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Autore: sereinki    23/03/2015    2 recensioni
"Se c'era una cosa che Jae odiava più delle zanzare in piena estate, bhe quella era Daehyun. Rozzo, idiota, sgarbato, egocentrico, idiota, stupido, per niente simpatico, lunatico, idiota, con un sorriso da ebete e gli occhi vivaci, e...aveva già detto quanto fosse idiota?"
//DaeJae//
°Ricordo quella volta, sulla porta, bello come non lo sei mai stato. Esatto: quando te ne ei andato° -Mostro
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daehyun, Youngjae
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se c'era una cosa che Jae odiava più delle zanzare in piena estate, beh quella era Daehyun. Rozzo, idiota, sgarbato, egocentrico, idiota, stupido, per niente simpatico, lunatico, idiota, con un sorriso da ebete e gli occhi vivaci e...aveva già detto quanto fosse idiota?
Lo conobbe qualche anno prima, una sera di Settembre.
YongGuk lo aveva mandato a chiamare, aveva bisogno di lui per un lavoro, una cosa che solo lui poteva fare. Erano amici di vecchia data, non avrebbe mai potuto negargli un aiuto. Certo, si aspettava almeno che venisse lui a parlargli, per fare due chiacchiere, per sapere come se la passava quel vecchio stolto, che aveva preferito la vita di strada alla ricca eredità del padre. Ma non fu lui quella notte a suonare alla sua porta, ma un ragazzo poco più grande di lui, con i capelli color cioccolato e un sorriso fin troppo esteso.

All'inizio Jae non sapeva affatto come reagire, Guk non lo aveva avvisato. Ma qualcosa in lui, probabilmente qualcosa di malato ed estremamente in torto, gli disse di lasciarlo parlare prima di ficcargli un proiettile in testa.
-Sei tu Yoo YoungJae?- gli parlò con estrema calma, senza mai togliere il sorrisetto dalle labbra carnose. E la cosa lo faceva imbestialire.
-Che vuoi?- voleva finire al più presto, poter tornare a ciò che stava facendo senza essere disturbato oltre, ma qualcuno lassù doveva avercela con lui, perchè il ragazzo non sembrava affatto avere intenzione di smuoversi.
-Mi ha mandato Bang, come spalla- e quella frase fu l'inizio della fine.

Da quel giorno la sua vita si buttò in caduta libera, probabilmente pensando ad un suicidio che gli facesse onore, perchè sì, Dae era insopportabile. E si ritrovò ad odiare Bang, perchè con tutti i ragazzi ai suoi ordini, gli aveva inviato proprio lui. L'unico rozzo, idiota, sgarbato, egocentrico, idiota, stupido, per niente simpatico, lunatico, idiota, con un sorriso da ebete e gli occhi vivaci così fastidiosi e al tempo stesso ipnotici. Esatto, ipnotici. E quella era la cosa che più infastidiva Jae: il potere che Dae esercitava su di lui. Non importava quanto lo odiasse o quanto il suo cervello cercasse di odiarlo, il suo cuore non lo ascoltava. Quando Dae era nei paraggi, quello prendeva a battere con velocità, facevando ciò che gli pareva. E Jae non sopportava avere le cose fuori controllo. E Dae era proprio il contrario, era tutta colpa sua se le cose ora non andavano secondo i suoi calcoli, se la vita che aveva pianificato era andata a quel paese. Perchè con un solo sorriso lo aveva fatto innamorare. Jae se ne accorse qualche mese dopo, a Gennaio esattamente. Il lavoro che Bang gli aveva assegnato doveva essere portato a termine e Jae, dentro di sé, si sentiva triste, nonostante sapesse quanto quel colpo, una volta compiuto, gli avrebbe portato nelle tasche. Ma ancora di più, sapeva quanto fosse pericoloso. Per la prima volta nella sua vita i soldi non erano la sua priorità, ma lo era lui: il ragazzo per cui aveva perso la testa. Quell'idiota patentato che aveva trascorso tutto il tempo a mettergli i bastoni tra le ruote, a fare domande stupide e senza senso, a toccare ciò che non doveva, a sparare alla tv dei vicini e jae continuava a non capire veramente perchè fosse lì. Bang gliel'aveva mandato come spalla, ma non aveva fatto altro che combinare casini su casini. Era arrivato a pensare che quel ragazzo fosse la sua prova personale, ciò di cui lui aveva sempre avuto paura. E quella notte fu una delle più strazianti, la peggiore della sua misera ed infelice vita, perchè lo aveva ammesso a se stesso. Aveva accetatto il fatto di essersi innamorato di un completo idiota. E lo amava così tanto da arrivare ad odiarlo. Odiava il suo russare, il suo menefreghismo, la sua lingua lunga, il suo amore per i manga e gli anime, odiava il sentire la tv accesa alle tre del mattino perchè mettevano in onda il suo cartone preferito, odiava quando lasciava il bagno in disordine dopo aver fatto la doccia e il suo animo da piromane. Da quando aveva messo piede in casa sua, aveva dato fuoco a un mobiletto e aveva quasi fatto esplodere il PC. Ma nonostante tutto questo, il suo sentimento non si affievoliva.
Era da poco calato il sole, quando il campanello suonò e il cuore di Jae iniziò a battere forte. Era lui, ormai riconosceva il suono dei suoi passi sulla ghiaia del cortile. Gli aprì la porta, sapendo al rischio a cui andava incontro ogni volta che lo guardava negli occhi. E quella volta non fu da meno, anzi era ancora più bello. Strabuzzò un po' gli occhi, osservando la figura del ragazzo, che sorrideva in imbarazzo. Non l'aveva mai visto vestito in quel modo e forse era una fortuna, dato che gli sarebbe saltato addosso senza pensarci due volte. I vestiti di pelle fasciavano il suo corpo, i guanti alle mani e gli occhi truccati. Era bello come non lo era mai stato.
-Stai andando ad una parata EMO?- per quanto i suoi pensieri andassero da “Dio quanto è bello” a “Saltami addosso”, quello fu il meglio che riuscì a pronunciare, senza rischiare di far colare la bava. Dae però non rideva, e fu in quell'istante che il minore si rese conto di tutto: era arrivato il momento. Qualcosa in lui lo fece rinvenire, forse la consapevolezza che quella era probabilmente la fine. Già, la fine di tutto. Salirono nella macchina, senza dire una parola. Jae sarebbe potuto impazzire, le lacrime lottavano per non uscire. Era un uomo, nonostante Dae gli ripetesse quanto fosse una checca isterica, non poteva permettere di lasciarsi andare. Il maggiore era sul retro, mentre si preparava. Impugnò le pistole e caricandole, le infilò nei pantaloni, dove Guk aveva fatto cucire appositi sostegni per non impedire il movimento dei muscoli. Infilò i coltelli negli anfibi e prese la sua Revolver nera tra le mani. Sorrise. Un sorriso malinconico, pieno di tristezza e, soprattutto, consapevolezza. Alzò di poco il viso, incontrando gli occhi lucidi di Jae. Nessuno dei due sapeva cosa l'altro cercava di trasmettere, ma senza saperlo speravano entrambi la stessa cosa. Rivedersi. Era tutto ciò che volevano, e in quello sguardo, così struggente e diverso da quelli di odio che Jae spesso gli regalava, c'era tutto ciò che non si erano mai detti. Ti amo.
Il luogo del colpo era ormai stato raggiunto, ma nessuno dei due si mosse. La base dei red Tiger* era ancora più macambra, sotto la pioggia incessante.
-Vivi.- Jae aveva fatto ricorso a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare lì, davanti a lui. Dae sorrise, prima di alzare la maschera sul suo viso. Sapevano entrambi quanto quel desiderio fosse irrealizzabile.
-Non dimenticarmi.- Dae aprì lo sportello del furgoncino, sparendo nella fredda sera e Jae si lasciò andare, sentendo le calde lacrime percorrergli il viso. Doveva forse essere così la fine?
Sentì la portiera accanto a lui aprirsi e chiudersi poco dopo, con uno scatto veloce, quasi inudibile. Non fece in tempo a rendersi conto di ciò che succedeva, nemmeno voltò completamente il capo, che le sue labbra vennero catturate. Erano come le aveva sempre immaginate, le labbra di Dae. Quante volte aveva sognato che accadesse, ma non lì, non in quel modo disperato e straziante. Lo spinse verso di lui, approfondendo quella sensazione che lo stava mandando in tilt. Aveva bisogno di lui, non poteva lasciarlo andare, non dopo tutto quello. Sentì la mano di Dae sulla sua schiena, mentre lui gli scomigliava i capelli, passando le sue mani tra le ciocche morbide, con un bisogno disumano di sentirlo con sé. Ma tutto quello durò troppo poco. Dae si staccò e Jae potè vedere le sue guance arrossate e gli occhi bagnati dalle lacrime. Sorrise, passando una mano sul dolce viso del minore.
-Ti amo Yoo YoungJae, non dimenticarlo mai.- E così se ne andò, veloce com'era venuto, lasciando il giovane immobile, con il cuore che avrebbe presto ceduto al dolore.
-Anch'io Jung Daehyun.

E quella fu l'ultima volta che lo vide.

 

Se c'era una cosa che Jae odiava più delle zanzare in piena estate, beh quella era Daehyun. Rozzo, idiota, sgarbato, egocentrico, idiota, stupido, per niente simpatico, lunatico, idiota, con un sorriso da ebete e gli occhi vivaci e...aveva già detto quanto fosse idiota? Già, si era innamorato di un completo idiota.

 

*Red Tiger= nel video di Narina dei Block B, è il clan di Zico. In questa storia il Clan dei B.A.P. E quello dei Red Tiger sono in guerra e Bang ha mandato Dae per assasisnare Zico.

 

N.D.A.:
Ed eccomi di nuovo! Questa è la prima DaeJae che scrivo, amo troppo questa ship, davvero. Mi era promessa di farne una divertente, ma...no. Ho provato ad alleggerire con commenti idoti e vicende che i due hanno passato prima della loro separazione. Nella One Shot Bang è il leader di una gang, come forse si è capito, e Jae è un suo grande amico, che ha deciso di aiutarlo in questa missione "suicida". Come ho detto nelle note, i Red Tiger sono un'altra gang e Bang, sapendo della pericolosità di quest'azione, invece di far combattere tutti i suoi ragazzi, ha deciso di mandare Dae ad assassinare Zico, il leader della gang avversaria.
Con questo spero che questa cosa vi sia piaciuta, ne scriverò altre, si spera più vivaci. E' la mia prima One Sot su questa coppia, e solitamente non scrivo Yaoi o Slash molto approfondite. Comunque cercherò di migliorare.

Fatemi sapere cosa ne pensate
Namar_Kim

 

 

 

 

   
 
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