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Autore: Fiamma Erin Gaunt    21/03/2015    4 recensioni
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.
[Charlotte Montrose x Richard de Villiers (OC)]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlotte Montrose, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

 

 

 

 

Non vedeva Richard da quattro giorni ormai, escludendo il momento in cui era trasmigrato brevemente per recuperare  Gwendolyn e Gideon e accompagnarli al ballo. Non avrebbe mai creduto di dirlo a riguardo di un ragazzo che non fosse Gideon, ma le mancava.

Adesso, mentre rimetteva via le sue cose e si preparava per uscire da scuola e tornare a casa, non potè fare a meno di pensare a quel bacio che si erano scambiati. Mai nessuno le aveva fatto lo stesso effetto.

Era questo ciò che provava Gwendolyn quando Gideon la baciava? Se era così adesso capiva perché quei due si sentissero così irresistibilmente attratti l’uno dall’altra.

- Ehy, Charlotte, hai visto quello lì? –

La voce di Cyntia le giunse alle orecchie come un fastidio cinguettio. Quella ragazza doveva davvero imparare a moderare il tono e a non esaltarsi così tanto per il primo bel ragazzo che le capitava davanti.

- Ehy, Tigre. –

Quella voce.

Alzò gli occhi, degnandosi finalmente di guardare nella direzione in cui Cyntia e Sarah stavano fissando con gli occhi a cuoricino.

Appoggiato a una moto, interamente vestito in pelle e con una sigaretta fumante stretta tra le labbra, stava Richard.

- Quello è assolutamente frocio, ne sono sicuro – asserì Gordon, mentre le ragazze presenti scuotevano teatralmente la testa. Per lui tutti i bei ragazzi erano gay oppure imparentati con tutte le ragazze del mondo, c’era poco da fare.

Così si trattenne dal rispondergli o anche solo rivolgergli un minimo d’attenzione e scese la rampa di scale del patio con studiata grazia.

- Che ci fai qui? – domandò, suo malgrado incapace di trattenere l’allegria nella sua voce.

- Una sorpresa. Ho pensato che potevo passare a prenderti visto che era parecchio che non ci vedevamo e che sicuramente sentivi la mia mancanza. –

Sbuffò.

Arrogante.

- Sicuro che non fossi tu che sentivi la mia mancanza? – lo rimbeccò.

- Ma come siamo presuntuose – rise, porgendole una mano.

L’accettò, lasciandosi attirare verso di lui, ma rimase comunque un po’ guardinga. Era sulle spine: l’avrebbe forse baciata nuovamente?

No, si limitò ad accarezzarle il volto e a baciarle una guancia. Poi scese con le labbra nell’incavo del collo e, persino da dove erano loro, Charlotte potè sentire Cyntia che squittiva davanti a quel gesto romantico.

Anche Richard doveva averla sentita perché le porse il casco di riserva e mise in moto, poi alzò la voce e si rivolse direttamente a Gordon: - Tanto per la cronaca, sono etero e neanche lontanamente bicurioso; mi spiace se distruggo le tue fantasie erotiche, amico. –

Charlotte montò dietro di lui, cingendogli la vita con le braccia e ridacchiando contro il suo giubbotto di pelle. Il resto dei presenti fece eco alle sue risate mentre Gordon arrossiva e borbottava qualcosa tra i denti.

La moto sfrecciò via, diretta chissà dove. Quando raggiunsero la destinazione, Charlotte sgranò gli occhi.

- Non siamo a Temple. –

- Acuto spirito d’osservazione, miss Montrose. L’ha capito dall’assenza della loggia o dalla mancanza di Guardiani e adepti isterici? –

- Dove ci troviamo? –

Richard lanciò una breve occhiata intorno a sé.

- Di solito quanto c’è tanto verde in piena città ci si trova in un parco – ironizzò.

Charlotte lo colpì con un piccolo pugno.

- Sta diventando una mania quella di picchiarmi, eh? Se vuoi mettermi le mani addosso, almeno fallo in modo più piacevole. –

- Del tipo? – lo provocò, sbattendo innocentemente le lunghe ciglia sugli occhioni blu.

- Tipo così – ribattè, accarezzandole i fianchi e lasciando scivolare le mani al di sotto della camicetta della divisa.

Rabbrividì, stringendosi contro di lui e cingendogli il collo con le braccia.

- O così – aggiunse, liberando una mano e seguendo il profilo delle calze che indossava sotto la gonna a pieghe.

- O magari così – concluse, baciandola.

E fu nuovamente beato oblio. In quel momento nella sua vita c’erano solo loro due, nient’altro aveva importanza. Si riscosse solo quando un terribile presentimento si fece strada in lei.

- Perché non conosco la tua versione presente? –

Richard corrugò la fronte, perplesso, - Stai cercando di dirmi che hai un debole per i quarantenni? –

Scosse la testa.

- No, scemo. Solo che non ti ho mai visto alla Loggia e la frequento da anni. Insomma, come fai a trasmigrare senza cronografo? –

- Semplice, non lo faccio. Non conosci la mia versione quarantenne perché non esiste né é mai esistita. –

- Non capisco. –

Prese un bel respiro, come se fosse in procinto di dire qualcosa di particolarmente difficile.

- Quello che sto cercando di dirti, Charlotte, è che io non arriverò mai a quarant’anni. Ho cominciato a trasmigrare nel futuro da quando ho scoperto che sarei morto, così mi sono rifugiato qui. –

- Come Paul e Lucy che vivono nel passato? – domandò incerta.

Annuì. – L’idea l’ho presa da loro, in realtà. –

Charlotte rimase in silenzio, cercando di metabolizzare la notizia. Era assurdo, ma d’altro canto talvolta la felicità giungeva sotto le forme più inaspettate. A lei era toccato un ventunenne proveniente dal passato nonché sfuggito miracolosamente alla morte. Un ventunenne incredibilmente sexy, aggiunse prontamente, che la teneva stretta a sé come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

- Sono felice che tu abbia scelto di trasferirti nel futuro e che tu mi sia venuto a prendere a scuola e non mi abbia portata alla Loggia ma qui. –

- Dovevo farlo -, ammise, - Perché da quando ti ho vista non sono più riuscito a togliermiti dalla testa. –

La dichiarazione d’amore che aveva aspettato per così tanto tempo finalmente le veniva rivolta. Non da Gideon, come aveva sempre pensato, ma la cosa non le importava. E la sensazione era ben diversa da quella che Diamante suscitava in lei. Forse, dopotutto, era sempre stata una tipa da Lapislazzuli.

- Non sono un granchè con queste cose, di solito non faccio dichiarazioni sdolcinate o roba simile. Ma, miss Montrose, se lei volesse potrebbe insegnarmi la cosa più difficile al mondo. –

- Cosa? – sussurrò a fior di labbra.

- Potrebbe insegnarmi ad amare. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui con il terzo e ultimo capitolo di questa mini long. Spero che l’abbiate apprezzata e ringrazio coloro che hanno recensito e/o inserito la storia nelle preferite e nelle seguite, ma anche coloro che fanno parte delle schiere dei lettori silenziosi. Probabilmente tornerò con qualcos’altro su questa coppia, ma non vi anticipo nulla. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

  
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