conducente sicuro che non sarebbe riuscito a fermarsi in tempo ha sterzato e l'autobus si è ribaltato"

"quindi sono stata sbattuta diverse volte? È per questo che sono dolorante da tutte le parti?"

"Sì e dopo è stata recuperata dall'autobus, era rimasta incastrata, e infine una volta liberata è stata portata svenuta in questa grande stanza, insieme ad altri, dove le hanno prestato i primi soccorsi tenendola in vita e quando è stato possibile l'hanno operata alla testa e le hanno suturato le ferite che riportava".

Quindi ora sono in quella stanza e sembro Frankenstein?"

"Sì, siamo in quella stanza, ma solo io e lei, gli altri che potevano essere trasportati sono stati trasferiti in un altro "ospedale" poco lontano da qui, alcuni invece, purtroppo, non ce l'hanno fatta.

Devo dire che lei è stata molto fortunata ed essere ancora viva, sa anche lei che qui non hanno i mezzi per ricoverare tutti, sono stati colti di sorpresa da quell'incidente improvviso e no, non è diventata come Frankenstein, c'era più sangue che ferite. Più che altro ha contusioni dolorose, ecco perchè non riesce a muoversi e se lo fa sente troppo dolore per riuscirci".

"Sì, credo di rendermene conto"dico ringraziando Dio di essere ancora viva.

"Mi scusi, ma per quale motivo è venuta qua? È pericoloso"

" per lavoro, sono una giornalista"

"Capisco, ed è Americana, vero?"

"sì, è così facile da capire?"

"Non tanto, ho tirato a indovinare e sembra anche giovane, lo si capisce dalla voce"

"Davvero? Non è un nuovo modo per farsi dire la mia età, vero?"Chiedo divertita.

Scoppia in un'allegra risata. "Nooo, mi ha scoperto, scherzo, è solo che davvero lei sembra giovane"

"Anche lei"

"per favore, vorrei che mi desse del tu, dopo un po' m'infastidisce il lei"mi confida.

"allora fai lo stesso anche tu, comunque sì, ho ventisette anni,anche se molti miei colleghi mi dicono che ne dimostro di più caratterialmente"

"capisco perfettamente cosa intendono, di solito si dice di chi non sa divertirsi abbastanza, non beve e non fuma"

"già, loro sono troppo esagerati per i miei gusti"dico finendo la frase in un grande sbadiglio.

" Oh, scusami"

"figurati, comunque sarà meglio smettere di parlare, è evidente che sei stanca e sono sicuro che ti farà bene riposare un po'"

"d'accordo, sempre che riesca ad addormentarmi"rispondo chiudendo gli occhi, ormai stranamente tranquilla e con un sorriso sulle labbra.

Non so per quanto tempo ho dormito, però quando riapro gli occhi, sono ancora immersa nel buio più assoluto e intorno a me c'è un estenuante ed interminabile silenzio. Non si sente niente, nemmeno un suono, né il vento che soffia fra gli alberi nelle vicinanze, se naturalmente ce ne sono, o i passi delle infermiere che svolgono il loro turno di notte o altro, niente di niente.

Non so che fare, non so che ore sono e non so nemmeno se c'è un comodino con dell'acqua accanto a me e non voglio scoprirlo.

Chissà perchè il solo allungare il braccio verso il nulla che ho alla mia sinistra, mi mette una gran paura. Che stupido questo pensiero, infondo,al massimo troverò un comodino deserto e uno spazio adeguato che separa il mio letto da quello del mio vicino, mi dico cercando di muovere la mano, presa da un'improvvisa sicurezza.

La ritraggo subito sconcertata dalla mia azione di cui solo due secondi prima avevo tanta paura, ma non prima che le mie dita sfiorino un tessuto plastificato che m'informa dell'esistenza dell'ovvio separé che c'è tra i nostri letti e di cui non avevo minimamente pensato.
Chissa se sta dormendo, credo proprio che mi annoierò, non ho niente da fare qui, penso e un frammento d'immagine mi ritorna alla mente, deve essere un pezzo di sogno che ho fatto in questi pochi minuti di sonno, ma se ho sognato, devo aver dormito molto e non poco come pensavo, che siano passate delle ore?

Rimango ancora altri minuti in silenzio a pensare, nonostante, onestamente, la situazione non è una delle migliori, siccome mi trovo sdraiata supina e parzialmente inferma in un letto di una struttura che, non si può chiamare nemmeno ospedale, tutta dolorante, al buio e in un silenzio che mi mette i brividi, però credo anche che alcune volte ci sia bisogno di stare da soli, isolati solo con se stessi, nel mio caso ignorando il ragazzo che ho nel letto accanto.

Il silenzio potrebbe aiutare a pensare con calma, senza interruzioni, a tutto quello che è successo da...beh, direi tutta una vita, infondo chissà che ore sono e quando uscirò da questo posto,quindi perchè non approfittarne, mi dico per niente spaventata da questa verità, così comincio a recuperare tutti i ricordi accumulati nella mia testa, dal principio, tutto quello che mi è successo e che purtroppo non è tutto rose e fiori e per sbaglio mi sfugge un sospiro che rimbomba in tutta la stanza.

"Sei sveglia?"Chiede improvvisamente una voce.

"Ah, oh, sì, scusami ti ho svegliato?"

"No, ero già sveglio e mi stavo annoiando"

"anch'io"ammetto cercando di cambiare posizione, ma come sempre tutto quello che ottengo è solo un dolore da una parte imprecisata del mio corpo, così mi rassegno a rimanere ferma dove mi trovo.

"Hai riposato?"

"Sì, pensavo solo alcuni minuti, ma ho sognato, quindi, chissà forse sono passate delle ore"

"mh"

Mi metto a ridere. "Scusa, parlo troppo, vero?"

"Niente affatto, non mi disturba, ma... cosa ti fa male?"

Rimango un attimo perplessa dalla sua domanda,ma poi sorrido.

"Beh, da dove potrei cominciare... tutto il corpo credo, non so bene dove ho più dolore"

"non intendevo questo, ma cosa ti fa male dentro, perchè il sospiro che hai fatto prima era per qualcosa che sicuramente hai pensato, non è forse così?"

Rimango un po' spaesata dalle sue parole e vorrei tanto sapere come diavolo ha fatto a indovinare.

"beh... ecco..."comincio a dire cercando le parole, sorpresa.

"Scusa" dice subito, mettendo le mani avanti. "Lo so perfettamente che non sono affari miei, ma sono sicuro ci sia qualcosa che non va e ti faccia star
male e non intendo solo fisicamente. Se vuoi, se ti può far sentire meglio, parlamene, posso ascoltarti, sono un bravo ascoltatore"

Rimango in silenzio, ma non nego che per un momento prendo in considerazione la sua proposta, infondo che c'è di male?  E mi sembra una brava persona nonostante ci conosciamo da... non so più se sono ore o minuti a dire la verità, comunque tanto vale parlarne con qualcuno.

Aiuta molto stare da soli, in un posto silenzioso per pensare, ma anche sfogarsi fa bene e perchè non farlo con una persona così amichevole e affabile come lui, infondo dopo quest'avventura non credo ci rivedremo mai più e poi non ho scheletri nell'armadio, niente di quello che ho fatto o è successo è qualcosa d'imbarazzante o da biasimare. Non mi vergogno per niente delle scelte che ho fatto,anche se mentirei se dicessi che non ho nessun rimpianto, ne ho talmente tanti che potrei riempire tre pagine bianche avanti e retro, se li elencassi tutti e non sono certa che la mia sia un'esagerazione.

"io..."

"Tranquilla, se non vuoi non fa niente, anzi scusami per la mia sfrontatezza,pensavo solo che dato che siamo qui e siccome mi sembri una brava persona
e mi da fastidio che hai dei problemi e qualcosa che t'impensierisce, oltre al fatto che io non giudico e che dopo non ci vedremo mai più, mi sembrava una
cosa da fare, tutto qui"

"beh, non mi farebbe male e non ho fatto nulla di sbagliato, quindi non vedo perchè non parlane, vedrai non avrai comunque pensieri negativi su di me, forse sarai molte volte in disaccordo, ma è anche vero che ognuno ha la sua vita, le sue situazioni, ed esperienze, quindi..."

"La penso anch'io così, mai giudicare una persona superficialmente, bisogna sempre cercare di capirla a fondo e comunque mi stai decisamente simpatica,quindi  non sarò obbiettivo nel mio giudizio"

"se la metti così, mi fido, anche se finirai per annoiarti, ti ho avvertito"

"a mio rischio e pericolo"ribatte divertito.

"Beh, che dire, per prima cosa quando ero piccola ero un vero terremoto, non stavo mai ferma, al contrario mio fratello maggiore era calmo, posato e intelligente. Io e lui siamo sempre stati molto uniti, lui era sempre serio, ma con me era molto dolce, protettivo e solare, mi difendeva sempre, mi assecondava e mi copriva quando ne facevo una delle mie, ma senza farmi mancare una bella ramanzina se occorreva e cosa fondamentale, era sempre
con me.

Ora sono ancora molto legata a lui, ma purtroppo per colpa del suo lavoro è sempre in viaggio e non ci vediamo molto spesso, anche le telefonate da parte di entrambi si sono fatte poco a poco più rare.

Prima ci chiamavamo due volte a settimana e ci raccontavamo di tutto, quello che ci era successo, le cose belle, le cose brutte e stavamo ore e ore al telefono.

Geremy è sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle, ma io no, ero educata, come voleva che fossi mia madre, ma fino a qualche tempo fa, qualsiasi cosa iniziassi non la portavo mai a termine facendo preoccupare i miei genitori, ero ancora tutta feste e divertimento, una ragazza superficiale e ancora alla ricerca di quello che avrebbe voluto fare nella vita, mentre mio fratello aveva già una fidanzata fissa, un lavoro sicuro, un appartamentino tutto suo  e una laurea.

Due mondi davvero diversi, se non opposti, ma tutto questo cambiò gradualmente quando mio fratello, dopo due anni di fidanzamento, per come la penso io, forse un po' troppo pochi, si sposò e sua moglie mi fece conoscere dei suoi amici.
Lì, incontrai Giordan. 

Lui è stato il mio primo e vero ragazzo, abbiamo fatto tre anni di fidanzamento, ma anche lui era pressappoco come mio fratello, quindi aveva tutto ed io mi sentivo inferiore e diversa, non mi piaceva questo, così gli spiegai come mi sentivo e nonostante ci volessimo ancora bene, ci lasciammo.

Ora siamo solo amici.

È davvero un ragazzo con un cuore d'oro, puoi sempre contare su di lui.

Non sai quante volte mi ci sono appoggiata, ed è grazie a lui che mi guardai intorno con una gran voglia di cambiare.
Non trovai subito la mia strada, ma un giorno su di un tram, trovai a terra una rivista rovesciata su un articolo che parlava di bambini.
Non avevo niente di meglio da fare, così lo lessi e ne rimansi veramente toccata, tanto che ancora lo ricordo. Era bello, scritto in maniera semplice che catturava l'attenzione.

 La situazione che descriveva era veramente importante e mi colpì molto, così con l'aiuto dei miei genitori provai ad andare in una scuola di giornalismo, dove uscii con ottimi voti, nonostante lo scetticismo iniziale della mia famiglia, ma come dargli torto, con tutto quello che avevo iniziato e mai finito.

Trovare un lavoro dopo, nonostante i miei ottimi voti, non fu facile, ma nemmeno troppo difficile, c'è voluto il tempo che serviva, non tanto, ma nemmeno troppo poco e posso affermate con convinzione che il giornalismo fu la mia salvezza e il mio primo amore.

Prima non ero certa che fosse la mia strada, avevo avuto molte volte incertezze e paura di annoiarmi, di non finire nemmeno quella scuola e di far perdere i soldi ai miei genitori e di deluderli per la milionesima volta, ma quando succedeva, c'era sempre mio fratello che mi spronava ad andare avanti e Giordan, così continuai e nonostante i molti alti e bassi e la pigrizia, alla fine capii di voler essere non una dei tanti, ma diventare più degli altri, per imparare a dire qualcosa così bene da farla capire a tutti, nonostante siano presi dai loro problemi personali e non gli importi delle persone intorno a loro.

 Volevo raggiungere e donare agli altri i miei stessi sentimenti e volevo scoprire la verità, raccontarla e riprodurla fedelmente in pagine, com'è veramente e non cambiandola o omettendo qualcosa. Capire questo, volere questo, mi diede anche la libertà, la capacità di imparare e ragionare, oltre alla mia indipendenza, infatti mi trovai anche un appartamentino , ma sopratutto mi fece sentire diversa, utile, migliore.

 Non mi sono mai pentita di aver intrapreso quest'ardua e in alcuni versi stancante strada, anche perchè lì, oltre a scrivere precocemente trafiletti per una delle ultime pagine di una rivista letta da poche e specifiche persone, incontrai quello che ora è mio marito.

"Però, hai fatto davvero una lunga strada e incontrare tuo marito proprio al lavoro... è davvero la strada giusta quella che hai intrapreso"

"lo credo anch'io, ne sono certa"dico, felice che alla fine sia riuscita a fare qualcosa di cui andare fiera e che esprimesse tutta me stessa.

"Fino a qui, non credo che ci sia qualcosa che ti faccia male, il tuo sentimento d'inferiorità, credo sia passato"mi fa notare.

"Oh sì, decisamente, il problema credo sia un altro"

"mh, illuminami, sono tutto orecchi"

Sorrido e scuoto lentamente il capo. Mi sono del tutto dimenticata dell'operazione che mi hanno fatto alcune ora prima, ma, me ne ricordo subito quando un'irritante e lancinante fitta di dolore mi prede in tutta la testa.

"Maledizione!"Impreco.

"Che cosa è successo?"

"Niente, mi sono solo mossa"

"ah"dice il mio confidente trattenendo a stento le risate.

"Non provare a ridere"

"scusa, ok, stavi dicendo?"

"Che i miei problemi incominciano con Leonardo, mio marito. Sai, lui è la cosa più bella che io abbia mai avuto. Giordan, mi dispiace ammetterlo, perchè è stato il ragazzo con cui sono stata di più e quello che andava molto vicino ad essere un mio primo vero fidanzato, non è nulla al confronto di Leonardo.

 Leo è importantissimo per me, ogni volta che lo vedo, è come se vedessi il sole, come se prima mi fosse mancato qualcosa, un sentimento forte di gioia, amore e felicità mi assale ogni volta che sono con lui e addirittura anche se mi trovo nella sua stessa stanza, però è autoritario" dico in tono fermo, un po' infastidito".

 "è molto autoritario, lancia ordini e poi, vedendomi infastidita, perchè non mi piace riceverli e perchè fondamentalmente nessuno si azzarda a darmi ordini, si addolcisce e me li dice di nuovo cambiandoli in favori, ma questo solo perchè si rende conto di esagerare e sa che mi potrebbe involontariamente e sopratutto accidentalmente sfuggire qualcosa di mano, ma tranne questo è molto romantico.

Un giorno è arrivato con un mazzo di rose rosse, così, all'improvviso, senza alcun motivo, non era nemmeno il mio compleanno. Normalmente, gli uomini quando hanno raggiunto la loro meta, ovvero conquistare l'ignara vitti... ragazza che gli piace, tendono a dimenticare come si corteggia; beh, lui no e, questa è una cosa che mi piace.

Purtroppo però è anche orgoglioso, un altro suo piccolo difettuccio, ma tanto vinco sempre io e gli faccio muovere sempre il primo passo.

 Oltre a questo è veramente piacevole stare e parlare con lui e nonostante i suoi difetti, non puoi mai essere risentita con lui troppo a lungo, è molto cordiale, disponibile, forse anche troppo e premuroso, non voglio e non posso assolutamente fare a meno di lui.

"Un uomo da sposare"dice divertito il mio compagno di stanza.

"Sì, direi di sì, anche se molte volte ce le cantiamo,ma non è mai qualcosa di duraturo, un minuto prima non ci parliamo e abbiamo il broncio e l'attimo dopo siamo abbracciati a guardare un film come non fosse successo niente. Ci sopportiamo molto bene"

Scoppia a ridere. "Bene, questo è l'importante" mi dice ironico.

"Sì, peccato che adesso non vada tutto a gonfie vele" dico sospirando, triste e trattenendo a stento le lacrime.    

"Una cosa che mi dispiace ancora molto, è quando ho litigato con i miei genitori, ma non potevo fare altrimenti "dico restando un attimo in silenzio.

"Che cosa è successo?" Chiede con voce grave.

"Oh, non è una gran cosa, anzi è una sciocchezza, avrei potuto fare pace in qualsiasi momento, ma con il lavoro non avevo tempo e non sapevo che dire.

Se poi per caso peggioro solo le cose? Mi dicevo sempre, anche se qualcosa dentro di me mi spronava ad andare a parlare con loro, sicura che potesse andare tutto bene, ma in fin dei conti queste sono solo scuse, non so per qualche motivo non ci sono mai andata, forse perchè mi sono sentita una nuova persona e ritornare fra quelle mura mi avrebbe fatto ricordare chi ero,i miei fallimenti, la mia vecchia me stessa, non lo so,ancora no lo so.

"Quindi in sostanza hai litigato con i tuoi genitori, giusto? Per via di Leonardo"

"sì, nonostante fossi una figlia di cui preoccuparsi, ero riuscita finalmente a cambiare. Avevo un lavoro e finalmente mio fratello, mia madre e mio padre erano fieri di me, ma quando andai a parlargli di Leonardo, la mia felicità venne spezzata da mio padre, che mi disse queste testuali parole. " Meredith,
sarebbe meglio se lo lasciassi"e lo disse tranquillo, In tono freddo, come se non mi stesse dicendo niente d'importante e invece parlava del ragazzo di cui mi ero innamorata e intanto scuoteva lentamente il capo, mentre mia madre mi guardava come se fossi impazzita tutto d'un tratto; e lo sai perchè?

Solo perchè a quel tempo, mentre io scrivevo già trafiletti, Leonardo era solo un ragazzo giovane con i genitori divorziati che ci portava sempre i panini che ogni giorno ordinavamo per pranzo, sì, perchè lui era solo un fattorino che studiava per diventare un cuoco e abitava solo con la madre. Per questo"dico filando come un treno, con un tono aspro, infastidita.

Sospiro rumorosamente.

"Vedi, i miei genitori hanno un problema, è proprio una loro caratteristica, ogni volta che i loro figli hanno un compagno, pensano in grande, al matrimonio, la casa e i nipotini, lo avevano fatto anche prima, quando stavo con Giordan, che secondo loro, per me era un buon partito.

Figuriamoci, allora né io, né tanto meno Leonardo pensavamo a una relazione così profonda e importante, ma no, loro volevano subito qualcosa che mi desse sicurezza, qualcosa d'immediato e un ragazzo che faceva il fattorino, abitava con la madre e ancora studiava, naturalmente non andava bene per la loro figlioletta, e allora..."

"Allora hai deciso di rimanere con lui, di continuare a lavorare, ti sei comprata un appartamentino e non hai mai più parlato con i tuoi genitori, giusto?"

Sospiro e mi calmo di colpo. "Esatto e se ci ripenso mi passa anche la voglia di andare da loro e recuperare la nostra relazione"

"Comunque avevo ragione io a voler stare con lui, perchè il ragazzetto che per loro non era adeguato a stare con me, è diventato un cuoco affermato e ha aperto il suo ristorante che va a meraviglia nonostante sia piccolo, infatti stavamo pensando di ampliarlo, invece se facevo come volevano loro, ora, che ne so, sarei stata sola a vivere con loro,con una marea di fidanzati alle spalle o con un uomo che non è lui.

 No grazie, ne faccio volentieri a meno, e lo sai che ti dico, mi sento molto meglio adesso che mi sono sfogata"

"mi fa piacere"

"ci sono delle cose in cui non sei d'accordo per ora?"

"qualcosina"

"capisco, comunque questo dei miei genitori è un problema e onestamente alcune volte mi sono mancati e mi mancano tutt'ora. Al nostro matrimonio li ho invitati perchè l'ha voluto Leo.

Nonostante tutto è molto attaccato alla famiglia, ma lì, anche se c'erano, a parte un "ciao come state"da parte di entrambi non abbiamo parlato e non so nemmeno se erano d'accordo sul mio matrimonio,non che m'importasse particolarmente, avrei sposato Leo anche se non avessero voluto,ma questo problema credo di poterlo risolvere e che sia facile, anche se mi sentirei molto a disagio a parlare con loro francamente e con il cuore in mano.
 Mi hanno davvero deluso allora, non so che pensare.

"Questo è quanto, ora quello che mi fa più male è una faccenda recente. La discussione che ho avuto con Leo prima che partissi, è abbastanza semplice in verità, praticamente lui non voleva che partissi per la Arabia meridionale perchè c'è appunto questa malattia particolare che non si sa da dove provenga, chi la porti e come curarla, io lo capisco perfettamente, ha paura che mi possa succedere qualcosa,che possa contaggiarmi,ma è il mio lavoro.

In America stanno studiando questa malattia,ma non ne sanno ancora molto.

 Mi hanno chiesto personalmente di partire e riportare dichiarazioni dei dottori che si occupano delle persone ammalate e portare tutto quello che ho scoperto con me in America per fare dopo una trasmissione minuziosa su questo, ed io ho accettato, insomma, è più importante che tenti di aiutare come posso milioni di persone che rimanere a casa e dare un lavoro a qualcun'altro che non conosco e che potrebbe non farlo bene.

Spero che dire questo non sia arrogante da parte mia, ma so come lavorerei io e non so come lavorerebbero loro, quindi non importa se pecco di presunzione.

Niente, quindi è per questo che abbiamo litigato, volevo partire e lui non voleva che lo facessi, ci siamo urlati contro come non abbiamo mai fatto, infatti a parte i soliti stupidi disaccordi questo è stato davvero brutto e, nei giorni in cui mi sono preparata per partire, lui è stato per tutto il tempo freddo e non mi ha guardata nemmeno una volta in faccia.

Non so proprio che cosa fare, dico con voce incrinata dal pianto, ormai qualche lacrima mi è sfuggita e mi riga il volto.

Prendo un grande respiro, cerco di calmarmi e mi schiarisco la voce. "Ecco, questo è tutto, è noioso e stupido tutto ciò, vero?"

"Niente affatto, non siamo tutti uguali Meredith, ma semplicemente hai avuto paure, dubbi, incertezze, sentimenti contrastanti, indecisione, hai passato ogni sorta di situazione, nel tuo cuore è passato ogni sorta di sentimento negativo o positivo che sia, ma se posso, vorrei darti qualche consiglio,perchè se solo provassi,questi problemi si risolverebbero.

Per quanto riguarda i tuoi genitori,potrebbe essere facile; per quanto riguarda tuo marito,la situazione è un po' più particolare, ma non irrisolvibile.
Sai per come la vedo io è abbastanza facile, ma tutto quello che puoi fare non ti garantisce niente, non sai come pensano e possano reagire le persone, non tutto quello che accade può essere sempre come lo si vuole,ma questo non vuol dire che non devi tentare di mettere le cose a posto.

Forse i tuoi genitori non hanno capito perchè li hai lasciati e pensano che tu abbia sbagliato, oppure è possibile che ci abbiano pensato e abbiano capito come ti sei sentita, che non è stato carino dirti di lasciare Leonardo senza provare a capire i tuoi sentimenti, dicendoti quella frase con freddezza, in maniera così scostante, come se non li riguardasse, però, bisogna assolutamente che tu gli dica come ti sei sentita, devi metterti a nudo, dire tutto quello che pensi e hai provato con il cuore in mano, sincera e diplomatica per non accendere discussione, e chissà, forse anche loro faranno altrettanto.

Io la penso così e tentar non nuoce, non trovi?"

"Non lo so, mentre ero qui, ho pensato a come fare e mi sono immaginata tre reazioni: l'indifferenza, la gioia e la rabbia, non so esattamente quale di queste avverrà veramente, però..."

"Non serve avere timore Meredith, buttati e affronta quello che verrà, se hai talmente paura da non provarci proprio credo sia peggio, perchè stai semplicemente scappando, ed io non credo che tu sia una codarda, ti serve solo del sostegno e della sicurezza che poi farà scaturire da te il coraggio sufficiente per fare il primo passo".

Ora quando sarai dimessa e potrai ritornare in America, fai il lavoro per cui sei venuta qui,ma poi vai dritta dai tuoi genitori e cerca di rappacificarti con loro.

Lo so,sono stati frettolosi,volevano delle cose stabili per te e non hanno capito che questo ti avrebbe spaventata e soffocata, ma non fargliene una colpa, è il loro modo di essere e di proteggerti, devi cercare di capirli e prima che tu mi contraddica, è ovvio che anche loro devono capire i tuoi punti di vista, come ti ho già detto però, devi incominciare, altrimenti non se ne fa nulla e rimarrai da sola, senza l'aiuto o l'affetto dei tuoi genitori e non è bello, provaci"
Sospiro. "D'accordo, proverò a riappacificarmi con loro e a dirgli come mi sono sentita e come mi sento ora e cercherò di capirli, spero solo che loro possano fare altrettanto"

"no, no Meredith, non dire ci proverò, ma ci riuscirò e non ti preoccupare, andrà tutto benissimo"

A queste tre ultime parole non posso fare a meno di sorridere.

"lo spero proprio"

"Per quanto riguarda tuo marito invece, è la stessa cosa, bisogna che gli spieghi tutto quello in cui credi, che lo rassicuri, perchè non ha tutti i torti, chiunque avrebbe paura e non vorrebbe che la sua adorata moglie partisse per un altro paese dove c'è una malattia incurabile che potrebbe ucciderla e, poco distante anche la guerra, insomma, sarà anche insensibile e cinico, ma uno se ne infischia altamente delle altre persone che stanno morendo se c'è il rischio di perdere la persona che ama, devi capire anche questo, comunque credo che anche lui ti ami proprio come lo ami tu e il motivo per cui è stato freddo con te, è perchè non ti sei fatta capire a sufficienza e non gli hai detto che effettivamente aveva ragione, ma che era importante per te che la gente capisse e aiutasse quelle persone sole e abbandonate in balia di una malattia che non può essere curata".

 Se qualcuno non è coraggioso da andare lì di persona a vedere la situazione con i propri occhi e portare tutte le notizie e le prove in America per cercare alla svelta una cura, continueranno a morire centinaia di persone, anziani, bambini e donne, tutti, questo gli avresti dovuto dire, perchè anche tu hai ragione, l'avete entrambi e credo anche che avendo entrambi un carattere forte e focoso vi siate imposti l'uno con l'altro e questo ha fatto ancora peggio.

Bastava solo che ne parlaste con calma e sincerità fra di voi e posso dirti anche un altra cosa, stai pur certa, che anche in questa situazione tutto andrà per il meglio, non ci sarà nessun divorzio o separazione, niente di simile, dovete solo parlarvi e capirvi"

"Tu dici?"

"Ne sono convintissimo, tutto si sistemerà, forse non subito dopo aver parlato, ma dopo qualche tempo, settimane e sicuramente dopo alcuni mesi, avrete il rapporto uguale identico a quello che avevate prima, se non migliore, fidati di me, nonostante non ci conosciamo poi tanto"

"questo è vero, non ci conosciamo affatto,io non so niente di te, però mi sono fidata  abbastanza da dirti praticamente tutta la mia vita "

"e di questo ti ringrazio"

"no, grazie a te per i consigli, mi serviva davvero tanto parlarne. Grazie"

"figurati, mi fa piacere aiutarti, sei una brava persona Meredith, non scordarlo mai e scusami se per quanto riguarda questo tuo ultimo problema, mi sono lasciato un po' trascinare, credo di aver alzato un po' la voce"

"non c'è problema, credo di aver capito un po' meglio la situazione, io e la mia testardaggine, Leo e la sua testardaggine"

"siete una coppia di testardi"

"a quanto pare"dico sorridendo e subito dopo sbadiglio.

"Meredith, ora che sai cosa fare e cosa secondo me sarebbe meglio, non pensi sia una buona idea dormire un po'per essere in forze domani? Hai anche sbadigliato"

"sì, d'accordo, sarà meglio. Allora buonanotte"

"buonanotte anche a te Meredith, sii felice, alles wird gut"

"hai detto qualcosa?"Chiedo, mi è parlo di sentirlo bisbigliare.

"no, buonanotte"

"buonanotte"

La mattina seguente quando apro gli occhi, vengo accecata momentaneamente dal sole che filtra dalle finestre prive di tendine e sto per voltarmi da un'altra parte, infastidita, quando mi ricordo dove sono e che ho avuto un operazione alla testa e un dolore lancinante di prima mattina non è proprio una buona sveglia.

Cerco di muovere le gambe che scopro piene di lividacci estesi e viola, quasi neri e stranamente non mi fa male, mi domando se l'ho veramente mosse o ci ho solo provato, comunque piano piano, cerco di mettermi a sedere sul letto circondato dal muro e il separé.

Un dolore forte al fianco mi fa quasi imprecare e mi porto la mano alla parte massaggiandomela delicatamente.

Sospiro e mi guardo intorno  a parte il fatto che indosso una schifosissima camiciola bianca da ospedale e non più i vestiti che indossavo prima e che momentaneamente non ricordo,non è l'unica cosa che noto.

 Il poco che posso vedere della stanza è una porta grigia e un muro marroncino scrostato per niente accattivante e in un angolo una pianta che ha bisogno di essere annaffiata e fuori dalla porta un corridoio bianco.
Non mi serve sapere altro, anzi è fin troppo decente. Mi volto verso la tenda plastificata che fa le veci del separé e l'afferro.

Non vedo l'ora di vedere il ragazzo tanto gentile e disponibile che ieri notte mi ha regalato dei consigli splendidi e che nonostante la sua giovane età, come dimostra palesemente la sua voce, ne sa una più del diavolo.

 Deve averle vissute davvero tante se può sputare simili perle di saggezza e poi questa volta voglio parlargli guardandolo negli occhi.
Così con un gran sorriso dipinto sulla faccia, tiro via la tenda e all'istante il sorriso sparisce. Davanti a me trovo un letto ortopedico completamente vuoto e intatto, come se non ci avesse dormito nessuno, un brutto presentimento mi colpisce come un pugno nello stomaco. E se fosse successo qualcosa durante la notte e fosse...

Improvvisamente vedo passare per il corridoio, appena fuori dalla porta, un'infermiera creola e non potrebbe avere un tempismo migliore, mi accorgo solo apparentemente dell'incredibile giovinezza, perchè sono troppo preoccupata.

"Scusi,infermiera"Esclamo.

La giovane si volta verso di me e mi sorride venendo incontro.

   "sì?"

"Il ragazzo che era qui?"

Mi guarda un attimo confusa. "Non c'era nessun ragazzo, questo letto è sempre rimasto vuoto"

Rimango a dir poco allibita, che voleva dire, che mi sono sognata tutto? Che il ragazzo con cui ho parlato per tutta la notte non esisteva? Non ci credo.
"è sicura?"

"sì signora, vuole qualcosa?"

"no, grazie, sto bene"

"Meredith!"Mi chiama improvvisamente una voce famigliare e non appena vedo l'alto uomo dai capelli color cioccolato e profondi occhi verdi, l'infermiera scompare completamente dalla mia vista.

"Leonardo!"Esclamo felice e le labbra mi si aprono in un largo sorriso.

"Amore, mi hai fatto prendere un colpo, mi hanno chiamato e detto che l'autobus che ti stava portando all'aeroporto ha fatto un incidente, mi è quasi venuto un infarto"dice attraversando con alcune veloci falcate tutta la stanza, per poi inchinarsi di fronte a me.

"Stai bene, lasciati guardare"mi dice prendendomi dolcemente il viso fra le mani.

"Sì, sto bene, tranquillo"

"ma sei piena di lividi, e questo graffio?" Mi chiede sfiorandomi la fronte con il polpastrello.

"Ti fanno tanto male?"

"abbastanza, ma ora sto bene, d'avvero,ma come sei arrivato qui?"

"dopo la telefonata sono salito subito sul primo volo che ho trovato, sono arrivato due minuti fa, non avrei dovuto lasciarti andare"

"oh, invece sì, ma non è il momento per parlarne questo"dico circondandogli il collo con le braccia e stringendomi a lui.

"Sono così felice di vederti"ammetto sincera.

"Anch'io, Meredith, ma ora voglio portarti a casa"

Annuisco. "Va bene, ma devi darmi una mano a vestirmi"

"certo"dice alzandosi e aprendo l'armadio vicino al mio letto dove si trovano i miei vestiti.

"Mi aiuta cambiarmi e poi mi offre il braccio"

"ce la faccio, grazie"

"sicura, tesoro?"

"Sì, tranquillo"dico incamminandomi verso la porta, mente lui mi precede e mi attende sull'uscio.

Mi volto un ultima volta verso quel letto intatto e ancora non posso credere che la persona che mi ha dato quei consigli, che sicuramente seguirò alla lettera, non sia mai esistita. Io credo in lui e anche se era un sogno, posso dire con profonda gratitudine, grazie, grazie con tutto il cuore, chiunque tu sia e anche se sei stato solo un sogno, penso felice e prima che possa voltarmi e andare via, l'infermiera che ha appena finito di sistemare quello che era stato il mio letto, tira il separé e rimango sbalordita da quello che vedo.

Sulla tenda di plastica, c'è scritto in caratteri cubitali: "Buona fortuna, Meredith".

  
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