Alla luce di questo enigma
chiamato amore, io...
Sento di aver sprecato
inutilmente parecchi anni della mia vita. Sembra trascorso un secolo da quando
ho preso il coraggio a due mani e mi sono separato da lei, Professore, non
senza lacrime e dubbi. Tuttavia, per quanto paradossale e complicato possa
sembrare, non me ne sono mai pentito: starle accanto con la consapevolezza di
non essere altro che il suo apprendista non comportava altro che strazio.
Ho odiato quella mia
posizione. Mi sono odiato.
Eppure dentro di me
sapevo che crescere al suo fianco non sarebbe bastato per poter raggiungere un
livello di importanza superiore. Con me sarebbe inevitabilmente invecchiato
anche lei e non c’era alcun modo per rallentare il crudele scorrere del tempo.
Rinchiuso nel confine ingiusto dell’età, ero condannato ad essere per sempre
visto come un bambino, forse perfino come quel figlio che lei avrebbe voluto
con Claire, la donna che amava.
La donna della quale
non avrei mai potuto prendere il posto, sebbene lo volessi con tutto me stesso.
Impiegai parecchi
giorni per capire quale fosse la ragione del mio strazio, da dove avesse
origine quel dolore che mi dilaniava ogni volta che l’affiancavo. Quella gioia
infantile si stava tramutando in qualcosa di aberrante proprio davanti ai miei
occhi e io volevo rifuggirlo, perché mi sembrava una condanna ancor più atroce
dello stesso inferno: soffrire quando si è al fianco della persona alla quale
si vuole un bene immenso è quanto di più ingiusto possa esistere.
Ed è stato proprio
questo a cogliermi in fallo, ironia della sorte. Più la stima nei suoi
confronti cresceva, più il mio affetto sfociava nel morboso, nel malsano, nel
corrotto, nell’avvelenato.
Ogni enigma, un nodo
alla gola.
Ogni mio nome
pronunciato, un mancato battito del cuore.
Ogni gesto premuroso
nei miei confronti, fiele.
Non era cambiato di una sola virgola. Tutto di lui era rimasto esattamente come allora, a quando era ancora un bambino troppo piccolo per rendersi conto di quanto di quanto fosse geniale l’uomo che aveva appena incontrato – e definirlo uomo si rivelava sempre più riduttivo con il trascorrere degli anni, perché un termine simile non rendeva onore al suo genio.
Luke incrociò le braccia al petto e scrutò il suo adorato professore da cima a fondo, senza tralasciare un solo centimetro del suo essere. Soltanto il tempo aveva sciupato alcuni tratti di quel bel viso, ma non aveva potuto nulla contro quell’ammirevole animo.
«Professore...» cercò di richiamare la sua attenzione, ma senza un preciso perché. In quell’istante voleva soltanto che lui si voltasse e gli prestasse attenzione, vinto da quello che sembrava proprio essere un capriccio personale decisamente fuori luogo per un venticinquenne come lui.
Gli giunse una risatina in risposta. Layton voltò leggermente il capo, quel poco che bastava per scrutare il volto del ragazzo e per mostrargli quel sorriso divertito che si era dipinto sul suo volto. «Perché ti ostini ancora a chiamarmi così?» gli domandò poi. «Un vero gentiluomo chiama sempre la persona amata per nome».
Le guance di Luke si velarono di rosso. In preda all’imbarazzo, l’assistente chinò il capo e cercò di mascherare la sua reazione a quelle parole inaspettate. Nonostante fosse tornato da un paio d’anni e avesse coronato il suo sogno di una vita, stentava ancora a credere che quella che stava vivendo corrispondesse alla realtà. Rimase interdetto per qualche istante, prima di mormorare un timido filo di voce: «Sì, Hershel».
Ma poi la distanza è
diventata insopportabile. Ho stretto i denti e mi sono fatto coraggio per
lunghi anni, ma quella mancanza opprimente insisteva ogni giorno di più.
Maliziosa e tentatrice, mi suggeriva vigliacca nell’orecchio di tornare da lei,
Professore. Lei, assieme a sua sorella consapevolezza, mi hanno aperto gli
occhi ed è stato allora che ho ammirato quell’affascinante e crudele verità in
tutta la sua potenza.
Quella cieca
ammirazione che nutrivo nei suoi confronti si era tramutata in qualcosa di
decisamente più oscuro, un enigma al quale inizialmente non riuscivo a trovare
soluzione. Quando riuscii a risolverlo, stentai a credere ai miei stessi
sentimenti.
Ma l’amavo, l’amavo ed
era continuo tormento.
«Perché hai scelto me?» chiese di punto in bianco il giovane. «Avevi praticamente ai tuoi piedi donne che ti ammiravano e che desideravano le tue attenzioni».
Il ricordo di quel bacio fugace e disperato che il suo mentore e Claire si erano scambiati poco prima di separarsi per sempre aveva marchiato la sua mente come fuoco vivo. Luke stentava a credere che il suo adorato professore avesse davvero infangato – se così davvero si poteva dire – la memoria della donna che amava con un sentimento così peccaminoso agli occhi altrui, così ingiusto, così sbagliato. Non solo aveva “tradito” la donna che doveva sposare con un ragazzo, ma addirittura con il suo apprendista, decisamente più giovane di lui. Com’era riuscito ad accettare e ricambiare i suoi sentimenti, nonostante il peso di quest’enorme consapevolezza sul cuore?
Hershel si avvicinò al giovane, sospirando tra sé e sé. Si limitò a poggiargli una mano sulla spalla – erano così rari i baci e gli abbracci tra loro, così intimi e privati, tanto che nemmeno la luce del giorno era degna di spiarli e ammirarli – e a ridacchiare sommessamente, prima di replicare: «Questa è una risposta che devi trovare da solo, Luke. È ora che l’apprendista si dimostri all’altezza del suo professore».
Alla luce di questo
enigma chiamato amore, io fatico ancora a comprendere quali siano le ragioni
secondo le quali lei abbia scelto proprio me. A volte mi sembra di trovar
risposta in tutti quei gesti colmi di sentimento che riserva solo a me, ma è
così fugace che mi sfugge tra le dita.
Forse, un giorno, sarò
veramente alla sua altezza e risolverò quell’enigma chiamato Hershel Layton.
Professore, un giorno
le dimostrerò quanto sono cresciuto e migliorato durante tutti questi anni di
attesa.
Nel frattempo, mi
limiterò a studiarla in ogni suo gesto, movimento, abbraccio, bacio e amplesso,
alla ricerca di quella soluzione che tanto bramo.
Questa shot è stata ambientata parecchi anni dopo gli
eventi de “Il futuro perduto”. Diciamo che si tratta di un grosso, gigantesco
What If? su cosa possa essere successo dopo questa partenza. Nel mio
immaginario, dopo essersi ricongiunti qualche annetto dopo, Luke ha cominciato
a trovarsi in crisi e... da qui, tutto quello che ho narrato nei piccoli
spezzoni di questa storia. So di essere stata molto vaga con le descrizioni e
di non aver approfondito a sufficienza il rapporto tra Layton e Luke, ma
diciamo che ho una buona ragione per non averlo fatto: ho intenzione di fare
altre shot prequel e sequel, dove spiegherò meglio il contesto di questo primo
esperimento. Ecco, sì, l’ho detto.
Dedico questa storia a Maichi, perché oggi compie gli
anni e questo è il mio piccolo regalino per lei! Spero che sia di tuo
gradimento, così come anche l’annuncio che ho appena fatto. La tua Sorellona ti
vuole un gran bene!