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Autore: Sassanders    23/03/2015    1 recensioni
Dal capitolo I:
Mentre sto per tirare la maniglia, la porta si apre e un uomo di cui non riesco a vedere il viso mi urta, facendomi strillare e versare il liquido sulla camicia bianca, ritirata ieri dalla tintoria.
Urlo come impazzita, imprecando e alzando lo sguardo. Davanti a me ho un ragazzo di venticinque anni circa, con i capelli corvini sparati in aria, due occhi castani, delle labbra sottili e un piercing alla narice sinistra.
-Sei un fottuto idiota!- esclamo, infuriata.
-Sei stata tu a finirmi addosso! Guarda dove cammini!- mi risponde, alzando un sopracciglio. Devo trattenermi dal prenderlo a pugni.
-Sei tu che non guardi dove vai!-
-Senti, dolcezza, scusa per la camicia, ma non ho tempo da perdere.- replica, sorridendo beffardo.
A quelle parole perdo letteralmente le staffe. Mi ha urtato, mi ha fatto macchiare la camicia pulita da poco, e fa anche lo strafottente?
-Sai che ti dico, tesoro?- dico, sottolineando il nomignolo. -Vaffanculo!- esclamo, con un sorrisetto e mollandogli un pugno abbastanza forte sul naso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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             EVERY BREAKING WAVE.

                              Capitolo 15

Sento il campanello trillare e sbuffo, alzandomi dal divano e lisciandomi i jeans sulle cosce. Mi passo una mano tra i capelli e apro la porta, sicura di dover trovare Julie davanti a me. Sull’uscio, però, non trovo la mia amica. E nemmeno il postino o il pizzaiolo che aspettavo.
Trovo Brian. Sollevo il capo e mi si para davanti in tutto il suo metro e ottanta. Incrocio i suoi occhi color cioccolato e ho un brivido. Vedo il suo sguardo preoccupato che mi squadra prima il viso e poi il resto del corpo. Poi, spalanco gli occhi e la bocca a causa dello stupore, mentre lo vedo sorridere leggermente.
-C-che ci fai tu qui?- chiedo, balbettando.
-Non ti ho detto che non sarei più ritornato. Ho detto che non lo sapevo. Avevo un paio di questioni da risolvere, ecco.- ribatte, strafottente.
Rimango impalata a fissarlo con la spalla poggiata allo stipite della porta in legno.
-Vuoi farmi entrare o no?- domanda, ironicamente. Mi scosto quanto basta per farlo passare e mi supera, entrando nell’appartamento. Si guarda un po’ attorno, mentre io chiudo la porta alle mie spalle. Si toglie la giacca di pelle e la poggia su un appendiabiti collocato accanto all’entrata. Rimaniamo qualche minuto in silenzio, fin quando non corre di scatto verso di me e mi solleva in aria, abbracciandomi. Rido e avvolgo le braccia attorno al suo collo, mentre i nostri nasi si sfiorano. Brian posa con delicatezza le sue labbra sulle mie, e intanto stringe le mie gambe attorno alla sua vita. Approfondisco il bacio, facendo così scontrare le nostre lingue. Il chitarrista riesce a portarmi con facilità e velocità al piano superiore, come se pesassi meno o quanto una piuma. Non ci stacchiamo nemmeno per un attimo, se non per riprendere fiato, quanto ci basta per respirare. Apre la porta della camera da letto e mi fa stendere sul materasso coperto da un lenzuolo giallo, mentre lui si adagia su di me. Comincia a spogliarmi e io arrossisco sempre di più. Se ne accorge e ridacchia, e di tutta risposta gli mollo un pugno sulla spalla ormai scoperta dalla maglia bianca con lo scollo a V che indossava fino a poco fa. Mi concedo qualche secondo per ammirare il suo corpo: ha delle spalle abbastanza larghe e un fisico asciutto in generale, ornato e ricoperto da molti tatuaggi che lo rendono ancora più bello ai miei occhi.
Affondo le mie mani nei suoi capelli mentre raggiungiamo l’apice del piacere nel nostro amplesso, appena concluso. Sussurriamo contemporaneamente i rispettivi nomi e poi mormora un ‘ti amo’ nel mio orecchio, dopo avermi baciato un’ultima volta e dopo essersi steso accanto a me. Mi accoccolo sul suo petto, incrociando le nostre dita sul mio ventre.
-Ti amo anche io.- bisbiglio contro il suo collo e lasciandoci un piccolo bacio a stampo. Apro gli occhi e vedo che sta sorridendo con un angolo della bocca, guardandomi con quegli occhi color cioccolato che adoro. Ritorno nella posizione precedente e chiudo gli occhi, riflettendo su ciò che è appena successo. Dopo pochi attimi sento il respiro del chitarrista regolarizzarsi, e capisco che si è addormentato. Mi rintano ancora di più tra le sue braccia, che mi fanno sentire assurdamente protetta. Mi addormento non molto tempo dopo, con un sorrisetto stampato sulle labbra e gli occhi ancora lucidi per la felicità dei momenti appena vissuti.
Un urlo mi sveglia e mi fa mettere a sedere di scatto. Mi copro velocemente con il lenzuolo e notando solo allora che sulla soglia della mia camera da letto c’è una Julie a dir poco sconvolta che ha la bocca spalancata e gli occhi coperti da una mano. Le sue gote si arrossano sempre di più, come del resto le mie.
-Che cazzo, ragazzi! Chiudere la porta vi fa così schifo?- domanda retoricamente, uscendo dalla stanza, sbattendo alle sue spalle la porta di legno e continuando a borbottare qualche imprecazione. Chiudo gli occhi, respirando a fondo e sentendo Brian ridere di gusto di fianco a me. Li riapro e gli lancio un’occhiataccia. Mi porto una mano tra i capelli, scuotendo la testa visibilmente esasperata, sbuffando.
-Dai, su, non farla così tragica. Alla fine non ci ha nemmeno visti mentre…- inizia, ma lo blocco dandogli un pugno sul petto e arrossendo ancora di più. Ricomincia a ridere, ma poi mi prende un polso e mi trascina nuovamente sotto le lenzuola, e ci ritroviamo talmente vicini che i nostri nasi quasi si sfiorano. Mi fissa con la testa leggermente di lato, con il solito suo sorrisetto strafottente. Si avvicina ancora di più e posa con delicatezza le sue labbra sulle mie, chiudendo gli occhi. Lo imito e dischiudo le labbra, mentre sento la sua lingua entrare in contatto con la mia. Ci stacchiamo e sorridiamo entrambi.
-Dobbiamo rivestirci, Julie è al piano di sotto.- mormoro. Sbuffa sonoramente e io ridacchio, scoccandogli un bacio sulla guancia destra, leggermente ruvida a causa della poca barba che gli è cresciuta in questo periodo. Mi alzo dal letto e cerco l’intimo con lo sguardo, notandolo poi in un angolino della stanza. Sbuffo e tiro la coperta, usandola per avvolgermi. Recupero gli indumenti e vado in bagno, per rivestirmi e sistemarmi. Mi guardo allo specchio e noto che sono diversa da qualche oretta fa: le gote sono arrossate, i capelli sono spettinati come sempre, ma la cosa che mi colpisce di più sono gli occhi. Sembrano quasi più lucidi e vispi. Faccio una doccia veloce e quando esco dal bagno, infilando un braccio nella manica della maglia, trovo Brian addormentato. Ridacchio e mi fermo un attimo ad osservarlo: ha vagamente i tratti di un bambino, quando dorme. I lineamenti sono senza dubbio più rilassati e un mezzo sorriso gli incornicia il volto. Molto cautamente mi avvicino e gli scosto una ciocca di capelli ricaduta sugli occhi e lo sento mormorare qualcosa, forse sta sognando. Mi allontano ed esco dalla camera, chiudendo la porta alle mie spalle con attenzione per evitare di svegliare Brian. Scendo al piano inferiore dove trovo Julie sul divano a sfogliare una rivista di moda, presa forse tra quelle posizionate sul tavolino di vetro, accanto ad un posacenere con tre cicche che devono appena essere state fumate dalla mia amica. Tossisco leggermente e lei si volta di me, lasciando il giornale che stava sfogliando sul ripiano accanto alla tivù.
-Possibile che me ne vado per qualche minuto, torno e noto che ti sei data alla pazza gioia?- mi chiede e io arrossisco, guardando i miei piedi che sembrano essere diventati improvvisamente interessanti. Lei ride di gusto e io le faccio segno di tacere.
-C’è Brian che sta dormendo di sopra.- le sussurro.
-Non più ormai.- dice una voce dietro di me, che riconosco come quella del mio ragazzo. Io e Julie ci voltiamo e notiamo che ha addosso solo un boxer ed è a torso nudo.
-Per l’amor del cielo, Brian, mettiti una maglietta!- esclama la mia amica tornando sul divano. Lui la guarda interrogativo e lei alza gli occhi al cielo, mentre io ridacchio.
-Va bene che avete appena scopato e lo capisco pure, ma non mi pare di aver letto qui sopra che le maglie maschili sono ormai passate di moda.- dice, sventolando il giornale che ha in mano davanti agli occhi di un Brian che non deve averci ancora capito nulla. Alzo gli occhi al cielo e mi schiaffeggio la fronte, scuotendo successivamente la testa. Vado al balcone e, dalla cesta degli abiti puliti, tiro fuori una maglia del chitarrista, che aveva lasciato qui poco prima che se ne andasse e sparisse per qualche giorno. Sporgo il braccio e la testa all’interno del salotto e lancio la T-shirt a Brian che riceve in pieno viso. Scoppio a ridere e lui la prende tra le mani e la indossa, guardandomi male.
-Contenta ora?- chiede a Julie. Lei fa una smorfia e io, intanto, mi accorgo di quanto entrambi siano immaturi e bambini. Apro il freezer e afferro una confezione di gelato al cioccolato e un cucchiaio da uno dei tanti cassetti, chiudendolo poi con un colpo di fianchi. Mi butto di peso sul divano, accanto alla mia amica che alza lo sguardo dal giornale e solleva le sopracciglia, fissandomi. Aggrotto le sopracciglia in cerca di risposta e lei scuote la testa come esasperata. A volte, dopo tutti questi anni che ci conosciamo, non riesco proprio a comprendere alcuni suoi comportamenti. Apro la scatola e guardo Brian che mi osserva in modo indecifrabile.
-Si può sapere che avete tutti e due da guardare? E’ una confezione di gelato, ne avete mai sentito parlare per caso?- domando, retorica. Julie sospira come se fosse esasperata e il chitarrista ghigna, dirigendosi in cucina e tornando qualche attimo dopo con un altro cucchiaio. Si siede accanto a me e mi sfila la confezione dalle mani, aprendola e cominciando a mangiare il gelato al cioccolato che ero convinta di finire io.
-Hey ma…- comincio ma lui mi interrompe ridendo come se non ci fosse un domani.
Io e la mia amica ci guardiamo contemporaneamente per cercare di capire per quale assurdo motivo sta quasi piangendo dalle risate.
-E ora che cazzo c’è da ridere?- chiedo, esasperata, riprendendomi la vaschetta e affondando il cucchiaio nel gelato e assaggiandolo subito dopo.
-Avresti dovuto vedere la tua faccia quando ti ho tolto il gelato dalle mani.-
Sbuffo sonoramente, mentre porto altro gelato alle labbra. Restiamo in silenzio per i successivi cinque minuti, fin quando sentiamo Julie tossire. Mi volto verso di lei che ha appoggiato la rivista al tavolino e si è alzata in piedi, stiracchiandosi.
-Bene, vecchiacci. Io vado a farmi un giro con James mentre voi siete qui a mangiare come dei disperati, dopo che avete anche scopato. Sapete, non vi capisco proprio. Dovreste saltellare di gioia, e invece siete a marcire su questo divano nemmeno aveste appena saputo della morte di qualcuno.- dice, mentre la guardo torva.
-Julie, per favore.- tento di dire, ma lei mi blocca con un altro intervento a dir poco fastidioso.
-No, Soph. Sembrate due disperati, quando invece vi amate e state qui tutto il giorno a far nulla. Uscite un po’, divertitevi, perché non sarà così per sempre.- continua, prima di recuperare la borsa ed uscire frettolosamente da casa mia, borbottando qualcosa di incomprensibile.
-Ma ha le sue cose, per caso?- chiede Brian.
Faccio spallucce, alzandomi dal divano per riporre i cucchiai nel lavandino e la scatola ancora piena per metà, nel freezer.
-Non lo so, fatto sta che probabilmente ha ragione. Che ne dici di uscire?- domando, tornando in salotto per poi guardarmi intorno.
-Per me va bene.-
Guardo l’orologio appeso al muro e noto che sono le dodici e trenta.
-Potremmo andare a pranzo fuori.- propongo, mentre vedo il chitarrista annuire distrattamente.
-Basta che andiamo al Riot.- mi comunica, dopo qualche minuto di silenzio. Mi volto di scatto verso di lui, che sta ghignando. Scuoto la testa esasperata e mormorando che probabilmente non cambierà mai, per poi fare qualche passo verso le scale. Vengo bloccata da lui che mi tira per un polso e dopo poco mi ritrovo seduta sulle sue gambe e con il mio viso a pochi centimetri dal suo. Mi guarda fisso, mentre io arrossisco, suscitando una sua risatina. Gli do’ un piccolo pugno sul petto, che non sembra nemmeno sentire, per poi avvicinarmi e lasciargli un piccolo bacio a fior di labbra. Chiude gli occhi, ma li riapre l’istante dopo. Piega la testa di lato, continuando ad osservarmi.
-Perché mi fissi in quel modo?- chiedo, curiosa.
Scrolla le spalle per poi lasciarmi un ultimo bacio sulle labbra e poggiare la testa sullo schienale del sofà. Rido leggermente, e poi mi alzo, dirigendomi al piano di sopra per darmi una sistemata. Indosso un paio di shorts neri e una maglia blu elettrico, assieme a dei sandali dello stesso colore della T-shirt. Metto un filo di matita nera e pettino i miei capelli rosso fuoco, legandoli poi in una coda alta che lascia scoperta solo la frangetta. Prendo gli occhiali da sole neri, situati accanto al beauty case nella mia camera, e poi scendo le scale, fischiettando. Brian, che prima era seduto sul divano, e si gira verso di me. Porto gli occhiali sulla testa e gli faccio un mezzo sorriso, che ricambia con allegria. Dopo non molto ci catapultiamo fuori casa e andiamo al locale, decisamente affamati. Appena arriviamo ci sediamo ad un tavolo per due, situato in un angolo remoto del pub, e Claire, la mia amica del liceo che lavora qui, viene a prendere le ordinazioni qualche minuto dopo.
-Buongiorno, possiamo ordinare?- chiede, con un sorriso cordiale, sfilando il taccuino dal grembiule. Alza lo sguardo e finalmente mi riconosce.
-Sophie!- esclama.
-Ciao Claire, come va?- domando curiosa alla mia amica.
-Abbastanza bene, tu?-
Sposta poi lo sguardo verso Brian, sbarrando leggermente gli occhi.
-Oh, piacere, Claire.- si presenta.
-Brian.- risponde semplicemente il mio ragazzo, con un mezzo sorriso.
-Sto abbastanza bene anche io.- rispondo.
-Fantastico! Cosa ordinate?-
-Oh, uhm, per me un cheeseburger e una porzione di patatine fritte.- annuncia il chitarrista, e io arriccio il naso.
-Per me…- comincio, ma vengo interrotta dal mio ragazzo.
-Due cheeseburger e due porzioni di patatine fritte. Oh, e due diet coke.-
-Sei impazzito? Tutto per te? Vuoi diventare obeso?- chiedo, mentre Claire scoppia a ridere e Brian si schiaffeggia la fronte.
-Ho ordinato anche per te.-
-E’ troppo.- affermo.
-Non è troppo.-
-Okay, mi arrendo, ma la diet coke mi fa schifo.-
-Cosa?-
-La diet coke mi fa schifo, quindi una coca normale.- dico alla mia amica, che ci osserva divertita.
-Va bene.- ribatte quest’ultima, dopo che ha terminato di scrivere sul taccuino.
-La diet coke non può farti schifo.- dichiara Brian, sconcertato.
-Perché no? Non sa di nulla e non mi piace.- sbotto. –E a dir la verità il cheeseburger non mi fa impazzire, e avrei voluto prendere altro ma l’ho fatto solo per te.-
-Quale onore.- dice Brian, scoppiando a ridere l’attimo dopo.
Non molto tempo, Claire ci porta i piatti caldi con le varie pietanze e intanto chiacchieriamo.
-Potresti venire ad Huntington Beach a vivere da me.- dice ad un certo punto della conversazione, e io tossisco e sputacchio un po’ dell’acqua che stavo bevendo. Respiro con profondità e poi lo fisso.
-Dici sul serio?- domando.
-Sì, per me non ci sarebbero problemi. Per te?-
-Nemmeno per me, ma ci sarebbe la questione del lavoro.-
-Andiamo, vorresti continuare a lavorare per quella lì?- chiede, alzando un sopracciglio, con scetticismo.
-No, ma non posso stare senza lavoro.- ammetto.
-Perché no? I soldi non sono un problema, ci sono io.-
-Sei impazzito, per caso? Non ho intenzione di fare la casalinga disperata in menopausa. Necessito di un lavoro, comunque sia.-
-Allora trovi un lavoro lì. Senti qua, potresti anche aprire una tua testata giornalistica.- mi fa notare e, in fondo, non mi sembra nemmeno una idea così cattiva. Rimango qualche minuto in silenzio a riflettere, fin quando non sento Brian che mi prende una mano.
-Hai bisogno di ricominciare, di lasciarti alle spalle tutto quello che ti è capitato fino ad ora. Ad Huntington potremo stare più tranquilli, tu avresti l’occasione di trovare un nuovo lavoro, anche diverso di quello che fai ora, e di dimenticare Mark e quello che ti ha fatto. Ti assicuro che saremo felici.- mi dice, con gli occhi lucidi. –E poi ho una villa e saremo vicinissimi a Jimmy e agli altri.- Scoppio a ridere, mentre mi asciugo una lacrima caduta dall’occhio destro.
Sospiro e chiudo per un attimo gli occhi. Li riapro e pronuncio un ‘sì’ a bassa voce.
-Ti amo.- mi sussurra Brian.
-Anche io.- rispondo, intrecciando le mie dita con le sue.
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
*si inginocchia davanti al pc*
Non so come chiedervi scusa per questo ritardo clamoroso, ma vi assicuro che è stato per vari motivi, compreso il fatto che il pc mi va terribilmente lento. >.<
Bene, detto questo, buonasera siori e siore! *assume tono da conduttore televisivo*
Come avrete sicuramente notato, ho inserito fluff in questo capitolo, che non fa mai male.
Quiiiiindi, finalmente i piccioncini sono tornati insieme *canta Hallelujah*
Non vi nascondo che non sono per niente soddisfatta da questo schifo che ho scritto, ma bandiamo (?) alle ciance.
Ringrazio chi recensisce e segue questa fan fiction, anche assiduamente, aw.
Ringrazio anche i lettori silenziosi, anche se ricevere una vostra recensione mi farebbe davvero piacere.
Detto questo, vi saluto, con la speranza di riuscire ad aggiornare lunedì prossimo (o magari anche prima, ma shh).
Vi vi bi,
Sassanders.
   
 
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