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Autore: elyxyz    20/03/2015    17 recensioni
Oggi, nel 5° compleanno di Linette, ho deciso di festeggiare postando la seconda parte della saga.
Questo sequel sarà una raccolta di missing moments, what if, spin-off, side story e salteremo avanti e indietro nel tempo rispetto all’epilogo di Linette.
Il tutto avrà una lunghezza variabile (drabble, flash-fic, one-shot e alcuni capitoli contigui).
Credo sia doveroso specificare che non metterò l’avvertimento Mpreg, poiché Merlin è diventato biologicamente donna, ma resta una Mpreg spirituale per ovvi motivi (vedi trama cap. 90).
Vi lascio con una citazione che sarà il leitmotiv di tutta la raccolta:
Governare una famiglia è poco meno difficile che governare un regno.” [Michel de Montaigne]
[Arthur x Merlin, of course!]
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Buonasera

Buonasera!

Eccoci al secondo capitolo della raccolta-seguito. ^^

Come ho già spiegato nella premessa generale, salteremo avanti e indietro nel tempo, ma darò sempre un’indicazione temporale per farvi raccapezzare.

 

Dopo la fine del capitolo, ho inserito un piccolo omake. Per quelli che non lo sanno, è un termine giapponese che indica un extra o bonus rispetto all’opera principale. Diciamo che è un regalino.^^

 

Linea temporale: qualche giorno dopo la morte di Uther. (Rif. Cap. 90).

 

 

Dedico questo nuovo inizio a quanti hanno amato MerLin.

A quanti hanno scelto di continuare il viaggio con me.

A chi ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).

A DevinCarnes, chibimayu, elfin emrys, Rosso_Pendragon, Semiramide_, Merlin Pendragon, chibisaru81, Sana e Akito, Melipedia, maar_jkr97, Sheireen_Black22, Iwannalive_inadream, Yuki Eiri Sensei, Burupya, Sofia_Ariel, saisai_girl, Reika_Stephan, mindyxx, Orchidea Rosa, marydel e principessaotaku97.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She 2

 

La Raccolta

 

 

 

Capitolo II: Dragon & Pendragon           

 

 

Le scale apparivano buie, ripide, dannatamente viscide e Arthur si chiese, una volta ancora, perché si fosse fatto convincere da quell’idiota di Merlin. Poi lanciò uno sguardo di sottecchi alla schiena del suo amante, pochi passi avanti a lui, e le rimostranze gli morirono in gola. Sapeva che questa cosa andava fatta, ma ciò non facilitava certo il suo compito e non poteva impedirsi di sentire lo stomaco stringere in una morsa d’ansia e nervosismo.

Era la stessa sensazione sgradevole che aveva provato la prima volta che era finito laggiù, tre anni prima, pochi giorni dopo aver rotto la maledizione di Linette, ritrasformando la sua valletta in uomo.

 

A quel tempo, aveva bellamente ignorato l’esistenza di un passaggio segreto che conducesse in questa zona dei sotterranei del castello. Come principe, e Capo delle Guardie, si era sempre vantato di conoscere a menadito ogni anfratto di Camelot, ma era stato evidentemente manchevole almeno su questo punto.

Quando Merlin gli aveva riferito dell’esistenza di un drago incatenato nelle viscere del maniero, per poco non gli aveva riso dietro, salvo poi ricredersi, nel momento in cui si era ritrovato faccia a faccia con il bestione, nient’affatto propenso ad intrattenere i suoi ospiti improvvisati.

Da quell’assurda riunione, il nobile Pendragon ne era uscito lievemente affumicato, con un grosso mal di capo e un’infinità di predizioni e frasi astruse su cui meditare – ordini del dragone –, di cui aveva effettivamente afferrato il significato solo per una minima quantità.

 

Merlin, che era parso avvezzo a tale trattamento, lo aveva consolato a dovere, una volta che avevano fatto ritorno negli appartamenti reali e si erano cambiati gli abiti puzzolenti di muffa e fuliggine – colpa di quella stupida lucertola malcresciuta e della sua fantastica idea di sbuffargli addosso! – e finalmente Arthur si era reso conto che no, la bestiaccia non se l’era cotto e mangiato come spuntino, e che sì, aveva ancora tutti gli arti al loro posto. Tante grazie.

 

Ma ora… ora la questione era molto più complessa e i risvolti della faccenda potevano diventare drammatici se non li avessero trattati adeguatamente.

 

Come erede al trono, egli era stato educato a rapportarsi con i suoi pari, nobili d’alto rango o Signori della Guerra, ma le creature magiche erano una faccenda lievemente fuori dalla sua giurisdizione tradizionale.

Almeno aveva al suo fianco quello che le antiche profezie avevano definito “Il Più Grande Mago Mai Apparso Sulla Terra” e qualcosa voleva pur dire, no?

 

Arthur inspirò dal naso e si fece forza, mentre stringeva un po’ più la torcia che teneva in mano e completava gli ultimi gradini prima del travagliato arrivo.

Forse percependo la sua ansia, Merlin gli rivolse un sorriso che sapeva per metà di scusa – come a dire che anche lui non era particolarmente entusiasta di esser lì – e per metà di incoraggiamento.

“Andrà tutto bene, ved-

 

“Arthur Pendragon! Giovane Emrys!” ruggì il drago, atterrando con i possenti artigli sull’altro lato del burrone, in una sporgenza molto più vasta di quella dove sostavano loro. La terra tremò ugualmente e i due uomini furono costretti a trovare appoggio sulla parete rocciosa, mente le torce ondeggiavano pericolosamente sul punto di spegnersi.

 

Kilgharrah!” lo salutò il cavaliere, raddrizzando le spalle e imponendosi un contengo regale. “Sono qui per onorare la mia parola!”

 

Merlin, al suo fianco, fece un passo avanti e, ricambiato il saluto, prese parola.

“Siamo spiacenti di averci messo tanto per portare a compimento la nostra promessa, ma credo capirai che prima non è stato possibile…”

 

Il drago chinò il capo – segno che aveva inteso – e distolse l’attenzione dallo stregone, per portarlo sull’attuale re di Camelot.

“Comprendo il tuo dolore, Arthur Pendragon, figlio di Uther. Ma non aspettarti il mio cordoglio”, precisò, con un luccichio sinistro negli enormi occhi gialli. “Il tuo tempo di lutto è per me tempo di gioia. Il tiranno è finalmente morto”.

 

A quelle parole, il nuovo monarca sussultò e si irrigidì, trattenendosi a stento dal vendicare la paterna memoria infangata. Tuttavia, la mano di Merlin sul suo braccio – silente e prezioso conforto – e la consapevolezza che quelle parole, seppur atroci, erano in parte veritiere, lo dissuasero dal reagire.

 

“Egli ha causato dolore indicibile alla mia specie”, continuò il rettile prodigioso. “A quanti possedevano la magia, a tanti innocenti che sono periti per causa sua, in nome di una vendetta ingiusta, accecata dall’odio…

 

“Sono qui per questo”, lo interruppe Arthur, stentoreo. “Per porre rimedio agli oltraggi del passato. So che non posso riportare in vita chi è perito né restituirti gli anni di prigionia che hai vissuto. Ma – qui ed ora – possiamo cambiare la Storia e dare inizio ad un nuovo corso. Desidero proporti un patto, un’alleanza, o Grande Drago”, lasciò una pausa ad effetto, prima di riprendere. “Anzitutto, ti domando perdono a nome della mia gente, a nome dei Pendragon, e voglio offrirti la libertà che ti spetta e chiederti che le colpe di mio padre siano seppellite con lui”. Il re cercò la mano del suo compagno e la strinse forte, prima di continuare: “Merlin ed io aspiriamo a suggerirti di restare come consigliere e guida per il regno che costruiremo. Un regno con la magia libera, la pace, la prosperità; aiutaci a costruire Albion, per dare vita alle profezie che ci hai raccontato…”

 

“Quello che Arthur sta cercando di dire”, integrò il mago, a beneficio dei presenti, “…è che vogliamo darti la possibilità di scegliere come vivere da ora in poi, anche se noi ti vorremmo accanto.

Dopo la scomparsa di Uther, Gaius ha rotto un giuramento e ci ha rivelato l’identità di mio padre e la sua eredità.

Ora so che nelle mie vene scorre il sangue dei Dragonlord, e sono consapevole di essere l’ultimo di loro, come tu sei l’ultimo della tua specie; per questa ragione, mi devi obbedienza, ma non è ciò che voglio, Kilgharrah.

Sono addolorato che mio padre ti abbia tradito e costretto a tutto questo. Egli stesso è stato ingannato a sua volta. Ma farò ammenda. E mi farebbe piacere che tu accettassi la nostra istanza per amicizia e non per dovere. Niente più vendette, Kil. Come ha detto Arthur, seppelliamo i morti, e le nostre ritorsioni con loro.

La decisione spetta a te: puoi scegliere di andartene e non fare mai più ritorno a Camelot né in queste terre, oppure puoi preferire di restare e di aiutarci con la tua sapienza millenaria”.

 

Il drago tacque un istante, soppesando l’offerta. E infine decise.

“È mio desiderio imparare nuovamente a volare… sul mare, sulle terre – rivedere steppe, pianure, ghiacciai, deserti – e poter riassaporare ciò che ho perduto, conoscere ancora le cose che ho disimparato…” elencò, con il suo vocione ferruginoso. “Ma tornerò presto e vi aiuterò. Accetto quindi la vostra offerta”.

 

Il re e lo stregone sorrisero soddisfatti. Poi Arthur riprese la parola con autorità regale.

“Questo è un patto solenne”.

 

“Sì, lo è”, concordò il bestione, chinando il capo.

 

“Giuri pertanto di essere fedele e leale a Camelot e di mettere i tuoi poteri al servizio del regno?”

 

“Lo giuro!” ruggì la creatura, solennemente.

 

“Così sia”.

 

Mentre l’accordo veniva siglato, il mago sentì il legame con il drago rafforzarsi sempre più – la magia che cantava nelle sue vene –, e a stento trattenne la commozione.

“Ora dicci come fare per riconsegnarti l’indipendenza”, lo incalzò.

 

“Poiché un Dragonlord mi ha incatenato, con l’inganno, per ordine di un re, un altro Dragonlord dovrà liberarmi, con l’aiuto di un altro sovrano.

Excalibur romperà l’incantesimo, spezzando le mie catene, con la tua potenza magica e la forza del giovane Pendragon”.

 

E così avvenne che i due scesero per il sentiero scosceso che portava nel punto in cui dei giganteschi anelli incarceravano la zampa del rettile. Seguendo le sue indicazioni, Merlin recitò la formula adeguata e, dalla spada prodigiosa, una luce accecante fendette l’imponente metallo, riducendolo in briciole.

 

“Per esprimervi la mia riconoscenza, voglio farvi un dono, prima di andarmene”, rese noto l’animale portentoso, frenando a fatica la brama per la libertà appena ritrovata. “Congiungete le vostre mani”, li sollecitò e, allorché le loro dita furono intrecciate, alitò loro addosso un vento caldo e sovrannaturale. “È un’antica benedizione e un’infinitesimale parte della mia saggezza. Possa essa aiutarvi, mentre sarò lontano. E che nessuno osi mai separare le due facce della stessa medaglia”.

 

“Merlin non è solo la metà della medaglia. È il mio tutto”, lo corresse Arthur, portando alle labbra le loro mani ancora intrecciate e baciando il palmo del compagno.

 

“Oh, Asino pomposo! E tu osavi sempre dire che io sembravo una fanciulla svenevole?!” lo canzonò con blando rimprovero lo stregone, per rompere l’imbarazzo, anche se i suoi occhi lucidi testimoniavano un altro sentimento, un’altra verità.

 

“Zitto, idiota, e accetta il complimento”, ribatté il re.

 

“Testa di fagiolo…”

 

“Andate ad amoreggiare altrove!” ruggì il drago, rimproverandoli spazientito, nascondendo in fretta un’espressione compiaciuta come i due smisero di battibeccare e lui spiccò il volo verso l’agognata indipendenza.

 

 

- Fine -

 

Omake

 

Un attimo prima di lasciarli, però, il dragone guardò indietro, verso il Re in Eterno e il Grande Emrys, esclamando solennemente: “Ricordate sempre le mie parole, Giovani Prescelti: la chiave per la felicità è una sola…” Poi, volteggiando dall’alto della grotta, proclamò: “Merthur Ship is the way!” E l’istante dopo era già scomparso.

 

Ma…” iniziò Merlin, confuso.

 

“Che diamine ha detto?!” lo interruppe Arthur.

 

“E che ne so!” sbottò il mago, facendo spallucce. “Ha sempre blaterato un sacco di cose senza senso! Forse era un incantesimo, oppure una nave… o magari aveva solo fretta… Chi può dirlo?

 

“Che avesse fame?” insistette il cavaliere. “La parola era sicuramente Sheep…”

 

“Beh, dopo tutti questi anni a mangiar pesce di torrente e avanzi… Forse desiderava qualche bella pecora succulenta…

 

“Speriamo non quelle dei nostri pastori, o saran dolori!”

 

Il servo rimuginò, grattandosi la nuca perplesso. “Hai mai sentito parlare di una razza di pecora che si chiama Merthur?”

 

“A me lo chiedi? Cosa vuoi che ne sappia?!” saltò su il nobile. “Io sono il re, Merlin! Il bifolco sei tu!”

 

“E allora lucidati da solo la tua metà della medaglia, perché stasera il bifolco dormirà da Gaius!” l’apostrofò il valletto. E con ciò, lo piantò lì e se ne andò.

 

 

Fine (per davvero ^_^)

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai e a Laura, che subiscono le mie paranoie. X°D

 

Note: Sì, Killy li ha praticamente sposati. XD

Ma credo che un confronto tra i pucci e il drago fosse necessario, quindi eccolo.

 

Arthur è un po’ svenevole sul finale, ma bisogna capirlo, poverino. Deve tenere il suo amore per Merlin nascosto tutto il tempo – praticamente vivono la loro relazione in clandestinità.

Solo davanti a Gaius può sbottonarsi un po’, quindi si sente autorizzato a sviolinare il suo ammmore sbandierandolo davanti al muso del drago, visto che è stata la lucertola malcresciuta la prima a shipparli. XD

 

Ah, ho fatto diventare Merlin un Dragonlord per altre vie, poiché la mia saga si separa dal telefilm dopo la prima stagione.

 

 

Un’ultima cosa: principessaotaku97 mi ha regalato questa carinissima immagine di Merlin e Linette che volevo condividere con voi:

 

 

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elyxyz

 

   
 
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