Tante catene avvolgono il mio corpo inerme, privo di sensi e nudo.
Fredde lame taglienti lacerano le corde che mi fermano e la mia pelle insieme ad esse
macchiando questa stanza di sangue, coprendo di rosso il bianco delle pareti che mi nascondono.
I miei occhi però, non vedono altro che una misera allucinazione
Sogno un roseto dove anche i fori di sangue son tinti e le farfalle bianche paiono esangui
I rovi attorno a me si volgono e sorrido piangendo e implorando la fine di quest’agonia.
A terra selve di chi come me dorme, bruciano sotto il sole di quest’estate e gelano d’inverno
Deforme il viso di chi gioisce a questo raccapricciante spettacolo ma armoniosa la sua risata
Occhi dall’alto osservano compiaciuti il mio saldo così che apprenda a non desiderare più del possibile
Il vino rosso come il sangue o le rose profumate, come queste mura che succubi racchiudono il tutto
Mai cancellerai dalla tua mente questa immagine anche se ideale muterai e nei sogni ti porterò tormento
Non in queste ma altre sembianze, in altre vesti ma sempre di sangue intrise e logorate dalle tue armi
E allora ti consumerà il rimpianto, e mai oserà nessuno più toccare un perverso essere quale io sono.