Un
altro momento che non serve assolutamente a niente. Ormai sta diventando lo
standard, me ne scuso assai.
Sempre collegato alla
solita Konoha, Mattina.
Ringrazio sentitamente Mala_Mela per la gentile consulenza.
E buona serata.
suni
Spirito di patata
Naruto
sbuffa tra sé, le mani affondate in tasca e le spalle un po’
incassate, ciondolanti al ritmo del suo passo svogliato. Si guarda intorno con
riluttanza, omaggiando di un vago e ingiustificato astio l’ampia facciata
fregiata dello stemma degli Uchiha che marca l’ingresso del quartiere
privato del clan.
Ieri
sera un normalissimo battibecco con Sasuke, uno dei soliti quindici bisticci
settimanali, si è trasformato nell’ennesimo litigio feroce,
conclusosi con un paio di cazzotti e un sonoro “vaffanculo,
idiota” sibilato dal genio subito prima che il suddetto gli sbattesse la
porta sul naso.
Facendogli
un male cane, peraltro.
La
cosa peggiore è che, stranamente, stavolta aveva ragione Sasuke. La sua
reazione sproporzionata però è stata completamente eccessiva: non
era assolutamente necessario minacciarlo di una morte lenta e atroce
semplicemente perché gli è sfuggito di dire una frase ambigua in
presenza di Sai e Ino.
Sì,
d’accordo, adesso Ino ha perfettamente capito
che cos’è esattamente che lega lui e Sasuke, ma questo è
successo soltanto perché lei è estremamente maliziosa: Naruto
è assolutamente certo che Sai, al contrario, non abbia intuito
minimamente il punto, anche se sicuramente la bionda si sarà premurata
di spiegargli le cose non appena rimasti soli.
Comunque
Sasuke ha dato i numeri come suo solito e gli ha rinfacciato di essere la
solita testa quadra, di non capire una mazza e di saper soltanto rendergli la
vita difficile. Quando ha sentenziato sprezzante e con estrema serietà
che se lui non fosse mai nato la sua esistenza sarebbe infinitamente migliore
– cosa assolutamente falsa, perché se lui non esistesse
probabilmente Sasuke sarebbe morto da anni – Naruto non ha potuto che
reagire focosamente e mandarlo a farsi stendere, così Sasuke gli ha
fatto notare che basta ragionare su quanto tutto si sia complicato da quando i
loro rapporti si sono, per così dire, intensificati per vedere
chiaramente quanto la presenza di Naruto sia nociva alla sua serenità.
Lui
ha perso le staffe, a quel punto.
“La
tua serenità? Vogliamo parlare della mia, allora? Hai una vaga idea di
quante cose sarebbero state migliori nella mia
vita e di quanto meno avrei sofferto se tu
non fossi mai esistito, teme? Ti rendi conto che sono stato male come un cane
per anni soltanto per causa tua, eh? Se tu non ci fossi io sarei sempre stato
molto più felice,” ha affermato rabbiosamente, scrutandolo ostile.
Che
poi è assolutamente falso. Sasuke gli ha fatto molto male, in passato,
più di chiunque altro. Ma gli ha fatto anche così tanto bene,
sempre, che la sofferenza attraversata al confronto perde ogni peso. Lo sa lui
e lo sa anche il genio, ma questo non gli ha impedito di arrabbiarsi e
offendersi a morte ed è stato allora che sono partiti i pugni, mentre
Sasuke ringhiava che se le cose stavano così poteva tranquillamente
levarsi dai piedi così sarebbero stati meglio tutti e due.
Non
si sono visti per tutto il giorno, e Naruto ha esitato fino ad ora prima di
decidersi a trascinarsi fiaccamente a casa Uchiha per vedere se l’ira dell’amato
si è per caso affievolita. Non che ci conti molto, considerata la
straordinaria durevolezza del rancore del genio nei confronti di chiunque gli
abbia mai fatto il minimo sgarbo. Ma Naruto è mediamente certo che con
un paio di scuse ben piazzate e liberandosi di un tot di strati di vestiti ne
verrà a capo.
Sospira
stancamente, rallentando mentre giunge in vista della porta di casa di Sasuke.
A quel punto prende un lungo respiro, frugandosi le tasche alla ricerca delle
chiavi, quindi compone un ghigno scanzonato che simuli noncuranza per quanto
avvenuto – minimizzare è la cosa migliore, per bilanciare la
tendenza al melodramma del compagno – ed infine fa scattare la serratura
socchiudendo la porta.
“Ciao,”
esordisce, leggermente incerto. “Sono qui, disturbo?”
Il
silenzio assoluto lo accoglie. La casa è immersa nella penombra, le luci
sono spente e tutto è immobile e muto.
“Sas’ke?
Teme, mi senti?” domanda perplesso, avventurandosi all’interno.
Non
c’è traccia di presenza umana nell’anticamera, nel corridoio
né in cucina: è tutto perfettamente ordinato e lindo, come al
solito, e sembra che nessuno tocchi niente da giorni. Tutto il contrario di
casa sua, dove pare perpetuamente che sia appena passato un ciclone
particolarmente violento.
“Sas’keee!” ripete alzando la voce. “Sei di
sopra?”
Trotterella
su per le scale con un sbuffo, poi caccia la testa oltre la porta della stanza
da letto del genio con una smorfia buffa e sorniona che nelle sue intenzioni
dovrebbe rabbonirlo: peccato che anche lì di Sasuke non ci sia traccia.
Si guarda intorno con un briciolo di delusione e aggrotta la fronte,
leggermente perplesso. Il tramonto è già passato da un po’
ed è molto insolito che Sasuke esca di casa la sera, a meno che non sia
proprio Naruto a trascinarlo a cena con questo o quel collega, o con Sakura.
Penserebbe che sia con Kakashi, se non fosse che il ninja copia sarà
fuori in missione con Yamato per un paio di giorni.
Poi
guarda la scrivania e ha un moto di stupore, avanzando automaticamente
all’interno, nello scorgere la cornice della vecchia fotografia del team
sette rovesciata in avanti, com’era quando lo hanno riportato indietro,
come Sasuke l’aveva lasciata partendo per Oto.
La gola di Naruto si secca istantaneamente mentre raggiunge lo scrittoio e la
solleva, raddrizzandola con mani leggermente tremanti. Istintivamente getta
l’occhio dietro la porta, nell’angolino dove normalmente Sasuke
lascia il suo zaino da viaggio così da averlo sempre a portata di mano
per riempirlo in caso di incarichi esterni.
Lo
zaino non c’è.
“Cosa
cazz…” raglia Naruto allarmato,
guardandosi febbrilmente intorno.
Emette
un sordo gemito gutturale e disperato quando lo scorge: il coprifronte
scheggiato che Sasuke ha ripreso diligentemente a portare quando è stato
reintegrato come shinobi di Konoha è allungato ordinatamente sul
tavolino da letto, tra un libro iniziato e una piccola lampada spenta.
“No,”
rantola Naruto agghiacciato. “No. Nononono.
No!”
Si
scaraventa fuori dalla stanza derapando in corridoio, con uno scivolone che
quasi lo sbatte al muro.
“SAS’KE!
SASK’EEE!” sbraita atterrito, saltando i gradini a colpi di tre
nella fretta di raggiungere il piano terra. “SAS’KEEEEE!”
Si
getta fuori dalla porta, con l’aria incastrata nei polmoni, le ginocchia
che tremano e la vista offuscata dal panico. Non è possibile. Non
può essersene andato così un’altra volta senza una parola,
senza una spiegazione e per uno stupido litigio da due soldi.
Si
arresta nella strada deserta, con il fiato corto e i pugni serrati.
“Dove
sei?” grida angosciato. “Dove cavolo seiii?”
ripete, girando su se stesso per guardarsi intorno.
Ma
non gli risponde nessuno. Abbassa la testa per un istante, amareggiato e
impotente, stringendo i pugni ancor di più tanto da sentire le unghie
conficcarsi nel palmo, poi riprende a correre.
La
luna illumina bianca l’ampia spianata, la radura circostante il fiume. Le
sommità delle teste rocciose del Primo e di Uchiha Madara
sono schiarite dai raggi notturni, solenni e maestose come quella volta. Naruto
si guarda intorno febbrilmente, cercando un segno, una traccia, qualcosa, ma
non c’è assolutamente nulla. Deglutisce faticosamente,
domandandosi atterrito da quante ore Sasuke possa essere partito, per andare
dove e con chi.
È
allucinante. Sembra un incubo.
“Sas’ke,”
mormora con voce spezzata.
Solleva
uno sguardo sofferente verso la luna quasi piena, emettendo un gemito come un
singhiozzo. È allora che lo intravede, a un centinaio di metri: una
sagoma scura che si muove rapidamente. Ma
non abbastanza, ci puoi giurare, ruggisce internamente, scagliandosi in
avanti con tutte le sue forze.
Lo
raggiunge in un paio di minuti.
“Sas’ke!”
strepita inviperito, rallentando a breve distanza da lui.
La
schiena del genio si irrigidisce, mentre si arresta sul posto senza voltarsi.
Naruto lo sente sospirare.
“Oh,
no. Ancora tu. Lo sapevo che dovevo passare da un’altra strada,”
afferma Sasuke freddamente, con voce ostile.
“Cosa
stai facendo?” stride Naruto imbufalito, aggrottando il viso in una
maschera di collera.
Sasuke
volta appena il capo, con un’occhiata superiore e condiscendente.
“Non
ci arrivi da solo, dobe?” chiede glaciale.
“Me ne sto andando.”
Naruto
batte un piede a terra, esasperato, e leva gli occhi al cielo.
“Ma
sei completamente idiota, o che?” sbotta alzando la voce, sputando fuori
lo spavento e il risentimento. “Ti sei bevuto il poco cervello
rimasto?”
Sasuke
raddrizza il capo, altero, regalandogli un’occhiata di puro disgusto.
“Non
abbiamo nient’altro da dirci,” afferma truce. “Visto che la
mia presenza ti è talmente dannosa, te ne libero. Starò molto
meglio anche io, avrei dovuto spezzare definitivamente ogni legame molti anni
fa ma stupidamente non l’ho fatto fino in fondo.”
Naruto
lo guarda allibito, sentendo la rabbia che gli matura dentro come un temporale
che si prepara.
“Io
avrei dovuto romperti la testa, ma c’è sempre tempo per rimediare
ora,” ringhia, facendo un minaccioso passo avanti.
“Non
credere di potermi fermare, Naruto,” lo avverte Sasuke con ferocia. “Non
mi puoi trattenere in nessun modo. Anche se lo facessi, comunque, non potresti
certo costringermi ad avere a che fare con te,” precisa, incurvando le
labbra con aperto disprezzo.
“Non
credi di stare esagerando, Sas’ke?” lo riprende Naruto infuriato,
afferrando uno dei tiranti del suo zaino con uno scatto d’ira. “Non
pensi che…”
“Io
e te abbiamo chiuso,” ribatte fermamente il genio, con
l’espressione distante e determinata che gli ha già visto altre
volte in passato, con quello sguardo vuoto e crudelmente indifferente dei suoi
ricordi di quindicenne. “Questa volta ti consiglio di prenderne
atto,” aggiunge, afferrando saldamente la sua mano, tanto da fargli male
all’osso, e spingendola via con risoluta calma.
Naruto
si acciglia, sempre più esterrefatto e sempre più vittima di un
panico radicato.
“Tu
stai vaneggiando. Tu non…non puoi volere una cosa del genere. Con tutto
quello che c’è tra noi…”
“Questo
è quel che vedi tu,” lo interrompe Sasuke seccamente, soffiando le
parole come lame. “Tra noi c’è sempre stata solo la tua
volontà di tenermi al tuo fianco. In questi quattro anni ho avuto
bisogno di appoggiarmi da qualche parte. Adesso mi rendo conto di non provare
più questa necessità, quindi non c’è motivo che mi
trattenga ulteriormente,” spiega freddamente, senza il minimo trasporto.
“Sei soltanto un povero illuso.”
“Non
è vero!” ruggisce Naruto ferito, sporgendosi in avanti verso di
lui. “Noi siamo legati, sei veramente cretino se ricominci con questa
storia ridicola dei ponti da tagliare! Io e
te…noi…Sas’ke…tutto quello che abbiamo passato…”
continua, con la voce che trema.
Trema
incontrollatamente, come la sua mano ancora allungata in avanti.
Sasuke
ha chinato la testa, rigido e composto. Ha le braccia allungate lungo i fianchi
e il viso celato dalla coltre dei capelli neri.
“…Io…non
so nemmeno cosa fare senza di te. Anche diventare Hokage non avrebbe nessun
senso. Se non hai intenzione di fermarti allora sarò costretto a farlo
io, a costo di usare la forza. Lo sai,” continua Naruto con enfasi, il
viso deformato dall’ansia e dalla contrarietà. “Tu sei la
prima persona con cui ho costruito davvero qualcosa, e qualcosa di grande.
Pensa a tutto quello che abbiamo vissuto insieme…alle missioni quando
eravamo genin, ad Haku e Zabusa,
a…”
E
s’interrompe, incredulo.
Le
spalle di Sasuke stanno tremando, adesso. È l’unica cosa che
Naruto vede distintamente della sua sagoma illuminata dalla soffusa luce lunare
dietro di lui. Tremano visibilmente, come scosse da silenziosi singhiozzi.
“Sa…sas’ke?” sfiata lui a fatica, speranzoso.
E
poi succede, la sente.
La
risata.
Sasuke
sta ridendo.
…Ridendo?
Immobile,
con la testa china, ride udibilmente, nonostante lo sforzo per nasconderlo.
“Sas’ke?”
ripete Naruto sospettoso.
E
il genio getta il capo indietro, lasciando libero sfogo a una sghignazzata come
Naruto non gliene ha mai viste fare, eccezion fatta per il momento della sua
uscita dalla botte del Quartetto del Suono, quando si è messo a ridere
da solo come uno psicopatico.
Una
crudele, canzonatoria, maligna sghignazzata.
“Sei…impazz…?” borbotta Naruto spaesato.
Sasuke
ride ancor più incontrollatamente, portandosi una mano al ventre e
stringendosi gli addominali.
“Sei…veramente…un
idiota…” balbetta, tra un accesso di risa e l’altro.
E
Naruto sgrana gli occhi, folgorato dalla comprensione della realtà.
“Era
uno scherzo?” squittisce sbigottito.
Sasuke
non risponde. Ride, tanto da piegare le ginocchia e crollare a terra. Naruto
è immobile, pietrificato sul posto, e Sasuke ride seduto per terra, come
se stesse vedendo la cosa più comica e demenziale del mondo.
“Dovevi…veder…la
tua facc…” esala senza fiato, con lacrime
esilarate a brillare a lato degli occhi. E giù a ridere follemente,
sempre di più.
Naruto
lo osserva ancora inebetito, quindi la rabbia lo invade, amplificata dal
sollievo e dall’umiliazione di esserci cascato come un allocco, con tutte
le scarpe.
“Teme,
io ti ammazzo!” strepita, scagliandosi in basso contro di lui e
rifilandogli un pugno. Sasuke finisce tirato in terra senza nemmeno disturbarsi
a cercare di recuperare un minimo di serietà.
“Lo
trovi divertente, eh? Eh, razza d’idiota?” continua a gridare
Naruto, scrollandolo per le spalle. Sasuke ridacchia ancora di gusto.
“Infierire
su di te è sempre stata una delle mie massime fonti di gioia,”
afferma, prendendo di nuovo a ridere e scuotendo la testa con sollazzo.
“Quindi sì. Dei, quanto sei stupido.”
“Va’
al diavolo!” urla Naruto rifilandogli una botta con il ginocchio che
aveva poggiato in terra. “Mi hai fatto prendere un colpo, maledetto
stronzo!”
Sasuke
prende un lungo respiro, con un ultimo risolino appagato.
“Ho
visto. Stavi per metterti a piangere,” afferma convinto, ridacchiando
nuovamente finché non esplode ancora in un riso deliziato. Naruto lo
scruta torvo. Non ride mai, mai e poi ancora mai, tranne per prendersi gioco di
lui. È seccante come nient’altro.
“Sei
soddisfatto?” chiede stizzito.
Sasuke
annuisce, rilassandosi sull’erba.
“Mi
sono vendicato di ieri. Sì, molto,” ribatte sfrontato.
“Devi
piantarla di vendicarti per qualunque stronzata, sai?” lo riprende Naruto
risentito, voltando il viso dall’altra. “Non è stato affatto
divertente, anche se non ci ho creduto per un solo momento,” precisa
sostenuto.
Sasuke
ride di nuovo.
“Sì,
come no,” lo canzona perfido. “Oh,
ti prego, non te ne andare, senza di te non voglio nemmeno diventare Hokage,”
motteggia impietoso, facendolo arrossire nel buio. “Te la stavi
letteralmente facendo sotto, dobe,” conclude
vittorioso, col suo sorrisetto condito alla boria.
Naruto
si alza di scatto, offeso e mortificato.
“Sono
contento che tu abbia imparato a ridere, di tanto in tanto, ho sempre sperato
che succedesse. Buon per te,” afferma freddamente, allontanandosi per
tornare verso Konoha.
“Ehi!
Dove vai?” esclama Sasuke, ancora straordinariamente ilare.
Naruto
si volta indietro rabbuiato, stringendosi nelle spalle.
“A
casa,” risponde grave. “Ho già perso un sacco di
tempo,” continua, prima di riprendere a camminare.
“Ehi,
ehi,” sente dire a Sasuke, la cui voce si avvicina. “Poi sono io
quello che non ha il senso dell’umorismo…” commenta
sarcastico, con sufficienza.
Naruto
si gira di nuovo di scatto, irritato.
“Questo
non c’entra con l’umorismo,” scandisce secco, la voce che
freme di rabbia. “Non è divertente e non fa ridere,” precisa
risentito.
“Sì
che lo è,” ribatte caparbiamente Sasuke.
Naruto
emette un lungo sospiro, scrollando la testa.
“Come
ti pare. Buonanotte, teme,” esclama, indifferente.
Non
fa in tempo a fare un altro passo che le braccia di Sasuke si afferrano al suo
torace, sicure.
“Mi
sa che qualcuno qui si è offeso per essersi fatto smascherare
un’altra volta come l’idiota che è,” commenta ironico,
mormorando contro il suo orecchio. Naruto si irrigidisce, colto in flagrante.
“Dai,
lasciami, ho sonno,” risponde imbronciato.
Invece
il genio gli rimane aggrappato anche nel momento in cui tenta di avanzare,
dondolandogli appresso. Sbuffa annoiato, lasciando finalmente la presa per
qualche decina di metri. Naruto avverte la sua silenziosa presenza alle proprie
spalle senza che il genio dica una sola parola finché non si trovato
accanto alla sommità della cascata.
“Ehi,
dobe,” lo apostrofa a quel punto. “Sai
che pensavo?”
“Sicuramente
una cattiveria,” risponde automaticamente Naruto, con distacco.
“Questo
posto,” inizia distrattamente Sasuke, saltellando sulla testa di Madara con, giurerebbe Naruto, aperta insolenza. “Ne
ha viste delle belle, no?” continua, abbassando lo sguardo sulla pozza
d’acqua sottostante.
Naruto
storce il naso con una smorfia scettica.
“Certo.
Belle è proprio il termine che
mi viene in mente. Momenti di pura gioia,” conferma sarcastico.
Sasuke
si volta verso di lui, con un sogghigno inquietante. Ritorna indietro con
lentezza, senza smettere di guardarlo fisso. Naruto porta il corpo indietro
tendendo i muscoli, ancora risentito.
“Penso
che sarebbe doveroso sostituire ricordi più piacevoli a quelli di
allora,” afferma Sasuke con una sorta di solennità artefatta.
Sporge la testa in avanti, sfiorando le labbra del jinchuuriki con le proprie
inaspettatamente. Naruto si ritrae, aggrottando la fronte.
“Non
è così che funziona,” mormora severo. “Voglio andare
a casa,” ribadisce deciso, facendo un passo indietro.
Sasuke
sospira pazientemente, parendo rassegnato alla sua profonda demenza.
“Dobe, guarda che era solo uno scherzo,” borbotta
sostenuto.
“No!”
sbotta Naruto a voce alta, iroso. “Non è uno scherzo, è
solo una cattiveria! Tu…questo posto…Ho passato il momento
più brutto di tutta la mia vita in questo posto!” esclama
enfatico. “Per te non era così. Quella volta mi hai detto che non
potevo sapere cosa significasse aver perso le persone più importanti.
Adesso invece lo so. Mi è successo qui, in una notte come questa di
sette anni fa,” aggiunge astioso. “Non fa ridere. Nemmeno
vagamente.”
Sasuke
sbuffa, voltandogli le spalle. Dondola la testa, con le braccia incrociate al
petto.
“Non
hai mai perso niente. Se fosse stato così quella notte ti avrei
semplicemente ucciso,” osserva atono. “Dici sempre che non mi
lascio mai andare, ma adesso sei tu quello attaccato alle cose vecchie.”
“Oh,
certo,” freme Naruto indignato. “Quindi?”
Sasuke
sbuffa, condiscendente.
“Quindi
adesso vieni qui e mi svesti.”
L’idea,
sussurra una vocina nella testa di Naruto, è decisamente allettante. Il
jinchuuriki però rimane fermo e serio, incupito. Sasuke lo guarda per
qualche secondo, attendendo una reazione, quindi sospira nuovamente.
“Va
bene. Mi svesto io, sei troppo idiota per collaborare.”
Naruto
deglutisce mentre lo zaino di Sasuke cade a terra, seguito a breve dalla sua
giubba scura. Un sandalo vola per aria e l’altro, scagliato via a
casaccio, precipita giù dalla cascata nell’indifferenza assoluta
del proprietario.
“Guarda
che non funziona,” osserva Naruto seccamente.
Sasuke
si limita ad annuire, sfila dai pantaloni la camicia e sposta lo sguardo su di
lui, iniziando a slacciarne la sottile cintura. Il suo petto chiaro si
intravede dall’ampia apertura scollacciata, asciutto e ben disegnato.
Naruto trattiene il fiato quando una prima manica scivola via con calcolata
lentezza, avvertendo un familiare senso di calore irradiarsi da qualche parte
verso l’intestino.
“G-guarda che potrebbe arrivare gente,” azzarda,
incerto.
Sasuke
solleva appena un sopracciglio, scettico.
“Certo,
questo è un posto trafficato. Tutti gli amici vengono qui a prendersi a
botte e tagliare i ponti,” commenta caustico, osservandolo con raccolta
compassione. La seconda manica gli scorre sul braccio impiegando un tempo che a
Naruto sembra assurdamente lungo, prima che il tessuto chiaro raggiunga zaino e
giubba in terra.
Le
spalle morbide, la vita sottile, la linea dritta della pancia, il solco tra i
pettorali, Naruto lo percorre tutto e decide che tutto sommato non ha molto
senso arrabbiarsi tanto per uno scherzo.
Sbuffa, annullando l’ultima traccia di collera, quindi gli si
avvicina scuotendo piano la testa.
“Perché
mai ti do retta,” borbotta senza troppo fiato, prima che la mano di
Sasuke gli intrappoli il polso e lo strattoni contro di sé. Naruto lo
bacia con uno slancio che ha ancora qualcosa di rabbioso, afferrandogli il
braccio e stringendogli le dita tra le ciocche corvine di capelli, dietro la nuca,
abbastanza forte da tirarli con decisione.
“Stronzo,”
sussurra contro le sue labbra.
Sasuke
trattiene il fiato, poi emette una specie di gorgoglio sordo e, maledetto,
teme, si rimette a ridere tra sé.
“Sas’ke!”
rumina Naruto feroce. “Ho capito, ti sei divertito, adesso
finiscila.”
Il
genio si morde le labbra, annuendo ripetutamente, ma il fremito del suo naso
indica la sua persistente ilarità. Naruto sbuffa esasperato, facendo per
spingerlo via, ma Sasuke è abbastanza veloce da stringergli il braccio
in vita.
“Ho
perso anch’io qualcosa di importante, quella notte,” mormora contro
il suo orecchio. “Però quella cosa è l’unica che ho
ritrovato. Per questo ne posso ridere,” conclude serio.
A
Naruto scappa un sorriso spontaneo, scaturito da un genuino senso di sollievo,
quasi di onnipotenza. Mentre ritorna a lambire le labbra di Sasuke con le
proprie, raggiungendo l’orlo dei suoi pantaloni con le dita, si dice con
noncuranza che dopotutto Sasuke ha altre qualità, molto più
apprezzabili del suo spirito di patata, di cui tenere conto.