Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: DreamAngel24    22/03/2015    1 recensioni
L'isonnia e' si una brutta bestia, ma peggio di lui non lo sarebbe neanche l'apocalisse stessa della quale era, e' e sarebbe stato fautore. Con quel ghignare euforicamente e agghiacciatamente infantile, nonostante la punta di malizia che ne incastonava le ultime sillabe pronunciate, non poteva che riempire i suoi incumbi piu' ridicoli aguzzandone i sensori di pericolo naturali fino a farli scoppiare. Pretese di amore non corrisposto - o forse no - che avrebbero fatto perdere il pelo di colpo a due coniglietti in calore. Pero' in parte la colpa era sua...
Perche' non si era ancora decisa ad imparare a chiudere le finestre?
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bekuta/Vector, Yuma/Yuma
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender
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INTRUDER

Si rigiro' per l'ennesima volta nell'incavo di rete appeso senza - per l'ennesima odiosissima volta - trovare pace. Era dalle undici che cercava disperatamente di prendere sonno e ancora non ci era riuscita. Aveva provato qualsiasi posizione possibile ed immaginabile, a pancia in giu', a pancia in su, su un fianco, sull'altro fianco, con le braccia abbandonate a loro stesse, perfino appesa con la testa a puntare verso il pavimento con distanza considerevole - come i pipistrelli -, ma niente. Non aveva mai avuto problemi ne' con l'amaca - i suoi amici ancora si chiedevano come facesse a preferire quella cosa bucherellata ad un letto vero e proprio - ne' con l'addormentarsi, ed era sicurissima che non ne avrebbe avuti neanche in futuro, ma a quanto pare si sbagliava. Non aveva avuto incubi o brutte sorprese durante la giornata. Inoltre era venerdi'! Come poteva non crollare nel giorno piu' atteso della settimana? Soprattutto lei che dal venerdi' al lunedi' sarebbe stata capace di rimanere spaparanzata, senza dare segni di vita alcuni, su una qualsiasi superficie a lei gradita della casa costringendo la sorella a girarle attorno con il panno o la scopa durante le pulizie della domenica. Lo stomaco non dava segni di ribellione, come la restante parte degli organi interni che, nonostante le batoste fin ora ricevute, era sicura essere ancora al posto stabilito dalla natura all'inizio dell'evoluzione della sua specie. Gli occhi non dovevano essere per forza appannati e perennemente con le palpebre a schioccare perche' il sonno la fecesse cadere a terra inerme senza risentire il benche' minimo urto. Per non parlare del fatto che l'unica e sola causa - fino a quel momento - non era presente. Tecnicamente c'era ma, come era solito fare gia' da qualche settimana, stava chiuso senza neanche degnarla di uno sguardo nella chiave snobbandola in favore di qualche nuova informazione sul suo passato e sulla sua futura missione. Yuma sbuffo' infastidita e preoccupata. Che la stesse evitando? Eppure non aveva fatto niente per cui essere rimproverata e ormai le loro liti si erano affievolite del tutto, anzi completamente dissolte, come il sale nell'acqua calda. Forse era lui a sentirsi il problema e per questo si teneva a distanza? Se si fosse trattato di questo sicuramente, da una bella lavata di capo da parte della corvina quella volta non l'avrebbe salvato nessuno, neanche un Bariano in cerca di rivincita. Certe volte, mentre duellavano, le sembrava diventare di colpo sempre meno percettibile ai sensi, come se fosse stato sul punto di scomparire... Scosse la testa mugugnando e lasciando che i capelli color ebano, gia' spettinati di loro, si arruffassero incorniciandole la faccia rivolta verso il soffitto, quasi fosse stata la criniera di un leone. Non doveva neanche immaginarle cose del genere... Un giorno Astral se ne sarebbe andato, questo lo sapeva ed era sicura che mai sarebbe stata in grado di affrontarlo senza rimanerne ferita gravemente nell'organo motore, pero' non quel giorno, e neanche il giorno dopo ancora, e cosi' via dicendo. Era troppo presto. Anche lui ne era consapevole. Il pericolo dei Bariani che incombeva su entrambi i loro pianeti grande quanto la loro fame di carte numero non era sicuramente lo scenario migliore per un'uscita di scena da commediante quanto da prode cavaliere andato troppo avanti con l'eta' per poter ancora salire in groppa al proprio destriero senza incurvarsi irrimediabilmente la schiena. Erano entrambi degli avversari piu' temibili di quanto il loro aspetto o il loro carattere, entrambi amichevoli e rassicuranti, dessero a vedere, e questo molti l'avrebbero ammesso con una sincerita' disarmante lasciando meno orgoglio, di quanto ne avessero voluto utilizzare, ai loro posteri. Corruccio' la fronte e strinse gli occhi con forza. L'unica cosa importante in quel momento era trovare un modo per finire al piu' presto tra le braccia di Morfeo prima di crollare in una crisi di nervi da copione in grado di fargliele beccare dalla sorella dato l'orario. Quando era piccola suo padre, per farla dormire - anche se non otteneva affatto l'effetto sperato - era solito raccontarle le sue avventure e tutte le varie legende che l'avevano portato a diventare un esploratore sempre a caccia di nuove e incredibili scoperte. La madre, invece, bella come solo lei poteva essere, le si sedeva accanto iniziando a cantare le canzoni che andavano di moda quando lei e il padre erano fidanzati. La sorella invece non era mai stata brava a cantare e, per quanto fosse brava nel suo lavoro di giornalista, non era in grado di catturare l'attenzione della piccola come invece riusciva a fare il loro vecchio. Sospiro' rattristata lasciando che gli occhi si inzupassero di maliconia e tristezza. Le mancavano davvero tanto.

Adagio' la guancia sul cuscino. Ma prima ancora che potesse gioire della ripresa delle doti soporifere della sua amata amaca senti' i piedi raggelarsi al contatto della pelle tiepida con un spiffero esterno e un fruscio' inquietante quanto il cigolio che l'aveva preceduto alle sue spalle rizzandogli le orecchie neanche fosse stato uno degli adorati gatti di Cathy. Apri' gli occhi di colpo sgrananandoli per l'insicurezza e lo spavento e, dopo aver scostato quanto bastava le coperte, si mise a sedere mettendosi a fissare la finestra rotonda la cui luce artificiale e naturale allo stesso tempo - poiche' causata dai lampioni della strada sulla quale si affacciava e della Luna e le sue ancelle - illuminava la stanza. Era spalancata in modo pressocche' troppo evidente per poter dare la colpa per necessita' di autoconvincimento al vento che ne stava muovendo la tenda. Si scruto' intorno senza dire neanche una parola. L'ultima volta che si era ritrovata in una situazione del genere con la percezione istintiva di una presenza sgradita e aveva aperto bocca si era rimediata uno dei ricordi piu' estrusi e odiosi della sua ingiustificabilmente - data la quantita' di gente che aveva cercato di sbarazzarsi di lei - lunga esistenza. Il solo tenerlo a mente le attorcigliava la gola in un modo inconcepibile dalla scienza moderna fino a farla soffocare. Si alzo' in piedi e zompettando sui palmi dei piedi scalzi, per via del pavimento gelato e pieno di oggetti - in quel momento - difficilmente identificabili, raggiunse la finestra' e l'accosto' per poi iniziare a scrutarsi intorno guardinga e infastidita. Torno' alla sua amata amaca e si distese senza tirarsi su le coperte per poi chiudere gli occhi leggermente per dare l'impressione di star dormendo a chiunque, perche' ormai ne era sicura, si fosse introdotto nella sua camera per farlo venire al piu' presto allo scoperto. E cosi' avvenne: l'appoggiarsi in velocita' discendente di due piedi al pavimento proprio accanto a lei, le fece aprire di scatto l'occhio destro. Non gli ci volle molto a riconoscere quell'ombra - dopo tutto quello che le aveva fatto doveva sembrare il minimo - e si mise a sedere facendo fare un impercettibile sussulto alla figura incappucciata.

Vector era rimasto abbastanza deluso dalla reazione della ragazza, certo, il fatto di essere stato scoperta faceva comunque parte dei suoi piani pero' la possibilita' di beccarla nel bel mezzo del mondo dei sogni - come gli era sembrato in quel momento - gli aveva abbastanza solleticato parti del corpo pronunciabili e non a discapito dell'incolumita' femminile della corvina.

<< Non avrai mai la chiave dell'imperatore! Dovrai passare sul mio cadavere per prenderla! >> urlo' la ragazza con il tono piu' minaccioso e sicuro che possedeva chiudendo con forza protettiva la chiave tra le mani e il petto.
<< Uno, non sono qui per quella stupida chiave, e due, se dovessi passare sul tuo corpo lo farei con te coscienziente, fidati. >> disse bariano alquanto infastidito dalla domanda contando le due risposte con le dita.
<< Cosa?! Non sei qui per la chiave?! >> chiese scioccata e incredula la ragazza alzando entrambe le sopracciglia.
<< Sei carina quando fai finta di non sentire lo sai? >> disse ridacchiando addolcito lui avvicinandosi a lei con il viso << Scandisco meglio per galanteria: non-sono-qui-per-la-tua-stupida-chiave. >>
<< Ma non sprecheresti un'occasione?! >> chiese lei confusa spremendosi le meningi abbassando uno dei sopraccigli in una strana e compresibile quanto adorabile smorfia.
<< La prendero' un giorno. Non ti illudere. Ma nel modo giusto. Le cose troppo facili mi rodono i nervi... Tanto valeva ucciderti prima ancora di farti partecipare al World Duel Carnival. >> rispose lui onostamente seccato incrociando le braccia.
<< Ma allora... Che cosa sei venuto a fare qui?! >> chiese lei ancora piu' confusa di prima sentendosi la testa esplodere a causa delle incomprensioni che vi rimbalzavano dentro insieme alla sensibilita' al sonno e alla stanchezza.
<< Che domande! Sono venuto per te tesoro! >> esclamo' lui chiudendo gli occhi - solo quelli poteva scorgere sotto il cappuccio - in un espressione gioiosa da giovane sbandato in amore.
<< Ma chi ti ha chiamato?! >> esclamo' la corvina scioccata chiudendosi su se stessa richiamando gli arti verso il petto come un cucciolo sulla difensiva.
<< Che ti posso dire... Empatia? >> rispose lui ironico alzando in modo infantile le braccia sempre con le gote grigie tirate in un impacciato e goffo sorriso.
<< Tu?! Ma non farmi ridere! >> disse lei tra l'incradulo e il divertito.
<< Stavo tranquillo tranquillo su Barian quando... Ah?! Il mio cuore... La mia dolce rivale non riesce a dormire! Non potevo mica lasciarti da sola alle prese con l'insonnia! Sono un rivale di alta classe io. Cosi'... Tra tifoni, maremoti e tempeste eccomi qui! Cosa posso fare per aiutarti a dormire? >> disse il ragazzo - se cosi' possiamo definirlo dato il genere - atteggiandosi - anche se le sue doti avrebbero dato, anzi stavano dando, risultati maggiori di quanti ne stesse dando a vedere - come un grande attore di teatro per poi ammiccarle maliziosamente e dire - con allusioni ben interpretabili - << Farei di tutto... Sotto compenso... >>
<< Non so' se ridere o piangere.. >> disse lei alzando gli occhi al cielo disperata.
<< Bella camera pero'! Quelle delle mie ex erano tutte moscie e a stampo. >> disse il grigio guardandosi intorno scatti come avrebbe potuto fare un piccione in un museo.

Il bariano inizio' a passeggiare per la stanza sotto lo sguardo infastidito e imbarazzato di Yuma, la quale scrutava ogni suo singolo movimento come un segugio da caccia per evitare qualsiasi pericolosa sorpresa da parte dell'incappucciato. Le era un po', anzi molto, difficile credere che quel folle fosse venuto li' con tutta quella falsa innocenza senza un particolare obbiettivo. Diciamo pure che per le numerose ipotesi che si era fatta stava inziando veramente a sperare che avesse mentito e si trattasse - solo, semplicemente e unicamente - della chiave che portava al collo.

<< Una domanda: come mai la tua stanza non e' tappezzata di miei posters? >> disse con noncuranza e interesse Vector facendo dei ripetitivi cerchietti con l'indice verso la parete opposta con fare interrogativo.
<< Ma se e' gia' tanto se so' come ti chiami?! >> esclamo' lei scioccata.
<< Ah-ah! Non hai detto che non ti piacerebbe! Vedro' di procurartene qualcuno... >> disse lui divertito agitando a negazione lo stesso dito come avrebbe fatto un adulto con un bambino per convincerlo a lasciar perdere un qualsiasi cosa, contro la volonta' del primo, avesse catturato il suo interesse.
<< Non ti scomodare. Non mi interessa. >> rispose secca la ragazza agitando i palmi della mano in segno di dissenso.
<< Peccato... Senza niente addosso sono una visione ancestrale. >> disse l'altro voltandosi con tono malizioso e ironico allo stesso tempo, alzando un sopracciglio.
<< Non ci provare! >> esclamo' lei rigida arrossendo fino alle punto piu' alte dei capelli con i pugni serrati e le braccia tenute tirate sui fianchi.

Il grigio ridacchio' internamente: adorava quella stupida cucciola di umano. Le reazioni e i modi nei quali interagiva con lui - soprattutto con quel tipo di affermazioni - lo avevano reso quasi, anzi totalmente, dipendente dalla sua voce squillante per lo shock quanto da quel, delicato quanto forte, delizioso rossore che si andava a dipingersi sulle sue guance bambinesche, in tinta con i ciuffi alti dei capelli spettinati. Pensava a lei morbosamente ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo riuscendo comunque a non distrarsi dal lavoro in atto. Il fatto che era in grado di starle vicino cosi' tanto tempo - invisibile quanto visibile - a sua insaputa, gli rendeva il soggiorno, in quel pianeta ridicolo e dalle ore contate, una gioia indescrivibile e un appettito continuamente saziato senza comunque aver bisogno di bloccarla al muro e di costringerla a ripetere l'atto dell'ultima volta. Non era la piu' bella delle terrestri in una scala bariana quanto umana, pero' per lui lo era. Perfetta. Ecco cos'era: era perfetta per lui. Agli antipodi ma non in grado di esistere o di essere quello che veramente si e' senza l'altro, come le due facce di una moneta. Era la sua anima gemella e lo completava in tutto quello che mai e poi mai sarebbe stato e sarebbe inutile farne la lista in questo momento senza ricorrere all'utilizzo di altre numerosissime pagine. Si sedette sulla scrivania incrociando le gambe mentre la corvina gli si piantava davanti con falsa sicurezza ad un giusto, logico e sano limite di distanza.

<< Allora? Non mi offri niente? Sono un ospite. >> chiese lui ironico.
<< Ti offro la possibilita' di andartene dalla porta d'ingresso invece che dalla finestra. >> disse la ragazza ancora piu' ironica indicandogli platealmente la porta con un elegante gesto delle mani.
<< Noooo... >> piagnucolo' a comando lui mandando indietro la testa << E' ancora troppo presto... E' poi, pensavo potessi condividere l'amaca con me stasera? >>
<< Ma che sei fuori! Scordatelo! >> lo ammoni' la ragazza dai capelli color ebano arrossendo furiosa ed imbarazzata stringendosi con forza con le unghie la pelle - gia' livida di suo da una vita - delle braccia << E poi e' gia' tanto se ci entro io! >>
<< Be'... Potevamo stringerci un pochino... >> ghigno' lui speranzoso avvicinandosi a lei pericolosamente.
<< Avvicinati e... E... Giuro che ti colpisco! >> balbetto' lei indietreggiando per poi afferrare un cuscino e portarselo all'altezza del petto per minacciarlo - inutilmente.
<< Con il cuscino? Sei crudele! >> disse lui ironico e divertito, ancora piu' soddisfatto della piega che stava prendendo la sua insolita e pericolosa visita, continuando ad avvicinarsi sempre di piu' con fare malizioso alla povera duellante << Dai Yum-Yum. Lo sappiamo bene tutti e due che muori dalla voglia di mangiarmi di baci. >>
<< Ma neanche morta! E poi... Che cosa sarebbe questo " Yum-Yum "?! Sembra la marca di uno yogurt! >> disse lei stranita con la faccia contorta in una smorfia di confusione e ansia abbassando di poco il cuscino.
<< E' il tuo nomignolo. >> disse lui con dolce malizia facendole cadere l'ammasso di piume chiuso in un lembo di tessuto sgualcito, di mano per poi calciarlo - a raso terra - all'angolo piu' remoto della stanza facendole tranguggiare a forza per l'ansia la saliva.
<< Non chiamarmi mai piu' in quel modo! >> urlo' lei con il volto in piena crisi cromatica intimandolo con un dito puntato verso il volto coperto dalla penombra del cappuccio.
<< Ahhh... Vuoi passare subito alle cose serie... Ma come siamo impazienti... >> disse lui allargando le gote del viso grigio in un sorriso compiaciuto portandosi a distanza alquanto minima dal suo corpo facendole perdere la concentrazione e scivolare a terra di sedere.
<< Non cambiare discorso! E comunque... Non ho mai avuto la benche' che minima e remota aspirazione a baciarti o a fare qualsiasi altra cosa ti faccia capolino nella testa! >> disse lei continuando ad indietreggiare freneticamente - senza fare caso alla botta da poco impressa in quella zona alquanto sensibile, nonostante fosse la prima cosa a toccare terra tutte le mattine - con l'aiuto delle mani finche' non si ritrovo' la schiena schiacciata contro un baule impolverato, che non pote' fare a meno di maledire.
<< Strano. Quando ti ho baciato l'altra volta, non mi sei sembrata, poi, cosi' dispiaciuta. E mi pare anche abbastanza ovvio il perche': bacio divinamente... >> disse il bariano mettendosi a gattoni per poi portare il proprio viso alla diastanza di qualche pollice dal naso arrossato di Yuma.
<< M-ma che dici non e' assolutamente vero! >> esclamo' lei rossa in volto digrignando i denti.
<< Poniamola bene questa domanda: ti e' piaciuto si o no? >> disse Vector.
<< Io... Io... >> balbetto' tremante la ragazza sconvolta.

Non sapeva che cosa rispondere. Si, non era in grado di mentire, ma il problema piu' grande era che veramente non avrebbe mai saputo rispondere - disonesta' per autoconservazione a parte - a quella domanda. Quel bacio le aveva lasciato un agrodolce sapore di vergogna e incomprensione nella bocca. Quelle labbra, che si erano saziate dei pianti delle vittime alle quali il loro stesso proprietario aveva squartato e imbevuto di sangue l'anima, le erano sembrate cosi' inconsciamente desiderate e coscentemente odiate da averle fatto perdere la concezione del tempo e dello spazio. Era rimasta li impalata con le labbra incollate alle sue sicura che tornata a casa si sarebbe presa a schiaffi da sola per la delusione quanto per far rinsavire i neuroni - perche' non sapeva proprio con chi altro prendersela per quel ritronamento inaccettabile al comprendere se stessa quanto all'affrontare quel bacio, se non con la sua fragile materia grigua. Lei non lo amava e - o - almeno ne era abbastanza sicura. Ma di per se' neanche lei poi era cosi' fiduciosa nelle sue capacita' mentali, fisiche e sentimentali... No. Neanche un po'.

<< Non mi sembra un obbiezione. >> disse il bariano dagli occhi viola distogliendola dai suoi pensieri accartocciati e tortuosi senza alcuna via d'uscita.
<< M-mai! Mai! E p-poi mai! >> rispose d'istinto - di sopravvivenza - la corvina sussultando e iniziando a sudare a freddo con il cuore con il battito a rallenty.
<< Ah-ah... Non mentirmi Yuma-chan... Questo balbettio e' piu' rivelante di qualsiasi dichiarazione... Ti e' piaciuto. E per questo... Non hai opposto resistenza. >> disse lui sprofondando il viola elettrico e insano dei suoi occhi nel colore rosso acceso, come le fiamme dell'inferno che lo attendevano da secoli ormai, di quelli trillanti e lucidi di paura della malcapitata << Sei troppo onesta' per negarlo. Tanto vale che mi baci all'istante. >>

Sgrano' gli occhi di colpo. Sentiva di nuovo quella morsa al petto. Sentiva di nuovo la vergogna mozzarle il fiato in respiri ritmici e petulanti, come quelli che si hanno quando si si libera i bronchi dall'acqua dopo un affogamento - volontario e non - fallito. La causa di tutti i suoi tormenti e di quelli dei suoi amici: ecco che cosa aveva davanti. Ed era proprio lui a pretendere da lei amore incondizionato? Colui che non si scomodava ad attorcigliare inganni e conflitti come reti da caccia per poi lanciargliele contro appuntite come filo spinato? Colui che non si vergognava di affermare di volerla appendere per il collo dai grandi cristalli sanguinei del suo mondo con un filo di diamante? Colui che minacciava il sua terra anche con il piu' leggero respiro, invitandola a concedergli cio' che desiderava, che fosse il suo corpo o la chiave che portava a dondolante e brillante sul petto o perfino il suo stesso pianeta, come per partito preso? Digrigno' i denti: si sentiva strana. Non aveva mai percepito una sensazione o un sentimento simile - prima di allora - salirgli per i muscoli tendendoli e rizzandoli di colpo come corde di violino, in concomitanza con il sangue nelle vene che si faceva sempre piu' freddo, come le acque dell'Antartico. Che fosse rabbia? Lei non l'aveva mai provata quell'emozione... Mai in una quantita' tale, almeno, e mai in quel modo cosi' incisivo. Si sentiva come in trans: il corpo sembrava obbedirgli e non obberdirgli allo stesso tempo andando in contraddizione con tutto l'universo. C'era il vuoto nella sua testa. C'era il vuoto attorno a lei. Solo silenzio. Il tremore si era fermato di colpo. Il respiro era tornato, senza alcuna spiegazione, normale solo piu' caldo e tagliente come nei postumi di una lite.

Fu un attimo e il bariano dalle ali nere si ritrovo' con il volto piegato verso sinistra e con un leggero rossore a sfumare il grigio piatto e inespressivo della guancia destra: gli aveva tirato uno schiaffo.

Non se lo sarebbe mai aspettato, da lei soprattutto, per non parlare del fatto che anche la ragazza ne era rimasta alquanto sorpresa, nonostante il suo viso leggermente abbronzato non trasparisse alcuna emozione. Non sapeva da dove avesse tirato fuori quell'impulso di coraggio e repressione esterna che gli aveva mosso la mano - ora, ancora piatta e ridondante per via del contatto istantaneamente attuato poco prima - facendola scivolare raschiante e dolorante su quel volto spigoloso e privo di cavita' respiratorie. L'eco dello schiaffo si doveva essere sentito fino a Barian, di questo il grigio ne era veramente sicuro. Si accarezzo' la zona lacerata e rossastra con le dita deliziandosi dei brividi di dolore arpeggianti che gli procuravano. Era un masochista lui. Sentire l'odore del sangue o della pelle bruciata, o il rumore delle ossa che si spezzavano o degli affanni dei soffocamenti, o percepire i tessuti lacerati e lividi della sua pelle quanto di quella delle sue innocenti vittime gli procurava piacere. Tante volte si era leccato le ferite non tanto per curarsi ma per assaggiare i propri fluidi vitali fino ad impedirne la coagulazione sfreggiandosi con gli artigli e i canini come un cane feroce. Mai pero' avrebbe potuto credere di poter provare un appagamento tale. Mai, neanche dal nemico piu' odiato, perche' lei di per se' non riusciva ad odiarla. Eppure era stata proprio lei a fargli sussultare di piacere le viscere con quel gesto avventato e inaspettato: solo lei poteva esserne capace.

<< Ah... Colpisci forte per essere una terrestre e' sottolineo " una " e " terrestre ". >> mugugno' lui divertito cercando di ricentrarsi la mascella facendola schioccare << Sei proprio il mio tipo. >>
<< Vattene se non ne vuoi un altro! >> lo minaccio' lei con gli occhi lucidi di odio e pentimento tenendo alta la mano sicura del probabile - ovviamente per via del soggetto in questione - bis che avrebbe dovuto rivolgergli.
<< Buonanotte allora... Comunque... La prossima volta che ci vedremo... Il primo bacio che ti chiedero' sara' quello che mi darai come premio... Per la mia vittoria. Questo mondo e tutte le persone a cui tieni spariranno nel nulla, come se non fossero mai esistite. Mentre tu... Dilaniata nell'animo siederai al mio fianco e sarai la mia regina. Non sei felice? >>

Sembro' un secolo e allo stesso tempo un millesimo di secondo, e la figura ondeggiante, per via del mantello, del bariano scomparve nel nulla attraverso la finestra. Gli occhi le si gonfiarono di nuovo di liquida vergogna e di paura. Paura che tutte le previsioni perverse e catastrofiche di quel folle si realizzassero... E che la colpa sarebbe stata sua. Si strinse con le braccia con pari voglia di stritolarsi quanto di trovare conforto e lascio' che il viso, tirato per non emettere neanche un suono, si lucidasse con le sue lacrime calde e salate. Qualche singhiozzo e si lascio' cadere a terra gemente e tremante sotto la protezione e la comprensione della notte, l'unica onnipresente in quegli attimi di contorsione etica e morale che la facevano sentire quello che non era... Quello che invece era lui... E che se lo fosse stata fin da quando era nata si sarebbe risparmiata tutte quelle inutili sofferenze e affetti che ne determinavano l'esistenza.

Angolo di un'autrice golosona...
Eccomi! Scusate il ritardo! *grilli
Che accoglienza -.-" Comunque... Per chi lo aspettava ecco il quarto capitolo ( definiamolo cosi' ) della mia raccolta ovvero la penultima Negative ( quindi ne mancano altre due piu' il finale ). Ho cercato di essere il piu' comica possibile, per quanto riguarda il finale... Sono come la ragazza a cui dedichero' questo capitolo: amo complicarmi la vita ( citiamo testualmente in suo onore ), quindi ho aggiunto questa agonia contrastante e bastarda... Se volete pensare che non sapevo come concludere la storia per me va bene lo stesso. Dedico questa one-shot ( dovrebbe esserlo, ancora non ho capito bene la nominologia -.-" sono proprio scema ) alla dolcissima KH4 per la quale ho fatto picchiettare le dita sulla tastiera a velocita' supersonica per pubblicare entro l'inizio di questa piovosa primavera ( ti adoro Kappa! :3 ). Va beh... Non so' piu' che altro dire.
Bacioni grandissimi a tutti coloro che leggeranno ( che recensiscano o meno ),
Dreamy
   
 
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