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Autore: emyliane    22/03/2015    2 recensioni
Non potevano domandarsi che una cosa soltanto... chi era lei? E lei non si domandava che una cosa... sarebbe riuscita a salvarle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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NDA: Ecco il nuovo capitolo. Non sono molto convinta del finale... forse perché immaginavo così chiaramente la scena nella mia testa e ho la sensazione di non essere riuscita a descriverla come volevo... oppure semplicemente perché è scritta male, o perché sono stanca morta... In ogni caso, non esitate a dire cosa ne pensate :-)


Capitolo 18

"Hai abbracciato Viola."

L'affermazione - non era assolutamente una domanda - veniva da Mai o Mikoto. Natsuki era ancora troppo frastornata per sapere con esattezza da chi provenisse.

"Non ho abbracciato Viola," rettificò con voce roca. "Viola ha abbracciato me."

"E hai risposto al bacio," osservò Mai.

"Certo che no."

"Natsuki," insistette la sua amica, "ti abbiamo vista rispondere a quel bacio."

Poteva essere in effetti che avesse ricambiato. I suoi ricordi erano offuscati, e non poteva dire con certezza se avesse davvero passato o no le sue dita tra i morbidi capelli di Viola. Avrebbe ammesso ancora meno di essersene approfittata e di avere risposto istintivamente. Finché aveva tenuto gli occhi chiusi, le era sembrato di abbracciare Shizuru.

Natsuki sentiva ancora l'odore e il sapore della ragazza sulle sue labbra. L'ex-HiME in tutta la sua vita aveva abbracciato solo Shizuru - se si escludeva Viola - e adesso si chiedeva se quel gusto e quell'odore fossero caratteristici di tutte le labbra e di tutti i baci. Sperava che fosse così, perché la sola alternativa sarebbe stata che Viola possedesse quel gusto particolare a forza di abbracciare Shizuru, e l'idea la disturbava al di là di ogni immaginazione.

Natsuki era intimamente convinta che le sue domande fossero stupide e non meritassero minimamente la sua attenzione. Tuttavia... la ragazza non riusciva a scacciarle dalla propria testa.

Inconsciamente si leccò le labbra e arrossì e si maledì allo stesso tempo sentendo il gusto di Viola indugiare su di sé. Solo perché ho avuto l'impressione di abbracciare nuovamente Shizuru.

Improvvisamente si ricordò di cosa l'avesse fatta finire in quella situazione.

"Merda, Shizuru!" Esclamò in tono preoccupato.

"Già, proprio Shizuru," s'inserì Mai in tono di rimprovero. "Capisco che tu voglia spingerla a rompere con Viola per provare a riconquistarla, ma se ti comporti così - abbracciando e poi picchiando la sua ragazza - rischi soprattutto di perderla in modo definitivo."

"Santo Dio," bestemmiò l'altra esasperata, "non ho abbracciato Viola."

Mentre gridava per sostenere il suo punto di vista, le pulsazioni alla testa non facevano che aumentare. Tutta colpa di quel dannato colpo di testa.

Malgrado tutto, Viola ne era uscita senza un graffio.

Quest'ultima sembrava avere previsto il suo attacco, ma previsto o no come aveva fatto a restare così insensibile a quella testata? Come aveva potuto la forza di Viola rivaleggare con la sua, quella di una ex-HiME?

Incomprensibile.

Natsuki era solo riuscita a ferirla cogliendola di sorpresa, attaccandola mentre erano abbracciate. O meglio, mentre Viola la stava abbracciando!

La ragazza aveva la sgradevole sensazione di essere totalmente persa in quella storia. E di non sapere nulla di Viola, la sua avversaria.


Sentendosi abbastanza sicura di sé da potersi alzare, Natsuki si rimise in piedi respingendo Mai che cercava di aiutarla.

"Devo andare," balbettò. "Vedere Shizuru e..."

"No, Natsuki, prima di tutto andiamo a mettere del ghiaccio sulla tua fronte. C'è già un bernoccolo che inizia a spuntare."

"Sto bene," borbottò l'altra.

Con un sospiro, Mai sfiorò il nascente bernoccolo provocando un grido di dolore da parte di Natsuki. Mikoto si avvicinò quasi subito e, curiosa, volle imitare Mai con molta meno delicatezza. Stavolta Natsuki fece un passo indietro gemendo e mollando uno schiaffo brusco sulla mano della più giovane delle tre.

"Smettila!"

"Mai, perché Natsuki ha un bottone sulla fronte?"

"E' un bernoccolo! Questa ragazzina è completamente ritardata," Natsuki si lamentò davanti allo sguardo interrogativo di Mikoto.

"Sempre meglio che pensare che tu abbia un corno sul punto di spuntarti in mezzo alla fronte, ma sii gentile con lei Natsuki," rispose Mai in tono materno.

"Un corno?" Esclamò Mikoto con occhi spalancati.

Natsuki gemette malgrado le occhiate meravigliate della ragazzina. Quanto a lei, Mai arruffò i capelli della sua compagna di stanza, evidentemente più divertita che preoccupata del suo candore.

"Andiamo Natsuki, sei ancora frastornata e la tua fronte ha davvero bisogno di un po' di ghiaccio e di pomata."

"Non è grave. Shizuru..."

"Non si muoverà da dove si trova per il momento. E poi non potrai sicuramente vederla, quindi andiamo prima di tutto ad occuparci di te."

Invece di aspettare una risposta che sarebbe stata in ogni caso nuovamente negativa, Mai afferrò Natsuki per un braccio e la tirò con forza verso i dormitori di Gakuen Fuuka. La ragazza dovette arrendersi all'evidenza: Mai aveva conservato una buona parte della sua forza di HiME e non esitava a servirsene. Natsuki si lasciò quindi finalmente trascinare al suo seguito.

Appena arrivate nella stanza di Mai e Mikoto, Natsuki venne fatta sedere sul divano. Dovette sopportare le cure della sua amica più un pranzo preparato al volo prima che Mai le restituisse la sua libertà.

Finalmente libera, si avviò collerica a grandi passi verso il bosco dove si trovava la sua Ducati. Borbottò contro Mai che le aveva fatto perdere un'ora con le sue moine, contro Mikoto che non aveva fatto altro che aumentare il suo mal di testa con la sua iperattività, e maledì Viola e tutte le sfortune che le aveva causato.

Era così agitata e arrabbiata che non si prese la briga di cambiarsi nella sua tuta di cuoio nera e preferì infilarsi subito il casco. Fece immediatamente ruggire il motore, rimpianse per un attimo di averlo fatto rombare così forte e partì finalmente a tutta velocità verso il centro della città, senza preoccuparsi dei ciottoli e dei rametti che volarono intorno a lei.

Ci mise meno della metà del tempo necessario per raggiungere il commissariato. Solo quando fu in vista della strada sulla quale dava quest'ultimo Natsuki rallentò ad una velocità normale. Preferì parcheggiare lì la sua moto invece che nel parcheggio riservato ai visitatori del commissariato.

Dopo essersi rapidamente rassettata la sua uniforme scolastica, si diresse a piccole falcate verso il vecchio edificio. Si sorprese per un attimo a pensare che stava entrando per la prima volta in commissariato per colpa di Shizuru, e non per le migliaia di eccessi di velocità, effrazioni e piccoli crimini che commetteva da anni.

Si ritrovò infine nella sala d'aspetto senza sapere bene cosa fare. Notando le occhiate curiose di due poliziotti in uniforme dietro ad un bancone, Natsuki concluse che doveva essere una specie di reception e li raggiunse.

"Ehu, mi scusi..."

"Buongiorno, in cosa posso aiutarla?" Rispose subito un poliziotto i cui occhi osservavano la sua fronte.

Forse pensava che fosse appena stata aggredita. No, pensò, non era possibile che arrivasse ad una simile conclusione per un semplice bernoccolo, per quanto grande Mai dicesse che fosse.

"Vorrei vedere Shizuru Fujino, è stata portata qui da uno dei vostri colleghi questa mattina," rispose semplicemente la ragazza.

Il poliziotto riportò subito il suo sguardo sullo schermo e si mise a cercare informazioni.

"E' vero, Fujino-san è stata messa in stato di fermo. Ma solo il suo avvocato e l'ispettrice incaricata del caso possono vederla."

"Voglio vederla!" Esclamò Natsuki. "Per quale motivo è stata messa in stato di fermo?"

"Non posso darle questa informazione, mi dispiace."

"Poco importa la ragione," ribatté la ragazza chinandosi verso il bancone. "Qualsiasi essa sia, deve per forza trattarsi di un errore. Lo dica alla sua ispettrice, Shizuru non può avere fatto nulla."

"Signora, sono davvero desolato," insistette l'uomo più duramente. "Non posso aiutarla. Se lei..."

Natsuki indietreggiò brutalmente, fulminò con lo sguardo i due poliziotti e uscì precipitosamente dal commissariato, preferendo andarsene piuttosto che rischiare di finire lei stessa in cella per essersela presa con quell'uomo che non sapeva dire altro che 'mi dispiace'. Tremando di collera, attraversò in fretta la strada fino alla sua moto tirando fuori nel frattempo il suo cellulare. Diede un'occhiata all'orario, e alla presenza o meno di messaggi. Aveva ricevuto un sms da parte di Mai che le chiedeva se avesse avuto notizie di Shizuru e le rispose rapidamente con un semplice 'no'.

Natsuki aveva da tempo imparato a non contare sulla polizia per ottenere informazioni, ma aveva disperatamente bisogno di capire.

Impiegò una ventina di minuti aggiuntivi per raggiungere la sua nuova destinazione e, nuovamente, preferì parcheggiare la moto lungo il marciapiede della strada principale piuttosto che nel vicolo sudicio dove si trovava il bar.

Tirò su col naso disgustata quando scavalcò un uomo disteso sulla strada, il cui viso già poco avvenente era stato ridotto ad una poltiglia sanguinante: labbra spaccate, denti sbriciolati, naso rotto. Si era visibilmente preso un bel po' di botte in faccia e Natsuki riconobbe a stento uno dei clienti abituali del bar che lei stessa aveva dovuto rimettere al suo posto qualche anno prima. Evidentemente l'uomo non aveva ancora imparato la lezione.

Vedendo la possibilità di sfogare una parte delle sue frustrazioni, Natsuki indietreggiò di qualche passo e lanciò un violento calcio allo stomaco dell'uomo che emise un orribile gorgoglio e si rannicchiò su se stesso.

Con il sorriso sulle labbra, la ragazza entrò finalmente nel bar. Attirò brevemente lo sguardo dei clienti che alla sua vista trovarono i loro drink ben più interessanti. Yamada era ancora e sempre seduto al bar, il suo bicchiere abituale sostituito da una bottiglia quasi vuota di saké.

Natsuki si lasciò pesantemente cadere sullo sgabello al suo fianco, attirando subito l'attenzione dell'informatore.

"Kuga," balbettò.

"Kruger," lo corresse lei, sorpresa di sentire l'uomo normalmente così attento all'anonimato chiamarla con il suo vero nome. "Che ti è successo, si direbbe che ti aspettassi qualcun altro..."

"No," rispose lui con voce impastata. "Avrei dovuto aspettarmi la tua visita."

L'uomo evidentemente sorrideva ad uno scherzo personale e la curiosità non riuscì ad avere la meglio su di lei.

"Aspettarti la mia visita?" Ripeté comunque con calma.

"Vieni per sapere il motivo dell'arresto della tua ragazza? Fujino-san è molto popolare ultimamente."

"Non è la mia- Aspetta cosa intendi per 'popolare'?"

Yamada si irrigidì e Natsuki capì che l'uomo aveva bevuto al di là di ciò che era ragionevole e aveva delle difficoltà a mantenere un atteggiamento professionale.

"Mi hai preso un po' alla sprovvista. Devo andare," si scusò lui.

"A quest'ora?" Esclamò Natsuki perplessa.

L'uomo fece spallucce, come se fosse stanco e scosso da cattive notizie. Natsuki aveva sempre considerato l'uomo un solitario, senza nessuna persona cara, come era stata lei in passato... Ma una sottile sensazione le faceva pensare che avesse dei legami, o almeno qualcuno che avesse imparato ad apprezzare. Che avesse saputo delle cattive notizie nei loro riguardi? Ma Natsuki in quel momento non era abbastanza empatica da preoccuparsi di chiunque altro che non fosse Shizuru.

"Shizuru, perché è stata..."

"Messa in stato di fermo per un'inchiesta sull'omicidio di Boss Ishigami," rispose lui.

"Perché quel nome mi dice qualcosa?!"

Yamada stava per versarsi il resto della bottiglia prima che Natsuki lo fermasse.

"Credo che tu ne abbia già bevuto abbastanza. Un'intera bottiglia da solo..."

"Non da solo," la interruppe Yamada liberandosi della stretta della ragazza per servirsi.

"Cos'hai che non va oggi?" Borbottò lei.

"Niente, è solo... Sono venuto a sapere delle brutte notizie su una persona che... ho finito per ammirare."

"Mi spiace," balbettò Natsuki, sorpresa della sua improvvisa lungimiranza - lei che per anni era rimasta cieca ai sentimenti delle altre persone.

"Sono cose che succedono," rispose lui in tono fatalista finendo in un sorso ciò che restava del saké. "Boss Ishigami era il capo di una banda, molto legato agli Yakuza se non lui stesso uno di loro, non so dirti di più."

Natsuki improvvisamente si ricordò dove aveva sentito quel nome. Di certo non sui notiziari - non li ascoltava mai - ma diversi mesi prima dalla bocca di Shizuru in persona - o di una ragazza che le somigliava in tutto e per tutto e che si faceva chiamare l'Ametista.

I dubbi che aveva cercato di scacciare tornarono alla ribalta. Viola - lo sapeva - trafficava con almeno uno Yakuza. Ricordava di avere anche ascoltato la loro conversazione. Viola, che - ricapitolò - era anche il nome di una ragazza che somigliava a Shizuru secondo Chie e Aoi. E Shizuru usciva con una ragazza di nome Viola. Con il senno di poi, aveva l'impressione che Shizuru si fosse impossessata dell'identità della sua ragazza per condurre degli affari illegalmente. Anche se non capiva cosa avrebbe guadagnato nel raccontare tutta la sua vita alle due pettegole per poi recitare la parte dell'innocente il giorno dopo.

"Argh," esclamò Natsuki, scompigliandosi involontariamente i capelli dal nervoso. "Non ci capisco niente. Sono sicura che Shizuru sia innocente, ma da quello che so mi sembra coinvolta in questa storia. E sono sicura che Viola lo sia per qualche cosa!"

Yamada la osservò gentilmente e Natsuki abbandonò l'idea di capirci qualcosa da sola, o di ottenere dei chiarimenti dall'uomo che si era mostrato stranamente avaro di informazioni negli ultimi mesi.

"Ha commesso lei quell'omicidio?" Gli chiese alla fine.

Yamada doveva sapere la verità dietro un simile affare.

"Non lo so."

Ma per Natsuki fu evidente che le aveva appena mentito.

"Allora l'ha ucciso lei..." concluse cupamente.

Yamada sembrò cercare le parole giuste, poi ridendo di se stesso finì per rispondere.

"La persona che ha ucciso Boss Ishigami non è sicuramente quella che la polizia ha messo dietro le sbarre," disse per il sollievo di Natsuki. "L'unico problema è che se la polizia ci crede, anche gli Yakuza lo faranno. E l'omicidio del Boss non ha portato molti benefici ai loro affari..."

"Allora... è in pericolo," capì Natsuki.


Dopo essersi fatta promettere da Yamada che l'avrebbe chiamata nel momento in cui avesse saputo che Shizuru era stata rimessa in libertà - Natsuki non immaginava ci potessero essere altre alternative - la ragazza tornò a casa.

Il suo appartamento era in uno stato pietoso. Natsuki non era mai stata molto ordinata, ma da quando era stata rifiutata da Shizuru il caos aveva preso il sopravvento. Eppure la ragazza sapeva esattamente dove trovare ciò che cercava. Si diresse immediatamente in cucina e si accovacciò di fronte all'armadietto sotto il lavello.

Tastò per qualche istante finché non trovò dietro i tubi un cofanetto di legno. Lo porto con sé sul tavolo del salotto dove lo aprì per trovare la sua pistola.

L'aveva comprata attraverso Yamada anni prima, anche se non aveva mai avuto bisogno di utilizzarla. La possibilità di perdere un giorno i suoi poteri di HiME era sempre stata nel fondo dei suoi pensieri e Natsuki voleva avere la certezza di poter continuare a difendersi anche in quell'eventualità.

Yamada non era ovviamente un rivenditore di armi da fuoco, anzi le aveva confessato di detestarle. Però conosceva dozzine di persone da cui ottenere pistole senza numero di serie e Natsuki aveva quasi dovuto supplicarlo perché accettase di fare da intermediario per un acquisto.

Per quanto Natsuki amasse le armi e sapesse tirare come nessuno, non conosceva molto dei nomi e delle caratteristiche delle armi da fuoco normali. Che bisogno aveva di informarsi su cose simili?! Il suo element erano dopo tutto un paio di pistole leggere e allo stesso tempo performanti, con un numero di munizioni illimitato - o almeno, lei non era mai riuscita a trovare un limite alla quantità di proiettili a sua disposizione.

Insomma, Yamada aveva dovuto mostrarle come pulire l'arma, come smontarla, rimontarla, caricarla, ecc. Natsuki si era lungamente esercitata finché la manipolazione della pistola non era diventata per lei tanto naturale quanto istintiva. La ragazza distese quindi davanti a sé l'arma per ripulirla e passò l'ora seguente ad occuparsene. Poi con tutti i pezzi della vecchia pistola finalmente lindi e puliti, la rimontò e la caricò. Prese quindi la precauzione di infilare un caricatore supplementare nella tasca interna della sua giacca di pelle. Sempre munita del suo piccolo calibro andò poi in bagno dove si lavò e si vestì con una tenuta più appropriata. Non le ci vollero più di dieci minuti, e uscì vestita con un paio di jeans e una felpa con cappuccio sopra una t-shirt qualunque, con i capelli ancora umidi raccolti in una coda di cavallo.

Si allacciò le scarpe da ginnastica, poi si lasciò cadere sul suo divano, mettendo davanti a sé la sua arma carica, il cellulare con il volume della suoneria al massimo, il casco della moto e la sua giacca di pelle con le chiavi. Passò cinque minuti a fissare il telefono nella speranza che suonasse e che Yamada le dicesse che Shizuru era stata rimessa in libertà, poi si arrese all'evidenza. Lo stato di fermo poteva durare 48h... 72h se il procuratore lo consentiva. E poteva anche essere arrestata invece che rilasciata...

Comunque quando sarebbe uscita - perché doveva uscire - Natsuki voleva essere pronta a raggiungerla e a proteggerla da tutti gli Yakuza che volessero prendersela con lei. Doveva però ammettere che non poteva passare le ore seguenti - o giorni - a fissare il suo cellulare senza fare niente. Accese quindi la televisione e la console dei videogiochi. Giocò le prime ore senza riuscire ad avanzare - le parole game over comparvero troppo frequentemente sullo schermo - poi ordinò una pizza. Durante tutto quel tempo, sobbalzò almeno tre o quattro volte sentendo il cellulare suonare e maledì Mai perché le mandava dei messaggi e la faceva preoccupare per niente. Non si prese la briga di risponderle. Terminò la sua giornata facendo zapping su diversi film e programmi che non riuscì a seguire, tanto il suo sguardo si posava regolarmente sul suo cellulare.

Tra un inseguimento ad alta velocità e un programma di cucina, Natsuki si addormentò.


Si svegliò il mattino seguente sussultando quando il suo cellulare gracchiò con una suoneria orribile. Natsuki ignorò l'indolenzimento provocato dalla pessima posizione nella quale si era addormentata e afferrò subito il telefono. Era infine Yamada. Le disse che Shizuru era uscita la sera prima. Natsuki passò una buona dozzina di minuti a fargli notare la sua incompetenza, cosciente che l'uomo doveva essersi fatto sfuggire quella notizia perché aveva bevuto tanto il giorno prima.

Sbraitando contro Yamada, Natsuki infilò l'arma nella cintura dei jeans, indossò la giaccia di cuoio, e con il casco in mano raggiunse in fretta la sua moto.

Yamada le aveva assicurato che Shizuru si trovava sana e salva nel suo dormitorio, quindi Natsuki non esitò a dirigersi in quella direzione. Dopo essersi precipitata a Gakuen Fuuka, si fece strada fino agli edifici dove alloggiavano gli studenti. Non si preoccupò nemmeno di nascondere la moto nel bosco ma la lasciò in un recesso dei dormitori fuori dalla vista dell'ingresso principale.

Fu solo davanti alla porta di Shizuru che improvvisamente si bloccò senza sapere bene cosa fare.

Il lungo e stretto corridoio era ancora buio. Si sentiva il ticchettio fastidioso di un vecchio pendolo che segnava le 6h56 di mattina. Troppo presto perché chiunque uscisse dalla propria stanza.

Natsuki non dubitava delle informazioni di Yamada sulla situazione attuale: Shizuru doveva essere sana e salva a letto. E Natsuki non sapeva quale scusa potesse offrire per piombare nel dormitorio della sua amica. Preferiva tra l'altro tenersi in disparte e intervenire quando necessario, mantenendo l'effetto sorpresa piuttosto che restare al fianco di Shizuru ed essere attaccata dagli Yakuza senza poter reagire. Doveva trovarsi un nascondiglio per sorvegliare chi andava e veniva.

Natsuki osservò il corridoio. Quest'ultimo formava una T e non c'era nessuno spazio dove potersi nascondere. Non c'era altro che una successione di porte tutte uguali con una numerazione crescente, nemmeno un vaso o un estintore. Ma non c'erano delle norme di sicurezza da rispettare?

Individuò tuttavia una porta senza numero e si ricordò che la donna delle pulizie teneva lì dentro le scope e gli stracci. Inoltre, l'armadio dava sulla porta di Shizuru. Meglio che niente. Natsuki lo raggiunse a grandi passi e ringraziò le sue scarse ma nondimeno utili abilità nello scasso. L'armadio fu ridicolmente facile da aprire - dopo tutto, non ci tenevano certo dentro un tesoro. Era stretto, ingombro e, per la ragazza, assolutamente ripugnante. Spostò comunque scope e strofinacci per farsi spazio e chiuse la porta dietro di sé, lasciando solo una piccola fessura. Dopo essersi voltata su se stessa riuscì a trovare una posizione abbastanza confortevole, e l'attesa iniziò.

Gli studenti iniziarono a comparire dopo una dozzina di minuti, sempre più numerosi e affrettati man mano che l'orario delle lezioni si avvicinava. Natsuki verificò l'identità dei ragazzi che attraversavano il corridoio, studenti senza il minimo dubbio. Ma dopo che l'orario delle lezioni fu passato e Shizuru non era ancora comparsa, la ragazza iniziò a preoccuparsi. Shizuru era solitamente molto puntuale. Ma forse dopo essere stata arrestata il giorno prima meritava un giorno di riposo.

Natsuki passò un'ora intera a giocare a diversi videogiochi sul proprio cellulare, sempre più indolenzita e sempre meno paziente, sperando che la donna delle pulizie quella mattina non venisse a pulire proprio quel piano.

Finalmente verso le 10 la porta del dormitorio di Shizuru si aprì. Sentendo il clic familiare delle porte dei dormitori, Natsuki osservò con attenzione cosa succedeva. Shizuru apparve. Non indossava la sua uniforme scolastica ma un paio di jeans e una giacca di pelle marrone che le ricordò vagamente qualcosa. I suoi capelli erano legati in uno chignon disordinato. Fece qualche passo in corridoio, scrutando intensamente i dintorni. Poi le suole delle sue scarpe da ginnastica scricchiolarono sul linoleum del corridoio mentre si dirigeva verso l'ascensore. Da quando Shizuru indossava scarpe da ginnastica?

Natsuki attese che la ragazza scomparisse dalla sua vista prima di uscire dall'armadio e seguirla con discrezione. Shizuru sembrava agitata, perfino preoccupata e Natsuki si chiese se sapesse del pericolo che la minacciava. Pensò di no, perché si diresse verso l'uscita di Gakuen Fuuka. Dopo avere controllato diverse volte da sopra la sua spalla, Shizuru avanzò finalmente con sicurezza verso una destinazione ignota. Natsuki più di una volta per poco non rischiò di farsi vedere e ogni volta prese un po' più le distanze.

La ragazza fu quasi sorpresa di non vedere nessuno Yakuza attaccarla. Forse aveva sopravvalutato il pericolo che Shizuru correva? Il quartiere dove erano entrate, dopo - quasi - un'ora di camminata, era comunque ben lontano dall'essere sicuro. Natsuki era abbastanza preoccupata.

Improvvisamente, Shizuru si fermò di colpo. Di conseguenza Natsuki per precauzione si nascose dietro un vecchio e scalcinato chioschettto dei giornali. La mossa non servì comunque a molto perché Shizuru aveva fissato lo sguardo su qualcosa o qualcuno che Natsuki non riusciva a capire dove fosse. Ma chiunque o qualunque cosa fosse doveva essere abbastanza importante perché, dopo un breve istante in cui la ragazza restò immobilizzata sul posto, Shizuru ripartì correndo. E Shizuru non correva mai.

Natsuki stava per inseguirla quando vide una figura arrivare precipitosamente da una strada adiacente. Una figura che la ragazza riconobbe all'istante.

Viola.

Natsuki non era quindi la sola a seguire Shizuru. Non riusciva a capire come avesse fatto a non accorgersene prima. Forse perché cercava una macchina nera o degli uomini sospetti, e quindi aveva involontariamente ignorato la presenza dell'altra ragazza? Non lo sapeva ma non volle indugiare troppo su quel genere di pensieri, perché Shizuru - con Viola al seguito - era già sparita dietro la curva di un vicolo.

Perché Viola sta seguendo Shizuru? Per proteggerla come lei? O per darle la caccia? Natsuki si ricordò dell'unica certezza che aveva nei confronti di quella ragazza: era immischiata in un giro di gente poco raccomandabile. Che Viola avesse frequentato Shizuru per conto di un qualsiasi gruppo mafioso?

Probabilmente.

Sicuramente.

Natsuki si affrettò quindi a seguirle, a costo di farsi vedere. Non aveva più importanza, il pericolo poteva essere già arrivato.

Vide con la coda dell'occhio Viola penetrare in un vecchio edificio. Natsuki, sollevata per non averle perse, si fermò per un attimo prendendo fiato, chiudendo immediatamente la mano sul calcio della sua pistola. Il vicolo in cui era appena entrata era vuoto, malandato come tutti i vicoli malfamati di Fuuka. Era circondato da vecchie case della stessa epoca del commissariato ma messe molto peggio, cosa che aveva spinto gli abitanti ad abbandonarle definitivamente.

Natsuki inspirò profondamente, con la paura che le serrava il petto, poi salì silenziosamente le scale che portavano alla porta d'ingresso, con l'orecchio teso al minimo rumore, alla ricerca di probabili inseguitori. Quando fu sicura di essere la sola a seguire senza essere seguita, Natsuki appoggiò la mano contro il legno marcio della porta e spinse. Quest'ultima girò sui cardini con un silenzio sorprendente.

Natsuki avanzò a passo felpato nell'interno della casa abbandonata, con la pistola puntata davanti a sé. Sentiva il cuore in gola, un battito rapido e forte che le riempiva le orecchie e rimpiazzava tutti gli altri suoni. Il palmo della mano che teneva il calcio della pistola si fece umido. I suoi passi meno sicuri.

Il piano terra era molto buio e lugubre, con assi di legno inchiodate alle finestre. Non filtravano che pochi raggi di luce nei quali galleggiava lo spesso strato di polvere opaca che ciascuno dei suoi passi sollevava.

La pistola di Natsuki disegnò un cerchio perfetto mentre la ragazza esplorava con lo sguardo le stanze a destra e a sinistra. Scoprì un cucinotto privo di tutti i mobili, coperto di sporcizia e il cui solo segno del suo precedente utilizzo era un vecchio lavello in ceramica con un rubinetto sbeccato e arrugginito. La stanza alla sua destra rimase un mistero, tanto era immersa nell'oscurità.

Quale ragione poteva spingere Shizuru ad entrare in un luogo simile?

Natsuki continuò il suo cammino, temendo di venire scoperta quando il legno cigolò sotto i suoi piedi. Ma continuò ad andare avanti. Finalmente raggiunse la fine del corridoio, che lasciava intravedere una scala cui mancavano dei gradini e una porta socchiusa dalla quale filtrava un raggio di luce rassicurante.

Natsuki sentì delle voci ovattate.

"... un'altra soluzione..."

"... no..."

"... non capisci..."

Natsuki si irrigidì riconoscendo la voce di Shizuru nei mormorii che sentì. Era tesa e nervosa. La ragazza non esitò.

Aprì la porta con un calcio, con l'arma tesa e minacciosa davanti a sé.

Si sentirono delle grida di sorpresa e Natsuki analizzò rapidamente la situazione.

La stanza abbastanza grande era la vecchia sala da pranzo, e una finestra spalancata le permise di distinguere tutte le protagoniste della scena.

Shizuru era un po' più lontano davanti a un camino. Quanto a lei, Viola era proprio di fronte a Natsuki e le dava le spalle. Ma la cosa più importante era che anche lei stava puntando un'arma.

"Non muoverti," le intimò Natsuki puntando la canna della sua pistola sulla ragazza armata.

"Natsuki?" Esclamò Shizuru sorpresa.

"Va tutto bene Shizuru, non ti preoccupare!" Disse cercando di rassicurarla.

La ragazza sembrò volerle rispondere, ma Viola si mosse e Natsuki le ordinò nuovamente di stare ferma.

"Posa la tua pistola," le ordinò.

"Temo di non poterlo fare," le rispose Viola in tono calmo.

"Non lo farà Kuga, premi quel dannato grilletto o stordiscila!"

Sentendo una voce familiare, Natsuki perlustrò nuovamente la stanza con lo sguardo e vide nell'angolo più buio, non lontano da Shizuru, la figura di una terza persona.

"Nao?"

"Proprio così," sibilò la voce della ragazza mentre si avvicinava.

"Fermati," ordinò Viola a sua volta.

Natsuki osservò attentamente la situazione senza riuscire a capire come fossero arrivate a quel punto. Ma Viola era pericolosa, stava minacciando Nao oppure Shizuru. Forse entrambe. Avrebbe avuto tutto il tempo di capire quando Viola avesse poggiato la sua pistola.

"Viola, poggia quell'arma o giuro che ti sparo."

"Tu..."

"Taci e obbedisci," disse Natsuki appoggiando la sua pistola in mezzo alle scapole della bruna.

Viola si zittì ma si rifiutò ostinatamente di abbassare l'arma dal suo - o dai suoi - obiettivi.

"Non capisci cosa sta succedendo, Natsuki."

La voce dolce e tesa di Shizuru aveva rotto il silenzio, attirando l'attenzione della ragazza. Natsuki dovette fare uno sforzo sovrumano per non distogliere lo sguardo da Viola.

"Per favore, Natsuki. Non farlo, abbassa quell'arma."

"No, ti sta puntando una dannata pistola addosso Shizuru!"

"Non a me," la contraddì la ragazza, allontanandosi di qualche passo senza che Viola spostasse la sua mira.

"Su Nao?"

Vide con la coda dell'occhio Shizuru annuire.

"Kuga, che stai facendo?! Lasci che mi sparino? Vedi bene che Fujino è ancora psicotica come durante il Carnival, è perfino arrivata a convincere quella feccia della sua ragazza ad aiutarla ad intrappolarmi qui per finire ciò che ha cominciato."

"Sta' zitta, Nao," ordinò Shizuru con sorpresa di tutti.

"Natsuki," Viola intervenne con voce ferma, "questa storia non ti riguarda, torna a casa."

"Ti ho detto di stare zitta!" Ribattè l'altra.

Natsuki digrignò i denti, cercando di evitare per quanto possibile di venire presa dal panico.

"Natsuki," continuò Shizuru avanzando lentamente verso di lei, "ascoltala."

"No. Non so cosa stia succedendo, ma non ti lascerò diventare complice di un omicidio. Non ti permetterò di rovinare la tua vita, soprattutto non per una come Nao. Non ne vale la pena. Non vuoi tornare dietro le sbarre, giusto?"

"Non è come credi Natsuki."

"Avrai tutto il tempo di spiegarmi quando Viola avrà abbassato la sua pistola."

"Non lo farà," ripeté Shizuru.

"Kami-sama, spara!" Gridò Nao.

"Non lo farà mai," rispose Shizuru, continuando ad avvicinarsi con attenzione. "Natsuki tu non sei un'assassina, non farlo."

"Lo farò se devo," la contraddì la ragazza, poggiando più fermamente la canna della sua arma sulla schiena di Viola.

"No..."

Natsuki percepì sotto il tono fintamente calmo di Shizuru una tensione, addirittura il panico.

"... No, Natsuki," mormorò la ragazza, sempre più vicina. "Posso assicurarti che te ne pentirai. Non immagini nemmeno quanto. Non hai la minima idea di chi sia la persona che stai minacciando con la tua pistola."

Era terrorizzata.

Shizuru era terrorizzata che lei potesse sparare a Viola.

"Non ti riprenderai mai dalla perdita che causeresti," continuò Shizuru, pronta a dirle tutta la verità, "lei è..."

"Dalla perdita?" La interruppe Natsuki brutalmente. "Come potrei rimpiangere di 'perdere' una persona che non mi interessa minimamente? Che odio perfino?" Disse digrignando i denti.

Natsuki non era consapevole della portata delle sue parole, ma in sua difesa non avrebbe mai potuto sapere fino a che punto potessero ferire la bruna. E allo stesso modo, non avrebbe potuto impedire loro di suonare così velenose.


Furono tuttavia quelle parole a scatenare la situazione che avrebbe irrimediabilmente segnato Natsuki per sempre. Perché Viola sentendo quella frase crudele chiuse dolorosamente gli occhi e Nao, approfittando di quel momento di distrazione, tentò un movimento - un attacco? Una fuga? - al quale Viola rispose prontamente.

Il colpo di pistola partì, lacerando lo spazio, fermando il tempo. Una miriade di schizzi di sangue raggiunsero Shizuru quando Nao crollò a terra, con una pallottola in piena fronte.

Ma la cosa non aveva nessuna importanza. Perché un secondo colpo di pistola era partito da un'arma diversa da quella di Viola.

  
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