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Autore: Lady_Pendragon    20/03/2015    3 recensioni
Merlino correva nel bosco, immerso in quelle mille sfumature di verde, dove il silenzio lo avvolse e lui cercò di celarsi al suo interno.
Scappava da qualcosa, o meglio, da qualcuno.
Il suo scopo? Nascondersi e non farsi trovare, o almeno, così doveva essere.
Ma in realtà, il servo non desiderava altro che farsi trovare dal suo padrone.
Ad Artù la caccia piaceva moltissimo, e aveva trovato il modo di farla apprezzare anche a Merlino, rendendolo la sua preda, ed era l'unica che voleva esser catturata dal suo predatore.
Si divertivano a giocare a questa sottospecie di nascondino per evadere da quelle mura spesse e fredde che erano il Castello di Camelot.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Merlino correva nel bosco, immerso in quelle mille sfumature di verde, dove il silenzio lo avvolse e lui cercò di celarsi al suo interno.
Scappava da qualcosa, o meglio, da qualcuno.
Il suo scopo? Nascondersi e non farsi trovare, o almeno, così doveva essere.
Ma in realtà, il servo non desiderava altro che farsi trovare dal suo padrone.
Ad Artù la caccia piaceva moltissimo, e aveva trovato il modo di farla apprezzare anche a Merlino, rendendolo la sua preda, ed era l'unica che voleva esser catturata dal suo predatore.
Si divertivano a giocare a questa sottospecie di nascondino per evadere da quelle mura spesse e fredde che erano il Castello di Camelot.
Via dalle minacce, dai pregiudizi, dall'odio, dalla guerra, dalle menzogne...
Il moro inizialmente era stato scettico, date le sue scarse qualità fisiche, ma poi aveva giocato d'astuzia.
Aveva capito che se riusciva a nascondersi per bene, allungando i tempi di cattura e di conseguenza alimentando il desiderio del suo predatore, il ritrovamento sarebbe stato molto più intenso.
In più, si divertiva a far dannare Artù, aggiungendo anche un pizzico di magia, molto di rado e con molta cautela, celando sempre il proprio segreto.
In questa battuta di caccia era ormai l'ennesima volta che giaceva dietro ad un grosso albero, in silenzio, guardandosi intorno di tanto in tanto.
Lì credeva di essere al sicuro.
Non sentiva rumori, ne il brusio del biondo che sussurrava ciò che gli avrebbe fatto dopo averlo fatto dannare per un ora buona.
Ma ecco che improvvisamente, un braccio possente lo prese dalla vita, tirandolo a sé.

<< Trovato. >>

Esclamò il biondo nell'orecchio del moro, che dallo spavento aveva iniziato lievemente a tremare, con il cuore in gola.
Merlino ansimò appena, sentendo quella stretta farsi sempre più intensa, e socchiuse gli occhi, schiudendo le labbra rosee per parlare.

<< Non vi ho sentito arrivare ... accidenti a me. Ma ho comunque battuto il mio record, Sire, vi ho fatto girare a vuoto nel bosco per ben più di un ora. >>

Il Re di Camelot rise, a quella frase, aumentando la stretta sulla vita esile del giovane Mago, avvicinando pericolosamente la bocca al suo orecchio pronunciato.

<< E per questo verrai punito. Più delle altre volte, Merlino. >>

Inutile dire che il moro venne scosso da un brivido intenso, che lo fece fremere come una foglia esposta al vento freddo dell'autunno, pronta a cadere dal proprio ramo.
Si morse lentamente il labbro inferiore, e si strinse a quel braccio che lo attanagliava come una trappola a cui non c'era scampo.
Il biondo, dal canto suo, iniziò ad accarezzare il ventre piatto del moro, sorridendo dietro di lui.
Lentamente, iniziò a calare la mano verso il cavallo dei pantaloni del servo, lasciandoci sopra leggere carezze colme di malizia, che lo fecero ansimare profondamente.
Il Re sorrise ampiamente a quella reazione, mordendogli piano l'orecchio che spuntava da quei ciuffi scuri come la notte.

<< E vedo che ti piace, esser punito ... >>

Merlino a quella frase aprì gli occhi, e notando quanto ormai la presa sul proprio corpo fosse più morbida, diede un colpo di bacino all'indietro, spintonando il biondo per liberarsi del tutto.

<< E a voi piace punirmi. Anzi, lo fate sempre... >>

Esclamò il moro prima di riprendere a correre, senza una meta ben precisa.
Stava davvero tirando la corda quel giorno, e farlo con Artù aveva le sue conseguenze.
Il Re lo voleva, ogni volta sempre di più, e farlo aspettare lo avrebbe fatto consumare dal desiderio, fino a fargli prender fuoco. 
Il biondo iniziò a corrergli dietro, con l'intento di catturarlo definitivamente quella volta, e possederlo fino alla fine dei loro giorni.
Con uno slancio e con una velocità maggiore di quella che possedeva il povero servo, riuscì a prendergli il polso e a strattonarlo contro una roccia ricoperta di edere e fiori rampicanti.

<< Fine della corsa, Merlino. >>

Gli disse con un ghigno il biondo.
Il moro non ebbe neanche il tempo di rispondergli, che sentì le sue labbra avventarsi sulle proprie con un disperato desiderio. 
Il servo sentì il proprio corpo schiacciato fra la parete ricoperta da un manto morbido e il corpo sodo e imponente del suo padrone.
Quel bacio bollente durò svariati minuti, incendiando tutta la vegetazone intorno a loro.
Artù non perse tempo, ed iniziò a spogliare la preda ormai catturata, gettando i suoi abiti a terra in modo frettoloso e disordinato.
Merlino fece lo stesso, ma a differenza di Artù, i suoi capi li non li lanciò per il bosco, ma li fece scivolare lentamente vicino ai piedi del loro proprietario.
Il biondo prese la gamba del moro, con una presa ferrea e possessiva, facendo arrossire il moro fino alla punta delle orecchie.
Lentamente, e con molta cura, il cacciatore preparò la sua preda a dovere, prima di poterla possedere come desiderava.

<< Sei mio ... e di nessun'altro. >>

Gli disse il Re di Camelot, prima di riprendere a baciarlo con foga, mentre i loro corpi si strusciavano l'uno contro l'altro in cerca di un infinito contatto, che non era mai abbastanza.
Il giovane Mago agganciò la gamba dietro la vita del suo padrone, passando le dita lungo il suo petto, delineandone ogni muscolo.

<< E cosa sono ... per ... voi? >>

Chiese il moro in un ansimo, lasciando le labbra rosee schiuse, e gli occhi chiari persi in quelli simili al cielo estivo del biondo, il quale gli riservò un sorriso compiaciuto come risposta.

<< Sei il mio servo ... >>

Sussurrò Artù, prima di iniziare a possedere Merlino, facendolo gemere e bruciare dalla passione.
Il moro si morse il labbro per trattenere gli ansimi, e affondò i polpastrelli nella pelle liscia del biondo, facendo una leggera pressione.
Era come se stesse bruciando dentro di sé.
Quella sensazione di ... appartenenza, sentirsi suo, completo ... lo stava torturando.

<< E... poi ... mh ... >>

Lo incalzò il servo con un mugolio, mentre si beava di quella cattura, sfociata nel desiderio che tanto aveva alimentato.
Artù poggiò la fronte sulla sua, e diede la prima spinta, lenta ma mirata, equilibrata il giusto per farlo gemere senza ferirlo.

<< Sei la mia preda... >> 

Sussurrò il biondo sulle labbra del moro, prima di divorarle con morsi e baci, mentre continuava a muoversi contro il suo copro, lasciando che ne diventassero uno solo.
Merlino si strinse con più forza ad Artù, e questa volta usò anche le unghie sulla sua schiena, senza graffiarlo.
I suoi gemiti si fecero più acuti, intensi e prolungati, mentre i ringhi del suo predatore diventarono più bassi ed erotici.
I movimenti di Artù presero un ritmo sostenuto, come se dovesse sottolineare in ogni modo che Merlino gli appartenesse più di ogni altra cosa al mondo.
Il giovane Mago, a quel punto si sentì completamente perso nel piacere più intenso,  e ci affogò del tutto.
Reclinò il capo, inarcando la schiena come per andare incontro a quelle spinte ormai possenti e frequenti da parte del biondo.
Merlino a quel punto graffiò la pelle chiara di Artù, lasciandogli sottili strisce dalle sfumature rosse sulla schiena e sulle spalle, gemendo il suo nome che squarciò il silenzio della foresta ormai in fiamme.
Il Re di Camelot era quasi giunto al massimo del piacere come il suo servo, ma volle confessare ancora una cosa, per sottolineare cosa fosse per sé la sua preda.

<< E sei ... il mio amore. >>

Ringhiò possessivo Artù sulle labbra di Merlino, prima che un intenso orgasmo sconvolse entrambi.
I gemiti mutarono in lievi sospiri profondi, udibili solo al suo padrone.
Merlino aprì gli occhi, ancora velati da quello strato languido e lucido, e con un movimento lento ed estremamente dolce, si sporse a baciare le labbra rosee del biondo, il quale ricambiò sorridendo.
Era raro che Artù gli concedesse confessioni di quel tipo, soprattutto durante un unione così passionale, ma infondo, a giorni sarebbero dovuti partire per l'ultima battaglia contro Morgana, e chissà cosa sarebbe successo.
Il Re non voleva avere rimpianti, anzi, voleva godersi quei pochi momenti di pace con la persona più preziosa che aveva, Merlino.
Il suo servo.
La sua preda.
Il suo amore.
L'altra faccia della medaglia.
   
 
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