Caro Rocco,
Se in questo momento sto scrivendo questa lettera devo ringraziare soltanto te, senza il tuo aiuto adesso mi troverei ancora in coma o peggio ancora non ci sarei più.
Tutti pensano che quando uno è in coma non provi nulla, niente emozioni, niente nuovi amici, niente di niente, ma non è vero perché nel periodo in cui sono stata in coma ho conosciuto cinque splendidi ragazzi che mi anno fatto entrare nel loro gruppo, ho fatto pace con Chicco ed ho conosciuto te Rocco; tu sei un ragazzo splendido perché tutti i giorni venivi da me e mi parlavi per ore e ore della tua storia, dei braccialetti rossi, del modo in cui ti sei riuscito a svegliarti e della piscina, dove anch'io ho passato i giorni in cui sono stata in coma.
In quella piscina ho conosciuto due splendide persone: Nicola e Cris, entrambi come me erano lì perché si trovavano nel limbo tra la vita e la morte.
Ricordo ancora il giorno in cui avrei dovuto fare l'operazione, te quella stessa mattina avevi provato a svegliarmi, e mi avevi convinto a buttarmi giù dal trampolino da dove avevi saltato anche tu prima del tuo risveglio, ma con me non aveva funzionato perché come hai detto tu, mancava ancora un pezzo del puzzle, mancava il perdono da parte di Chicco; infatti quello stesso pomeriggio, poche ore prima dell'operazione, siete venuti in camera mia e Chicco ha avuto il coraggio di chiedere scusa sia a me sia ai miei genitori.
Grazie a quelle parole sono riuscita a risvegliarsi, e, con il sottofondo della melodia di Flam, ho potuto vedere finalmente negli occhi il ragazzo che in tutto quel periodo mi è stato vicino.
Non finirò mai di ringraziarti; non avrei potuto trovare un amico migliore di te.
Grazie ancora.
Bea