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Autore: Shainareth    20/03/2015    2 recensioni
*** Attensione! Spoiler per chi non ha giocato l'episodio 21! ***
«Laeti è andata via», gli ricordai, cercando di scuoterlo un po’. «Non pensarci più.»
«Non è facile», borbottò, tornando ad abbassare lo sguardo in un punto imprecisato. Non potevo dargli torto, Laeti era stata davvero stupida e superficiale nel riportare a galla ricordi che bruciavano ancora.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Kentin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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INVISIBILE




Eravamo tutti pronti per entrare in scena, ma c’erano ancora diverse coppie di genitori che, facendo il loro ingresso in palestra solo in quel momento, dovevano ancora prendere posto. Sbirciando da dietro le quinte, cercai con lo sguardo i miei, dispersi in quella platea improvvisata. La luce di un flash mi accecò, segnalandomi che mia madre si era già munita di macchina fotografica, pronta ad immortalarmi mentre recitavo il ruolo da protagonista in una fiaba per bambini. Lo stesso ruolo che mi era stato negato ai tempi dell’asilo e che ora, pur avendolo desiderato con tutte le mie forze, mi faceva vergognare di salire sul palcoscenico.
   Abbassai lo sguardo al mio costume e strinsi le labbra con fare perplesso, domandandomi se non dovessi ricredermi sull’amicizia – e soprattutto sul buonsenso – di Rosalya. Spostai la mia attenzione sugli altri miei compagni che avrebbero preso parte alla recita e, tutto sommato, nessuno dei loro costumi poteva essere messo in discussione. Il mio invece sì. Me lo aveva fatto presente persino mio padre, affermando con fastidio che avrebbe dovuto essere più coprente. Per quanto all’antica possa sembrare, ero perfettamente d’accordo con lui, ma quella testa matta di Rosalya non aveva più né tempo né stoffa per confezionarne un altro e, come se non fosse bastato, io non avevo più soldi per finanziarle un’altra assurdità come quella – e forse era meglio così.
   Fingendo di ignorare il saluto infantile che mamma mi faceva da lontano, agitando una mano a mezz’aria, tornai a rifugiarmi dietro le quinte e mi strinsi nella morbida mantellina rossa che indossavo. Mi sentivo agitata. Non amavo farmi notare, eppure ero lì. Peggio ancora, ero lì con un costume da lolita, che sembrava giustificare le bieche intenzioni del lupo cattivo. Inoltre, il pensiero che fosse Castiel, a dover interpretare quel lupo, era tutt’altro che confortante. Dover recitare fianco a fianco con lui si era rivelata un’impresa snervante. Avrei preferito che fosse stato scelto chiunque altro, per quel ruolo, persino il suo amico Lysandre, con il quale, a dire il vero, mi ero persino divertita a ripassare parte delle battute.
   L’unica vera fonte di consolazione, in tutta quella faccenda, era la consapevolezza che almeno, nella parte finale della recita, sarei stata affiancata da Kentin. Volsi lo sguardo nella sua direzione e lo trovai appollaiato in cima ad una pila di materassini azzurri, che erano stati spostati in un angolo della palestra per far posto alle scenografie e a tutto il resto. Accigliato com’era, il cacciatore della fiaba sembrava pensieroso. Non era difficile da capire il motivo di quel malumore.
   Avanzai nella sua direzione e, senza neanche chiedergli il permesso, mi accomodai accanto a lui. «Prova a scaricare la tua rabbia sul palco», esordii, convinta di ciò che dicevo. «Così, magari, nella foga del combattimento finale, riuscirai davvero a dare una lezione a Castiel.»
   Anziché ridere, Kentin mi lanciò un’occhiata infastidita. «Grazie per avermi fatto tornare in mente che c’è anche lui, a farsi beffe di me.»
   «Laeti è andata via», gli ricordai, cercando di scuoterlo un po’. «Non pensarci più.»
   «Non è facile», borbottò, tornando ad abbassare lo sguardo in un punto imprecisato. Non potevo dargli torto, Laeti era stata davvero stupida e superficiale nel riportare a galla ricordi che bruciavano ancora.
   «Che ti importa di quello che pensa lei?»
   «Nulla», ammise, sia pur di malavoglia. «Ciò non toglie che non è bello sentirsi dire quanto tu sia stato invisibile per anni, se non per essere deriso e umiliato nel momento in cui gli altri si accorgevano di te. Come nel caso di quell’oca.»
   «Eppure Laeti passava comunque del tempo con noi», gli feci notare, forse con troppo ottimismo.
   Una seconda occhiata in tralice mi costrinse a mordermi le labbra. «Passava del tempo con te», precisò Kentin. «E siccome io ti seguivo come un’ombra, eravamo costretti a sopportarci a vicenda.»
   «Però, quando è andata via, poco fa, sembrava seriamente dispiaciuta», spiegai, sperando che almeno questo bastasse a calmarlo. Ci avevano già provato Armin e Alexy, con le loro battute idiote, ma a quanto pareva il loro piano aveva funzionato solo momentaneamente. «Ha promesso che, la prossima volta, si scuserà per ciò che ha detto.»
   Kentin si lasciò sfuggire un verso, forse una risata beffarda. «Come no?»
   «Se posso spezzare una lancia in sua difesa», ripresi, benché mi costasse parecchio farlo, «era convinta che avremmo entrambi preso le sue parole come delle sciocchezze, degli scherzi.»
   «Ah, bene», commentò lui, caustico. «Allora la prossima volta, per scherzare, le dirò che potrebbe evitare di sbrodolare su ogni essere vivente di sesso maschile che incontra.»
   E quando, un attimo dopo, specificò cosa intendesse, inarcai le sopracciglia. «Fingerò di non aver sentito», bofonchiai, rossa in volto.
   «Seriamente», mi ignorò lui, troppo preso dal suo rancore per curarsi della cosa, «quando, non riconoscendomi, mi ha messo gli occhi addosso, ho avvertito dei brividi di puro disgusto giù per la schiena. Per un attimo ho temuto di vomitarle addosso e, visto come sono andate poi le cose, avrei fatto anche bene.»
   Stavolta trattenni a stento una risata, ma annuii. «Conosco quella sensazione», gli garantii. «Poco fa ho visto Castiel guardarmi dalla vita in giù con troppa insistenza.»
   «Tutti, qui, ti stanno guardando dalla vita in giù con troppa insistenza», osservò con maggior nervosismo Kentin, piantando gli occhi sulle mie gambe scoperte. Mi sentii vagamente a disagio.
   «Io e Rosalya non abbiamo esattamente la stessa concezione di pudore», balbettai, cercando di tirarmi giù la mantella, senza grandi risultati. In effetti, avrei dovuto rendermi conto degli standard della mia compagna di banco quando l’avevo incontrata al mare e avevo visto il suo costume da bagno forse un po’ troppo scollato per una liceale. Anzi, ancora prima, quando eravamo andate tutte insieme a casa di Melody, per il pigiama party in onore del suo compleanno, e lei era stata l’unica ad indossare un babydoll alquanto sexy.
   «La smetti di fissarmi le cosce?» sbottai dopo qualche attimo, dando uno schiaffetto sul braccio di Kentin.
   Pur arrossendo, lui finalmente rise e tornò a distogliere lo sguardo come gli avevo chiesto. «Per lo meno hai avuto il ruolo che desideravi da tanto», disse allora, cercando così di rabbonirmi.
   «Sì, ma se avessi avuto anche un costume meno inneggiante allo stupro, sarei stata più felice.»
   «Beh, ma almeno siamo felici noi ragazzi.»
   Un secondo ceffone lo beccò sul gomito e lui rise più forte. «Seriamente, sognavo di indossare una gonna ampia e svolazzosa, e invece…»
   «Svolazzosa?» ripeté Kentin, continuando a sogghignare.
   «Sì, sai con una di quelle sottogonne di tulle a mille strati», iniziai a spiegargli, mimando con le mani l’idea che avevo in mente. «E poi, sopra, avrei indossato un grembiulino.»
   «Chissà che carina», commentò, intenerito dalla mia idea infantile.
   «Mi chiedo ancora come diamine abbiano fatto, i professori e la direttrice, a non proibirmi di indossare questa roba», mormorai, sempre più dubbiosa del fatto che, quel giorno, mi sarei fatta notare più per quel costume che per le mie doti recitative.
   Kentin si strinse nelle spalle. «Boh, ma almeno non rischierai di essere invisibile come lo sono stato io per anni», borbottò con rammarico, stropicciandosi una palpebra.
   Mi volsi di nuovo a guardarlo accigliata, ma questa volta per un motivo ben diverso. «Non è vero che sei stato invisibile.»
   «Su questo Laeti ha ragione: nessuno si accorgeva di me», affermò lui, con un sorriso a mezza bocca privo di allegria.
   «Sei ingiusto», lo accusai, sinceramente infastidita da quell’autocommiserazione. Alzò gli occhi su di me e gli ricordai: «Io non sono nessuno
   Dopo un attimo di stupore, le sue labbra tornarono a stendersi in un’espressione più dolce e rilassata e lui mi prese una mano, stringendola fra le proprie. «Tu sei un discorso a parte, sei sempre stata speciale», mi assicurò, senza tuttavia avere il coraggio di guardarmi in viso. Fece per aggiungere altro, ma poi dovette ripensarci, perché tornò a chiudere le mascelle, come se si stesse impedendo di proseguire in un discorso che avrebbe potuto risultare rischioso.
   La voce di Boris richiamò tutti all’appello, e quel nostro attimo di riflessione e di reciproco incoraggiamento fu interrotto forse nel momento più importante. Comunque stessero le cose, non era da escludere che fosse meglio così: non era una buona idea introdurre argomenti che avrebbero potuto renderci nervosi proprio poco prima di entrare in scena.
   «Ehi», mi disse Kentin, trattenendo la mia mano per un ultimo istante, mentre scendevamo tutti e due dalla pila di materassini. «Ricordi cosa mi hai detto prima?»
   «Riguardo a cosa?» domandai, la fronte corrucciata.
   Lui sorrise sornione e fece cenno in direzione di Castiel. «Quando ero tutto preoccupato per la scena di lotta.»
   «Oh.» Ridacchiai, capendo finalmente ciò che gli passava per la testa. «Ti assicuro che, dal modo in cui ha guardato mia madre oggi, preferisce le donne mature.»
   Kentin strabuzzò gli occhi ed esibì una smorfia disgustata. «Che razza di animale è?!»
   «Ad ogni modo, seguirò il tuo consiglio, che poi è il mio», cercai di calmarlo seduta stante. «Se dovesse allungare ancora gli occhi, che sia su di me o su mia madre, gli darò un calcio ben piazzato.»
   «Per sicurezza, lo darei anche a tutti gli altri», mi consigliò lui, ormai di nuovo di malumore, quando si accorse che Nathaniel ci stava guardando.
   «Te compreso?» chiesi con fare retorico.
   «Ricordati che io sono quello che ti salverà dalla pancia del lupo cattivo», ribatté prontamente Kentin. «Ti conviene tenermi buono.»
   Ridendo, ruotai gli occhi al soffitto e lo trascinai per un gomito verso Boris e il resto della classe.












Laeti vorrei affogarla. Seriamente, la trovo molto peggio di Ambra. Ambra almeno è cosciente di essere una strega ed è fiera di fare ciò che fa. Laeti, invece, dà aria alla bocca senza pensare a ciò che dice o preoccuparsi di fare del male a qualcuno. Se avessi avuto maggior potere mentre insultava (neanche troppo velatamente) Kentin, nonostante lei credesse di stare semplicemente scherzando, penso che le avrei assestato un manrovescio e le avrei fatto girare la testa dall'altro lato. Così, tanto per ribadire quanto lei e la mia Dolcetta siano amiche.
Seriamente, anche se Kentin non fosse stato il love interest del mio personaggio, la cosa mi avrebbe inferocita lo stesso. Laeti è squallida e non solo perché è più frequentata di un bagno pubblico.
Bon, scusate lo sfogo. XD Tra l'altro, preferisco non scrivere di lei proprio perché temo di poter cadere nel bashing (cosa che neanche con Ambra ho avuto paura di fare).
Oh, e comunque, perché, rispetto a quello di Alice e della Bella Addormentata, il costume da Cappuccetto Rosso è così schifosamente da battona?!
Che qualcuno venga in mio soccorso con una risposta sensata, per favore.
Intanto, ringrazio tutti quelli che leggono, commentano e aggiungono le mie shot fra le preferite/ricordate/seguite: non avrei mai immaginato che foste così tanti, grazie!
Buona serata! :)
Shainareth





  
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